"Non ho paura della cattiveria dei malvagi, ma del silenzio degli onesti". (Martin Luther King JR)

giovedì 27 febbraio 2014

Veri ecologisti cercasi

La Provincia, il finto green think, l'ondivago agire sull'ambiente

E' comparsa recentemente sui media la presa di posizione di Nicola Dall'Olio e Vincenzo Bernazzoli sulla necessità di non sforare i limiti del consumo di suolo, per Parma e Fontevivo non oltre il 10% di cementificazione.
La dichiarazione è stata fatta soprattutto in polemica con l'ipotesi della concessione da parte dell'amministrazione comunale di Parma di un terreno per un altro supermercato a Ugozzolo.
Un ulteriore cementificazione sicuramente deprecabile, anche se ereditata dalle precedenti amministrazioni.

Vediamo però di valutare il pulpito da cui è giunta la reprimenda.
In realtà il presidente della Provincia solo due anni fa voleva cementificare a tutto spiano.
Infatti durante la serata alla corale Verdi di venerdì scorso Liana Avanzini, responsabile ambiente territorio del Pd, ha affermato che non si poteva tacere che Bernazzoli nel 2011 presentava a Fontevivo un Psc con un consumo di suolo dal 13 al 19%, 43 ettari di terra da immolare al tondino.
E se lo dicono loro...
Il limite del 10% oggi elevato a icona dello pseudo ambientalismo de noantri era quindi decisamente superato.
L'evento a cui fa riferimento la responsabile ambiente è la presentazione del nuovo PSC di Fontevivo da parte dell’assessorato all’Urbanistica del Comune di Fontevivo.
Un incontro aperto al pubblico, svoltosi il 17 febbraio 2011, durante il quale venivano presentate le linee programmatiche dello strumento urbanistico.
Ecco le auliche e promettenti parole che presentavano il dibattito.
“Il Piano Strutturale di Fontevivo completa il suo percorso e arriva ai cittadini. In attesa del passaggio finale di approvazione in Consiglio comunale, infatti, il nuovo PSC sarà presentato al pubblico giovedì prossimo, 17 febbraio, alle ore 18.30 a Ponte Taro. L’incontro – a cui interverrà il presidente della Provincia Vincenzo Bernazzoli – sarà introdotto da Raffaella Pini. Seguirà un intervento del Presidente stesso e del sindaco di Fontevivo, Massimiliano Grassi, che affronterà le linee guida ed i criteri di individuazione del programma di sviluppo. Il compito di illustrare i contenuti del PSC spetterà all’architetto Sergio Beccarelli, che ha curato il Piano per la società Policreo srl. L’appuntamento si concluderà con un rinfresco”.
Evidentemente un piano ritenuto di grande qualità e visione.
Ma la retromarcia fu repentina.
L'assessore provinciale Ugo Danni corresse quell'impostazione, come si desume dalla risposta data a due consiglieri di opposizione.
Eccone il resoconto sulla stampa.
“PSC di Fontevivo: parlano gli atti. Danni risponde ai consiglieri del Pdl che hanno interrogato la Provincia: <Va ricordato ancora una volta - secondo Danni - che le scelte urbanistiche del territorio sono prerogativa dei rispettivi comuni. Siamo ora in attesa delle controdeduzioni che saranno elaborate da quel Comune materia su cui, come per tutti gli altri Comuni, ci sono stati fra gli uffici preposti dei due enti momenti di confronto>”.
Su un sito web il commento di un meravigliato lettore.
“Solo duemila metri quadrati. A tanto ammonterà la superficie che dovrà accogliere il nuovo polo logistico, direzionale e commerciale del Comune di Fontevivo previsto dal Psc (Piano sviluppo comunale) nell'area cosiddetta Case Rosi. Un progetto partito con ben altri volumi - 43 ettari, quanto l'abitato del comune, scrive il Nuovo di Parma - che la Provincia, d'accordo con l'Amministrazione del sindaco Pd Massimiliano Grassi alla fine ha deciso di ridimensionare nel nome del risparmio del suolo agricolo”.
Altro intervento.
Nonsolodisinformazione. “Si legge e si sente di tutto e di più, ma da profano mi piacerebbe
capire più precisamente come mai (motivazioni esatte) la provincia ha “bloccato” il PSC originario, redatto da un pool di architetti di comprovata esperienza?”.

Insomma un girovagare a casaccio, che non da certo nessun imprimatur di salvatori del suolo alla Provincia ed ai suoi funzionari, che oggi si stracciano le vesti di fronte al progetto di Ugozzolo.

lunedì 24 febbraio 2014

Montagna, la tempesta perfetta

Il rifacimento della Massese, il taglio dei boschi, ora la pioggia al posto della neve

Negli anni dietro di noi la “riqualificazione” della Massese, una spesa da 20 milioni di euro.
Con dentro una variante necessaria, quella di Ranzano, (e la sistemazione della frana appena oltre il paese), ed un'altra inutile, quella di Groppo, con un costoso nuovo viadotto.
E una marea di “rettifiche stradali”, un eufemismo per semplici tagli e arrotondamenti di curve.
Sulle frane, solo qualche piccola opera qua e là, di pura evidenziazione.
Nel complesso si è trattati di un lavoro costoso, fatto principalmente di immagine, ben simbolizzato dalla variante di Ponte di Lugagnano, con uno scavo durato un anno e mezzo, costato un milione di euro, costituito principalmente dall'eliminazione dal tracciato di un'imprevista grande lente di calcare.


