"Non ho paura della cattiveria dei malvagi, ma del silenzio degli onesti". (Martin Luther King JR)

domenica 10 luglio 2016

Un'inutile e costosa cassa di espansione

Rete Ambiente Parma ha già espresso la sua opinione estremamente negativa sulla costruzione di una cassa d'espansione sul torrente Baganza.


La convinzione è che ci sia una soluzione alternativa meno invasiva dell'ambiente, con minor consumo di suolo, di spesa molto inferiore.
Non una soluzione artificiale che prevede un invaso di 74 ettari con l'asporto di diversi milioni di metri cubi di ghiaia, ma, col coinvolgimento di agricoltori da compensare, dotare di sfioratoi gli argini del torrente, in modo da limare le piene in una zona di campagna a valle dell'abitato di Sala Baganza.
Anche perché per la costruzione della prevista cassa di espansione occorreranno diversi anni, mentre la proposta di messa in sicurezza alternativa richiede molto meno tempo.
Occorre pensare anche cosa fare a monte, da dove l'acqua arriva.
In questo senso è necessario sfatare alcuni luoghi comuni sulla "manutenzione del territorio" e sulla necessità della "pulizia del fiume", spesso associati al rischio idrogeologico.
Questi termini indicano in montagna e collina le piccole opere idrauliche (canalizzazioni) finalizzate a limitare l'erosione del suolo e le piccole frane per colamento.
Altro luogo comune è che sia necessaria la "pulizia dei boschi", che oggi altro non è che un concetto gentile che nasconde il taglio industriale degli stessi, come si è visto a Cascinapiano, dove la delega di taglio ad una azienda privata da parte del sindaco di Langhirano ha determinato un vero e proprio scempio ambientale.
Il dissesto idrogeologico è spesso attribuito "all'abbandono della montagna"ed "alla mancata manutenzione".
Ma quasi mai l'abbandono delle pratiche agricole e la mancata manutenzione sono causa del dissesto.
Le opere di terrazzamento e di canalizzazione in terreni argillosi sono necessarie per evitare l'erosione da acqua piovana quando le aree sono coltivate, ma la maggior parte di queste aree sono da tempo abbandonate e soggette a ricolonizzazione della natura, che ha già portato alla copertura boschiva.
E' il bosco la più efficace protezione del suolo montano e la miglior riduzione del rischio idraulico a valle.
Le radici degli alberi, molto più vigorose ed estese di quelle delle coltivazioni, consolidano il terreno e la chioma degli alberi trattiene la pioggia accrescendo il tempo di corrivazione.
In sostanza, nel lungo termine, l'abbandono dei coltivi a favore del bosco ha portato al miglioramento dell'assetto idrogeologico di montagna e collina.
Al contrario, opere di manutenzione e di drenaggio dell'acqua nei coltivi di montagna hanno un effetto idrologico opposto a quello del bosco, perché accelerano il deflusso verso rii e torrenti, spostando il rischio idrologico a valle.
La "manutenzione del territorio" è invece assolutamente necessaria lungo le strade sui versanti montani. Strade e carraie aumentate a dismisura per il taglio boschivo meccanizzato di questi ultimi anni. Strade che sono la principale causa delle frane di versante: infatti l'alterazione del profilo di versante accresce l'incanalamento delle acque ed innesca le frane.
Inoltre, è opinione comune che per ridurre i rischi di piena occorra "manutenzione e pulizia degli alvei".
Sembra ragionevole eliminare la vegetazione che si forma naturalmente nelle golene, ai margini dell'alveo attivo di un torrente. Come se erbe, arbusti ed alberi attorno ai corsi d'acqua siano qualcosa da rimuovere.
Invece, dal punto di vista idraulico, la presenza di vegetazione in
golena aumenta la sua scabrezza e quindi rallenta le acque di piena, abbassandone il picco.
A monte dei centri abitati e soprattutto in  montagna un forte incremento della vegetazione lamina le piene.
Altro luogo comune della "pulizia fluviale" sembra essere costituito dalla necessità che gli alberi morti lasciati in alveo, trascinati dalla piena, non vadano ad incastrarsi nelle arcate dei ponti ostruendoli e provocando esondazioni.
Un motivo inconsistente.
Infatti le piene maggiori sono sempre accompagnate da frane degli stessi versanti boscati, fonte principale di alberi e spezzoni legnosi che l'acqua trascina fino ad ostruire le arcate dei ponti, come nella piena del Baganza.
Le pulizie fluviali sono inutili di fronte alla massa di alberi provenienti dalle frane a monte, in caso di piena. Forse addirittura dannose perché la vegetazione riparia eliminata avrebbe potuto fermare e
trattenere in golena i tronchi provenienti dalle frane a monte.

Giuliano Serioli

10 luglio 2016

Rete Ambiente Parma

salvaguardia e sostenibilità del territorio locale