"Non ho paura della cattiveria dei malvagi, ma del silenzio degli onesti". (Martin Luther King JR)

giovedì 31 marzo 2016

Stato di salute

Un Pianeta sotto tiro

Dello stato di salute del pianeta si ricordano ogni tanto le istituzioni.
Compito dei media, poi, suonare la grancassa della retorica.
Da Kyoto al Cop 21 di Parigi, un susseguirsi di proclami dei quali l'assetto industriale bellamente se ne infischia.
L'ideologia liberista che guida la finanza del mondo ha ben altro a cui pensare.


Ad esempio la bolla del debito che si sta gonfiando.
Debiti degli stati per salvare banche, cui sommare debiti delle aziende e dei consumatori.
Se i 4/5 della ricchezza vanno ad 1/5 della popolazione, tutti gli altri possono comprare solo di che sopravvivere.
Ma i soldi veri di quel quinto vanno solo al 10% della popolazione, l'altro 90% può comprare solo a rate, indebitandosi.
Mutui con cui le banche creano denaro dal denaro, ma anche insolvenze e debiti inesigibili.
Una bolla che crea deflazione, depressione e blocco degli investimenti.
Per un futuro a tinte fosche. Un futuro di guerra.
Quasi che la spada di Damocle del cambiamento climatico non sia già sufficiente preoccupazione.
Si sta incrementando follemente l'antropizzazione del pianeta, come se le risorse naturali fossero infinite.
Così le considera l'apparato industriale: risorse infinite e gratuite.
Gratis aria, acqua e suolo.
L'avvelenamento dell'aria da polveri lo paghiamo noi col costo della sanità.
Siamo sempre noi a pagare l'inquinamento dell'acqua da scarichi industriali e allevamenti.
In bolletta il costo della depurazione è ormai pari a quello dell'acqua stessa.
Il rimaneggiamento del suolo agricolo per la cementificazione ci costa alluvioni e allagamenti nelle città.
Paghiamo tutto noi, senza alcun vantaggio, solo veleni, sovraffollamento e guerra.
Dicono che l'energia da fonti rinnovabili ci salverà, ma è già diventata green economy, speculazione anche questa.
All'apparato industriale se ne aggiunto un altro, quello dei cogeneratori a biomassa che bruciano legna ed olio.
Quella biomassa proviene dal taglio delle foreste pluviali per creare piantagioni di colza e palme da cui ricavare olio.
Ma pazienza, dicono, tanto il saldo è zero. Una stupida menzogna.
Oltre a quel verde tagliato che non cattura più CO2, la deforestazione butta in aria il carbonio stivato nel suolo che è molto di più.
Quei combustori di biomassa sono qui da noi, in Europa, e le loro emissioni si sommano a quelle dell'industria.
E con quali criteri le istituzioni fissano le normative per quelle emissioni?
Saranno criteri compatibili con l'economicità del processo industriale o compatibili con la salute della gente?
La risposta è nella cappa di polveri sottili che copre le aree industriali d'Europa e della fabbrica-mondo che è ormai la Cina.
E’ nelle normative tedesche che sono 3 volte più stringenti delle nostre.
E com'è lo stato di salute del nostro cortile? Della Pianura Padana?
Ad inizio anno i giornali hanno pubblicato un dato statistico preoccupante, un picco di mortalità nel 2015 superiore dell'11,3% a quella del 2014. Una crescita paragonabile solo agli anni delle due guerre mondiali.
Il dato è nazionale, ma è altamente presumibile che si riferisca alla parte più inquinata, la Pianura Padana.
Quello che colpisce è la quantità di sforamenti dai 50 microgrammi di PM 10, di polveri sottili. Tutta la Pianura ne è costellata.
Polveri di cui 1/3 deriva dal traffico veicolare e dall'industria, 1/3 dalla combustione domestica di legna ed 1/3 dalla ricombinazione secondaria in aria dell'azoto degli allevamenti zootecnici industriali. Azoto derivato dall'ammoniaca degli spandimenti di letame.
Senza contare le emissioni nocive di circa un migliaio di centrali a biogas (500 solo in Lombardia), alimentate principalmente con mangimi vegetali da coltivazioni dedicate.
Complessivamente, la bellezza di 40 miliardi di N/m3, tra cui, oltre alle polveri, ossidi di azoto, ossidi di metalli, benzopirene, diossina.
Chi produce eccellenze alimentari in questa valle continua a far finta di niente.
Noi continuiamo nel nostro ruolo di Cassandre.
Per dire dell'urgenza di rinunciare alla combustione di biomasse, ai cogeneratori delle centrali a biogas, producendo solo biometano, proveniente dallo strippaggio dell'ammoniaca, risolvendo così l'inquinamento delle falde acquifere e la formazione di particolato secondario da azoto ammoniacale.

