"Non ho paura della cattiveria dei malvagi, ma del silenzio degli onesti". (Martin Luther King JR)

domenica 13 novembre 2011

LA FOOD VALLEY MINACCIATA

Da più voci risulta che la food valley sia gravemente minacciata. Dalla Gazzetta dell'8 novembre si evince che Sartori, vicepresidente di Asser, associazione regionale dei suinicultori, afferma che le aziende con meno
di dieci capi chiudono perchè gli allevatori sono anziani e non c'è ricambio in famiglia e che le aziende con più di 100 capi chiudono perchè più capi vuol dire più costi a prezzi di vendita invariati. Come mai, invece, crescono le aziende con un numero di capi tra 10 e 100?
Sono più agevolate nello smaltimmento o meno sottoposte a controlli?
Non esiste una disciplinare sulle coscie che imponga la loro produzione locale, vietando l'importazione? Non esiste alcuna tracciabilità?
Le coscie di prosciutto vengono infatti ormai in gran parte importate dalla Romania perchè numerosi allevamenti suini hanno chiuso essendo troppo costosi gli impianti minimamente richiesti per lo smaltimento
delle deiezioni. Gli stessi allevamenti bovini, tutti rigorosamente industriali, stanno gravemente intasando di ammoniaca le falde e i suoli in pianura, quando non addirittura inquinando bellamente i torrenti in cui scaricano impunemente, come lungo l'Enza, il Cedra etc.
"La svolta negativa in zootecnia, afferma il dott. Cunial, è avvenuta alla fine degli anni 70 quando sono nati i mangimifici che riconvertono spesso rifiuti (vedi oli esausti e diossina nelle galline ) in alimenti zootecnici, slegando completamente la produzione animale dal suolo agricolo che prima era necessario per l'alimentazione degli animali e per lo spargimento delle deiezioni, inoltre l'inquinamento è divenuto
altissimo passando dal letame al liquame : un'autentica bomba per le falde perchè contiene azoto altamente solubile (nitrico nitroso ed ammoniacale). Il letame maturo ha tutto l'azoto in forma organica e quindi non solubile in acqua, inoltre ha un odore caratteristico non sgradevole, ma la politica soprattutto europea ha spinto verso la direzione sbagliata, inoltre posso testimoniare che si controllano le cose formali e non si vuole intervenire sull'inquinamento reale. I nitrati che si trovano nelle acque e nell'acquedotto di Parma arrivano
soprattutto dalle zone collinari ed appenniniche che alimentano le reti acquedottistiche. Mi è capitato di trovare negli acquedotti anche valori 6 volte superiori alla norma, ma se chiedi i dati ti danno dei
valori medi perodici. Per il prosciutto servirebbe il censimento dei capi così che si scoprirebbe che i suini italiani sono meno della metà ! 
Altro che trifoglio, l'importazione di balle di fieno da qualsiasi parte è ormai la norma e per ovviare alla disciplinare del parmigiano per quanto riguarda gli ettari in rapporto al numero di capi in stalla, pare si ricorra all'affitto senza il governo dei tagli, solo per essere formalmente in regola.
Tali allevamenti industriali stanno colonizzando anche la montagna, risalendo le valli fino ai crinali. Infatti dai dati del censimento bovino del 2010 risulta che le aziende con numero di capi tra 100 e 500
sono in crescita e ne sono a conferma le stalle sorte tra Selvanizza e Monchio, tra Selvanizza e Rigoso e tra Neviano e Lagrimone.
Come potranno suoli, torrenti e falde sempre più inquinati sostenere un processo industriale che sembra non porsi limiti di quantità di prodotto, mirando solo ad una speculazione forsennata e improvvida? 
Come ci si può basare solo su una tracciabilità igienica formale per produrre un alimentare che si pretende di elevata qualità e non soprattutto sull'eccellenza dei sapori che solo la qualità artigianale delle lavorazioni può garantire, insieme alla sostenibilità del tutto per l'integrità del territorio? Non è una mia affermazione, ma di Mutti dell'omonima azienda produttrice di conserve di pomodoro.
Una strada potrebbe essere quella dei biodigestori anaerobici per produrre metano dalle deiezioni e di quelli aerobici per produrre compost, fertilizzante naturale. Il comune di Montechiarugolo aveva accennato ad un progetto in tal senso, ma pareva dimensionato sullo smaltimento dell'intero comprensorio che dalla città andava fino a Neviano, con gli ovvi problemi di traffico e sostenibilità.
In ogni caso non se ne è più saputo niente.
Da ultimo ho saputo dal mio fornitore di prosciutto, cui è stato proposto, che un sacco di aziende si sono buttate sulle rinnovabili per specularci, producendo energia elettrica e incamerando incentivi dalla combustione di olio di colza importato da chissà dove. Se fosse una cosa diffusa sarebbe un'ulteriore fattore di inquinamento della valley.

Parma 10 -11 -2011
Serioli Giuliano