"Non ho paura della cattiveria dei malvagi, ma del silenzio degli onesti". (Martin Luther King JR)

lunedì 17 aprile 2017

L'assemblea al Montanara sulla cassa di espansione del Baganza

La sala del Centro Giovani del Montanara è piccola e infelice, r molti sono costretti a seguire da fuori.
Ai tecnici, all'assessore Regionale Gazzolo ed ai politici accorsi a far mostra di sé interessa poco, c'è solo da sbrigarsi per poter dire di aver ottemperato alla VIA, di aver dialogato con la gente e sentito le osservazioni.
Il solito trittico di ingegneri AIPO, già ascoltati al cinema di Felino, propinano slides e dati "scientifici" sul manufatto mastodontico del Casale di Felino, che a valle ha argini alti come un palazzo di 5 piani: 16 metri.



Lo scavo, a detta dell'ing. Vergnani, produrrà 1,4 milioni di metri cubi di ghiaia, che non verrà utilizzata e dovrà essere portata altrove e venduta.
Ovvio che ci penserà la grande impresa che avrà l'appalto. Pizzarotti?
Chi solleva dubbi non viene ascoltato, né chi propone alternative in base alla direttiva UE, che prescrive di non fare più opere simili ma di mettere in sicurezza tutta l'asta del torrente con opere minori.
I sostenitori del progetto fanno leva sull'emergenza, sul pericolo per la città capoluogo, anche se occorreranno 7 anni per completare i lavori. Per loro il progetto della Provincia del giugno 2016 delle tre casse in linea lungo l'asta del torrente neanche è da prendere in considerazione.
Sostengono che sia solo un'ipotesi di lavoro e non un progetto scientifico vero e proprio, anche se in realtà è corredato da studi dell'università.
L'opposizione al progetto dell'intero consiglio comunale di Felino neanche viene presa in considerazione. D'altra parte il sindaco di Felino si è ben guardato dall'esprimere la contrarietà del consiglio, mentre si arrende alla competenza degli ingegneri, non capendo che è un problema di scelte e non di conoscenze tecniche.
Le scelte tecniche sono la conseguenza di orientamenti generali, e quindi politici, come insegna la UE.
Non riusciamo a capire perché AIPO non ha ritenuto di partire dallo studio di fattibilità della Provincia del giugno 2015, che prevedeva di mettere in sicurezza l'intera asta del torrente da Calestano a Colorno, al costo di 31 milioni circa di euro.
Forse perché la scelta di AIPO è quella di fare grandi casse in pianura, come in tutta l'Emilia, a prescindere dagli impatti ambientali ed economici?
La cassa di Casale nello studio della Provincia non è una diga e non è alta 16 metri, in quanto è previsto che l'invaso abbia una capienza esattamente della metà di quello progettato da AIPO.
Il Comitato del Casale ha sollevato preoccupazioni per l'impatto ambientale dell'opera. Rileva, nelle sue osservazioni, i rischi per l'abbassamento delle falde e la precarizzazione delle fondamenta delle abitazioni nelle zone immediatamente circostanti il manufatto.
Il comitato, con le osservazioni inviate all'ente, ha chiesto che il progetto AIPO sia integrato con la messa in sicurezza di tutta l'asta del torrente Baganza.

Giuliano Serioli

Rete Ambiente Parma

salvaguardia e sostenibilità del territorio locale