Giuliano Serioli
31 marzo 2016

Rete Ambiente Parma

per la salvaguardia del territorio parmense

lunedì 21 marzo 2016

Salviamo il Paesaggio


La Rete delle oltre 1.000 organizzazioni che hanno dato vita al Forum nazionale dei Movimenti per la Terra e il Paesaggio “Salviamo il Paesaggio” chiede che si approvi rapidamente una legge efficace per arrestare il consumo del suolo e propone di migliorare il testo del Disegno di Legge in procinto di passare all’esame dell’Aula alla Camera dei Deputati.

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martedì 8 marzo 2016

Io uccidio (la natura)

Le prove dello scempio in un sopralluogo curato dalle associazioni ambientaliste Centro Studi Monte Sporno, Legambiente, Lipu, Lesignano Futura, WWF, Rete Ambiente Parma

La devastazione a Mulazzano Ponte: alla faccia del taglio selettivo.
Il sopralluogo è stato effettuato lo scorso 5 marzo.

Lasciamo parlare le immagini

Com’era il bosco con sorgenti che avevamo chiesto di risparmiare dal taglio

Ecco com’è ridotto adesso: Foto scattata circa dallo stesso punto della precedente. Non c’è più traccia della sorgente.

Questo è quello che rimane del bosco davanti ai salumifici.

Nel tratto più a valle della zona dei salumifici è stato eliminato il filare di alberi presente sulle sponde: ora non è rimasto nulla.

Devastazione del pioppeto maturo.



Gli strumenti del microchirurgo: pinzetta

Gli strumenti del microchirurgo: coppia di bisturi.




domenica 6 marzo 2016

TerremoTriv

La rovina sale dagli abissi

Trivellare si o no, si chiede Leonardo Maugeri.
Lui è l'esperto che tre anni fa aveva predetto la capacità di sviluppo del fracking.
700 gli additivi chimici utilizzati nelle operazioni di fracking per l’estrazione di shale oil e shale gas secondo l’Agenzia per la protezione ambientale degli Stati Uniti (EPA).


"In linea generale no, quando la trivellazione ha per oggetto formazioni dalle prospettive modeste o incerte e rischia di diventare una sorta di accanimento terapeutico contro il sottosuolo e l'ambiente. Certamente no, se le attività di esplorazione e sviluppo non seguono le migliori pratiche ambientali e sia possibile un costante ed effettivo monitoraggio pubblico".
La risposta di un tecnico come Maugeri ha un sapore chiaro e definitivo. Le trivelle nel nostro Paese, al di là di qualsiasi giudizio di valore sull'uso di carburanti fossili, costituisce un accanimento contro l'ambiente.
Mister terremoti, il professor Leonardo Seeber, è uno dei più noti sismologi mondiali, docente al Lamont-Doherty Earth Observatory della Columbia University.
Afferma: “L’Italia si profila lungo un contatto tra placche tettonicamente attive. Di recente, si è anche capito che le attività ingegneristiche possono alterare lo stato meccanico della crosta terrestre in maniera sufficiente da triggerare terremoti. Triggerare significa anticipare un terremoto che senza l’intervento umano sarebbe accaduto più tardi. Quindi, rispondo di sì, l’attività estrattiva di idrocarburi è ben conosciuta come un agente che può alterare lo stato meccanico crostale in maniera sufficiente da triggerare terremoti”.
Le trivellazioni in pianura padana.
Le numerose trivellazioni avvenute nel corso degli anni avrebbero modificato l'equilibrio geologico dell'area compresa tra le province di Modena e Ferrara. A conferma di questo collegamento ci sarebbe l'epicentro di quasi tutte le scosse tra Finale dell'Emilia, Cento e San Felice sul Panaro.
Uno dei vertici di questo triangolo, Finale dell'Emilia, è all'interno di una concessione mineraria per l'estrazione sia di petrolio che di gas: la concessione Mirandola, ex Eni ceduta da qualche anno alla controllata di Gas Plus Padania Energia.
Questa concessione è attiva, con otto pozzi, da nove anni.
Esiste anche la possibilità di inquinamento di falde acquifere. Quest'ultima un'ipotesi è “purtroppo assolutamente realistica “, si legge nel documento in cui si fa riferimento l'incidente del lago del Pertusillo in Basilicata, dichiarato “senza vita” a causa di inquinamento da idrocarburi. “Incidenti che purtroppo possono sempre verificarsi, laddove si lavora con sostanze pericolose, infiammabili, inquinanti, tossiche”.
La zona della pianura padana più vicina la Po, il cui substrato è formato da limo misto a sabbie, è soggetta a liquefazione, cioè alla perdita di resistenza. Si ha cioè il cedimento di un terreno sottoposto a pressioni o vibrazioni. Alla liquefazione si possono associare lesioni negli edifici, subsidenza e altri effetti meno devastanti che tuttavia possono produrre gravissimi danni.

