"Non ho paura della cattiveria dei malvagi, ma del silenzio degli onesti". (Martin Luther King JR)

venerdì 20 luglio 2012

Neviano, il Sindaco, la centrale

La "Gazzetta" di oggi riporta le dichiarazioni del sindaco di Neviano, rammaricato e  dispiaciuto che qualcuno sia preoccupato degli effetti della centrale a cippato che vuol costruire in paese.
Anzi, è anche un pò incazzato che "si debbano esprimere opinioni senza conoscere ciò di cui si parla".
In sostanza, le competenze le ha solo lui. Questo vuol dire.
E infatti dimostra subito quali siano le sue.

Dice  "... una caldaia a  cippato non è altro che una stufa,  come quelle di una volta nelle scuole.."

Forse è lui che non sa che un inceneritore a biomassa per essere economico non può bruciare  legna stagionata, ma cippato di ramaglie.
Il cippato fresco ha un'umidità del 50%,  brucia male, ha un basso rendimento, cioè occorre bruciarne di più, ha notevoli emissioni da camino e produce dal 3 al 5% di ceneri della massa bruciata.
Provi a chiederlo al  sindaco di Monchio, la cui centrale  brucia già da tempo, o a quello di Palanzano che, con la sua centrale, ha pensato bene di smettere di bruciare cippato per i fumi e le ceneri e di passare al
pellet, anche se più costoso.
Forse, poi, non sa che la depurazione dei fumi della centrale è solo meccanica. Che il  multiciclone serve ad abbattere solo la fuliggine, non le polveri volanti che contengono le sostanze nocive. Forse non sa che è molto meno efficiente dell'abbatimento dei fumi di una moderna caldaia a pellet o legna di cui i suoi compaesani si sono già dotati (emissioni di 50 mg/Nm3 per la centrale, contro i 5mg/Nm3 della stufa a pellet).

Dice... "questi sistemi sono ampiamente utilizzati nei territori alpini"

Ma sicuramente non sa che le grandi centrali termiche a cippato dell'Alto Adige non solo bruciano segatura e scarti di segheria senza intaccare i loro boschi, ma possono permettersi una depurazione molto maggiore dei fumi  attraverso filtri a maniche, filtri elettrostatici, filtri a carboni attivi, perchè l'economia di scala della loro mole e
potenza installata glielo consente.

Dice..."la legna utilizzata sarà esclusivamente locale, dei nostri boschi e il quantitativo necessario solo marginale".

Lo vada a raccontare alla gente di Sasso e Scurano, preoccupata già per i tagli di inizio luglio : 13 cataste per complessive 1100 tonnellate, lungo 6 km di strada.
Forse non si rende conto che la speculazione sulla legna da ardere ha innescato da ormai 3 anni un taglio selvaggio dei nostri boschi i cui effetti sono sotto gli occhi di tutti.
Una speculazione ed un taglio che le autorità non controllano più e che nemmeno multe da migliaia di euro riescono a fermare.

Dice..." anzi,  il  taglio sarà fatto in boschi cedui trasformandoli in boschi ad alto fusto"

La trasformazione del bosco ceduo in alto fusto consiste nel taglio a diradamento.
Si tratta di un taglio industriale del bosco, con nuove carraie di servizio e piazzole per l'accumulo di legna. Di norma il diradamento per essere economico deve essere almeno del 50%, cioè deve produrre almeno 500 quintali di legna per ettaro.
Lui queste cose le dovrebbe sapere, perchè il Consorzio volontario del monte Fuso ha già ricevuto finanziamenti regionali per dotarsi di macchinari per il taglio industraiale ( misura 41).
Ma forse non sa che quelli del  mestiere, i boscaioli,  hanno sempre effettuato il taglio raso matricinato e che sono contrari al diradamento, a trasformare il  bosco in alto fusto.
Sono contrari per due motivi.
Primo. Il  diradamento nei faggi, notoriamente con radici superficiali, mette a rischio  di bufere di vento e di vetroghiaccio le piante stesse, non più protette dal fitto del bosco.
Secondo. Il diradamento, in ogni tipo di bosco, impedisce la crescita del sottobosco. Sotto, il terreno rimane spoglio di ogni vegetazione arbustiva, nudo ed esposto così al dilavamento da piogge ed all'erosione.

Con le parole..." si riprende così un'antica pratica di cura del bosco", intende forse dire che il diradamento è la stessa cosa della pulizia del bosco che si faceva una volta e che ora non si fa più?

E' una falsità. I montanari lo sanno bene. Sanno che si faceva quando in montagna c'era tanta gente e poca legna.

Il suo progetto è chiaro : tagliare i boschi per produrre legna da vendere e cippato per alimentare le centrali termiche. Non l'ha deciso lui,lo hanno fatto la Regione e la Provincia.

Serioli Giuliano