"Non ho paura della cattiveria dei malvagi, ma del silenzio degli onesti". (Martin Luther King JR)

lunedì 30 maggio 2011

Il nostro deprimente oggi

Viviamo giorni bui.

Balliamo sull'orlo del baratro, grasse risate davanti al nulla, quasi a fingere di non sapere e non conoscere verso dove stiamo tutti andando, coscientemente.

Lo stato di salute del nostro territorio, e della nostra gente, è preoccupante.

Eppure ogni giorno assistiamo a questo far finta di nulla, perché non bisogna allarmare, bisogna star tranquilli, calma e gesso.

Come scheletri che anche vestiti rimangono tali, l'eterna finzione della green city, delle greenways, della green economy, quando a Ugozzolo si costruisce la demolizione del futuro e l'aria è già oggi irrespirabile, senza bisogno di peggiorarla ulteriormente.

Ci accusano di terrorismo e di essere talebani, e abbiamo ribadito che per la salute lo siamo eccome, perché la salute dei nostri cari non ha prezzo ne bandiera.

Ci sembra veramente da dementi il far finta di non avere ascoltato le pesanti parole dei medici, che il 23 marzo scorso, in seduta congiunta delle commissioni ambiente a sanità, hanno sciorinato dati a voce unica, ma inutilmente.

Ci hanno spiegato i rischi e i meccanismi di questi rischi.

Le uniche risposte sono state le schermaglie partitiche, una immensa, irraggiungibile mediocrità, da parte dei nostri amministratori, di quale parte non sembra far mutare il giudizio.

Una superficialità preoccupante ma che specchia lo stato delle cose del nostro mondo di oggi.

Sarebbe tanto facile fare luce definitiva su questi argomenti così importanti per il nostro futuro.

Talmente semplice che nessuno ha il coraggio di produrre fatti e non chiacchiere.

Basterebbe eseguire i campionamenti sulle matrici biologiche: polli, uova, latte materno, cercando gli inquinanti dove ci sono e non dove non ci sono.

Prelevando nelle zone giuste, come ad esempio vicino all'inceneritore di Rubbiano, che da 10 anni sta emettendo fumi su Fornovo. Qui nel 2007 Arpa aveva eseguito test di mutagenesi, che erano risultati tutti positivi (nel senso che i campioni prelevati erano tossici, quindi pericolosi) ma nulla si è mosso nonostante questi dati allarmanti e il silenzio è tornato ad essere opprimente.

Stiamo assistendo ad una vera e propria pandemia silenziosa, i dati sull'incidenza dei tumori sono allarmanti.

Nell'infanzia il tasso di incremento annuo è del 1,1% in Europa, del 2,2% in Italia.

Nei linfomi +0,9 in Europa, +4,6 in Italia.

La donne di Parma si ammalano più di tutte quelle italiane (Rapporto sui tumori in Italia - Artum 2008), eppure noi, oggi, fingiamo serenità e ci occupiamo di amene distrazioni, spendendo più soldi ed energie per scegliere un paio di scarpe che per la salute dei nostri figli o magari per una biciclettata togli pensieri.

Ogni anno in Europa 380 mila persone muoiono prematuramente a causa delle polveri sottili inferiori ai 2,5 micron (Agenzia Europea per l'Ambiente 2007), proprio quelle che gli inceneritori producono in quantità.

Ma noi, tutti i giorni, fingiamo di stare bene.

E fuggiamo da ogni confronto serrato con la verità.

Se l'ordine dei medici dell'Emilia Romagna chiede una moratoria sugli inceneritori, viene subito isolato e messo all'indice dai politici.

Se una associazione minaccia il boicottaggio di una azienda che costruirà un inceneritore gigantesco ed inutile, viene portata in tribunale.

Capite l'enormità di quello che ci passa sotto gli occhi ogni giorno?

E noi stiamo ancora davanti ai televisori con gaiezza, a guardare persone in mutande rincorrere una sfera, applaudendo pure, utilizzando le scene come uno scacciapensieri

Noi dobbiamo cambiare, nel cuore dobbiamo decidere di reagire.

Il nostro deprimente oggi ci deve scuotere.

Ora che sappiamo, non possiamo più tirarci indietro e fingere ignoranza come tanti nostri amministratori oggi stanno facendo. Tocca a noi fare la differenza.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR
Parma, 29 maggio 2011

-343 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+363 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?
+41 giorni dal lancio di Boicottiren:http://tinyurl.com/boicottiren
Aderisci anche tu: boicotta Iren, digli che non finanzierai un euro dell'inceneritore di Parma


