"Non ho paura della cattiveria dei malvagi, ma del silenzio degli onesti". (Martin Luther King JR)

domenica 29 ottobre 2017

Kill the wood!

Quanto è di moda lo stronca i tronchi

Tempo fa, la regione Emilia Romagna aveva stanziato 420.000 euro per pagare il taglio dei pini seccati di Lagdei e Trefiumi, nonchè per il diradamento nella pineta del passo del Ticchiano e per
un altro diradamento nella faggeta sopra Valditacca, seguito da un tecnico forestale.


I reali motivi di tale finanziamento, e l'utilizzo della legna tagliata, erano per noi finalizzati ad aiutare il rifornimento delle centrali a biomassa esistenti in Appennino, in cui il costo del cippato (4 euro) non è compatibile con il costo della legna (12 euro).
Tuttavia ci pareva che la strada imboccata del diradamento fosse un segnale di svolta da parte dell'autorità verso i consorzi di taglio.
Invece tutto continua come prima: taglio raso matricinato, con matricine sempre più piccole e distanti l'una dall'altra.
La speculazione sulla legna continua con squadre di taglio dell'est europeo, pagati in nero e senza alcuna assicurazione.
Intere parti di montagne spogliate del loro manto boschivo: monte Fageto, monte Caio, monte Navert, monte Aguzzo, Alpe di Succiso ed ora monte Faino e monte Fuso, nell'Appenino Est.
I tagli sono fatti con criteri industriali: massima resa nel minor tempo. Per questo motivo il taglio raso è il più adatto.
Ruspe per spianare sentieri e trasformarli in carraie percorribili da macchinari e camion.
Tagli anche dove l'acclività è del 100%, pendii oltre i 45° di pendenza, dove una pioggia successiva può asportare completamente il suolo e denudare la roccia, contribuendo a creare frane e a trasformare le bombe d'acqua in alluvioni nella stessa alta montagna.
Il manto boschivo ovviamente ricresce, ma ci mette 30 anni a tornare come prima dal punto di vista paesaggistico.
Le ferite come buchi di gruviera sulla montagna.
Poca cosa, dicono le autorità, l'importante è che il bosco ricrescendo molto più in fretta catturi la stessa quantità di CO2 di prima.
Ma non è vero.
Studi recenti ci dicono che ad un bosco sottoposto a taglio raso occorrono circa 2,5 anni per arrivare al livello di prima nell'assorbimento di CO2.
Ma non basta, altri studi hanno verificato che i rami abbandonati e morti e il suolo sconvolto procurano altre emissioni di carbonio che va sottratto alla capacità di cattura del manto boschivo.
Non sono sciocchezze di ambientalisti precisini. Il manto bioschivo del nostro Appennino è l'unica forma di contenimento e di contrasto ai veleni che risalgono dalla Pianura Padana.
Dopo la denuncia fatta alla forestale dal comitato ambientale di Palanzano per i tagli sconsiderati sul Fageto ora è il turno del monte Fuso.
Con tagli che vanno da quota 600 metri fino a quota 1.000. Con nuove carraie che segnano il lato sud della montagna dove prima c'erano solo sentieri.
Un danno al suolo, visibile dalle foto, che provocherà colamenti di terra e frane con le prossime piogge.
Pare che la ditta che ha effettuato tale scempio sia la stessa che è stata multata per il danno al Fageto.

Giuliano Serioli
Dimitri Bonanni

Giuliano Serioli

Rete Ambiente Parma

salvaguardia e sostenibilità del territorio locale

mercoledì 25 ottobre 2017

Sole nudo di pianura

Splende il sole sulla Pianura Padana.
Un vento provvido ha scacciato il manto grigio delle polveri sottili.
Un fenomeno raro e momentaneo, presto PM10, polveri ultrasottili e benzopirene torneranno ad accumularsi e a soffocarci.
Auto, impianti industriali, allevamenti intensivi e centrali a biogas saranno di nuovo padroni dell'aria che respiriamo, cui si aggiungerà con l'inverno il riscaldamento domestico, i caminetti a legna, le stufe a pellets.


La meraviglia della nebbia in val Padana, una volta consueta, trasformata in una cappa di smog giallo scura, un mix di veleni che fa del nostro territorio il più pericoloso al mondo per la salute.
Il problema è la contemporaneità con cui si sta verificando questo accumulo con altre crisi: i cambiamenti climatici, la perdita di suolo e di habitat, l’alterazione dei cicli dei nutrienti, la sovrappopolazione, la mancanza di acqua dolce, le risorse rinnovabili in rapido degrado.
La nostra società considera gratuite le risorse naturali.
La speculazione non investe nulla per il loro riuso e rinnovo, le consuma e basta.
Assieme all'aria, anche suolo ed acqua sono gravemente minacciati.
Nei centri storici delle nostre città solo vetrine del lusso.
La spesa ormai solo nei supermercati cresciuti come funghi a fianco dei precedenti e di magazzini abbandonati per la crisi. Ma, paradossalmente, il traffico auto anche nel centro è sempre più intenso.
Sciami di auto lungo i viali contendono la strada ad autobus sempre più giganteschi ed inquinanti.
Forse è il momento di ripensare il tutto.
Pedonalizzare tutto il centro entro i viali, con le eccezioni ai mezzi che riforniscono e agli autobus, piccoli ed elettrici.
I parcheggi a pagamento in centro usarli gratuitamente per i residenti.
Attivare seriamente i parcheggi scambiatori per chi arriva da fuori, fornendo un servizio autobus rapido che porti ai viali.
I viali percorsi in continuazione da un servizio autobus che permetta di arrivare ovunque velocemenete, anche in centro.
Eliminare gli autobus a gasolio, quelli troppo ingombranti e arrivare in pochi anni a mezzi solo elettrici.
Il consumo di suolo e la sua copertura avanzano a macchia d'olio oltre le periferie.
Il pericolo del ruscellamento rapido dell'acqua piovana dalla città verso la bassa è sempre maggiore e provocherà allagamenti sempre più frequenti in ragione delle bombe d'acqua previste. Le piccole casse d'espansione sui canali collettori non basteranno ad impedirlo.
Campagne sempre più siccitose e bisognose d'acqua per il cambiamento climatico, ma anche per la mancata conservazione dell'acqua piovana.
Autorità senza alcun progetto integrato per la difesa dalle alluvioni ed il riuso dell'acqua da stoccare. Sanno solo progettare altro consumo di suolo (casse d'espansione) e dighe in montagna che provocheranno ulteriore carenza d'acqua nelle conoidi dell'alta pianura per il blocco delle correnti di subalveo che alimentano quest'ultime.
Senza considerare la perdita di suprficie boschiva per il laghi creati.
La sicurezza della città dalle alluvioni dei torrenti in piena sta nell'effetto spugna dei boschi, nella manutenzione dell'alveo, in un contratto di difesa attiva coi contadini dell'alta pianura per la manutenzione degli argini e lo sfioramento delle piene nelle cave in disuso e in invasi
in cui conservare l'acqua per l'irrigazione estiva.

Giuliano Serioli

Rete Ambiente Parma

salvaguardia e sostenibilità del territorio locale