"Non ho paura della cattiveria dei malvagi, ma del silenzio degli onesti". (Martin Luther King JR)

venerdì 3 aprile 2020

CONSIDERAZIONI SULLA PANDEMIA DA COVID-19


Il Coronavirus (o Covid-19) è apparso in Cina in Dicembre, nella città di Wuhan con alcune morti sospette di polmonite. La burocrazia ha subito negato che fosse un problema, tesa com'è, soprattutto in una dittatura, a mantenere il controllo della normale amministrazione.
Al dottor Li Wenling, che la denunciava come possibile pandemia, è stato detto di piantarla di seminare zizzania.
Ai dati che presentava ha opposto il licenziamento e l'incarcerazione, salvo poi farlo diventare un eroe quando ormai era morto per il virus dilagante.
A quel punto la pandemia da coronavirus era assurta a problema principe e la burocrazia per cercare di contenerla chiudeva la città di Wuhan (11milioni di abitanti) e in seguito, poiché la metà della popolazione era uscita dalla città verso la regione per il capodanno cinese, chiudeva anche lo stato di Hubei, di cui Wuhan è la capitale.
La quarantena nello stato era totale. Tutto chiuso: la gente in casa, fabbriche e negozi chiusi, etc. A farla osservare era l'esercito in armi, capace anche di sparare.
Una quarantena durata 50 giorni e partita il 23 gennaio.
La sorpresa e l'incredulità del governo cinese fanno pensare difficile l'ipotesi di una manipolazione del virus in laboratorio e di una sua fuga indesiderata. Più logico un salto di specie dagli animali selvatici all'uomo per il rimaneggiamento continuo del loro habitat, come affermano studiosi di tutto il mondo.
In Italia, come in Europa, arrivavano notizie sempre più preoccupanti.
Il governo Conte decide di dichiarare lo stato di emergenza nazionale e di sospendere tutti i voli da e per la Cina. E' l'unico governo nel mondo a prendere una misura così drastica che ha subito l'effetto di rovinare i rapporti con quel paese, per cui deve intervenire il presidente Mattarella a ribadire la solidarietà nostra verso la Cina e la rinnovata amicizia.
Il governo Conte dalla fine di gennaio fino al 23 febbraio non prende alcun provvedimento per preparare il paese alla pandemia futura.
Gli italiani, in Cina per lavoro, riescono a tornare ugualmente, se non con voli diretti, tramite lo scalo di Francoforte.
Nei loro confronti non c'è alcuna misura di quarantena, tale da impedire al virus di entrare nel nostro paese. Il 23 febbraio all'ospedale di Codogno registrano casi di Covid-19 e contemporaneamente anche a Vo (Pd). Il governo stabilisce due zone rosse in cui nessuno può entrare e da cui nessuno può uscire. Viene dato grande risalto alla cosa come misure assolute di contenimento. Tuttavia il 19 febbraio era stato permesso di giocare la partita di Champions tra Atalanta e Valencia allo stadio di S. Siro a Milano. Decine di migliaia di tifosi atalantini si mescolavano tra loro e con migliaia di tifosi spagnoli.
Nonostante l'emergenza dichiarata, il governo Conte ha permesso un evento terribile in chiave di possibile pandemia.
Il 23 febbraio all'ospedale di Alzano Lombardo, in val Seriana (Bg) vengono registrati due casi di covid-19. I due vengono trasferiti a quello di Codogno. L'ospedale viene chiuso per 2 ore, il tempo delle analisi, e poi stranamente riapre, diventando così un veicolo di contagio ulteriore. L'effetto della partita di calcio comincia farsi sentire nel Bergamasco.
L'assurdo comportamento del governo Conte ha permesso che, nonostante la dichiarata emergenza, si instaurassero nel nostro paese ben due focolai del virus. Uno a Codogno e Vo per i voli dalla Cina via Francoforte, non soggetti a quarantena, e l'altro nel Bergamasco per la partita di Champions del 19 a Milano, ben più massiccio e incontenibile.
Ma passano ancora due settimane prima che il governo decida misure serie di contenimento del virus per la Lombardia il Veneto e l'Emilia, che prevedano la chiusura di cinema, teatri e bar.


L'Italia per i voli indiretti dalla Cina, senza quarantena e la partita di Champions  diventa il 1° paese d'Europa colpito dal covid-19.



La Spagna diventa il 2° paese d'Europa più massicciamente infettato dal covid-19 a causa di quella famosa partita di Champions.