sabato 28 maggio 2011

Scoppia il caso Laterlite E Paolo Rabitti fa paura

E' un Foro Boario gremito di cittadini quello che ha accolto venerdì sera, a Fornovo, i relatori dell'incontro “Il co-inceneritore di Rubbiano, impatto sanitario ed ambientale”, organizzato da Rete Ambiente Parma, assieme al comitato “Rubbiano per la vita”.
Nonostante il colpevole silenzio dei media, almeno duecento persone hanno seguito sino a tardi l'incontro, concluso con un acceso dibattito, a cui ha partecipato anche il sindaco di Fornovo Emanuela Grenti.
La serata pubblica aveva lo scopo di dare una puntuale informazione su un tema troppo a lungo marginalizzato, ma meritevole di ampia divulgazione e conoscenza, vista la portata e le implicazioni del non piccolo problema.
Come fondatore del comitato “Rubbiano per la vita”, Gianluca Ori ha elencato i punti salienti della vicenda. E' dal 2000 che lo stabilimento Laterlite di Rubbiano, nato sul territorio negli anni '60 contemporaneamente allo stabilimento Barilla, è stato autorizzato dalla Provincia di Parma a utilizzare al posto del gas metano, rifiuti tossico nocivi, per alimentare il forno che produce argilla espansa, le famose palline Leca, un prodotto che l'azienda presenta come ecologico.
L'autorizzazione ambientale integrata (Aia), che ha dato il via a questa modificazione, riporta cifre ragguardevoli, come le 65 mila tonnellate di rifiuti combusti all'anno, che hanno di fatto stravolto le emissioni ambientali dello stabilimento.
Un cambio di lavorazione che per 5 anni è stato tenuto sottotraccia, ignari tutti i cittadini, nonostante abbia cambiato totalmente l'impatto dell'azienda sul territorio, e che da ormai dieci anni continua senza sosta.
Il comitato Rubbiano per la vita, nato il giorno dopo che la notizia della trasformazione dell'impianto in un co-inceneritore di rifiuti fu rivelata, ha proposto oggi di fare chiarezza sulle emissioni e sulla loro nocività.
Un monitoraggio Arpa del 2007 aveva evidenziato la positività alla mutagenesi di tutti i test messi in campo, con valori altissimi che non hanno altresì portato ad alcuna conseguenza.
Laterlite, in uno stabilimento gemello di Boiano, Campobasso, è stata condannata penalmente nel 2007 per disastro ambientale e lesioni volontarie alla salute dei cittadini. Le parole della sentenza la dicono lunga sull'affidabilità dei controlli: “Se solo l'ente di controllo avesse adoperato la logica del buon padre di famiglia per tutelare la salute dei cittadini, forse i dati sarebbero diversi”.
Così oggi è venuta la proposta di 4 sindaci, Fornovo, Medesano, Varano, Solignano, i territori soggetti agli impatti dell'azienda, di inserire come consulente dell'osservatorio ambientale di Rubbiano il tecnico Paolo Rabitti.
Ma la proposta, portata in Provincia all'attenzione dell'assessore Castellani, è stata subito cassata, “perché Rabitti non è gradito all'azienda”.
Lo sconcerto a questo punto è evidente e la popolazione non può accettare questo tipo di imposizioni. Anzi se l'azienda è tranquilla sulle performance del proprio impianto non si riesce a comprendere come possa giudicare inopportuno un tecnico di levatura nazionale, che vanta esperienze di collaborazione con le procure di mezza Italia.
E' stata poi l'oncologa Patrizia Gentilini, dell'associazione internazionale Medici per l'Ambiente (Isde), a concentrare l'attenzione sui rischi della combustione di rifiuti, con l'imponente massa di emissioni e di ricadute ambientali, e sanitarie.
Abitiamo in un territorio, la pianura padana, già gravato da un fardello pesantissimo, quinta area più inquinata al mondo, con tassi di incidenza di malattie, tumori in particolari, sopra la norma, continuamente in crescita, in particolare tra i bambini.
Che senso ha aggiungere emissioni?
Non sarà il caso di applicare seri monitoraggi ambientali per stabilire lo stato di salute di persone e cose? Non sarà il caso di eseguire campionamenti su matrici animali quali polli e uova per stabilire una volta per tutte come stanno davvero le cose a Rubbiano?
Come mai fino ad oggi, dopo dieci anni di emissioni, gli enti preposti ancora non hanno messo in campo dei controlli di questo genere?
Il dubbio dei cittadini è un sentimento ancora lecito?
Matteo Incerti, giornalista di Radio Bruno che si interessa in particolare di ambiente, ha sottolineato la vicinanza di Laterlite con lo stabilimento Barilla, un binomio per lo meno scomodo per l'immagine del colosso alimentare, dicendosi stupito del gran rifiuto al tecnico Rabitti come consulente dell'osservatorio ambientale. Se tutto è in ordine che motivo ci può essere per respingere uno specialista che ha collaborato con tante procure italiane, dimostrando sempre le proprie capacità e l'irreprensibile valore dell'agire.
E' il momento di attrezzarsi, di rispondere alle mancanze del pubblico con azioni puntuali dei cittadini, per verificare la situazione ambientale sul posto con campionamenti ed analisi affidate a laboratori terzi indipendenti e certificati.
E' giunto di momento di non nascondere più le situazioni.
Se nulla preoccupa, se tutto è sotto controllo, che motivo c'è di titubare e di opporsi a una aperta, puntuale, completa verifica dello stato dell'arte, in modo da fugare ogni dubbio, paura, timore, che giustamente i cittadini sentono dentro.
Un appello alla trasparenza che l'ente pubblico non può più negare.
Un appello che Rete Ambiente Parma con il comitato Rubbiano per la vita faranno loro nei prossimi mesi. L'Aia di Rubbiano conclude la sua validità nel 2012. I cittadini oggi pretendono che l'azienda ritorni ad alimentare l'impianto con il gas metano che, tra i combustibili fossili, è quello con minori impatti ambientali. Aldilà della verifica degli eventuali danni fin qui provocati, questo ritorno al passato pare essere l'unica strada percorribile, la sola a poter riportare un po' di fiducia tra le popolazioni.
Nel frattempo è fuor di dubbio che se 4 sindaci hanno indicato un consulente non si può che prendere atto e dare l'incarico alla persona prescelta. Poi seguiranno i fatti, che tutti speriamo positivi per lo stato di salute dell'ambiente e dei cittadini.

Rete Ambiente Parma
Aria Acqua Suolo Risorse Energie
Comitati Uniti per la Salvaguardia del Territorio Parmense
comitato pro valparma - circolo valbaganza - comitato ecologicamente - comitato rubbiano per la vita - comitato cave all’amianto no grazie - associazione gestione corretta rifiuti e risorse – no cava le predelle

martedì 24 maggio 2011

Comunicato: il co-inceneritore di Rubbiano: impatto sanitario ed ambientale

Venerdì 27 maggio alle ore 21, presso la sala della biblioteca del Foro 2000 di Fornovo Taro, si
terrà un importante incontro pubblico organizzato da Rete Ambiente Parma.
Prestigiosi relatori informeranno la popolazione sui rischi sanitari ed ambientali causati dalle
emissioni inquinanti di impianti di co-incenerimento, come quello della ditta Laterlite di Rubbiano.
Gli ospiti, coordinati da Gianluca Ori, del locale comitato “Rubbiano per la Vita”, saranno:
  1.  Patrizia Gentilini, oncologa dell’ISDE (Associazione Internazionale Medici per l’Ambiente), 
  2. Manrico Guerra (medico ISDE) , 
  3. Aldo Caffagnini (Associazione Gestione Corretta Rifiuti Parma), 
  4. Matteo Incerti (giornalista free lance esperto di temi ambientalI).
Laterlite è l'azienda autorizzata a bruciare ogni anno 65 mila tonnellate di rifiuti tossici e pericolosi
che emette in atmosfera 100 mila metri cubi di gas ogni ora, fra cui sostanze molto pericolose per
la salute umana.

