"Non ho paura della cattiveria dei malvagi, ma del silenzio degli onesti". (Martin Luther King JR)

sabato 18 febbraio 2012

SUGLI IMPIANTI A BIOGAS E BIOMASSE

La denuncia di Ghiretti, comparsa sulla Gazzetta, a proposito del proliferare di richieste per l'installazione di impianti a biogas e biomasse nella nostra provincia è giusta, anche se l'allarme viene da un ex assessore della giunta Vignali.
Noi di Reteambienteparma siamo contro tutte le centrali a biomasse che inceneriscono. Siamo contro quelle di grossa taglia come quelle che vogliono installare a Trecasali, a San Secondo e a Paradigna perchè bruciare cippato di legna, sorgo erbaceo o scarti di macellazioni animali è gravemente inquinante e serve solo a speculatori per accaparrarsi gli incentivi prodotti dalla poca energia elettrica prodotta.
Ma siamo contro anche alle piccole centrali a cippato che la Provincia vuole installare in montagna perchè inquinanti, antieconomiche ed inutili per la gente e la loro economia disastrata.
 Per quanto riguarda le centrali a biogas grave è la possibilità che il digestato, sia esso derivato da insilato di mais, col pericolo che contenga clostridi, o derivato da deiezioni animali ad elevato contenuto di ammoniaca, sia soggetto a spandimento in quantità industriali nei campi con effetti pregiudizievoli per i coltivi e la DOP del parmigiano-reggiano.
La denuncia di Ghiretti era stata già preceduta a livello regionale dall'interrogazione di Favia, del movimento 5 stelle, proprio in relazione agli effetti nocivi del digestato da insilato di mais in progetto in provincia di Modena.
La sua interrogazione ricordava che proprio la Regione esclude la localizzazione di quegli impianti a biogas nelle zone di produzione del Parmigiano Reggiano. Tale divieto ha origine dallo sviluppo di clostridi nel processo di insilamento.
ll foraggio nelle zone agricole dove sono ubicate centrali a biogas, attraverso lo spandimento sul terreno del digestato prodotto, subisce la contaminazione delle spore di clostridi. I clostridi sono batteri anaerobici che generano spore presenti e persistenti sul terreno e sono dannosi per gli animali.
Questi biodigestori anaerobici producono gas naturale che viene bruciato quale forza motrice per produrre elettricità. La quantità di questa così ottenuta è davvero poca cosa, ma non pochi sono gli incentivi statali. Tali impianti, in cocreto, servono solo a rastrellare incentivi, con coltivazioni dedicate che rubano terreni all'alimentazione.
Sono degli ecomostri cui opporsi.
Tali non sono quelli che vengono alimentati con le deiezioni animali, a patto che non siano troppo grandi
ed invasivi per il territorio come quello comprensoriale che voleva impiantare il comune di Montechiarugolo un anno fa. Un impianto sotto il Mw, ma che avrebbe digestato ben 350 tonnellato al giorno per 365 giorni, cioè circa 100.000 tonnellate annue, raccogliendo deiezioni animali tra la città e Neviano Arduini.
Noi crediamo, anzi, che ogni allevamento dovrebbe averne uno, soprattutto per impedire che i nitrati di tutti quei liquami finiscano in falda, inquinandola. Gli incentivi che l'azienda ricaverebbe dalla produzione di gas e quindi di energia elettrica sarebbero il giusto compenso per aver reso l'allevamento sostenibile per l'ambiente. Questo vale per l'enorme quantità di allevamenti della val Padana e ancor più per quelli della nostra Food Valley, che inquinano non solo la falda acquifera ma anche gli stessi terreni da cui ricavare tutti quei pregiati coltivi.

Reteambienteparma
Serioli Giuliano