"Non ho paura della cattiveria dei malvagi, ma del silenzio degli onesti". (Martin Luther King JR)

mercoledì 28 marzo 2012

Le opportunità di una ESCo comunale per una città indebitata

Sabato 17 Marzo a Monticelli si è svolta un'assemblea pubblica in cui l'assessore all'ambiente del comune di Ponte delle Alpi ha presentato l'iniziativa del G.A.S. Fotovoltaico 2012 che, col metodo del gruppo d'acquisto solidale, permette la realizzazione di impianti fotovoltaici familiari sui tetti delle proprie case. E' notizia di questi giorni che è sorto il primo gruppo di acquisto fotovoltaico intercomunale rivolto ai residenti nei comuni di Traversetolo, Montechiarugolo, Sorbolo, Mezzani, San Secondo e Colorno volto a favorire l'impianto di pannelli fotovoltaici direttamente sui tetti delle case per l'autonomia energetica dei cittadini.

L'iniziativa si caratterizza come l'esatto opposto del "Fotovoltaico insieme" della Provincia. L'amministrazione provinciale si è vantata di aver attirato 120 milioni di euro di investimenti nel nostro territorio. In realtà ha impiantato più di 30 parchi fotovoltaici a terra in altrettanti comuni, occupando svariati ettari di suolo agricolo, che non hanno fruttato alle amministrazioni locali che pochi spiccioli in quanto la massa degli incentivi pubblici è stata girata tutta agli investitori.

Una mera speculazione ben ripagata!

Noi, Reteambienteparma, plaudiamo all'iniziativa del gruppo di acquisto solidale e affermiamo che si deve anche andare oltre : alla costituzione di ESCo comunali che promuovino e coordinino

le iniziative, le gare d'acquisto e i finanziamenti dalle banche per ottenere le condizioni migliori possibili.
" ..se l'iniziativa dei GAS venisse adottata da un'amministrazione locale potrebbe favorire una vera riconversione del territorio agricolo circostante. Trasferendo questo schema al settore energetico è ancora più necessario l'intervento dell'ente locale come intermediario verso il mercato dell'energia tramite una ESCo (società per la promozione dell'efficienza energetica ) che agisca per conto di tutti gli associati; e che, oltre a contrattare le forniture energetiche, intervenga nelle abitazioni e nelle imprese degli utenti associati per promuovere l'efficienza sfruttando gli incentivi, ma anche attivando i finanziamenti resi possibili dalla cessione degli incentivi del conto energia."
(Guido Viale -"La conversione ecologica")
Oggi, per le amministrazioni locali è sempre più imperativo produrre un risparmio energetico senza dover sostenere investimenti straordinari per ottenerlo.

Questo risparmio energetico sarebbe quindi un beneficio sia per l’ambiente che per le tasche del Cittadino. Ebbene, questo strumento c’è e si chiama ESCo.

ESCo sta per Energy Service Company. Un esempio per vedere come funziona.

Il comune sceglie un partner privato (azienda fornitrice di servizi energetici e di risparmio energetico) e insieme formano una società, una ESCo. La ESCo effettua un censimento energetico degli edifici comunali e ne identifica alcuni dove le potenzialità di efficientamento sono importanti, esempio una scuola.

Poniamo, per dare un’idea, un edificio comunale con:

  • bolletta riscaldamento + elettricità 60.000 €/anno prima degli interventi fatti dalla ESCo
  • costo interventi ESCo ( es. coibentazione + fotovoltaico o gestione automatica accensione/spegnimento luci e riscaldamento) 36.000 € finanziati dal fondo kyoto a tasso o,50 % da restituire in 6 anni.
  • bolletta riscaldamento + elettricità 54.000 €/anno dopo gli interventi fatti dalla ESCo. risparmio annuale 6.000 €
Il comune continua a pagare la bolletta da 60.000 € per 6 anni. Con il guadagno generato di 6.000 €/anno la ESCo ripaga l’investimento da 36.000 € fatto.
Dopo 6 anni il comune si trovera’ una bolletta energetica + bassa (54 invece che 60 mila € ) con in più l’edificio riqualificato senza aver fatto spese straordinarie.

