"Non ho paura della cattiveria dei malvagi, ma del silenzio degli onesti". (Martin Luther King JR)

sabato 11 febbraio 2012

Dalla conferenza stampa di "AMICI DELLA TERRA"

Il Presidente della Fiper, Righini, aggiunge: “Il potenziale di approvvigionamento delle potature del verde urbano è immenso; secondo l’ultimo studio Fiper, in 801 comuni alpini e appenninici (zone climatiche E-F) ci sarebbero le condizioni per avviare centrali di teleriscaldamento a biomassa. In questi giorni di “freddo siberiano”, l’impiego di questa tecnologia e combustibile, permetterebbe in questi comuni di raggiungere la completa autonomia dal gas e riscaldare i propri cittadini avvalendosi delle risorse locali”. 

Questo è ciò che sostengono gli "AMICI DELLA TERRA" e la FIPER ( federazione italiana produttori energie rinnovabili). Ma se, come affermano, "il potenziale delle potature del verde urbano è immenso", com'è che questo farebbe si che "ci sarebbero le condizioni per avviare centrali di teleriscaldamento in 801 comuni alpini e appenninici"? Vorrebbero forse portare le potature in montagna? Ridicolo! Ma no, stanno semplicemente battendo la grancassa che bruciare legna a livello industriale è bello, utile economicamente e salubre per la gente. La realtà del teleriscaldamento da cippato di legna è che è conveniente economicamente solo in quelle realtà dove esistono grandi scarti di segheria disponibili ( Trentino-Alto Adige ) e con centrali di grandi dimensioni( da 10 a 40 Mw) che abbinano la produzione di acqua calda alla produzione di energia elettrica remunerata coi certificati verdi. In grado quindi di permettersi filtri costosi ( a maniche ed elettrostatici) in modo da limitare le emissioni nocive e non pregiudicare la salute dei cittadini e la fiorente ricezione turistica. Il teleriscaldamento è costoso ( 500 euro al metro ). Costoso è l'impianto di una centrale a cippato anche di piccola taglia, per intenderci quelle che hanno già cominciato ad impiantare nel nostro appennino. L'unica cosa su cui possono risparmiare è il cippato di legna, bruciando quello fresco di taglio e molto umido che, però, provoca emissioni nocive fuori dalle normative e quantitativi di ceneri dell'ordine del 5% in peso del materiale bruciato. L'altra cosa su cui possono risparmiare sono i filtri : invece di quelli a maniche ed elettrostatici, usano solo filtri meccanici, a multiciclone, che bastano forse solo ad abbattere la fuliggine. Inoltre in piccoli borghi di montagna, quasi ormai disabitati, che senso ha una linea di teleriscaldamento a cui si potranno allacciare in pochi? Fra quei pochi, chi mai vorrà sobbarcarsi le spese di allaccio di casa sua, quando ha già provvedito per suo conto con moderne stufe a legna e a pellet? Questa è la filiera corta del teleriscaldamento : antieconomica, nociva, inutile e capace solo di contribuire al rimaneggiamento dei boschi già avviato dalla speculazione della legna da ardere. Le rinnovabili, soprattutto in montagna, sono il fotovoltaico sui tetti, le ristrutturazioni per il risparmio energetico, il microidroelettrico ( turbinazione degli acquedotti ), il microelico lineare ( non quello che si sviluppa in altezza) e i biodigestori che producono gas dalle deiezioni animali degli allevamenti nelle valli. Queste sono le rinnovabili che la regione, coi fondi FAS, dovrebbe finanziare. 

Serioli Giuliano