Giuliano Serioli
6 marzo 2016

Rete Ambiente Parma

per la salvaguardia del territorio parmense

mercoledì 2 marzo 2016

Waste Land o la Terra Perduta

No, non è l'ode di Thomas Eliot, ma la Pianura Padana che rischia di diventare terra desolata.
In tante città del Nord siamo ormai ben oltre la soglia dei 35 sforamenti annui oltre i 50 microgrammi per metro cubo di polveri PM10, che è il limite massimo consentito.
In realtà si tratta di PM 2,5, il particolato fine che veicola benzopirene e diossine, sostanza ancora più pericolosa.
I blocchi del traffico in centro servono solo a battere un colpo, a dire che le istituzioni sono consapevoli della situazione.
In realtà sono colpevolmente responsabili.
La cappa di piombo che ci sovrasta è carica di innumerevoli fattori di inquinamento.


Quello industriale, degli inceneritori di rifiuti, della combustione di biomasse, del traffico veicolare,
della green economy e dei cogeneratori (500 centrali a biogas solo in Lombardia), del riscaldamento domestico (soprattutto da stufe a legna, a pellet e caminetti) ed infine l'inquinamento originato dalla dagli allevamenti zootecnici.
L'ammoniaca che si sprigiona dalle deiezioni animali e dai digestati sparsi sul terreno, si combina con l'azoto e lo zolfo presenti nell'aria originando particolato secondario, piccole particelle di nitrato e solfato d'ammonio. L'azoto ammoniacale, insieme al riscaldamento da legna ed al traffico veicolare, è quindi uno dei principali inquinanti dell'aria.
Ma lo è anche per i suoli e le falde acquifere.
L'eccesso di spandimenti di letame e digestati da biogas nei terreni agrari finisce per dare concentrazioni tali di ammoniaca da infertilizzare i suoli.
Tale eccesso scende poi verso la falda acquifera inquinandola attraverso la lisciviazione dei nitrati.
E' proprio la stessa green economy a riempire il vaso di Pandora degli inquinanti.
Green che diventa quasi una sottile, mortale presa in giro.
I PAES (piani attivazione energie sostenibili) sono pieni di cervellotiche applicazioni dell'energia verde, ma sono poi le lobby finanziarie a cavalcarne la concretizzazione.
Sono i cogeneratori che bruciano il biogas delle mille e più centrali, spuntate come funghi velenosi in questa nostra desolata campagna, in quelle terre alte abbandonate ai camini.
Alimentate con mais e triticale, sottraggono terreni agricoli alle coltivazioni alimentari, impestandoli con ancor più diserbanti e pesticidi.
E' la lobby dei combustori a propinarci la favola triste che bruciare è bello. A raccontarci che centrali a cippato e stufe a pellet si servono della migliore tecnologia esistente, senza aggiungere che hanno emissioni di polveri almeno 300 volte maggiori del metano e del GPL.
Mentono, approfittandosi della crisi e spingendo il governo a concedere loro incentivi.
Cosa fare allora?
Eliminare gli incentivi alla lobby dei combustori.
Limitare il taglio selvaggio della legna in montagna, demandando le quote di taglio ai consorzi di proprietari in modo che i soldi restino in montagna.
Imporre alle istituzioni di togliere gli incentivi a chi alimenta le centrali con coltivazioni dedicate.
Incentivare solo impianti alimentati da reflui zootecnici e di taglia proporzionata alle dimensioni dell'allevamento, senza alcun bruciatore o cogeneratore.
Favorire, con lo strippaggio dell'ammoniaca e la sua neutralizzazione in solfato d'ammonio, la produzione di biometano da mettere in rete o da autotrazione.
Ne guadagnerebbero in qualità e pubblicità tutte le eccellenze alimentari della Pianura Padana.
Cosa pensano di fare i consorzi delle nostre eccellenze alimentari della pedemontana?
Far finta di niente e tacere ancora?
A furia si stare tutti zitti, perderanno l'uso della parola.
E sarà troppo tardi quando ne avranno coscienza.

Giuliano Serioli
2 marzo 2016

Rete Ambiente Parma

per la salvaguardia del territorio parmense