La combustione di oli esausti ed emulsioni oleose genera composti nocivi e cancerogeni (diossine,
furani, IPA, metalli pesanti, ecc.) che attraverso i fumi vengono rilasciati nell’ambiente ed entrano
nella catena alimentare, oltre all’emissione di grandi quantità di ossidi di azoto, ossidi di zolfo,
anidride carbonica.
Il comitato Rubbiano per la Vita e Rete Ambiente Parma si pongono l’obiettivo di dialogare con i
cittadini e le istituzioni affinché le autorità competenti comprendano la necessità della riduzione
dell’impatto ambientale e delle emissioni inquinanti di Laterlite.
Il primo impegno dei decisori politici deve infatti andare verso la tutela della salute pubblica
e ambientale, specie nel caso di Rubbiano, dove insiste un’area vocata alle produzioni
agroalimentari di qualità, posta alla confluenza tra due valli di grande pregio naturalistica in
adiacenza al Parco del Taro, zona ZPS e Natura 2000.

Gianluca Ori
Comitato Rubbiano per la Vita

Comunicato in PDF

Incontro con la Provincia

Giovedì 19 alle ore 09 reteambienteparma si è incontrata con il vicepresidente dell'amministrazione Ferrari e con Nicola Dall'Olio. Oltre al sottoscritto era presente MariaCarla del Comitato Pro val Parma e Paolo Fornaciari, aggiuntosi più tardi.
Dati i precedenti con Dall'Olio, ci eravamo ripromessi di tenere un profilo basso : domande sulla sostanza del documento della provincia e niente polemica sulle loro risposte. Come un'un'intervista giornalistica, e tale è stata.

Domanda : E' evidente a tutti e riconosciuta anche dai sindaci di Monchio e Langhirano l'enormità dei tagli dei boschi per la speculazione della legna da ardere.Cosa intende fare la Provincia?

Risposta-Ferrari : La Provincia ha sempre avuto a cuore la montagna e io in particolar modo. La montagna ha sempre vissuto con la legna nè può smettere di farlo ora, versando nelle condizioni che sappiamo.
R- Dall'olio : Se ci sono state inottemperanze nei tagli ci penseranno le autorità preposte, comunità montana e forestale. Non è certo competenza della provincia.
D : Vero, però la provincia ha deciso un progetto di filiera 10 e 41 per avviare il taglio meccanizzato dei boschi, cosa che andrà a sommarsi ai tagli attuali.
R-Ferrari : I dati dello studio Zanzucchi ci dicono che c'è una larga disponibilità di legna. per chi esagera ci penserà la forestale.
D : I tagliaboschi stessi parlano di una vera e propria speculazione, fatta sulle loro teste e attuata da furbi che si improvvisano imprenditori e che mettono le motoseghe in mano a gente dell'est per tagliare il più possibile.

R-Ferrari : c'è sempre chi esagera. Noi, in ogni caso siamo per garantire il lavoro alla nostra gente, anche se non siamo contro chi viene a lavorare nel nostro paese.
D : Dal documento della dott.ssa Frattini risultano discrepanze tra i valori dati all'incremento corrente dei querceti rispetto alle faggete. La vostra uniformità di incrementi annui di volume finisce, invece, col
far risultare una biomassa disponibile maggiore.

R-Dall'Olio : ( prendendo in mano il documento in questione) Qui c'è tutto. Leggetelo per bene e vedrete che i conti tornano.

R-Ferrari : Ci siamo adoperati al massimo per contabilizzare le risorse prelevabili e il lavoro di questo documento ne è la prova. La Provincia ha fatto ogni sforzo per rendere di pubblico dominio le analisi e i
progetti sulla montagna nei 3 convegni di Langhirano, Borgotaro e Parma.

D : In sostanza affermate che si tratterebbe di sfruttare le 50.000 t. di legno di castagno potenzialmente prelevabile per avviare decine di centrali a cippato sotto il Mw, come Monchio e Borgotaro.
R-Dall'Olio : Non ci interessa produrre energia elettrica, solo energia termica per il teleriscaldamento.
R-Ferrari : Intendiamoci con le parole. Voi dite centrali, in realtà sono solo grosse caldaie che andrebbero a sostituire le stufe a legna delle case.
D-: Beh, a Corniglio si parlava di di una centrale da 1 Mw, come voi dite, ma avrebbe consumato 70 o 80.000 quintali di legna. ben altro dal consumo delle stufe di casa!
R-Dall'Olio : No, no quella era tutt'altra cosa. Si prefiggeva di fare cogenerazione e di produrre elettricità. Ecco perchè le stime dei consumi erano così alte : circa 5 volte tanto il consumo delle centrali solo termiche. Questo perchè la loro resa è molto bassa del 17-18%. Non confondiamo le cose.
D- : Vero, le centrali termiche sono a resa maggiore e vanno solo 200 giorni all'anno, tuttavia quella di Monchio se andasse a regime consumerebbe 15.000 q. di cippato. Ora ne consuma solo 3.000 perchè va al 20%, ma dopo? Che senso hanno delle centrali di quella taglia per dei paesi semiabbandonati? Non è uno
spreco di bosco?

R-Ferrari : vi invito a venire a vedere quella dell'ospedale di Borgotaro, così vi renderete conto di persona.
R-Dall'Olio : Monchio ha in programma di allacciare al teleriscaldamento le case dei privati, sta aspettando le domande. La gente purtroppo in montagna è restia alle novità.
D : Abbiamo individuato nelle centrali due grosse criticità : sono antieconomiche e inquinano. Le stufe a pellet potrebbero essere una soluzione ad entrambi i problemi, sia per gli edifici pubblici che per le case. Ormai la maggior parte della gente in montagna va a pellet.

R-Dall'Olio : intanto ci sono finanziamenti regionali per il teleriscaldamento e il cippato a 6 euro è già conveniente e poi è più sicuro del pellet.

D : Ma se Monchio intende investire i soldi che ricava dal fotovoltaico nella ristrutturazione delle case e nel loro isolamento termico, a quel punto anche per una intera casa basterebbe una stufa da 10 Kw che
massimo consumerebbe 6-700 euro a stagione. E' proprio il risparmio energetico che finirà col non aver bisogno di centrali da 1 Mw. Inoltre, una stufa a pellet ha emissioni 10 volte inferiori : 4-5 mg/m3, mentre
la centrale per stare dentro i 50mg/m3 deve bruciare cippato con umidità non superiore al 20%. Gara dura!
R-Dall'Olio : La centrale è tarata e le emissioni possono essere controllate, mentre le case no. Mentre, poi, il cippato lo produciamo noi da legna vergine e sappiamo cosa contiene, il pellet è di difficile tracciabilità e ci potrebbero essere dentro addirittura delle traversine ferroviarie triturate. Cosa ne sappiamo noi?