Questa opportunità è ancora più interessante in questi momenti di difficoltà nell’ottenere finanziamenti da parte delle banche in quanto è finalmente diventato operativo il fondo Kyoto che eroga un finanziamento agevolatissimo ai soggetti, tra cui le ESCo, che investono in opere di riqualificazione o efficientamento energetico (Tasso agevolato 0,5% per 6 anni).

Nel caso la ESCo comunale impiantasse sui tetti di propri edifici e su quelli di privati a fianco pannelli fotovoltaici, incasserebbe gli incentivi pubblici.

Anche se le tariffe per gli incentivi fotovoltaico 2012 sono in calo, installare un impianto fotovoltaico, rimane comunque un investimento, sicuro, rinnovabile.

Gli incentivi, come in precedenza, hanno durata di 20 anni.

In più, ad esempio, se l'energia elettrica prodotta si decidesse di consumarla non la si pagherebbe, diversamente se si decidesse di venderla ad Enel si ricaverebbe 0,08 euro per ogni Kw prodotto.

Se si impiantassero pannelli per un tot di potenza di 1 Mw si produrrebbero circa 1200 Mw all'anno di elettricità che per 200 euro al Mw fanno 240.000 euro circa per 20 anni+ 80 euro per ogni Mw di elettricità venduta, cioè altri 100.000 euro circa, per un tot di 340.000 euro

Poniamo che l'impianto fotovoltaico costi 1.500.000 euro, il comune lo pagherebbe subito col finanziamento del fondo rotativo Kyoto allo 0,50% di interesse ottenuto dalla cassa depositi e prestiti dello stato. Lo ripagherebbe in 6 anni stornando 250.000 euro dagli incentivi ottenuti.

Ma rimarrebbero sempre 90.000 euro da reinvestire ulteriormente.

E poi, per i 14 anni restanti, il comune continuerebbe ad usufruire degli incentivi prima stornati, magari per allargare lo stesso impianto fotovoltaico e la sua produzione o per qualsiasi altra iniziativa di risparmio energetico.

L'unico comune dell'Emilia che finora abbia dato vita ad una ESCo è quello di Correggio (Reggio E.)

Giuliano Serioli

martedì 27 marzo 2012

24 Marzo 2012 - Il Mercatino delle idee


Giornata di denuncia, di condivisione, di lotta....

Sotto i Portici dell'Ospedale Vecchio di Parma oltre una ventina di associazioni si è riunita in difesa
della destinazione pubblica di questo importante complesso storico-monumentale, creando una
straordinaria vetrina di idee, proposte, denunce.

È stato mostrato il valore di questo spazio pubblico che, in violazione delle norme di tutela
del patrimonio storico e dei beni culturali, negli anni recenti la incolta mano edificatoria e
cementificatrice delle amministrazioni Ubaldi e Vignali ha tentato di privatizzare e manomettere
nelle sue strutture e funzioni d'uso.

Tra manifesti, striscioni, volantini, i Portici dell'Ospedale Vecchio oggi sono stati teatro della
grande vitalità di quella parte di città critica, oppositiva, che in questi anni di truffaldina gestione
della cosa pubblica ha elaborato idee, ha dato vita ad attività, lotte, iniziative per difendere il
territorio, l'ambiente, la memoria storica, la qualità della vita contro la mano demolitrice del
governo cittadino, ha condiviso progetti e battaglie, ha creato una grande solidarietà.

Numerosi gli interventi che si sono succeduti, inframezzati da letture teatrali, interventi satirici,
canti popolari: Monumenta ONLUS, Comitato Sopravvivenza in Zona Stazione, Gruppo di Azione
per la Palestina, ArtLab, Comitato di solidarietà con i lavoratori in lotta, Ambulatorio dell'Ospedale
Vecchio, Insurgent City, ReteAmbienteParma, ass. Qui e Ora di borgo Parente, CIAC, “Perchéno?”,
ass. Parmachesiparla, Laboratorio politico per l'alternativa, Leggeretraleruspe, ass. Gestione
Corretta Rifiuti e Risorse, Rete diritti in casa, Comitato Antifascista Montanara, biblioteca “Dimitry
Papaioannoy”, comitato “Il Muro”, NienteVoragini, Liberacittadinanza.

In particolare, ha rivestito un grande significato la denuncia di rappresentanti di lavoratori della
Intercast,che hanno comunicato la decisione della direzione aziendale di licenziare 59 dipendenti su
63, dopo aver smantellato la fabbrica delle sue più importanti catene produttive e delocalizzato in
Estremo Oriente la produzione.

