"Non ho paura della cattiveria dei malvagi, ma del silenzio degli onesti". (Martin Luther King JR)

sabato 29 marzo 2014

Bioenergie, davvero sostenibili?

Il grande bluff dei Paes

I cosiddetti comuni virtuosi si ergono paladini, a parole, dello sviluppo delle energie rinnovabili.
Ma l'effettiva sostenibilità di queste per l'ambiente e per la salute dei cittadini è tutta da dimostrare.
Alcuni comuni come Montechiarugolo, Neviano e Monchio hanno effettivamente realizzato impianti fotovoltaici di cui sono proprietari e da cui ricavano incentivi pubblici da investire in opere per i cittadini.
Ma mentre Montechiarugolo ha anche investito nell'illuminazione a led per il risparmio energetico, Monchio e Neviano si sono distinti per la costruzione di centrali termiche a cippato mancanti di filtri, con emissioni nocive ed fruibili solo da pochi cittadini.


Diverse amministrazioni hanno già presentato ai cittadini il Paes (piano di azione energie sostenibili), con il sostegno di qualche professore d'università, le famose competenze.
Qualcuno di questi (Setti dell'università di Bologna) ha storto il naso venendo a sapere che il comune in cui parlava (Felino) aveva già messo in cantiere la possibilità di bruciare grasso animale o cippato di legna per produrre energia elettrica.
Poi ha glissato, progetto già scritto e tanti saluti all'amico (?) ambiente.
In realtà nei Paes è stato inserito un po' di tutto.
Sia perché sono arrivati a cose già fatte, dopo che la speculazione si era già fatta in quattro per avere permessi come a Trecasali, Palanzano, Felino, Langhirano, Lesignano e a Noveglia di Borgotaro; ma soprattutto perché quelli del Paes non sono progetti concreti, ma solo piani teorici campati per aria, che chissà se verranno mai realizzati.
Intanto però si fa bella figura e ci si mostra con il petto gonfio.
Nei Paes c'è l'energia del fotovoltaico, ma dove sono stati costruiti tali parchi spesso l'energia non viene utilizzata e, ancora peggio, non viene ricavano nulla dagli incentivi, girati alle aziende costruttrici o alle finanziarie che hanno messo i soldi.
Nei Paes c'è l'eolico, anche se di eolico nella nostra provincia non se ne farà mai.
Nei Paes c'è il risparmio energetico, anche se progetti comunali ad esempio per isolare termicamente gli edifici non se ne conoscono.
Nei Paes c'è l'energia termica dal cippato di legna, per riscaldare condomini, di cui non esiste alcun esempio,
Nei Paes c'è il biogas dalle deiezioni animali e scarti agricoli, per produrre energia e biometano, ma una sola centrale a biogas da liquami, di soli 60 Kw, è attiva a Basilicanova, e del progetto per la connessione del biometano alla rete neanche l'ombra.
Del fotovoltaico non parla più nessuno, gli incentivi ormai sono finiti.
Dell'eolico meglio non parlare più, almeno dalle nostre parti, perché la gente di montagna si è giustamente ribellata alla cementificazione delle vette e dei crinali, con le finanziarie pronte a ghermire gli incentivi.
Restano le bioenergie, di cui si è parlato sabato scorso a Traversetolo.
Sono le centrali a combustione di biomasse e centrali a biogas.
Il bacino padano sopravvive sotto una cappa di polveri e di inquinanti.
Qualsiasi processo industriale di combustione che si aggiunga a quelli già esistenti è un assurdo nei termini, perché andrebbe ad aggiungere altri inquinanti in una zona già rossa.
Lo ha detto a chiare lettere Eriberto De Munari, direttore provinciale di Arpa, riferendosi all'inceneritore a grasso animale voluto a Felino da Citterio, in realtà mai avviato, ma approvato dal comune e della Provincia.
E' la stessa Provincia che ha voluto ad ogni costo l'inceneritore di Ugozzolo, per la fortuna di Iren, che si prende la sua fetta di profitti bruciando rifiuti, oggi locali, domani da ogni parte d'Italia.
E' la stessa amministrazione provinciale che ha rinnovato a Laterlite (Fornovo), l'autorizzazione a bruciare oli esausti d'acciaieria (veleni pericolosi) al posto del metano.
Solo la determinazione del comitato Giarola-Vaestano ha finora impedito che sorga a Palanzano un gassificatore da 1 Mwe, che brucerebbe più di 10 mila tonnellate di legna ogni anno.
Solo la forza del comitato di Trecasali ha impedito ad Eridania di impiantare un inceneritore a cippato di legna da 15 Mwe, che avrebbe bruciato più di 130 mila tonnellate di legna ogni anno.
Sono numeri che parlano da sé.
Nonostante tutto ciò, Regione, Provincia e sindaci vogliono impiantare in montagna una serie di centrali a combustione di cippato (otto già funzionanti o in costruzione), senza che sia installato alcun filtro per le emissioni, spacciando il multiciclone, che raccoglie solo le ceneri volanti, come sistema filtrante.
Queste centrali bruciano cippato fresco e manifestano quindi una cattiva combustione, producendo il doppio di emissioni delle moderne stufe a legna o a pellet (fonte Aiel).
Produrre energia elettrica bruciando legna è un'assurdità energetica perché l'efficienza è ridicola: dal 10% (come Monchio) al 15%.
Anche bruciare legna a livello industriale per produrre calore è una scelta errata.
Piccoli impianti non possono sopportare il costo dei filtri delle grandi centrali, come in Alto Adige. Si va così a sporcare una delle poche risorse della montagna, l'aria pulita.
Si crea un'ingiustizia sociale: i soldi della comunità vanno a vantaggio di pochi.
Una potente lobby di industriali investe e fa ricerca solo nella combustione dei rifiuti e delle biomasse.
Hera, A2A e Iren con i loro inceneritori, Termoindustriale con i motori endotermici per i cogeneratori, Aiel con le sue caldaie industriali a cippato e poi gassificatori, pirogassificatori, una rosa di mostri ammazza ambiente.
Una scelta a senso unico, indipendente dall'opinione della gente e dall'esigenza di rispettare l'ambiente. Una lobby che indirizza le scelte del Governo del paese, delle Regioni, delle amministrazioni locali, che uniformano le normative delle emissioni nocive ai livelli tecnologici raggiunti dai loro impianti.
Esiste un'altra via.
La pianura padana ha una quantità enorme di allevamenti industriali.
Le deiezioni costituiscono un grave problema per i suoli e le falde acquifere.
Centrali a biogas che digestino liquami produrrebbero una energia rinnovabile davvero sostenibile come il biometano. Biometano da autotrazione, ma soprattutto da mettere in rete, collegata a quelle già esistenti. Centrali il cui digestato, depurato dell'ammoniaca in eccesso, costituirebbe un ammendante naturale per i suoli agricoli e potrebbe sostituire i concimi di sintesi, ricavati chimicamente dal petrolio e dai suoi derivati.

Giuliano Serioli
28 marzo 2014

Rete Ambiente Parma