"Non ho paura della cattiveria dei malvagi, ma del silenzio degli onesti". (Martin Luther King JR)

mercoledì 29 febbraio 2012

Salviamo il Paesaggio, Difendiamo i Territori

Rete Ambiente Parma aderisce alla campagna “Salviamo il Paesaggio, Difendiamo i Territori”.

E' una proposta di un censimento capillare, in ogni Comune italiano, per mettere in luce quante abitazioni e quanti edifici produttivi siano già costruiti ma non utilizzati, vuoti, sfitti.

Si tratta di una precisa proposta di un metodo di pianificazione, che andrebbe adottato con immediatezza per scongiurare ciò che sta purtroppo accadendo, ovvero che i piani urbanistici siano realizzati lontano dai bisogni effettivi delle comunità locali e prevedano nuovo consumo di suolo nonostante l’ampia disponibilità edilizia già esistente.

I Piani Urbanistici a “crescita zero” non devono spaventarci, se sappiamo con esattezza a quanto ammonta (in termini numerici e di superficie) questo patrimonio edilizio costruito ma non utilizzato.

Ora spetta ai Sindaci, ai consigli comunali, ai tecnici contribuire all’esatta “misurazione” di questa mappa del territorio.

sabato 18 febbraio 2012

SUGLI IMPIANTI A BIOGAS E BIOMASSE

La denuncia di Ghiretti, comparsa sulla Gazzetta, a proposito del proliferare di richieste per l'installazione di impianti a biogas e biomasse nella nostra provincia è giusta, anche se l'allarme viene da un ex assessore della giunta Vignali.
Noi di Reteambienteparma siamo contro tutte le centrali a biomasse che inceneriscono. Siamo contro quelle di grossa taglia come quelle che vogliono installare a Trecasali, a San Secondo e a Paradigna perchè bruciare cippato di legna, sorgo erbaceo o scarti di macellazioni animali è gravemente inquinante e serve solo a speculatori per accaparrarsi gli incentivi prodotti dalla poca energia elettrica prodotta.
Ma siamo contro anche alle piccole centrali a cippato che la Provincia vuole installare in montagna perchè inquinanti, antieconomiche ed inutili per la gente e la loro economia disastrata.
 Per quanto riguarda le centrali a biogas grave è la possibilità che il digestato, sia esso derivato da insilato di mais, col pericolo che contenga clostridi, o derivato da deiezioni animali ad elevato contenuto di ammoniaca, sia soggetto a spandimento in quantità industriali nei campi con effetti pregiudizievoli per i coltivi e la DOP del parmigiano-reggiano.
La denuncia di Ghiretti era stata già preceduta a livello regionale dall'interrogazione di Favia, del movimento 5 stelle, proprio in relazione agli effetti nocivi del digestato da insilato di mais in progetto in provincia di Modena.
La sua interrogazione ricordava che proprio la Regione esclude la localizzazione di quegli impianti a biogas nelle zone di produzione del Parmigiano Reggiano. Tale divieto ha origine dallo sviluppo di clostridi nel processo di insilamento.
ll foraggio nelle zone agricole dove sono ubicate centrali a biogas, attraverso lo spandimento sul terreno del digestato prodotto, subisce la contaminazione delle spore di clostridi. I clostridi sono batteri anaerobici che generano spore presenti e persistenti sul terreno e sono dannosi per gli animali.
Questi biodigestori anaerobici producono gas naturale che viene bruciato quale forza motrice per produrre elettricità. La quantità di questa così ottenuta è davvero poca cosa, ma non pochi sono gli incentivi statali. Tali impianti, in cocreto, servono solo a rastrellare incentivi, con coltivazioni dedicate che rubano terreni all'alimentazione.
Sono degli ecomostri cui opporsi.
Tali non sono quelli che vengono alimentati con le deiezioni animali, a patto che non siano troppo grandi
ed invasivi per il territorio come quello comprensoriale che voleva impiantare il comune di Montechiarugolo un anno fa. Un impianto sotto il Mw, ma che avrebbe digestato ben 350 tonnellato al giorno per 365 giorni, cioè circa 100.000 tonnellate annue, raccogliendo deiezioni animali tra la città e Neviano Arduini.
Noi crediamo, anzi, che ogni allevamento dovrebbe averne uno, soprattutto per impedire che i nitrati di tutti quei liquami finiscano in falda, inquinandola. Gli incentivi che l'azienda ricaverebbe dalla produzione di gas e quindi di energia elettrica sarebbero il giusto compenso per aver reso l'allevamento sostenibile per l'ambiente. Questo vale per l'enorme quantità di allevamenti della val Padana e ancor più per quelli della nostra Food Valley, che inquinano non solo la falda acquifera ma anche gli stessi terreni da cui ricavare tutti quei pregiati coltivi.