La città ha ripreso la propria memoria.

La città ha colto l'occasione per analizzare i problemi in modo autonomo e indipendente, per aprire
gli occhi, affrontando un contesto economico generale gravato da centinaia di milioni di debiti, e ha
iniziato a elaborare nuove idee per ripartire.

Parma 24 marzo 2012

lunedì 26 marzo 2012

A Paradigna un altro inceneritore?

L'azienda richiedente il VIA per un inceneritore da 1 Mw in zona Paradigna è la PFP spa di Modena, facente parte della PFP srl che vende all'ingrosso sementi e soprattutto mangimi per animali.
Normalmente gli scarti di macellazione finiscono nei mangimi, soprattutto scatolette per cani e gatti. Evidentemente hanno scoperto che è più redditizio bruciarli per produrre elettricità in cogenerazione ed intascare gli incentivi.

Il problema è che gli scarti di macellazione sono molto umidi ( molto di più del 50% di umidità del cippato fresco di legna vergine già di difficile combustione ). Per cui questi materiali devono essere prima trattati a livello termomeccanico perchè diventino combustibili.
L'azienda dichiara di voler rendere combustibili 50.000 t. di scarti di macellazione e 20.000 t. di oli esausti. Ne brucerebbero circa 15.000 t. Arriverebbero in tal modo a produrre circa 8 milioni di kW-h.
Poca roba rispetto all'enormità della quantità bruciata, però dagli incentivi pubblici ricaverebbero 1 milione e mezzo di euro all'anno.
La combustione di scarti di macellazione e di oli esausti è molto più inquinante dello stesso cippato fresco di legna vergine. Oltre a quantitativi intollerabili di emissioni nocive e di ceneri, la combustione produce benzene e suoi composti, cioè idrocarburi ciclici che, in presenza di composti clorurati nell'acqua e nell'aria ( basta il cloro della depurazione degli acquedotti : ipoclorito di sodio o biossido di cloro) produce DIOSSINA.

Non sono i primi. Seguono le orme della INALCA di Castelvetro (Mo), una delle più grandi aziende del settore carni d'Europa ( facente parte dell'Oligopolio Cremonini : dall'allevamento alla macellazione e alla distribuzione, con 12 ettari di impianti di macellazione) che ha pensato bene di smaltire le carcasse della macellazione in eccesso (300.000 capi all'anno) bruciandole e intascando i soldi degli incentivi per la cogenerazione elettrica.
Nel novembre scorso ha richiesto, infatti, il VIA per un inceneritore da 30.000 t. a Castelvetro Modenese e a giorni attende l'esito dell'iter. A sollevare il problema in Regione solo Favia del 5 stelle e i cittadini dei comuni limitrofi.

Ora vogliono espandere la loro speculazione anche sul nostro territorio, senza alcuno scrupolo per il suo ulteriore avvelenamento.

Serioli giuliano

martedì 20 marzo 2012

L'amianto è un minerale nocivo e cancerogeno: è quindi indispensabile ed urgente eliminarlo completamente dall'ambiente umano