Nella provincia più franosa d'Europa, la nostra, non si è pensato di mettere in sicurezza il tracciato dalle frane relitte o storiche. Bastavano dieci milioni per le varianti fondamentali, e gli altri dieci si potevano spendere per lavori di assestamento dei versanti e di canalizzazione delle acque a ridosso della strada.
Ma sarebbe state opere di scarsa visibilità, e per politici ed per gli amministratori è di fondamentale importanza mostrare e mostrarsi, in vista delle urne a venire.
Un'occasione mancata.
E' in quegli stessi anni che è incominciata la speculazione sulla legna da ardere, spinta da un mercato povero, di sussistenza, originato dalla crisi, un mercato però in grado di muovere numeri notevoli in termini finanziari.
Alcune decine di milioni di euro ogni anno, solo per la nostra provincia.
Ma che produce solo briciole a chi sfacchina, mentre il malloppo andava a chi ha impiantato ditte di taglio con manovalanza non in regola, ed al grande commercio.
Quello che è visibile per le strade fa impressione: ripidi versanti denudati con poche matricine rimaste, che verranno spezzate alla la prima burrasca.
Ma il volume delle cataste di legna tagliata, allineate lungo le strade, ci suggeriscono un taglio più massiccio, che non si vede perché realizzato più in alto. Chi taglia si è fatto furbo ed evita che lo scempio sia visibile. Chi cammina invece, chi va sui crinali, osserva quello che succede, un paesaggio irrimediabilmente intaccato, compromesso.
La Guardia Forestale afferma di aver comminato ammende per 200.000 euro tra il 2009 ed il 2013, ma si dice scettica che vengano effettivamente pagate per le compensazioni attuate dalle amministrazioni.
In pratica non c'è alcun deterrente al taglio senza regole.
Altrettanto grave del taglio dei boschi è la movimentazione del suolo da parte di caterpillar, trattori e altri meccanismi industriali in possesso di aziende edili trasferitesi armi e bagagli in montagna a far man bassa del “nuovo petrolio”, la definizione data ai nostri alberi da un funzionario della Provincia.
Nel suolo dei boschi è contenuta una grande quantità di carbonio, il doppio della CO2 catturata dalla loro superficie fogliare. La movimentazione del suolo, oltre a creare carraie dove prima c'erano piccoli sentieri e vere e proprie strade carrozzabili dove prima c'erano solo carraie, produce la dispersione in aria del carbonio immagazzinato nel terreno in centinaia di anni, contribuendo all'aumento dell'effetto serra ed al cambiamento del clima della nostra montagna.
Tutti tagliano ma di soldi in montagna ne girano ben pochi.
Chi fa tagliare il suo bosco prende qualcosa, e neanche tutto.
Poi, per vent'anni, non se ne parla più.
Chi taglia, invece, prende quello che la sua fatica ha prodotto. Magari lo si vede con un trattore nuovo fiammante, con il finanziamento a fondo perduto del 60%, così i soldi non rimangono in montagna, ma finiscono alle aziende industriali del settore che producono materiali per il taglio.
Tagli massivi, distruttivi del suolo, scriteriati nelle modalità, che si saldano con la forte intensità della pioggia, che ha preso oggi il posto della neve anche in montagna.
Versanti denudati, strade sfondate, interrotte dalle frane, borghi isolati e minacciati.
E nessuno in grado di fermare questo scempio.
Se i boschi stanno diventando delle gruviere, se le strade sono sfondate dai camion che portano via la legna, Massese compresa, ora ci si è messo anche un inverno atipico a dare il colpo di grazia.
Poca neve, molta pioggia.
Si tratta delle avvisaglie di ciò che capiterà sempre più spesso, un cambiamento climatico per il quale occorre attrezzarsi.
Non è più possibile rincorrere i disastri dopo che sono capitati, senza aver fatto niente per evitarli.
Le responsabilità vanno individuate e denunciate.
La gente deve sapere.
Pietta non nasce dalla casualità, ma dalla causalità.


Giuliano Serioli

sabato 22 febbraio 2014

Petizione contro il cogeneratore del Poggio di Felino

E' stata attivata una petizione online contro il cogeneratore del Poggio (Felino).

http://www.change.org/it/petizioni/stop-cogeneratore-citterio-del-poggio-felino-pr

Chiediamo a tutti uno sforzo per raccogliere le firme e diffondere la petizione. Grazie!