"Non ho paura della cattiveria dei malvagi, ma del silenzio degli onesti". (Martin Luther King JR)

sabato 16 marzo 2019

DIGHE,CASSE, TRACIMAZIONI CONTROLLATE


Si fa un gran parlare di dighe nel nostro Appennino. Quella di Armorano
come alternativa alla cassa d'espansione sul Baganza, quella di Vetto soprattutto come
scorta di acqua per i periodi siccitosi. Le dighe nella nostra montagna sono minime ed in alto,
Verde, Ballano,lagastrello.



Ci sarà un motivo!
Le formazioni rocciose,prevalentemente argillitiche e marnose, fanno si che
i torrenti scavino a più non posso quella roccia friabile producendo un elevato trasporto solido a valle.
Un esempio è la diga del Piacentino sul Trebbia, degli anni ’30, che ha creato un lago grigiastro per l’apporto di sedimenti e che tende ad interrarsi sempre più.
Poi l'abbiamo già detto, le fondamenta di una diga bloccherebbero la corrente di subalveo
del torrente e la conoide dell'alta pianura resterebbe asciutta.
Che senso ha costruire un manufatto da cui far scendere l'acqua che verrebbe a mancare
in pianura proprio a causa della diga stessa?
Una cosa da Sisifo e Tantalo.
Si dice, inoltre, che si avrebbe da esse energia elettrica, ma nel caso ci vorrebbe un salto notevole
per produrla, cioè il livello dell'acqua dentro la diga dovrebbe essere sufficientemente elevato.
Quindi pericoloso, in caso di piogge concentrate in breve tempo ed improvvise, cui il cambiamento climatico ci ha già ampiamente dato prova con la piena del Baganza dell’ottobre 2014.
Si parla anche di uso plurimo delle stesse, cioè di trattenere acqua, produrre energia e fare in qualche
modo anche da cassa d’espansione per eventuali copiose ed improvvise precipitazioni.
Siamo davvero convinti che una cosa così complessa come un uso plurimo sia adatto a piccoli invasi
su una montagna come la nostra che, per sua struttura, provoca grandi piene improvvise?
E poi un altro manufatto, un'altra cementificazione costosa ad imbrigliare
il torrente.
E la zona SIC? Andrà a farsi benedire, così come migliaia di piante della valle.
Un non senso. Quando c'è una vera alternativa :

TRACIMAZIONI CONTROLLATE E RICARICA NATURALE DELLE FALDE

Un modo economico ed efficace di ricarica naturale delle falde acquifere è l'inondazione
di aree estese in occasione delle piene.
Alle falde acquifere delle conoidi dei torrenti appenninici non manca l'acqua solo
nelle estati siccitose, manca già in piena primavera quando i coltivi ne abbisognano.
Per trovarla si arriva a pescare nei pozzi fino a 100 metri di profondità.
La logica suggerirebbe di ricaricare tali falde sotterranee durante le
piene autunnali,allagando le campagne con esondazioni controllate e sfioratoi
appositamente dedicati lungo le aste dei torrenti.
Servirebbero anche traverse per convogliare parte dell'acqua torrentizia
in vasche di sedimentazione e di ricarica, usando cave estinte.
Ma il principio da utilizzare è di conservare l'acqua di alluvioni
controllate per ricaricare con la stessa le falde sotterranee.
Si eviterebbe così la necessità di manufatti costosi ed insufficienti,
come dighe montane e casse d'espansione in pianura,
che porterebbero ad una ulteriore, nefasta cementificazione del regime
acquifero e del nostro territorio.


In più l'estensione della falda sotterranea potrebbe essere rimpinguata da pozzi
a dispersione e da gallerie di infiltrazione a fianco dell'asta torrentizia.
In pratica, c’è da aver chiaro che una cassa d'espansione non è altro che un innalzamento
abnorme degli argini di un torrente in un determinato sito.
Quello dell'innalzamento degli argini è una via senza sbocco per diversi
fiumi già troppo antropizzati.
Alcuni tecnici, come Berselli, dicono che una cassa d'espansione è necessaria ma non
sufficiente.
E' un'affermazione che ha poco senso : se non è sufficiente, una spesa così gravosa
come quella di una cassa d’espansione non è neanche necessaria.
E l'alternativa esiste : AREE ALLUVIONABILI.
Di fatto, esistono zone allagabili nelle nostre campagne e il periodo stesso
autunnale delle piene corrisponde alla messa a riposo della terra dopo i raccolti.
Eventuali danni ai coltivi ed alle case isolate di agricoltori sono molto meno gravosi
di quelli di interi paesi sott'acqua o addirittura di quartieri della città e sicuramente
più facilmente e rapidamente rifondibili.
Si tratta in molti casi di vecchie golene strappate ai corsi d'acqua che
potrebbero gradualmente tornare al loro antico ruolo.
Di fatto, sono casse d'espansione naturali,
le antiche aree golenali fa ripristinare in parte.

Serioli Giuliano

ReteambienteParma