In sostanza non siamo riusciti a discutere il documento sulle disponibilità di biomassa. Quel documento fonda la pretesa disponibilità a produrre cippato per decine di centrali termiche, come dice la Provincia. Avevamo già espresso le nostre perplessità circa l'uso contraddittorio dei dati. ( vedi doc. : LA PROVINCIA DA I NUMERI)

"Ogni burocrazia si adopera per rafforzare la superiorità della sua posizione mantenendo segrete le sue informazioni e le sue intenzioni. Cerca di sottrarsi alla visibilità del pubblico, perchè questo è il modo migliore per difendersi dallo scrutinio critico." ( Max Weber )

Serioli Giuliano

La nostra montagna, le rinnovabili, le centrali a biomassa

“Benchè per la legislazione italiana ed europea la biomassa venga assimilata alle altre rinnovabili, non può essere considerata una fonte a basso impatto ambientale, come il solare e l'eolico, in quanto produce emissioni inquinanti a seguito della combustione”. (Ines Palena - WWF)

“L'uso delle biomasse per alimentare un biodigestore anaerobico-aerobico e produrre metano sarebbe funzionale all'allevamento dei bovini e alla produzione agricola di qualità e a carattere biologico. Vantaggi che verrebbero meno con l'introduzione di una centrale termica a biomasse del tutto avulsa dalla vocazione agroalimentare del territorio che dovrebbe ospitarla”. ( Federico Valerio – chimico ambientale, istituto tumori genova)

Le biomasse sono un combustibile povero, economicamente ed energeticamente conveniente solo in quei paesi dove l'industria del legno produce grandi quantità di scarti e dove la morfologia del territorio permette la facilità dei tagli.
Il continuo prelievo di biomasse destabilizza l'equilibrio nutrizionale dei suoli nei terreni agricoli e forestali. La quantità di ceneri da incenerimento di cippato di legna è circa lo 0,8% in peso della biomassa bruciata. Il contenuto in cromo, cadmio, mercurio, piombo e rame delle ceneri volanti derivate dalla combustione di quercia e faggio è superiore al contenuto di quelle da combustione di carbone.
La pericolosità di tali composti di metalli pesanti non è dovuta tanto alla loro concentrazione nell'aria inalata, quanto alla concentrazione, destinata ad aumentare nel tempo, nelle diverse matrici ambientali presenti nella zona di deposizione, comprese le falde acquifere.
In sostanza è l'acqua piovana e quella di superficie il principale veicolo dei veleni emessi e le falde acquifere ne sono il principale ricettacolo e questo indipendentemente dal fatto, ad esempio, che le diossine non siano solubili in acqua.

"L'inquinamento ambientale indotto dai tanti impianti a biomasse che si propongono in Italia, pur nel rispetto delle norme vigenti, peggiora la qualità dell'aria dei territori che dovrebbero ospitarle e peggiora anche la qualità del suolo e dei prodotti agricoli di questi stessi suoli con le ricadute e l'accumulo di diossine, furani, idrocarburi policiclici aromatici e metalli pesanti." (Federico Valerio)

C'è un ritornello falso e folle da parte delle amministrazioni che tende a presentare lo sfruttamento forestale come utile e necessario all'ambiente, considerando i boschi e il legname come una risorsa abbandonata ed estremamente abbondante.
Mentre il legno dei boschi è raro, necessario alla traspirazione ed alla produzione di ossigeno, indispensabile al terreno, anche dopo la morte delle piante, per la formazione dell'humus.
Altro ritornello fasullo è quello della pretesa disponibilità dovuta alla pulizia del bosco. Questa esisteva ed era una fonte importante di energia per le famiglie, ma con lo spopolamento della montagna è cessata. Ora per pulizia del bosco si intende solo il diradamento effettuato col taglio industriale, mirato principalmente ai boschi di castagni, come espressamente dichiarato nel documento dell'amministrazione.
Gli impianti termici a biomasse, se non collegati agli scarti dell'industria del legno, come nella fascia alpina, sono antieconomici. Il costo della centrale e l'installazione del teleriscaldamento per una centrale appena al di sotto del Mw è elevato: intorno al milione di euro.
Il costo del cippato è di 6- 6,5 euro al quintale e perché sia efficiente dal punto di vista calorico non deve avere un tenore di umidità superiore al 20%.
Solo il taglio industriale del bosco, il cosiddetto esbosco a pianta intera, può garantire un rifornimento non occasionale di cippato pur a quel prezzo già di per sé elevato.
Ma per il taglio industriale del bosco occorrono macchinari costosi e finanziamenti elevati.
L'avvio del taglio industriale produrrà, poi, inevitabilmente una diminuzione dell'occupazione nel settore artigianale del taglio, tra i tagliaboschi.
Al di là dei lavori di scavo iniziali per il sito e le condotte del teleriscaldamento, la centrale non crea occupazione. La combustione industriale della legna, con il solo filtro a ciclone di abbattimento della fuliggine, ha emissioni 10 volte superiori a quelle di una stufa a pellet ( pellet = 4/5 mg/m3; cippato = 50 mg/m3 sempre che non superi il 20% di umidità).
Quest'inverno a Berceto, in un appartamento di 140 m2, una stufa a pellet a condensazione da 12 Kw (costo 2250 euro, detraibili dalle tasse in tre anni al 55%), anche con punte di freddo fino a -8°, ha mantenuto una temperatura costante di 23° dalle 5 alle 22, consumando un sacco da 15 Kg al giorno (costo 3,50 euro), per un totale di spesa nei sette mesi di 700 euro.
Come poter, quindi, essere d'accordo con il piano di centrali a cippato della Provincia per il nostro Appennino?
Si tratta di un progetto costoso ed inquinante che non può che alimentare la già pericolosa speculazione sulla legna da ardere.
I tagli massicci e dissennati dei boschi hanno già sforato la sostenibilità e sono davanti a gli occhi di tutti, allarmando gli stessi amministratori.
Ci sono due esempi virtuosi da seguire sulle rinnovabili.
Il primo è quello del comune di Monchio.
Non certo per la centrale a cippato, ma per l'uso intelligente che intende fare dei soldi ricavati dagli incentivi dell'impianto fotovoltaico di cui si è dotato in modo autonomo e di cui è proprietario. Con quelli intende finanziare ed incentivare la ristrutturazione delle case del paese per l'isolamento termico e il risparmio energetico.
Ma a quel punto la consistente spesa per l'allacciamento del resto del paese al teleriscaldamento non sarebbe più necessaria, basterebbero delle piccole stufe a pellet!
Il secondo esempio di comune virtuoso è Fornovo che ha fondato una ESco (energy service company) per coinvolgere i cittadini, i loro tetti e gli artigiani della zona per dotarsi a sua volta di un impianto fotovoltaico. Così da dividere con la gente i proventi degli incentivi pubblici ( le nostre bollette ) e nello stesso tempo creare occupazione con l'installazione e la manutenzione dell'impianto.
La Provincia ha promosso "Fotovoltaico insieme" per dotare ogni comune di un campo fotovoltaico. Ma a quanto si evince dai casi di Roccabianca e Varsi, cui pare spettino rispettivamente solo 80.000 e 40.000 euro, non sembra proprio che gli incentivi pubblici vadano ai municipi e quindi ritornino a noi.
Pare che la gran massa dei soldi finisca ai privati, alle finanziarie, alle aziende costruttrici.
Certo, sappiamo che molti comuni sono indebitati e che potrebbero avere difficoltà con le banche ad ottenere dei mutui, anche se con la garanzia degli incentivi il mutuo si pagherebbe da solo. Proprio per questo, allora, perché non seguire l'esempio di Fornovo e aiutare ogni comune a dotarsi di una ESco?
Una volta costituita la società, ogni municipio potrebbe capitalizzarla intestandole immobili o aree di sua proprietà riuscendo in tal modo ad ottemperare alle condizioni per un mutuo bancario.
Le rinnovabili sono oggetto di una speculazione forsennata per accaparrarsi i soldi delle nostre bollette.
Sono, però, anche una straordinaria occasione per i piccoli centri e le aree marginali di dotarsi di un'autonomia energetica e finanziaria in grado di ridare sviluppo all'economia minuta, all'imprenditoria artigianale.
Attraverso il fotovoltaico, il solare termico, il microidrolelettrico della turbinazione degli acquedotti e i biodigestori anaerobici di piccoli comprensori la montagna può cominciare a riscattarsi ed attirare investimenti e lavoro.
Oggi, invece, stiamo assistendo al saccheggio dei boschi, presto a quello dell'acqua con la turbinazione di interi tratti di torrenti ed in progetto c'è già quello delle cime, cementificate per l'installazione del cosiddetto minieolico, cioè torri alte 30 metri.
Le energie rinnovabili sono una grande opportunità.
Non devono essere la scusa per il saccheggio della montagna e delle sue risorse.