ALLA FACCIA DELL'EMERGENZA DICHIARATA 1 MESE PRIMA DAL GOVERNO CONTE



Serioli Giuliano
Reteambienteparma
Parma 3-03-2020



martedì 18 febbraio 2020

CONTRO L'ABBANDONO DELLA MONTAGNA

La montagna parmense è un corollario di disastri.
Frane, frazioni abbandonate, strade interrotte o difficilmente percorribili per il manto quasi sempre sfondato.

Senza un'economia è impossibile fare prevenzione e attuare una cura attenta del territorio.

In questi trent'anni l'industria ha distrutto l'artigianato e l'agricoltura di sussistenza, costringendo le genti a trovare occupazione altrove.


Oggi l'80% degli abitanti delle terre alte sono anziani, mentre i giovani lavorano nella pedemontana.
Prato Spilla, con l'impianto di risalita e l'albergo, è la testimonianza lampante degli errori fatti in passato dalle amministrazioni, dei soldi buttati al vento per un progetto turistico sbagliato.
Oggi, quei pochi finanziamenti si concentrano sulla legna.
Soldi dalla Regione per finanziare centrali a cippato, teleriscaldamento e produzione di energia elettrica e soldi per finanziare cooperative di taglio.
Questo nuovo filone si aggiunge alla devastazione causata dalla speculazione sulla legna da ardere in tutt'Italia.
Autorità e statistiche affermano che la superficie boschiva è in continuo aumento, mentre i boschi, in realtà, vanno in fumo.
Sembra un paradosso ma è la realtà : aumenta la superficie boscata ma diminuiscono i boschi.
100.000 Km2 di superficie boschiva in Italia produce di suo un accrescimento annuale di 1.000 m2 al minuto, cioè 500 km2 di superficie in più ogni anno.
Che corrisponde a circa 5,4 milioni di tonnellate in più di legna. Che vanno a sopperire alla sottrazione dei 2 milioni di tonnellate di legna dichiarata tagliata, oltre ai 3,3 milioni
di tonnellate di legna importata, quasi totalmente per rifornire le centrali a cippato e le stufe a pellet.
Apparentemente siamo a posto, quello che viene tagliato è uguale a quello che ricresce naturalmente. Tutto si tiene, sembra non esserci alcun problema!
Ma statistiche di AIEL e di altre aziende del settore legno affermano che il consumo reale di legna in Italia è di circa 25 milioni di tonnellate.
Ciò vuol dire che se l'accrescimento naturale+la legna ufficialmente tagliata+ quella importata sono poco più di 10 milioni di tonnellate, gli altri 15 milioni sono tagliati in nero.
15 milioni di tonnellate corrispondono a 1.500 km2 di boschi che spariscono ogni anno dal nostro patrimonio boschivo. Tre volte tanto l'accrescimento naturale. Soprattutto in alto.
Certo la superficie boschiva non scompare, ma per almeno trent'anni i boschi tagliati non ci sono, stanno solo ricrescendo lentamente.
Così i nostri boschi vanno in fumo : è la speculazione sulla legna da ardere.
Si finge poi che il taglio della risorsa bosco crei un'economia, inondi di soldi i borghi e impedisca che negozi e servizi chiudano.
I soldi invece sciamano lontano, come i camion verso la pianura, per giungere nelle tasche di chi la legna la commercia.
Ancor meno economia creano le centrali a cippato, né lavoro.
La centrale di Monchio ha dovuto svendere l'impianto di produzione di energia elettrica perchè antieconomico, consumava troppo e produceva in perdita.

Centrali che sono impianti industriali senza filtri, con solo un multiciclone per raccogliere le ceneri volanti. E tutte le emissioni nocive se le cuccano i residenti, compreso il bemzopirene cancerogeno.
Centrali del cui calore possono usufruire solo i residenti nel capoluogo, mentre le frazioni ne sono totalmente escluse.
Per contrastare i tagli speculativi, le frane, il dissesto delle strade, per fermare l'abbandono della montagna occorre crearvi un'economia.

