"Non ho paura della cattiveria dei malvagi, ma del silenzio degli onesti". (Martin Luther King JR)

giovedì 31 maggio 2012

Precisazioni di Gabriella Meo


Gentile Giuliano Serioli,

ho seguito la vicenda della centrale a biomasse di Trecasali e mi corre l’obbligo di fare alcune precisazioni al suo post di ieri.

Come ho accennato nel mio recente comunicato stampa (che può trovare a questo link http://www.gabriellameo.it/2012/05/trecasali-salta-la-centrale-a-biomasse/) e come ha giustamente ricordato anche lei, Eridania Sadam, nell’annunciare il ritiro del progetto, ha citato come cause della sua decisione, oltre alla decisa opposizione dei Comuni, anche la normativa regionale sulle biomasse divenuta più stringente e le intenzioni del Governo di rivedere l’ammontare degli incentivi per le fonti rinnovabili.

Non è esatto, invece, affermare che il progetto sarebbe stato autorizzato, nel settembre 2011, da Provincia e Regione con la Valutazione di Impatto Ambientale. Infatti, la procedura di autorizzazione e valutazione è stata attivata da Eridania il 27 luglio 2001 (con lettera che allego), è stata pubblicata sul Bollettino Ufficiale della Regione (di cui allego un estratto) n. 170 del 23 novembre 2011 e, fino a pochi giorni fa, era ancora in corso, come può verificare direttamente accedendo al sito della Regione Emilia-Romagna, nella pagina relativa alle valutazioni ambientali http://ambiente.regione.emilia-romagna.it/servizi-on-line/valutazioni-ambientali.
Quindi, nessuna autorizzazione è stata rilasciata dalla Regione a Eridania per realizzare la centrale a biomasse di Trecasali.

Per quanto riguarda la normativa regionale sulle biomasse, e principalmente la Delibera di Assemblea legislativa n. 1570 del 26 luglio 2011, essa prevede che non siano assoggettati gli impianti “che siano previsti nei progetti di sviluppo o riconversione del settore bieticolo-saccarifero, in attuazione della normativa comunitaria e nazionale in materia, ivi compresi gli impianti derivanti dagli accordi interprofessionali sottoscritti in data 15 novembre 2010 fra le Associazioni bieticole con Eridania-Sadam COPROB/Italia Zuccheri, e Unionzucchero.”

Quindi, in sintesi, la centrale a biomasse di Russi può non applicare le stringenti norme regionali in quanto trattasi di riconversione di un ex zuccherificio, quella di Trecasali no, ed è questo passaggio che, grazie alle mie interrogazioni ed interpellanze, alla fine è risultato chiaro (allego la risposta alla mia ultima interpellanza), contrariamente a quanto cercava di far intendere Eridania.

Tutto ciò per spiegare che la presa in giro, se di presa in giro si può parlare, non è certo venuta da Provincia o Regione che hanno semplicemente seguito le procedure vigenti.

Colgo l’occasione per segnalarle anche gli altri interventi che ho diffuso in questi mesi sul progetto di Trecasali e sulla proposta di una moratoria regionale delle centrali a biomasse e biogas avanzata dal nostro Gruppo assembleare :
http://www.gabriellameo.it/2012/01/trecasali-serve-una-alternativa-alle-biomasse/
http://www.gabriellameo.it/2011/09/giusto-il-no-a-trecasali-pr-alla-centrale-a-biomassa/
http://www.gabriellameo.it/2012/03/una-moratoria-regionale-sugli-impianti-a-biogas/

Cordiali saluti

Gabriella Meo

Allegati:
Richiesta ERIDANIA
Estratto BUR
Interpellanza
Linee guida energie rinnovabili



mercoledì 30 maggio 2012

La centrale a biomassa di Trecasali non si fa più

In occasione di un incontro coi sindacati, avvenuto sabato 26 in provincia, Sadam-Eridania ha annunciato il ritiro del progetto di centrale a biomassa.
E' la vittoria del comitato di Trecasali.
Oltre ad aver mobilitato i cittadini, il comitato è riuscito a convincere i sindaci e le amministrazioni comunali dei paesi limitrofi ad opporsi al piano speculativo di Eridania.
Questo prevedeva di bruciare 150.000 t. annue di cippato di legna, con emissioni gravemente nocive per la salute degli abitanti della "bassa" e con una pesante sottrazione di suolo agricolo agli usuali coltivi alimentari, da adibire a pioppeti triennali per alimentare il forno inceneritore.
Eridania cita espressamente la decisa opposizione dei comuni come causa del suo ritiro.
Accenna anche alla normativa più stringente della Regione e all'intenzione del governo di abbassare il volume degli incentivi.
In realtà Regione e Provincia, nel settembre scorso, avevano autorizzato il progetto con la VIA.
Poi, la mobilitazione del comitato e l'opposizione dei consigli comunali aveva costretto la Provincia a far marcia indietro : c'erano le elezioni al comune di Parma in vista.
Che sia vero, come afferma la consigliera regionale Meo, che la Regione non abbia applicato la deroga per gli zuccherifici alla sue normative sulle biomasse?
E allora la conferma della VIA per la  centrale a biomassa di Russi, anch'essa in deroga?
Non è vero, poi, che il governo Monti non intenda incentivare le biomasse. Ha addirittura previsto lo stanziamento di 100 milioni di finanziamenti espressamente per centrali a biomasse e biogas nel mezzogiorno.
In ogni caso  Provincia e Regione ci devono una spiegazione. Anzi la devono al comitato di Trecasali, che per tanto tempo si è visto da loro preso in giro.