Giuliano Serioli.
Rete Ambiente Parma

Piano energetico di utilizzo dei boschi: la provincia dà i numeri

"Il bosco come risorsa energetica" è la definizione di Ferrari, vicepresidente della amministrazione provinciale. Queste le sue parole nel presentare lo studio di Zanzucchi-Dall'Olio che stima in 393.948 tonnellate la disponibilità ritraibile dei boschi cedui. Disponibilità potenziale, si dece nel documento di analisi, da cui detrarre i volumi relativi ai boschi con pendenza maggiore dell'80% e ai boschi a quota maggiore di 1300 m. Ma è sufficiente tale detrazione, vien subito da chiedersi ? Nell'ottica di taglio industriale dei boschi degli estensori del documento ( parlano infatti di esbosco a pianta intera, significativo in tal senso) dovrebbero spiegarci come farebbero degli harvester da 11 tonnellate e delle cippatrici a lavorare su pendenze comprese tra il 40% e l'80%. La dottoressa Frattini infatti, estensore di un documento del settembre 2010 sulla biomassa legnosa nella comunità montana est, afferma espressamente che è necessario detrarre dalla
biomassa potenziale quella situata sopra pendenze del 45%, perchè andando oltre "la meccanizzazione delle utilizzazioni industriali non è più possibile"; ma afferma inoltre che "la sua convenienza diminuisce sensibilmente per pendenze superiori al 35%, acclività che richiede il ricorso a strumenti di esbosco via cavo". Altri fattori di riduzione, prosegue la Frattini, sono l'estrema frammentarietà delle proprietà e le limitazioni per la conversione all'alto fusto, per cui, conclude che la disponibilità potenziale di biomassa della comunità montana est dal
valore teorico di 157.292 m3 si riduce ad una disponibilità detraibile di 103.000 m3, corrispondenti a 82.400 t. (800 Kg/m3). 
Non si capisce, quindi, perchè per Zanzucchi-Dall'Olio tale disponibilità debba essere di 117.731 m3, come da loro documento. Ma tali discrepanze sono irrisorie se paragonate agli effetti falsanti
del criterio da loro usato per calcolare le utilizzazioni forestali. Per arrivare all'effettiva disponibilità detraibile di biomasse, infatti, occorre naturalmente togliere le utilizzazioni forestali in atto. Tutti sanno che a partire dalla crisi del 2008 sono enormemente aumentati i tagli perchè si è sviluppato notevolmente il mercato della
legna da ardere. C'è, quindi, una sorta di cesura rispetto a prima e quella data segna un grosso cambiamento sull'utilizzazione dei boschi a livello energetico. Dai dati della Frattini per la comunità montana est, infatti, se negli anni che vanno dal 2005 al 2008 gli ettari soggetti a taglio si sono mantenuti attorno alla cifra di 400, nel solo 2009 la richiesta di taglio è balzata a 730 ettari, cioè 73.000 t. (calcolando in circa 1.000 q. la resa di esbosco per ettaro, cioè 100 t.).
I nostri due estensori, invece, non tengono conto del cambiamento in atto fortemente pregiudizievole per la sostenibilità, fanno semplicemente la media statistica degli ultimi 5 anni, come d'uso nei documenti di routine delle istituzioni. E in tal modo fanno risultare nella comunità montana est un utilizzo boschivo di 50.089 t. e non
quello realmente in atto che è molto maggiore e che per il 2009 è di 73.000 t.( quasi il 50% in più).
Se La dott.ssa Frattini calcolava in 82.400 tonnellate il massimo retraibile dai boschi perchè fosse garantita la sostenibilità e la loro rinnovabilità, con le 73.000 t. del 2009 ci siamo molto vicini, non c'è proprio spazio per altri tagli. D'altra parte tutte le informazioni arrivate direttamente dai tagliaboschi dei vari borghi confermano che i tagli nel 2010 hanno abbondantemente superato tale soglia di sostenibilità, come confermato anche dal sindaco Bovis di Langhirano. E' già in atto, quindi, un grave pregiudizo per la rinnovabilità dei boschi
nella comunità montana est a causa della speculazione massiccia sulla legna da ardere.
Se i dati dello studio Zanzucchi-Dall'Olio fanno a pugni con la realtà dei tagli nella comunità montana est e con gli stessi dati da questa emessi, è presumibile che lo stesso avvenga per la realtà e i dati della
comunità montana ovest.
Questo perchè fin dall'inizio il calcolo della massa potenziale è fatto moltiplicando la totalità di ettari del ceduo per l'incremento corrente annuo del faggio, che è di 7,4 m3 all'ettaro. Da questo criterio loro ricavano una disponibilità potenziale per la comunità est di 157.292, mentre per la Frattini è di 137.472 perchè considera l'incremento corrente per il faggio di 7,4 e invece per tutte le altre latifoglie del ceduo di 5,3 m3 per ettaro, facendo giustamente una media tra gli incrementi correnti dei querceti mesofili, delle cerrete, dei querceti
xerofili e degli ostrieti.
Seguendo il criterio della Frattini, nella comunità ovest non risulterebbero allora 448.132 m3 di disponibilità potenziale, ma, considerando che gli ettari di altre latifoglie sono circa il doppio di quelli a faggio e che gli ettari a castagno sono circa 1/20 del totale, se ne avrebbero 370.000 circa, da cui detraendo il 25% per i tre noti fattori di riduzione ( acclività, frammentazione delle proprietà e vincoli al taglio per la conversione del ceduo invecchiato) si arriverebbe a circa 278.000 m3 di disponibilità detraibile, vale a dire circa 222.000 t.
Da questi occorre detrarre l'utilizzo reale per l'anno 2009 che risulta di circa 1200 ha richiesti al taglio, vale a dire circa 120.000 t. Infine occorrerà valutare di quanto è cresciuto il taglio nel 2010.
Mentre quindi per i comuni della comunità montana est con i tagli siamo già ai limiti della sostenibilità, se non è addirittura già stata superata; nei comuni della comunità montana ovest il prelievo è già del 60% ( 120.000 t. su 222.000 ) a causa della speculazione della legna da ardere che sta continuando a crescere.
C'è, però, da chiedersi addirittura un'altra cosa. Se hanno considerato l'incremento corrente per le altre latifoglie pari a quello del faggio è possibile che anche tutta la massa disponibile al 2005 l'abbiano
conteggiata con lo stesso criterio. A quel punto la massa prelevabile si ridurrebbe ancora e saremmo vicini ai limiti di sostenibilità che si hanno già nella comunità montana est.