Canalizzare i finanziamenti nell'edilizia per il recupero dei borghi col risparmio energetico, capace di costruire una ricezione dignitosa, oggi inesistente, per un turismo diffuso.
Una ricezione capace di contrastare l'abbandono sempre più massiccio delle seconde case ed il loro totale disfacimento.
Un turismo basato inizialmente su una serie di piccole strutture nei borghi in grado di supportare a livello di accoglienza e logistica i percorsi turistici della alte vie, coordinati ai rifugi esistenti e soprattutto a quelli abbandonati e da ripristinare.
Un turismo collegato ai parchi e alla possibilità che questi non rimangano solo sulla carta, ma si facciano portavoce della praticabilità della natura nelle scuole e nell'università.
Lo scoutismo è un'esperienza positiva che va allargata alla scuola dell'obbligo, con una leva di guide volontarie capaci di organizzare e condurre i ragazzi, anche dal punto di vista descrittivo e culturale.
Tramite le unioni di comuni occorre costruire condizioni infrastrutturali (ad esempio macelli intercomunali), fornire incentivi finanziari, locativi e disponibilità bancarie ad iniziative per la produzione e la stagionatura artigianali di eccellenze alimentari che l'aria pulita e l'elevata umidità possono garantire con un livello superiore di qualità rispetto alla loro produzione industriale.
Che si è impiantata anche nella nostra montagna con stalle di 500 vacche che, oltre ad imporre condizioni insostenibili di vita agli animali, non producono lavoro in loco.
E' pensabile trasformare dei giovani senza lavoro in artigiani di montagna, dei laureati senza occupazione in imprenditori di se stessi con idee giuste per un agroalimentare di eccellenza.


Serioli Giuliano
Reteambienteparma
Commissioneaudit

martedì 4 febbraio 2020

I NOSTRI TERRITORI CI PARLANO

Gli amministratori, PD in particolare, ci dicono che il taglio boschivo in montagna non incide nella salvaguardia dei boschi, perché la superficie boschiva cresce in continuazione. E' vero solo formalmente. La superficie boschiva statisticamente cresce perché i pascoli e i coltivi sono sempre 

più abbandonati ed il bosco finisce per riprenderseli.
Ma in alto vengono tagliati senza ritegno boschi di quarant'anni e più, rigorosamente in nero, e i soldi vanno ad imprenditori di chissà dove, non restano certo nei borghi di montagna, sempre più per altro spopolati.
Quindi assistiamo ad un paradosso: la superficie boschiva cresce ma i boschi in alto spariscono.

In alta pianura e nella prima collina l'economia tira. Grana e prosciutto vanno in tutto il mondo e creano occupazione, anche perché  il consorzio di produzione chiude entrambi gli occhi se le cosce non sono di razza autoctona ma duroc danesi od altro. I terreni agricoli, però, si riducono e la cementificazione del territorio aumenta di continuo: capannoni, strade etc.
I ricchi produttori fanno quel che vogliono del territorio, supportati in tutto dagli amministratori.

In tal modo si ha che l'alveo dei torrenti si riduce sempre più ed allora i padroncini chiedono dighe perché le piene dei torrenti non minaccino i loro possedimenti.
Le dighe nel nostro Appennino creano così un primo grave problema. Bloccano, come afferma il prof. Vernia, la corrente di subalveo dei torrenti, quella che alimenta le falde acquifere sotterranee nella conoide alluvionale allo sbocco in pianura, lasciando così a secco i coltivi in estate.
Ad una diga si chiede, poi, che produca energia elettrica, cioè che ci sia un salto significativo tra la base della stessa ed il livello dell'acqua all'interno dell'invaso.
In sostanza, che il livello dell'acqua sia sufficientemente alto da produrla.

Ma, a questo punto, ci si chiede come farà una diga a regimare una piena improvvisa.

I fautori delle dighe ovviamente non lo sanno e non ne parlano.
Ci sono poi amministratori e burocrati dei vari enti che hanno già deciso come salvare la città dalle alluvioni del Baganza cementificando quasi 1 km2 di terreno agricolo al Casale di Felino. Spesa circa 60 milioni di euro.

A tutti costoro rispondiamo che la prima difesa del territorio dalle piene avviene in montagna, lasciando intatti i boschi , governandoli in modo decente.
A tutti diciamo che costruire una diga in una montagna franosa è un non senso, che al posto di una cassa d'espansione si possono fare tracimazioni controllate dagli argini del Baganza, quando in autunno i coltivi siano già stati raccolti, rifondendo celermente i contadini dei danni subiti con minima spesa.

Che così facendo l'acqua delle alluvioni non scorrerà immediatamente in Po e poi rapidamente in mare, ma ristagnando in pianura, potrebbe alimentare le falde sotterranee utili in estate quando la penuria d'acqua si farà sentire. 

Come auspica il prof. Valloni. Questo ci suggeriscono i nostri territori e noi di ReteambienteParma da tempo lo ripetiamo, anche pensando alla difesa della città dalle alluvioni.

Anche perché l'attuale progetto di cassa è tarato sul livello attuale di piogge improvvise e di quantità d'acqua che scende dalla montagna.

Ma come sarà tale quantità in un futuro prossimo venturo, stante il cambiamento climatico in atto?

Serioli Giuliano
ReteambienteParma