ADERITE,. FATE ADERIRE E PASSATE PAROLA



L'amianto è un minerale nocivo e cancerogeno: è quindi indispensabile ed urgente eliminarlo completamente dall'ambiente umano. Ieri in Europa, oggi in più di due terzi dei paesi del mondo, l'uso dell'amianto ha causato centinaia di migliaia di morti ed il picco della mortalità non è ancora stato raggiunto. Il cosiddetto "uso controllato" dell'amianto è semplice propaganda commerciale che imbroglia le popolazioni non informate e vulnerabili.
In ogni paese l'uso dell'amianto deve essere sanzionato, come è avvenuto in Italia.
La ricerca sulla prevenzione e la cura delle malattie correlate all'esposizione all'amianto deve avere la più elevata priorità.
La bonifica deve essere attuata in modo efficace e sicuro con fondi e conoscenze tecniche adeguate. Tutte le vittime di malattie causate dall'amianto, per cause lavorative, ambientali, domestiche o di altro genere, hanno il diritto di essere indennizzate.    
Fermiamo l'estrazione, la commercializzazione e l'uso dell'amianto nel mondo. 
FIRMA L'APPELLO QUI: www.afeva.it
____
Asbestos is a harmful mineral which causes cancer: this is why it is both necessary and urgent to ban its use in the human environment. 
In the past asbestos was used in processing and manufacturing in Europe, and is currently used in two thirds of the world: it has and is causing hundreds of thousands of people have lost their lives and the peak of deaths has not yet been reached. The so called 'controlled use' of asbestos is a figment of the imagination of those who mislead uninformed and vulnerable people.
Ban the use of asbestos throughout the world, as has already happened in Italy.
Fight for both research on prevention and for the treatment of asbestos related diseases to be seen as a top priority.
Decontamination must be swift making areas safe adequately, which required adequate funding and the use of the best available knowledge and expertise.
All asbestos victims have the right to compensation whether the disease has been caused through work, environment, domestic use or other causes.   
Stop asbestos mining, production, trading and use. SIGN THE APPEAL HERE: www.afeva.it 
_____
L'amiante est un minéral toxique et cancérigène: il est donc indispensable et urgent de l'éliminer complètement de l'environnement humain.
Hier en Europe, désormais plus des deux tiers des pays du monde, l'utilisation de l'amiante a causé des centaines de milliers de morts et le pic de mortalité n'a pas encore été atteint. Le soi-disant "utilisation contrôlée" de l'amiante est simple propagande commerciale qui trompe les populations mal informées et les plus vulnérables. Dans chaque pays, l'utilisation de l'amiante doit être sanctionnée, comme cela s'est produit en Italie. La recherche sur la prévention et le traitement des maladies liées à l'exposition à l'amiante doit avoir la priorité la plus élevée.
L'assainissement doit être mis en œuvre dans une expertise efficace et sûre avec des fonds suffisants et technique. Toutes les victimes de maladies causées par l'amiante, en travaillant pour des causes, de l'environnement, domestique ou autre, ont le droit d'être indemnisé.   
Arrêtez l'exploitation minière, la commercialisation et l'utilisation de l'amiante dans le monde. FORMULAIRE D'ADHESION ICI: www.afeva.it

lunedì 19 marzo 2012

Le opportunità di una ESCo comunale

" ..se l'iniziativa dei GAS venisse adottata da un'amministrazione locale potrebbe favorire una vera riconversione del territorio agricolo circostante. Trasferendo questo schema al settore energetico è ancora più necessario l'intervento dell'ente locale come intermediario verso il mercato dell'energia tramite una ESCo (società per la promozione dell'efficienza energetica ) che agisca per conto di tutti gli associati; e che, oltre a contrattare le forniture energetiche, intervenga nelle abitazioni e nelle imprese degli utenti associati per promuovere l'efficienza sfruttando gli incentivi, ma anche attivando i finanziamenti resi possibili dalla cessione degli incentivi del conto energia." (Guido Viale-la conversione ecologica)

Oggi, per le amministrazioni locali è sempre più imperativo produrre un risparmio energetico senza dover sostenere investimenti straordinari per ottenerlo.

Questo risparmio energetico sarebbe quindi un beneficio sia per l’ambiente che per le tasche del Cittadino.    Ebbene, questo strumento c’è e si chiama ESCo.

ESCo sta per Energy Service Company. Un esempio per vedere come funziona. 
Il comune sceglie un partner privato (azienda fornitrice di servizi energetici e di risparmio energetico) e insieme formano una società, una ESCo. La ESCo effettua un censimento energetico degli edifici comunali e ne identifica alcuni dove le potenzialità di efficientamento sono importanti, esempio una scuola.

Poniamo, per dare un’idea, un edificio comunale con:
  • bolletta riscaldamento + elettricità 60.000 €/anno prima degli interventi fatti dalla ESCo
  • costo interventi ESCo ( es. coibentazione +  fotovoltaico o gestione automatica accensione/spegnimento luci e riscaldamento) 36.000 € finanziati dal fondo kyoto a tasso o,50 % da restituire in 6 anni.
  • bolletta riscaldamento + elettricità 54.000 €/anno dopo gli interventi fatti dalla ESCo. risparmio annuale 6.000 €
  • Il comune continua a pagare la bolletta da 60.000 € per 6 anni. Con il guadagno generato di 6.000 €/anno la ESCo ripaga l’investimento da 36.000 € fatto.
Dopo 6 anni il comune si trovera’ una bolletta energetica + bassa (54 invece che 60 mila € ) con in più l’edificio riqualificato senza aver fatto spese straordinarie.