In conclusione. Confrontando i conti ed i criteri di contabilità, le tanto strombazzate 393.000 t. di disponibilità detraibile di legname si sono ridotte a 304.000 e le utilizzazioni forestali per l'anno 2009 sono state 193.000 t. Tali utilizzazioni sono ulteriormente cresciute nel 2010 e c'è da quantificare addirittura la loro sostenibilità.
Non si vede, quindi, dove si possa trovare tutto quel cippato per decine di centrali, come detto dai due estensori, e per la produzione di 60 Mw termici come da loro sostenuto.

Parma 30 / 3 / 2011

Serioli Giuliano

Osservazioni PAE e NTA 2011 - Bardi

Il 15 aprile è terminato il tempo utile per la presentazione delle osservazioni al Piano Attività Estrattive del Comune di Bardi.
Il Comitato "Cave all'amianto? No grazie!" ringrazia Rete Ambiente Parma le associazioni, comitati, aziende private, cittadini, partiti e movimenti politici che, condividendo le valutazioni del nostro comitato, hanno voluto presentare osservazioni critiche all’ipotesi di consentire ancora attività estrattive su matrici ofiolitiche sul territorio comunale.
I testi delle osservazioni, a nostra conoscenza, presentate sono alla seguente pagina: osservazioni al PAE e NTA 2011.
L'osservazione presentata da reteambiente è scaricabile qui.

Laterlite, il co inceneritore preoccupa


Laterlite è la maggiore azienda italiana per la produzione di argilla espansa, partecipata al 33% dal Gruppo Buzzi Unicem. Laterlite Rubbiano è uno dei 4 impianti del gruppo operativi in Italia.

A fianco della Barilla, l'impianto utilizza come combustibili prevalenti “reflui industriali costituiti da oli esausti ed emulsioni oleose esauste”, essendo autorizzata per quasi 65000 t/anno di rifiuti pericolosi.

Gli inceneritori, e quindi i co-inceneritori, rientrano nella prima classe di industrie insalubri .

Vista la classificazione, questo tipo di aziende dovrebbe avere una localizzazione “isolata” (dal testo unico leggi sanitarie), come invece non è questa fabbrica, inserita in un contesto antropizzato e caratterizzato da una tradizionale e storica vocazione residenziale, agricola, rurale e artigianale.

La zona di confluenza dei fiumi Taro e Ceno si distingue per essere vocata alle produzioni eno-gastronomiche, che possono valorizzare il patrimonio ambientale.

A poche centinaia di metri da Laterite, sorge uno degli stabilimenti produttivi di Barilla, ma anche sono presenti aziende agricole e zootecniche, agriturismi, caseifici e prosciuttifici.

Il comune di Solignano e quelli limitrofi si trovano all’interno delle zone di produzione, dei due più importanti prodotti tipici del territorio, Prosciutto di Parma e Parmigiano-Reggiano.

I disciplinari di questi prodotti escludono qualsiasi attività insalubre di prima classe dal territorio di produzione.

Laterlite brucia 20 diversi codici di rifiuti pericolosi per alimentare la combustione del proprio forno. Molti presentano alcune caratteristiche decisamente preoccupanti: si tratta di rifiuti tossici, cancerogeni, corrosivi, teratogeni (possono produrre malformazioni congenite o aumentarne la frequenza), mutageni (possono produrre effetti generici ereditari o aumentare la frequenza).

Laterlite è situata in adiacenza al centro abitato di Rubbiano ed allo stabilimento alimentare Barilla. Nel raggio di alcuni chilometri sono situati diversi centri abitati (Ramiola, Fornovo, Varano, Felegara, Riccò), sui quali ricadono gran parte degli inquinanti emessi dal camino.

Gli impianti di coincenerimento di rifiuti pericolosi producono alcuni tra gli inquinanti ritenuti più pericolosi per la salute umana e dannosi per l’ambiente, tra cui: ossidi di azoto, ossidi di zolfo, nanopolveri e particolato, diossine, furani, metalli pesanti, acido cloridrico, acido fluoridrico, idrocarburi policiclici aromatici (IPA).