Reteambienteparma
Serioli Giuliano

sabato 11 febbraio 2012

Dalla conferenza stampa di "AMICI DELLA TERRA"

Il Presidente della Fiper, Righini, aggiunge: “Il potenziale di approvvigionamento delle potature del verde urbano è immenso; secondo l’ultimo studio Fiper, in 801 comuni alpini e appenninici (zone climatiche E-F) ci sarebbero le condizioni per avviare centrali di teleriscaldamento a biomassa. In questi giorni di “freddo siberiano”, l’impiego di questa tecnologia e combustibile, permetterebbe in questi comuni di raggiungere la completa autonomia dal gas e riscaldare i propri cittadini avvalendosi delle risorse locali”. 

Questo è ciò che sostengono gli "AMICI DELLA TERRA" e la FIPER ( federazione italiana produttori energie rinnovabili). Ma se, come affermano, "il potenziale delle potature del verde urbano è immenso", com'è che questo farebbe si che "ci sarebbero le condizioni per avviare centrali di teleriscaldamento in 801 comuni alpini e appenninici"? Vorrebbero forse portare le potature in montagna? Ridicolo! Ma no, stanno semplicemente battendo la grancassa che bruciare legna a livello industriale è bello, utile economicamente e salubre per la gente. La realtà del teleriscaldamento da cippato di legna è che è conveniente economicamente solo in quelle realtà dove esistono grandi scarti di segheria disponibili ( Trentino-Alto Adige ) e con centrali di grandi dimensioni( da 10 a 40 Mw) che abbinano la produzione di acqua calda alla produzione di energia elettrica remunerata coi certificati verdi. In grado quindi di permettersi filtri costosi ( a maniche ed elettrostatici) in modo da limitare le emissioni nocive e non pregiudicare la salute dei cittadini e la fiorente ricezione turistica. Il teleriscaldamento è costoso ( 500 euro al metro ). Costoso è l'impianto di una centrale a cippato anche di piccola taglia, per intenderci quelle che hanno già cominciato ad impiantare nel nostro appennino. L'unica cosa su cui possono risparmiare è il cippato di legna, bruciando quello fresco di taglio e molto umido che, però, provoca emissioni nocive fuori dalle normative e quantitativi di ceneri dell'ordine del 5% in peso del materiale bruciato. L'altra cosa su cui possono risparmiare sono i filtri : invece di quelli a maniche ed elettrostatici, usano solo filtri meccanici, a multiciclone, che bastano forse solo ad abbattere la fuliggine. Inoltre in piccoli borghi di montagna, quasi ormai disabitati, che senso ha una linea di teleriscaldamento a cui si potranno allacciare in pochi? Fra quei pochi, chi mai vorrà sobbarcarsi le spese di allaccio di casa sua, quando ha già provvedito per suo conto con moderne stufe a legna e a pellet? Questa è la filiera corta del teleriscaldamento : antieconomica, nociva, inutile e capace solo di contribuire al rimaneggiamento dei boschi già avviato dalla speculazione della legna da ardere. Le rinnovabili, soprattutto in montagna, sono il fotovoltaico sui tetti, le ristrutturazioni per il risparmio energetico, il microidroelettrico ( turbinazione degli acquedotti ), il microelico lineare ( non quello che si sviluppa in altezza) e i biodigestori che producono gas dalle deiezioni animali degli allevamenti nelle valli. Queste sono le rinnovabili che la regione, coi fondi FAS, dovrebbe finanziare. 

Serioli Giuliano

La congiura del silenzio - documenti


Il 27 dicembre 2006 pervenne al sindaco di Bardi l' informativa ARPA avente per oggetto le ghiaie ofiolitiche contaminate da amianto oltre i limiti di legge.
Anche a una lettura veloce, il documento appare importante per i risvolti sanitari, ma è archiviato dall'amministrazione di Bardi senza numero di protocollo. 

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