"Non ho paura della cattiveria dei malvagi, ma del silenzio degli onesti". (Martin Luther King JR)

lunedì 24 novembre 2014

Montagna, disastri e progetti

Gli eventi disastrosi che hanno così gravemente segnato la nostra montagna ed in particolare la Val Baganza ed il Cornigliese devono farci riflettere.
L'evento atmosferico che ne è stato la causa è sicuramente di carattere eccezionale: 260 mm per m2 di acqua caduta a Bosco di Corniglio in sole due ore corrispondono a 260 litri d'acqua su ogni m2 tutto in una volta.


L'effetto spugna del bosco e della lettiera non poteva sicuramente essere sufficiente a trattenere tutta quell'acqua caduta in così poco tempo.
Ma col probabile perdurare di simili fenomeni atmosferici e con lo stato già disastroso degli eventi franosi degli ultimi anni, c'è da chiedersi come porsi nei confronti della nostra montagna e quali misure adottare per limitare i danni.
La ceduazione completa o con rilascio di matricine ha un effetto immediato sul soprassuolo rimasto. L'eliminazione dell'effetto copertura delle chiome espone il suolo all'azione diretta degli agenti atmosferici. Il dilavamento e l'aumento del deflusso delle acque superficiali crea un'alterazione della lettiera, aumenta l'erosione per instabilità del suolo, contribuisce alla maggior incidenza degli eventi atmosferici estremi ed altera le caratteristiche dei corpi idrici forestali.
Il taglio industriale del bosco implica, inoltre, l'apertura di piste da esbosco con rottura della copertura del suolo in grado di innescare movimenti franosi per il venir meno dell'effetto spugna della lettiera stessa.
La ceduazione con rilascio di matricine comporta spesso la caduta delle matricine stesse a causa di eventi atmosferici violenti contro cui il loro isolamento non può niente come ad esempio il fenomeno del vetro ghiaccio, contro cui piccole piante estremamente rade non hanno difesa alcuna.
In sostanza, la ceduazione con la perdita totale della chioma ha come conseguenza un impoverimento del suolo.
Erosione e dilavamento ne sono una conseguenza diretta.
La ceduazione in suoli molto acclivi può portare ad un graduale esaurimento del terreno a causa dello squilibrio tra sostanze asportate e quelle restituite.
La ceduazione spinta cui stiamo assistendo nel nostro Appennino ad opera del mercato speculativo della legna da ardere, l'indirizzo dei finanziamenti pubblici verso il taglio industriale con movimentazione del suolo di interi versanti, l'incentivazione pubblica di centrali a cippato di legna per produrre calore ed energia elettrica sono tutti fattori che contribuiranno al degrado idrogeologico della nostra montagna e ad un ulteriore crescita della sua franosità ed abbandono economico.
Delle intenzioni programmatiche della Regione Toscana non ci sono più dubbi: ha espressamente rivendicato di voler promuovere la costruzione di centrali a cippato di legna sotto il Mw per una potenza complessiva di 70 Mw elettrici, bruciando 700.000 tonnellate di legna, che corrispondono a circa 7.000 ettari di boschi.
Ma anche le intenzioni programmatiche della Regione Emilia Romagna sul progetto di centrali elettriche da legna non sono da meno.
Al termine di un incontro su un progetto di pala eolica presentato da un ingegnare di Parma è emerso che la regione sosterrà e finanzierà a breve progetti di centrali a biomassa legnosa per la produzione di energia elettrica da dislocare in tutto il territorio dell'Emilia Romagna.
Allora è tutto vero quello che andiamo dicendo ormai da anni.
Per la nostra regione l'uso della risorsa boschiva per ricavarne elettricità è un obiettivo.
Le centrali a cippato attuali sono solo termiche, ma rappresentano un cavallo di Troia per cominciare un processo che porterà ad un disboscamento industriale di cui la speculazione attuale sulla legna da ardere è solo un pallido riflesso.
Una montagna sempre più abbandonata e sempre meno abitata sarà predata delle sue risorse naturali, anche se le istituzioni identificheranno questo processo come un esempio virtuoso di economia sostenibile

Giuliano Serioli
24 novembre 2014

Rete Ambiente Parma

per la salvaguardia del territorio parmense