"Non ho paura della cattiveria dei malvagi, ma del silenzio degli onesti". (Martin Luther King JR)

mercoledì 15 giugno 2011

Selvanizza: la guerra delle due dighe

Venerdì 10 giugno a Selvanizza affollata assemblea pubblica su 'montagna e rinnovabili'. Lo studio ing. Lariucci ha presentato per conto del Pd un progetto di bacino in località La Mora, presso Selvanizza, in grado
di raccogliere sia le acque del Cedra che dell'Enza. La diga in cemento armato, alta 55m con pelo libero dell'acqua fino a 40m, creerebbe un invaso di circa 7 milioni di m3, neanche un decimo dei 90 milioni di m3
pensati per la diga di Vetto. Un piccolo bacino molto meno invasivo del precedente progetto, è stato detto, e tuttavia in grado di alimentare tre centrali idroelettriche a scalare con le condotte forzate fino a Cerezzola, capaci di produrre circa la metà dell'energia elettrica che avrebbe prodotto quella di Vetto. In più, un sistema di filtraggio a vasca di decantazione a gravità, a valle della diga, in grado di rifornire di acqua potabile incontaminata la grande sete della pianura. La spesa per realizzarla : circa 60 milioni di euro. Recuperabili rapidamente, a detta del sindaco Moretti di Monchio, con i proventi annui dell'elettricità e degli incentivi verdi ( 6 milioni) e con lavendita annua dell'acqua ( 8 milioni).
A rompere l'incantesimo di tutto quell'oro colato gli interventi rabbiosi dei promotori della diga di Vetto, sentitisi abbandonati dopo tante assemblee in montagna in cui quegli stessi amministratori si erano detti antusiasti del loro progetto. Il bacino troppo piccolo. La fame d'acqua degli agricoltori della bassa non soddisfatta. Perfino il pericolo che quella massa d'acqua, col suo peso, facesse franare i versanti già di di per sè instabili. Insomma non gli andava bene niente.
Imbarazzo. Rabbia. Interventi tesi ed obliqui. Discorsi che rivelavano che era già da un pò che i due contendenti si facevano sgarbi e si accusavano di scorrettezze.
Era di scena la guerra delle due dighe.
Paradossalmente, a stemperare gli animi e a concentrare di nuovo l'attenzione di tutti, proprio l'intervento di reteambiente. Certo, un bacino piccolo era meno invasivo per l'ambiente. I numeri economici parevano allettanti. Lo stesso assessore provinciale alle attività produttive, Danni, aveva però ammesso che l'assetto intero della valle ne sarebbe stato alterato e che forse c'era anche da pensare a soluzioni
alternative come l'eolico.
Insomma si era davvero sicuri che sia l'una che l'altra diga non creassero più problemi di quanti ne risolvano? Si era a conoscenza che il lago artificiale creato anni fa nel piacentino, a Lugagnano, ha attorno il deserto e non certo un eldorado turistico? Che produce sempre meno elettricità perchè tende sempre più a interrarsi? Che il suo colore non è azzurro ma grigio, per la sedimentazione delle argille che la presenza stessa dell'invaso ha contribuito ad erodere ancor più massicciamente nell'alta valle?
La stessa situazione si creerebbe in val d'Enza. Qualsiasi diga farebbe retrocedere l'erosione a monte accrescendola e scavando in alto le argille rosse la cui sedimentazione non potendo sfogarsi più giù si
fermerebbe tutta nel lago, riempiendolo in pochi anni. Il che vuol dire che ci si ritroverebbe con un lago torbido e di colore rosso che significherà zero attrattiva turistica. Un lago che si riempie in fretta
vuol dire aempre meno produzione di energia elettrica. Un lago torbido e un'acqua carica di sedimenti in soluzione significa una spesa molto più massiccia per la sua depurazione e addio ai soldi facili della sua vendita.
Sia nell'uno che nell'altro caso gli scenari e i numeri economici prefigurati sarebbero stati da correggere o addirittura da cancellare.
Da ultimo, il peso della massa d'acqua avrebbe avuto un pesante effetto sulla stabilità dei versanti argilloso-calcarei, facendoli franare e con essi i boschi.
Una valle disastrata, ecco cosa ci si sarebbe dovuti aspettare.
Molto meglio puntare sul fotovoltaico. Meglio le Esco municipali, capitalizzandole con quello che c'è : scuole, immobili pubblici, terreni e ottenere mutui con cui intestarsi la proprietà degli impianti. Con gli incentivi pubblici investire sull'economia locale creando posti di lavoro. Non altro.
Anche i comuni indebitati, in questo modo, potrebbero seguire l'esempio di Monchio e investire nella ristrutturazione delle case del borgo. Non è il progetto della Provincia, quello del fotovoltaico insieme, che ha
seminato solo briciole ai comuni dando la gran parte dei soldi degli incentivi alle aziende e alle finanziarie.
E anche l'assessore Danni, poi, si era detto d'accordo con le Esco comunali.
Gli applausi e le strette di mano dei montanari per il forestiero e il suo discorso fuori dalle righe.
Poi la fine e i conciliaboli tra i guerreggianti in provvisorio armistizio.

Parma 13- 6 - 2011
Serioli Giuliano