È ormai appurato che, nonostante limiti stabiliti dal legislatore nazionale e/o comunitario, per sostanze come gli IPA e le diossine non esistono ragionevoli livelli di sicurezza al di sotto dei quali esse non provochino danni alla salute umana ed all’ambiente.

Questi impianti sono dotati di sistemi di abbattimento che dovrebbero garantirne un rilascio ridotto, anche se permangono dei dubbi sull'effettiva efficacia della misurazione di tale impatto, poiché le altissime temperature, anche superiori ai 1.000 gradi, nanoparticelle finissime che sfuggono al controllo.

Attualmente nessun sistema di filtraggio è in grado di trattenere le particelle inquinanti con diametro inferiore ai 2,5 nanometri. Questo è il principale problema degli inceneritori, la causa di un inquinamento “sconosciuto”, che desta allarme presso i cittadini e la comunità scientifica.

Come dimostrato da una letteratura scientifica ormai corposa, la pericolosità delle particelle è direttamente proporzionale alla diminuzione della loro dimensione. Quindi il particolato ultrafine risulta essere infinitamente più aggressivo e pericoloso, anche se la legislazione vigente non ne considera il monitoraggio.

Laterlite ha ottenuto l’autorizzazione all’incenerimento di rifiuti pericolosi nel 2000.

Nel 2005 si è costituito un comitato di cittadini, “Rubbiano per la Vita”, e nei mesi successivi è stato istituito un Osservatorio ambientale con la partecipazione di ARPA e Provincia di Parma.

Nel 2006 l’Osservatorio commissionò ad ARPA un’indagine sulle matrici ambientali.

I test di mutagenesi, analisi che verificano la capacità di indurre mutazioni genetiche da parte di agenti fisici o chimici, furono tutti positivi, “...evidenziando una prevalenza di sostanze che agiscono sul DNA inducendo sostituzione di coppie di basi…”,

Nonostante una seconda campionatura con risultati peggiorativi, ARPA fece una valutazione originale dei risultati: “...emissioni non direttamente riconducibili a Laterlite.”, nonostante che furono fatte campionature proprio al camino di emissione, con valori risultati molto fuori norma.

Anche il “Piano di zona per la salute ed il benessere 2009-2011” delle Valli del Taro e del Ceno ritiene indispensabile proseguire il monitoraggio nei pressi dell'azienda, suggerendo anche ricerche a livello epidemiologico.

Questo a conferma della criticità e del livello di attenzione che ormai anche AUSL deve tenere nei confronti di attività con questo potenziale impatto sanitario.

L'inversione termica presente nella zona aggrava la situazione, producendo uno strato fortemente stabile che impedisce la pulizia dell'aria e l'allontanamento degli inquinanti.

Il monitoraggio è consultabile sul sito di Arpa ma solo alcuni inquinanti sono riportati. Risultano completamente assenti i valori del test annuale sulle diossine, sugli IPA e sulla reale quantità di rifiuti pericolosi inceneriti.

Le attività dell’Osservatorio Ambientale hanno visto l'impegno delle parti e la volontà di introdurre misure per l’attenuamento dei danni ambientali provocati dalle attività di Laterlite. Ma nonostante i progetti in essere il tavolo è stato, negli ultimi anni, convocato una sola volta (novembre 2009) ed ha praticamente cessato la sua funzione di controllo e monitoraggio.

Nel novembre 2010 diversi organi di stampa locale hanno riportano la notizia sull'impianto

Laterlite di Lentella, che bruciava rifiuti pericolosi utilizzandoli come combustibile, e che era diventato in pratica un vero e proprio inceneritore di rifiuti. Nel marzo 2006 la Laterlite di Lentella è risultata coinvolta nell'inchiesta (per associazione per delinquere finalizzata al traffico illecito di rifiuti, disastro ambientale, falso) condotta dalla Procura della Repubblica di Lanciano (operazione “Mare chiaro”), che portò all'arresto di 16 persone, tra cui un suo dipendente.

A Bojano, Campobasso, nel maggio del 2007 il Tribunale locale, presieduto dal giudice Giovanni Falcione, ha emesso sentenza di condanna nei confronti dello stabilimento Laterlite per tutti e tre i capi di imputazione: lesioni volontarie, danno ambientale, attività non autorizzate.

I responsabili della ditta sono stati condannati penalmente perché “un’industria deputata alla produzione di argilla espansa in realtà era diventata un termocombustore di rifiuti pericolosi, tossici, ecotossici, teratogeni e cancerogeni, con l’avvallo della Regione Molise e dell’ARPA che avrebbero dovuto operare i controlli imposti dalla Legge”.

I danni ambientali arrecati saranno liquidati in sede civile, tuttavia, il Tribunale Penale ha condannato altresì la Laterlite a versare alla Provincia di Campobasso, una provvisionale di 100.000 euro.

Affermò il Pubblico Ministero che “I dati di partenza non erano veritieri, ma falsi ed illegittimi. Se solo l’Ente di controllo avesse adoperato la logica del buon padre di famiglia per tutelare la salute dei cittadini, forse i dati sarebbero diversi. La possibilità di incenerimento potrebbe essere stata usata, ed è stata usata, come Cavallo di Troia. Faccio credere che alcune sostanze (i rifiuti) mi servono per esigenze produttive e per poter ridurre le spese dei carburanti, poi invece mi metto a smaltire rifiuti e guadagno sullo smaltimento.”

E ancora “...l’Azienda era consapevole dell’accettazione del rischio legato alle scelte produttive. So i rischi che corre la popolazione e faccio questa scelta perché il mio obiettivo è quello di massimizzare il profitto. Alla fine il trattamento dell’argilla è diventato residuale, assorbente è divenuta la termocombustione dei rifiuti”.

Crediamo che autorizzare un’azienda privata, del settore laterizi ad incenerire rifiuti pericolosi in una zona densamente abitata significhi sottostimare il potenziale impatto sanitario sulla popolazione.

I gravi precedenti di condanna alla ditta Laterlite per imputazioni quali danno ambientale,

traffico illecito di rifiuti, disastro ambientale, devono indurre ad una ricerca di trasparenza e massima cautela, considerando che, nel caso della condanna, gli organi competenti non solo non hanno tutelato le persone, ma per totale “inadempienza” si sono prestati alle attività illecite, favorendo ogni necessaria autorizzazione.