Serioli Giuliano

martedì 1 maggio 2012

Basta giocare con la salute delle persone !

Nel secondo appuntamento del ciclo “Le mani sulla montagna” dal tema “Cave in ofiolite e rischio amianto”, tenutosi il 21 aprile a Borgo Val di Taro, un qualificato relatore aveva sostenuto che, sulla base dei dati desunti da documenti ufficiali, il numero di casi di mesotelioma nei comuni ofiolitici del parmense sarebbe risultato doppio rispetto alla media regionale. Con comunicazione del 27-04, il relatore ci informava che, ad una verifica successiva dei dati con il responsabile del ReNaM, l'ipotesi non poteva essere sostenuta. Dunque la "pistola fumante" in forma di dato statistico, non sarebbe stata ancora trovata! Un vero peccato perchè, quando il riscontro dovesse arrivare, agli organi sanitari non resterebbe altro che contare i morti. Una storia questa che ci pare sia già stata raccontata nelle aule dei tribunali e dalle famiglie delle vittime. Noi non attenderemo inerti! La battaglia continuerà fino alla chiusura per legge di tutte le cave con la presenza accertata di amianto. Per meglio capire il preoccupante presente, sarà utile inquadrare la problematica nel contesto normativo e alle luce delle determinazioni pubbliche recenti. Dai primi anni '50 venne accertata la relazione medico-scientifica tra il mesotelioma maligno e l’amianto. Prima che la politica italiana ne prendesse atto sono passati però 40 anni. Solo nel 1992 venne portata a compimento la legge 257 ed occorsero, perché diventasse pienamente operativa, altri 4 anni. Quattro anni che per le lobbies non passarono inutilmente. Nel D.M. 14 maggio 1996, contravvenendo al principio generale della legge, fu autorizzata la prosecuzione dell’escavazione delle matrici minerali dalle quali veniva estratto l’amianto. Nel silenzio generalizzato, con il concorso attivo di Comuni, Province e Regioni, si consentì per legge di avvelenare persone e territorio. Solo pochi sapevano, quei pochi hanno taciuto. Per anni sono state negate a cittadini e amministratori inadeguati, informazioni importanti. Le uniche a parlare a voce alta sono state le associazioni e nel 2004 il sorprendente, per alcuni aspetti, documento Arpa “Progetto regionale pietre verdi” scandalosamente disatteso e "congelato" dal governo della regione Emilia Romagna e da tutta la classe politica. Oggi al vecchio insulto dell’allegato 4, se ne aggiunge uno nuovo: il censimento Arpa del 30 settembre 2011 ha inserito fra i siti contaminati da amianto naturale le cave ofiolitiche, ma ancora una volta i tre livelli decisionali, comune, provincia, regione si sono fatti gioco della logica più elementare, non adottando provvedimenti coerenti con la finalità della legge 257. Ancora in questi giorni, a livello politico assistiamo ad un indegno teatrino, che preannuncia nuovi trucchi. Nuovi studi, nuove indagini, un congruo numero di anni per accertare quello che è già chiaro da decenni. E ancora nuove regole, controlli ferrei. Nel frattempo per questa classe dirigente l'importante è che le cave ofiolitiche restino in attività e i cittadini non si allarmino. Se oggi il fronte della battaglia contro l’utilizzazione e la dispersione di fibre di amianto in Italia è ancora aperto, lo dobbiamo ad una norma probabilmente illegittima e anticostituzionale. Di questo aspetto investiremo ufficialmente il parlamento italiano e europeo, ma è facile prevedere che il percorso richiederà tempo. A livello locale c’è molto da fare perché i ruoli decisivi sulla questione, contrariamente a quanto si è voluto far credere per anni, restano in capo alle amministrazioni comunali e agli organi di controllo sanitario, tecnico, giudiziario. Sarà utile chiarire anche alcuni aspetti relativi ai ruoli delle istituzioni pubbliche, troppo spesso travisati o dimenticati. Nel recente caso del PAE del Comune di Bardi si è voluto attribuire ai pareri favorevoli rilasciati da Ausl e Arpa il significato improprio di dichiarazione di non pericolosità della escavazione in matrice ofiolitica, dimenticando che la lunga lista di prescrizioni è una palese dichiarazione del contrario. Chiedere o attendersi dagli organi di controllo sanitario e tecnico un divieto ad una attività prevista per legge, significa non comprendere ruolo, competenze, responsabilità. In effetti il compito di Ausl e Arpa in questa procedura deliberativa è sostanzialmente regolato e limitato dal principio “conforme, non conforme”. Ben diverso è il ruolo dell’amministrazione locale e del Sindaco. Questo ruolo viene esercitato? E come? Su questo fronte abbiamo un bagaglio di esempi talmente negativi da compromettere il rapporto fiduciario tra cittadini e classe dirigente. Oggi è assolutamente vitale che una cittadinanza attiva si riappropri della funzione di controllo, ritorni ad un ruolo attivo nella vita della comunità pretendendo dai propri amministratori il massimo della trasparenza nel processo decisionale. Abbiamo tutti estremo bisogno di cittadini che ci mettano la faccia e che entrino nel palazzo comunale, non per chiedere e ottenere “favori”, ma per consultare gli atti pubblici, saggia pratica anche sotto il profilo della difesa dei propri legittimi interessi, sia individuali che collettivi. Fabio Paterniti Cave all'amianto no grazie