Questa opportunità è ancora più interessante in questi momenti di difficoltà nell’ottenere  finanziamenti da parte delle banche in quanto è finalmente diventato operativo il fondo Kyoto che eroga un finanziamento agevolatissimo ai soggetti, tra cui le ESCo, che investono in opere di riqualificazione o efficientamento energetico (Tasso agevolato 0,5% per 6 anni). 

Nel caso la ESCo comunale impiantasse sui tetti di propri edifici e su quelli di privati a fianco pannelli fotovoltaici, incasserebbe gli incentivi pubblici che per quest'anno sono:



Tariffe 2012 (euro/kWh)
Periodo
Potenza (kW)
Primo semestre
Secondo Semestre
1<=P<=3 
0,274
0,240
0,252
0,221
3<P<=20
0,247
0,219
0,227
0,202
20<P<=200
0,233
0,206
0,214
0,189
200<P<=1000
0,224
0,172
0,202
0,155
1000<P<=5000
0,182
0,156
0,164
0,140
P>5000
0,171
0,148
0,154
0,133

Anche se le tariffe per gli incentivi fotovoltaico 2012 sono in calo, installare un impianto fotovoltaico, rimane comunque un investimento, sicuro, rinnovabile.

Gli incentivi, come in precedenza, hanno durata di 20 anni.

In più, ad esempio, se l'energia elettrica prodotta si decidesse di consumarla non la si pagherebbe, diversamente se si decidesse di venderla ad Enel si ricaverebbe 0,08 euro per ogni Kw prodotto.
Se si impiantassero pannelli per un tot di potenza di 1 Mw si produrrebbero circa 1200 Mw all'anno di elettricità che per 200 euro al Mw fanno 240.000 euro circa per 20 anni+ 80 euro per ogni Mw di elettricità venduta, cioè altri 100.000 euro circa, per un tot di 340.000 euro

Poniamo che l'impianto fotovoltaico costi 1.500.000 euro, il comune lo pagherebbe subito col finanziamento del fondo rotativo Kyoto allo 0,50% di interesse ottenuto dalla cassa depositi e prestiti dello stato. Lo ripagherebbe in 6 anni stornando 250.000 euro dagli incentivi ottenuti.
Ma rimarrebbero sempre 90.000 euro da reinvestire ulteriormente.
E poi, per i 14 anni restanti, il comune continuerebbe ad usufruire degli incentivi prima stornati, magari per allargare lo stesso impianto fotovoltaico e la sua produzione o per qualsiasi altra iniziativa di risparmio energetico.

L'unico comune dell'Emilia che finora abbia dato vita ad una ESCo è quello di Correggio (Reggio E.)

Giuliano Serioli

domenica 18 marzo 2012

Biomasse a Palanzano: una storia incredibile.

