"Non ho paura della cattiveria dei malvagi, ma del silenzio degli onesti". (Martin Luther King JR)

martedì 4 agosto 2015

Centrali a biomasse, è allarme benzopirene

L'Italia, in tema di follie, primeggia

A Forno di Zoldo il sindaco ferma l'impianto a biomasse che avrebbe dovuto riscaldare la scuola. "Non sono contrario alle biomasse dice il sindaco" (forse per paura di apparire un sovversivo e dar dispiacere ai potentati) ma, in ogni caso, rendendosi conto che nel suo comune il benzopirene è oltre i limiti massimi e che la collocazione delle scuole a monte dell'abitato con scarsa circolazione d'aria è sfavorevole ha bloccato il progetto.


Ma quanti impianti a biomasse vengono fatti in Italia senza valutare la situazione dell'inquinamento locale solo perché il giro di soldi delle biomasse mette a tacere con i soliti giri di mazzette, favori gli scrupoli dei funzionari, degli amministratori, dei politici?
L'allarme arriva da Belluno, dal Corriere delle Alpi.
Ma il problema è ovviamente generalizzato.
E ovviamente nessuno degli amministratori del nostro Appennino se lo è mai posto.
Sull'argomento, Federico Valerio, noto chimico genovese che si occupa di problemi ambientali afferma: “le campagne di misura effettuate nel 2014 nel trentino hanno confermato quanto temevamo: superamento dei limiti di legge per polveri sottili e benzopirene emessi prevalentemente dalla combustione della legna sia a livello famigliare che industriale. Ora ci sono tutti i presupposti per misurare, in modo mirato, i danni alla salute che gli incentivi alle biomasse legnose hanno prodotto sulle popolazioni esposte”.
La Provincia autonoma di Trento si era opposta nel 2005 alla mega centrale a cippato di Enego, da allora però ha autorizzato decine di impianti a cippato di legna. Deve aver maturato la certezza che questi impianti non costituiscano alcun pericolo. Prova ne sia la localizzazione in Trentino Alto-Adige di un centinaio di queste centrali (con una potenza media di poco superiore al MW) senza aver mai operato analisi epidemiologiche.
A Bolzano non ne parlano perché l'ente pubblico non cerca e non trova gli inquinanti.
Anzi si tessono le lodi della settantina di impianti a biomassa altoatesini senza chiedersi come mai ne abbiano realizzati così tanti, di cui almeno il 40% si rifornisce di combustibile da fuori confine.
Quali sono i limiti del benzopirene a livello comunitario?
La normativa indica 1 nanogrammo per ogni Nm3 di emissioni.
Per il benzopirene l'allarme è a Feltre, per il quarto anno consecutivo maglia nera del Veneto.
La colpa è soprattutto delle stufe a legna, ma anche dei processi di combustione industriale.
Il benzopirene è l'elemento critico e nel Feltrino i dati emersi nel 2014 superano quelli medi dell'intero Veneto: a fronte del limite imposto per legge qui si registra una concentrazione di 1,6.
A Mezzano “la concentrazione media registrata, pari a 4,5 ng/m3, risulta superiore al valore obiettivo e pari a circa 4,5 volte il valore misurato nello stesso periodo presso la stazione di monitoraggio di Trento Parco S. Chiara”.
L’analisi di questi dati ha fatto emergere chiaramente che “la combustione della biomassa è responsabile della quasi totalità del PM10 misurato a Mezzano, e tale fonte è presente durante tutto l’anno” e che “l’impatto delle altri fonti emissive, come il traffico veicolare e l’erosione crostale, risulta quasi trascurabile rispetto al totale evidenziato”.
A Bolzano siamo attorno quota uno, ormai da 4 anni. A Laces, ad esempio, i valori medi sono compresi tra 2 e 3 nanogrammi per metro cubo. E qualche volta è stata superata quota 3.
Il ritorno massiccio alla legna è fortemente inquinante, nocivo per i nostri bronchi (ossidi di azoto e polveri sottili).
Di più, è pericoloso e cancerogeno ( benzopirene).
Bruciare legna a livello industriale in centrali a cippato è pura follia.
Ma l'Italia, in tema di follie, è al top.

Giuliano Serioli
4 agosto 2015

Rete Ambiente Parma

per la salvaguardia del territorio parmense