Parma, 9 marzo 2011
Rete Ambiente Parma

Roccamurata, la cava che ruba la vita

Sabato 19 febbraio, dalle ore 17:00 presso la trattoria Pescacciatore di Roccamurata (Borgo Val Di Taro), sisvolgerà la seconda assemblea pubblica del Comitato “No Cava le Predelle”, che si batte da anni per la chiusuradella cava di ofiolite presente sul territorio della frazione della Valtaro.

Durante l'assemblea interverrà Fabio Paterniti, portavoce del comitato “Cave all'amianto No Grazie” di Bardi, con la relazione: “Amianto: le cave ofiolitiche, la morte invisibile delle nostre montagne”.

L'argomento dell'incontro riguarda una delle tante emergenze ambientali del nostro territorio. Sono ancora attive in provincia di Parma numerose cave di estrazione nella quali il minerale prelevato presenta fibre di amianto,pericolose per la salute.

La cava di Roccamurata è la più pericolosa dell’Emilia Romagna in quanto il materiale è una particolare pietraverde denominata tremolite, la fibra più dannosa della famiglia dell'absesto.

Paolo Magnani presenterà documentazione filmata e fotografica di denuncia per le inapplicate norme disicurezza nell’estrazione e nel trasporto dei carichi di fibre di amianto dalla cava di Roccamurata: farà da moderatore il giornalista Gabriele Majo, direttore di www.stadiotardini.com

Roberto Bardini invece si occuperà delle problematiche idrografiche, franose e di impatto ambientale causati dagli scavi nella montagna di Gorro.

Il dibattito sarà ovviamente aperto, valutazioni e visualizzazioni di documenti e gallerie fotografiche, svolte con accuratezza visti i preoccupanti danni alle abitazioni, saranno al centro dell'intervento di Simone Saia, con qualche ospite esperto.

Ci sarà infine una relazione sulle azioni di denuncia e legali intraprese dal Comitato No Cava le Predelle e primaancora dalla comunità dei paesi di Roccamurata e Gorro. Il relatore per il periodo di competenza sarà Valerio Piscina, presidente uscente del comitato. La relazione sarà completata con le ultimi iniziative spiegate da Andrea Palù.

Tutto il territorio è ovviamente invitato a partecipare per poter approfondire la tematica e conoscere da vicino i dettagli della situazione che sta mettendo in grossa apprensione le comunità locali, visti i rischi correlati.

Una presenza numerosa sarà importante per dare il segnale alle autorità di una sensibilità ambientale diffusa e pronta, di una popolazione informata e determinata per la difesa dei diritti alla salute ed a vivere in un ambiente sano.

Rete Ambiente Parma, il coordinamento di associazioni e comitati del parmense che si interessano della salvaguardia dell'ambiente, ha dato la proprie piena adesione alla serata, così come l'associazione GCR, che si occupa della lotta all'inceneritore di Parma.

Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR

Parma, 17 febbraio 2011

-444 giorni all'avvio dell'inceneritore di Parma, ORA lo possiamo fermare.
+262 giorni dalla richiesta a Iren del Piano Economico Finanziario del Pai, forse perché l'inceneritore costa 315 milioni di euro?

13/11/2010 Nasce Rete Ambiente Parma

Ambiente. Una parola che è oggi sulla bocca di tutti. Ma nella maggior parte dei casi rimane solo una parola, sintesi di un programma spesso disatteso. Si aggirano leggi, si cambiano commi e postille, si falsano dati, semplicemente per permettere a pochi lo sfruttamento di territori e risorse che invece sono patrimonio della collettività.

E’ per questo che oggi nasce Rete Ambiente Parma, un nuovo corso per il nostro territorio.
Un nuovo corso di cui noi, cittadini, siamo responsabili e costruttori in prima persona. Siamo convinti che sia la strada giusta e che possiamo insieme fare molto di più di quanto da soli abbiamo fatto finora. Si tratta di guardare avanti con fiducia e determinazione. Un gruppo di cittadini motivati è una miscela esplosiva, perché è capace di porre le domande giuste, cercare i dati sensibili e renderli noti al grande pubblico. Capace di smascherare quegli interessi che vengono propagandati come bene per la collettività e che si risolvono invece in un grande guadagno economico per pochi eletti.
E capace soprattutto di ostacolarli attingendo dalla forza comune di un gruppo ben organizzato.
Vogliamo contrastare le centrali a biomassa sovradimensionate e non sostenibili, gli inceneritori di qualunque dimensione e fonte di alimentazione, lo sfruttamento delle cave ofiolitiche presenti sul territorio della provincia, gli opifici e fabbriche che emettono un forte inquinamento ambientale.
Il nostro territorio è davvero mal ridotto! Ci sono cave dappertutto, centrali a biomasse attive ed in costruzione, inceneritori mascherati e uno nuovo in realizzazione.
In più la natura ci ha regalato una posizione geografica che tende a far ristagnare su di noi tutti i veleni che sputiamo nell’aria e sul terreno. Ci definiscono Food Valley e noi ne siamo orgogliosi e ce ne vantiamo. Ma quanti sono consapevoli dell’avvelenamento silenzioso che la nostra valle sta subendo ormai da troppo tempo? E con essa il cibo, gli animali e le persone che ci vivono.
La rete RAP, che nasce oggi, vuole cambiare le cose.
Vogliamo salvaguardare quello che rimane del nostro territorio e portarlo a nuova vita; una vita in cui le parole Ambiente e rispetto dell’ambiente, non siano contenitori vuoti, ma abbiano il vero significato che gli spetta anche nelle azioni concrete.
La nuove Rete vuole essere propositiva di un modello economico attento all'ambiente e alle persone, per andare nella giusta direzione, quella che porta vantaggio a tutti, ambiente compreso.
Un nuovo indirizzo economico che punti alle fonti rinnovabili vere, il vento, il sole, ma che nella sua progettazione tenga conto del rispetto per le persone, nelle dimensioni degli impianti, nelle distanze corrette dai centri abitati, nel rispetto per lo sguardo e per la salute.
Una economia che se ben costruita genera posti di lavoro, benessere, cultura, un modello sostenibile.
La rete che oggi inizia il suo lavoro intende dire non solo dei no ma anche molti sì, per dimostrare che è possibile una alternativa di gestione del territorio che salvaguardi tutti gli attori.



Comitato Pro ValParma - Corniglio
Comitato “Rubbiano per la vita” - Rubbiano
Comitato “Cave all'amianto no grazie” - Bardi
Circolo Val Baganza – Sala Baganza
Comitato Ecologicamente - Toano
Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR