"Non ho paura della cattiveria dei malvagi, ma del silenzio degli onesti". (Martin Luther King JR)

lunedì 9 dicembre 2013

Il nostro Appennino che muore




La situazione dei boschi nel nostro Appennino è pesantemente cambiata negli ultimi anni.
Se ne sono resi conto in particolare coloro che risiedono nei paesi delle nostre montagne e gli escursionisti, che ripercorrevano quelli che fino a poco tempo fa erano bellissimi sentieri immersi in boschi ricchi di castagni, faggi e betulle.
Ora si ritrovano in enormi radure assolate, con i sentieri sostituiti da larghe carraie adibite al transito di mezzi pesanti per il trasporto di legname e mezzi escavatori.


Una situazione veramente drammatica che non risparmia più nessuna vallata delle nostre montagne, e le segnalazioni di questi scempi giungono da ogni regione italiana.
Per quale motivo la politica ambientale è volta a distruggere il nostro territorio anziché tutelarlo?
La ragione iniziale di tutto questo è da ricercarsi in ambito europeo.
L’Ue infatti elargisce forti finanziamenti a tutti gli enti comunali e provinciali che fanno costruire nel loro territorio centrali a biomasse.

Queste centrali avrebbero la funzione di trasformare il legname in energia termica e a prima vista questa potrebbe anche sembrare una gran bella cosa, ecologica ed economica.

Ma gli studi dicono altro.

Mentre la la resa  resa delle centrali termiche per la produzione di calore può essere del 80%, quella delle centrali a cippato per produzione di elettricità è del 10-15%, il che significa che ben l’85-90% dell’energia termica derivata dalla combustione di legname non viene utilizzata. 
Si spreca così la maggior parte di questa enorme quantità di boschi abbattuti e al contempo si rilascia nell’aria una grande quantità di metalli pesanti derivanti da tale processo di trasformazione, oltre che ovviamente altre grandi quantità di CO2, come ha sottolineato anche Federico Valerio, chimico genovese che ha fatto luce su questi nuovi sistemi.
E' evidente che per alimentare le centrali a biomasse, come ad esempio quelle installate a Monchio e Palanzano, sono necessarie enormi quantità di legname, e il vantaggio economico garantito dagli incentivi fa sì che quasi tutti i comuni del nostro Appennino se ne stiano dotando.
Questo modo di produrre energia elettrica è costoso, inquinante, poco produttivo a livello di energia e totalmente distruttivo per il nostro ambiente boschivo.
Quando le nostre risorse forestali saranno completamente annientate, saremo di nuovo al punto di partenza, con la differenza che poche persone si saranno arricchite e tutti noi resteremo completamente senza boschi sulle nostre montagne, con un tasso di inquinamento evidentemente incrementato dalle combustioni.
E pensare che il bosco è molto importante anche per la pulizia dell’aria, dato che abbiamo valori di PM10 altissimi nel capoluogo.
Il monte Fuso da qualche anno è oggetto di continue deforestazioni pesantissime, in cui gli enti pubblici preposti (come Provincia e Comunità Montana Parma Est) non si fanno problemi a rilasciare continue autorizzazioni per il taglio di ettari e ettari di boschi, su qualsiasi versante e in qualsiasi pendenza, dato che serve continuamente nuovo legname per alimentare gli impianti a biomassa.
Alla richiesta da parte delle associazioni ambientaliste di avere documenti relativi a tutti questi tagli boschivi in atto, gli Enti pubblici come la Provincia di Parma e la Comunità Montana hanno risposto in maniera elusiva, rimpallandosi a vicenda, mentre in realtà sappiamo bene che essi hanno sempre collaborato assieme su questi fronti.
Il taglio selvaggio di ettari di faggete secolari a stretto confine col Parco Nazionale dei Cento Laghi nei pressi di Prato Spilla aveva qualche tempo fa suscitato l'attenzione dei media.
Ora c'è stato un altro taglio in Val di Tacca, addirittura più grande, in cui sono stati smantellati in un attimo ettari di faggete di 120 anni di età, con la ridicola scusa di creare maggiore biodiversità.
Tutto questo è reso anche possibile dallo sfruttamento di mano d’opera proveniente dall’Est europeo pagata con stipendi bassissimi.
Nel solo versante nord del Monte Fuso lavoravano contemporaneamente e in modo ininterrotto sei squadre di taglia-legna con relativi mezzi escavatori.
Io credo che sia un nostro diritto pretendere che il nostro ambiente rimanga intatto come lo è sempre stato e che i nostri figli possano un giorno fare delle belle escursioni nei boschi come le abbiamo potute fare noi e non trovarsi invece in uno spettrale paesaggio devastato, solo per il mero arricchimento di poche persone senza scrupoli che riescono a vedere i boschi solo come una risorsa da sfruttare completamente per un personale ritorno economico.
Se ci uniamo e cerchiamo tutti insieme di fermare l’avanzata di questo eco-mostro, nemmeno i vari enti compiacenti possono fare nulla contro il volere unito della gente, ma se decidiamo invece di chiudere tutti gli occhi, non possiamo poi lamentarci delle conseguenze.
A Parma il gruppo che più di tutti si è battuto su questo fronte è stato quello di Rete Ambiente al quale tutti possono aderire alla pagina web http://www.reteambienteparma.it/
Potete trovare testimonianze fotografiche del taglio dissennato e spiegazioni tecniche ancora più esaurienti.
Ricordiamoci che il futuro nasce dal presente e il presente ce lo stiamo costruendo noi, quindi specialmente ora in cui la persistenza nel voler restare a tutti i costi in questa Unione Europea ci sta procurando seri problemi (tra cui questo), abbiamo il dovere di lottare per riprenderci tutto quello che ci stanno portando via e per uscirne vittoriosi dobbiamo essere tutti più uniti che mai e lottare insieme.

Dimitri Bonani