"Non ho paura della cattiveria dei malvagi, ma del silenzio degli onesti". (Martin Luther King JR)

martedì 1 maggio 2012

Basta giocare con la salute delle persone !

Nel secondo appuntamento del ciclo “Le mani sulla montagna” dal tema “Cave in ofiolite e rischio amianto”, tenutosi il 21 aprile a Borgo Val di Taro, un qualificato relatore aveva sostenuto che, sulla base dei dati desunti da documenti ufficiali, il numero di casi di mesotelioma nei comuni ofiolitici del parmense sarebbe risultato doppio rispetto alla media regionale. Con comunicazione del 27-04, il relatore ci informava che, ad una verifica successiva dei dati con il responsabile del ReNaM, l'ipotesi non poteva essere sostenuta. Dunque la "pistola fumante" in forma di dato statistico, non sarebbe stata ancora trovata! Un vero peccato perchè, quando il riscontro dovesse arrivare, agli organi sanitari non resterebbe altro che contare i morti. Una storia questa che ci pare sia già stata raccontata nelle aule dei tribunali e dalle famiglie delle vittime. Noi non attenderemo inerti! La battaglia continuerà fino alla chiusura per legge di tutte le cave con la presenza accertata di amianto. Per meglio capire il preoccupante presente, sarà utile inquadrare la problematica nel contesto normativo e alle luce delle determinazioni pubbliche recenti. Dai primi anni '50 venne accertata la relazione medico-scientifica tra il mesotelioma maligno e l’amianto. Prima che la politica italiana ne prendesse atto sono passati però 40 anni. Solo nel 1992 venne portata a compimento la legge 257 ed occorsero, perché diventasse pienamente operativa, altri 4 anni. Quattro anni che per le lobbies non passarono inutilmente. Nel D.M. 14 maggio 1996, contravvenendo al principio generale della legge, fu autorizzata la prosecuzione dell’escavazione delle matrici minerali dalle quali veniva estratto l’amianto. Nel silenzio generalizzato, con il concorso attivo di Comuni, Province e Regioni, si consentì per legge di avvelenare persone e territorio. Solo pochi sapevano, quei pochi hanno taciuto. Per anni sono state negate a cittadini e amministratori inadeguati, informazioni importanti. Le uniche a parlare a voce alta sono state le associazioni e nel 2004 il sorprendente, per alcuni aspetti, documento Arpa “Progetto regionale pietre verdi” scandalosamente disatteso e "congelato" dal governo della regione Emilia Romagna e da tutta la classe politica. Oggi al vecchio insulto dell’allegato 4, se ne aggiunge uno nuovo: il censimento Arpa del 30 settembre 2011 ha inserito fra i siti contaminati da amianto naturale le cave ofiolitiche, ma ancora una volta i tre livelli decisionali, comune, provincia, regione si sono fatti gioco della logica più elementare, non adottando provvedimenti coerenti con la finalità della legge 257. Ancora in questi giorni, a livello politico assistiamo ad un indegno teatrino, che preannuncia nuovi trucchi. Nuovi studi, nuove indagini, un congruo numero di anni per accertare quello che è già chiaro da decenni. E ancora nuove regole, controlli ferrei. Nel frattempo per questa classe dirigente l'importante è che le cave ofiolitiche restino in attività e i cittadini non si allarmino. Se oggi il fronte della battaglia contro l’utilizzazione e la dispersione di fibre di amianto in Italia è ancora aperto, lo dobbiamo ad una norma probabilmente illegittima e anticostituzionale. Di questo aspetto investiremo ufficialmente il parlamento italiano e europeo, ma è facile prevedere che il percorso richiederà tempo. A livello locale c’è molto da fare perché i ruoli decisivi sulla questione, contrariamente a quanto si è voluto far credere per anni, restano in capo alle amministrazioni comunali e agli organi di controllo sanitario, tecnico, giudiziario. Sarà utile chiarire anche alcuni aspetti relativi ai ruoli delle istituzioni pubbliche, troppo spesso travisati o dimenticati. Nel recente caso del PAE del Comune di Bardi si è voluto attribuire ai pareri favorevoli rilasciati da Ausl e Arpa il significato improprio di dichiarazione di non pericolosità della escavazione in matrice ofiolitica, dimenticando che la lunga lista di prescrizioni è una palese dichiarazione del contrario. Chiedere o attendersi dagli organi di controllo sanitario e tecnico un divieto ad una attività prevista per legge, significa non comprendere ruolo, competenze, responsabilità. In effetti il compito di Ausl e Arpa in questa procedura deliberativa è sostanzialmente regolato e limitato dal principio “conforme, non conforme”. Ben diverso è il ruolo dell’amministrazione locale e del Sindaco. Questo ruolo viene esercitato? E come? Su questo fronte abbiamo un bagaglio di esempi talmente negativi da compromettere il rapporto fiduciario tra cittadini e classe dirigente. Oggi è assolutamente vitale che una cittadinanza attiva si riappropri della funzione di controllo, ritorni ad un ruolo attivo nella vita della comunità pretendendo dai propri amministratori il massimo della trasparenza nel processo decisionale. Abbiamo tutti estremo bisogno di cittadini che ci mettano la faccia e che entrino nel palazzo comunale, non per chiedere e ottenere “favori”, ma per consultare gli atti pubblici, saggia pratica anche sotto il profilo della difesa dei propri legittimi interessi, sia individuali che collettivi. Fabio Paterniti Cave all'amianto no grazie