Il comune di Palanzano in data 16 gennaio 2012 ha autorizzato con una DIA la costruzione di una centrale a biomassa da 1 Mw a Nacca di Vaestano. Brucerebbe all'80% cippato di legna vergine e al 20% residui di digestato di letame che dovrebbe provenire da un biodigestore da 1 Mw, richiesto ma non ancora autorizzato. Quest'ultimo dovrebbe trattare circa 100.000 t. annue di deiezioni animali. Il tutto per fare cogenerazione, produrre energia elettrica e ricavarne gli incentivi pubblici.
Lo scandalo non è solo il carattere puramente speculativo della cosa, ma anche la tempistica molto sospetta.
La richiesta, infatti, era stata presentata da privati un anno e mezzo fa e subito era sorto un comitato di cittadini per contrastare le due centrali che aveva raccolto migliaia di firme, opponendosi sia al sito proposto, gravemente pregiudicato a livello idrogeologico, ma soprattutto a che venissero bruciati 50.000 quintali di legna dei boschi attorno, col taglio di 50 ettari all'anno.
Il comune aveva 180 giorni per eprimersi ma, vista la rabbia della gente, ha tirato in lungo per far calmare le acque dando il suo benestare due mesi fa, dopo 586 giorni.
La furbata non è servita : la gente è tornata in piazza più incazzata ancora.
Ma la cosa incredibile è un'altra.
Il comune di Palanzano nel frattempo si è dotato di una centrale a biomassa da 700 Kw per produrre teleriscaldamento e riscaldare casa protetta per gli anziani, municipio, palestra e scuola con due caldaie separate da 350 Kw ciascuna. Per alcuni mesi ha provato a bruciare cippato fresco come nella centrale di  Monchio, ma di fronte allo scarso rendimento, alle forti emissioni e alla gran quantità di ceneri residue, era passato a bruciare pellet, prodotto in loco e molto meno invasivo dal punto di vista dell'inquinamento e più efficace come rendimento.
Dopo un'esperienza così fortemente negativa nella combustione di cippato fresco, come può il sindaco autorizzare un impianto a biomassa che per fare cogenerazione e produrre elettricità dovrebbe bruciare una quantità esorbitante di cippato ed inquinare un'intera vallata?
Che produrrebbe più di 2.000 quintali di ceneri ( il 5% della biomassa bruciata) ?
Ricordiamoci che il rendimento della cogenerazione elettrica da cippato è così basso (17/18% )che occorre bruciare circa 5 volte più legna di quanta ne serve per produrre solo calore.
Come può autorizzare che ogni anno vengano tagliati 40 ettari di bosco, rimaneggiando il patrimonio boschivo della vallata e di quelle adiacenti, già gravate dai tagli della speculazione sulla legna da ardere ?
Nei fatti usa due criteri opposti : a Palanzano tutte le possibili precauzioni, a Vaestano la più totale disponibilità alla pura speculazione e la più totale indifferenza per la salute di chi ci abita.
Stranamente, il comitato si è limitato a sollevare solo il grave rischio idrogeologico rivolgendosi a Provincia e Regione, senza accennare minimamente alla grande quantità dei tagli e alla nocività di emissioni e ceneri che ne deriverebbe, come aveva fatto invece a suo tempo.
Essendo a guida Pd, probabilmente è a conoscenza dei progetti di centrali a cippato che tali amministrazioni hanno in cantiere sul nostro territorio e si adegua.

Serioli Giuliano

mercoledì 14 marzo 2012

Amianto Killer, convegno informativo per chi crede ancora nella modica quantità!

Sabato 17 Marzo, alle 20.30 presso la sala Imbriani di Borgo Val di Taro, un convegno informativo organizzato dal comitato no cava "le Predelle".

http://17-3-2012.blogspot.com/p/locandina.html

La città, il territorio, l'ambiente: dieci proposte per il presente

La città, il territorio, l'ambiente

Dieci proposte per il presente

Trentadue sforamenti in due mesi delle polveri sottili (PM 10) rispetto alla norma, costituiscono un terribile primato per la nostra città.
Qualcuno ha pensato (il commissario Ciclosi) che chiudere il centro al traffico auto il giovedì e la domenica possa essere una misura utile a contrastarlo.
Legambiente si è congratulata per la diminuzione dei valori, in un giorno peraltro in cui il traffico da e per la città è già basso di suo. In realtà si è trattata di una ulteriore selezione economica dei cittadini: per chi ha auto vecchie ed abita in centro niente gita in collina od altro.
Noi crediamo sia solo un provvedimento di facciata, giusto per mostrare di far qualcosa, come già in passato era stato fatto dalle giunte precedenti.

Crediamo non basti.
Siamo convinti che l'ambiente e il suo degrado siano l'espressione diretta di un assetto produttivo e commerciale dominato dalla speculazione e dal consumismo.
Assetto che non è più sostenibile.
Una città che ha cementificato il verde agricolo tutt'attorno trasformandolo in aree edificabili, in cantieri abbandonati, creando in tal modo montagne di debiti.
Ma il futuro della città rischia di prospettarsi ancora più fosco.

Ecco la lista della spesa.
La messa in opera dell'inceneritore di Ugozzolo che brucerà 130 mila tonnellate di rifiuti, la richiesta recente di una centrale a biomassa a Paradigna che bruci scarti di macellazioni animali, la richiesta di Eridania Saddam di una centrale a biomassa a Trecasali in grado di bruciare più di 150 mila tonnellate di cippato di legna e un'altra ancora a S. Secondo che brucerebbe 100 mila tonnellate di sorgo erbaceo da coltivazione dedicata.

