"Non ho paura della cattiveria dei malvagi, ma del silenzio degli onesti". (Martin Luther King JR)

giovedì 19 luglio 2012

Gazzetta su centrale di Neviano

L'articolo odierno della "Gazzetta"  sulla centrale di Neviano, senza volere, è illuminante sui progetti che hanno le amministrazioni per la nostra montagna. 
Abbiamo letto le dichiarazioni del sindaco che tranquillizza sulle emissioni zero della costruenda centrale a legna che riscalderebbe edifici comunali. Poi il riporto delle dichiarazioni di un anno e mezzo fa  di Orlandini della Regione che, insieme a Pier Luigi Ferrari, confermava il finanziamento regionale al Consorzio volontario del monte Fuso per "sviluppare la filiera del legno", cioè dar inizio al taglio meccanizzato dei boschi.
La regione, infatti, in accordo con la provincia, a fine 2010 aveva da poco approvato lo stanziamento di 3.000.000 di euro, coperti in gran parte dal programma 
di sviluppo rurale, per finanziare due progetti : il progetto di filiera 10 nei comuni di Borgotaro, Tornolo e Albareto e il progetto di filiera 41 a ridosso del monte Fuso, nel comune di Neviano Arduini. 
I progetti, in pratica, dovevano servire ad avviare un sistema di taglio industriale dei boschi con produzione di tondame da lavoro ( tronchi da cui ricavare assi), legna da ardere e cippato.
In sostanza, la Regione finanzia cooperative di taglio per dotarle di strumenti meccanici efficienti : harwester, cippatrici, trattori cingolati.
Il taglio è un diradamento industriale del bosco, con nuove carraie di servizio e piazzole per l'accumulo di legna. Di norma il diradamento per essere economico deve essere almeno del 50%, cioè deve produrre almeno 500 quintali di legna per ettaro. 
Ecco allora che si capisce il perchè dell'allarme dei residenti di Sasso e Scurano, riportato dalla "Gazzetta" due settimane fa, "per quelle cataste di legna lungo 6 km di strada".  ( ogni catasta era lunga 20 metri, larga 4 e alta 2,5, corrispondente circa a 200 m3 steri, cioè 1.100 quintali)
La gente ha detto che c'erano 13 cataste, in pratica 15.000 quintali di legna tagliata e accatastata, che corrispondono al diradamento di 30 ettari di bosco della parte nord del  monte Fuso. 
Ma non c'è il parco al monte Fuso? 
Poi c'è il finanziamento regionale per la caldaia a cippato, altri 400.000 euro che, però, vanno a sommarsi a quelli per le caldaie a cippato di Berceto, Calestano, Varano Melegari, anch'esse approvate e finanziate da Regione e Provincia.
Il progetto è chiaro : tagliare i boschi per produrre legna da vendere e cippato per alimentare le centrali termiche.
La  prima domanda che viene da porsi è : le amministrazioni non si preoccupano del fatto che tali tagli vanno a sommarsi a quelli già devastanti della speculazione sulla legna da ardere?
La seconda domanda è : tutti quei finanziamenti, insieme a ciò che dovrà tirar fuori ciascun comune, non sono esagerati per scaldare qualche edificio comunale ? Non sono soldi buttati?
Non sarebbe meglio destinarli alla ristrutturazione dei borghi finalizzata al  risparmio energetico?
Non basterebbero delle moderne stufe a pellet, proporzionate alla superficie degli edifici?
Detraibili al 55% dalle tasse e dotate di abbattimento dei fumi 10 volte più efficienti delle centrali a biomassa che bruciano cippato fresco?
La  risposta dei sindaci è : faremo il teleriscaldamento e servirà anche ai cittadini.
Come a Monchio, che per convincerne ad ogni costo una trentina ad allacciarsi hanno proposto loro tariffe addirittura più basse di quelle stabilite per gli edifici comunali? 
Col loro progetto sono proprio alla canna del gas ?
La gente in montagna la legna ce l'ha già  di suo e si è già attrezzata con stufe automatiche miste pellet-legna, con abbattimento dei fumi.
La terza domanda è :  visto che la centrale termica di Palanzano ha smesso di bruciare cippato perchè bruciava male a causa della sua elevata umidità, producendo elevate quantità di fumi e di ceneri, intendono proseguire, come fa Monchio, a bruciare cippato fresco e ad appestare i borghi?

Nell'articolo, ha ragione Francesco Barbieri, di Reteambiente, a preoccuparsi del destino della rinomata aria di montagna. Altrettanto, dico io, ci sarà da preoccuparsi dell'erosione dei suoli per il dilavamento di quei versanti senza più copertura utile. 
Il  rischio è che, quando pioverà sul serio, verrà giù tutto come in Lunigiana, nelle Cinque Terre.

Serioli Giuliano