"Non ho paura della cattiveria dei malvagi, ma del silenzio degli onesti". (Martin Luther King JR)

mercoledì 2 agosto 2017

Grande secco, grandi alluvioni, grandi silenzi

Il rifugio Gonella sul Monte Bianco, a 3073 metri di altezza, ha chiuso per mancanza d’acqua. La ricavava dal nevaio che ogni anno calava un po’ e che quest’anno è sparito.


Un fatto preciso, non può essere interpretato.
E’ il cambiamento climatico.
Che è ormai evidente e confermato dal caldo torrido di questa estate.
Con un futuro caratterizzato da lunghe siccità e forti precipitazioni concentrate in poco tempo, capaci di creare alluvioni tipo quella che ha colpito Parma nel 2014.
Coldiretti e l’Ente di Bonifica hanno chiamato l’emergenza idrica e già quantificato i danni all’agricoltura nel territorio parmense.
Proprio quest’estate AIPO deve rispondere alle osservazioni dei cittadini e dare il suo parere definitivo sul progetto di cassa d’espansione sul Baganza, presentato in primavera. Due casse di capienza di circa 2,35 milioni di metri cubi ciascuna. La prima sotto il piano campagna, ottenuta scavando ghiaia e sabbia e la seconda sopra lo stesso, praticamente una grande vasca alta fino a 16 metri nel suo punto più elevato, a valle del Casale di Felino.
La campagna ha fame d’acqua, non basta quella delle falde. Occorrono invasi che la raccolgano quando piove e la rilascino quando ce n’è bisogno. Ma non ci sono.
Di utilizzare la cassa d’espansione presentata neanche parlarne, serve a difesa della città e per definizione deve restare sempre vuota, a disposizione di eventuali piene.
Si dice che non ci sono i soldi per la cassa, ma che salteranno fuori. Soliti discorsi.
Servono 55 milioni di euro. Altri se ne dovranno trovare per gli invasi in cui trattenere l’acqua piovana come chiesto quest’estate. Il problema siccità non è solo del territorio parmense ma di tutto il Paese, come la mancanza d’acqua a Roma testimonia chiaramente.
Quindi il problema soldi è acuto se il problema acqua è così diffuso.
Gli invasi ad uso irriguo che mancano e la costruenda cassa d’espansione sul Baganza sembrano due rette parallele che non si incontrano mai, incapaci di aiutarsi l’un l’altra.
Ma occorrerebbe proprio il contrario, la capacità di fare sistema.
Il progetto AIPO di cassa è un’enorme vasca sospesa sul territorio, costosa, che richiederà 5 o 6 anni per essere costruita. Noi riteniamo anche di più perché i 2,4 milioni di metri cubi di ghiaie e sabbie scavati dalla prima cassa dovranno essere pur piazzati da qualche parte. Se non vanno alla Tibre, come pareva, perché per il sostrato la Pizzarotti utilizza terra mista a calce, con la crisi dell’edilizia in cui versa la nostra economia, dove finirà tutta quella ghiaia? Un problema che richiede altro tempo e soldi.
Perché, per la cassa d’espansione, non utilizzare lo studio fatto da Provincia per mettere in sicurezza la città e contemporaneamente trattenere l’acqua per l’estate siccitosa.
Lo studio del 2015 prevede 3 casse lungo l’asta del Baganza, a Calestano, al Casale ed in zona Bonifacio (Collecchio). La prima deve rimanere sempre vuota per l’eventuale improvvisa portata di piena. La seconda e la terza potrebbero trattenere l’acqua delle piogge autunnali in quantità ragionevoli: metà della capacità quella del Casale, l’intera capacità di invaso quella di Collecchio. In caso di una portata di piena di 600 metri cubi al secondo, occorrerebbero 20 minuti per riempire quella di Calestano (un invaso di 600.000 metri cubi), tempo in cui quella del Casale e di Collecchio scaricherebbero i loro invasi.
Non si capisce perché AIPO non abbia preso in considerazione lo studio della Provincia.
Non si capisce perché non abbia partecipato all’assemblea organizzata a Felino il 25 maggio scorso.
Il perché è semplice.
Le autorità competenti sono autoreferenziali, non ascoltano i cittadini.

Giuliano Serioli

Rete Ambiente Parma

salvaguardia e sostenibilità del territorio locale