Quali risultati arriverebbero se non un vero e proprio avvelenamento dell'aria che respiriamo?

Un vero e proprio disastro.
Altrettanto importante, oltre la denuncia, la proposta.

Ed eccone alcune, da approfondire e discutere.

1- Rinnovare il parco del trasporto pubblico sostituendo con motori elettrici quelli a gasolio, che sono la gran maggioranza. Attrezzare una stazione di ricarica dei mezzi a trazione elettrica, direttamente con l'energia prodotta da impianti fotovoltaici cittadini, come già progetta di fare il comune di Correggio. 
Dotare i parcheggi scambiatori di servizi, accrescendone il numero: almeno 8, uno per ogni asse viario, rispetto ai 5 attuali. Incentivarne economicamente l'uso, come già sta facendo il comune di
Reggio Emilia, tramite la concessione di biglietti bus gratuiti per il centro.
Dotare la cerchia dei viali di un circuito bus continuativo, condotto da piccoli mezzi in grado di garantire un servizio agile di spostamenti, tale da essere complementare con l'abbandono delle auto nei parcheggi scambiatori.

2- Costituire una ESCo comunale per produrre energia, in grado di superare le limitazioni del patto di stabilità per le amministrazioni locali. Riuscire, in tal modo, ad accedere ai finanziamenti del fondo rotativo di Kyoto della cassa depositi e prestiti dello stato per iniziative di risparmio energetico e di produzione di energia rinnovabile.

3- Tramite la ESCo comunale, avviare un progetto di produzione di energia elettrica tramite pannelli fotovoltaici posati direttamente sui tetti degli edifici pubblici e anche delle case dei cittadini, accedendo in tal modo agli incentivi pubblici del GSE.

4- Tramite la ESCo, avviare un progetto di risparmio energetico a partire dagli edifici pubblici, arrivando a coinvolgere anche gli edifici dei cittadini, invogliandoli a partecipare coi loro stessi risparmi. Smuovendo così il mercato dell'edilizia e creando lavoro.

5- A partire dall'esperienza dei gruppi di acquisto solidale e dai mercatini spontanei, avviare un progetto di nascita di mercati rionali di prodotti biologici certificati, provenienti dal territorio.

6- In accordo coi comuni del territorio, promuovere ed incentivare economicamente la nascita e lo sviluppo di aziende a produzione agricola biologica e la nascita di allevamenti animali di tipo non industriale, tramite la concessione in uso di fondi dismessi e case coloniche abbandonate.

7- Favorire la trasformazione delle attuali iniziative di banche commerciali o di carattere etico in un'iniziativa unica di banca del territorio, controllata dalle amministrazioni e in grado di poter finanziare gli obiettivi sopra delineati.


Giuliano Serioli

lunedì 12 marzo 2012

Sulle biomasse


L'ambiente si interfaccia all'economia. E' sempre stato così, ma ora che lo sviluppo produttivo ha raggiunto i confini del mondo non c'è più un altrove da cui continuare a prelevare risorse gratis e senza evidenti conseguenze. Ogni aspetto del processo produttivo non può far a meno di consumare risorse in modo sempre più accelerato, sottraendole all'ambiente anche qui da noi e finendo coll'impoverirlo sempre più, se 
non addirittura con l'avvelenarlo.
Tale giustapposizione è ancora più evidente da quando il sistema produttivo si è buttato sulle risorse rinnovabili per ricavarne energia, sulle biomasse in particolare.
I campi e i coltivi alimentari sono rimaneggiati per far posto alle coltivazioni energetiche : cereali per la produzione di etanolo; piante oleaginose ( colza e soia ) per ricavare biodisel; insilato di mais, sorgo erbaceo e pioppeti biennali per alimentare inceneritori per la produzione di energia elettrica.
I boschi, che la Comunità Europea dichiara patrimonio intoccabile, vengono diradati per alimentare il mercato della legna da ardere, il mercato del pellet e quello del cippato con cui alimentare inceneritori termoelettrici.
Ora, perfino le biomasse animali non sfuggono a tale predazione.
Per il sistema agroindustriale è molto più conveniente bruciare scarti di macellazione da cui ricavare elettricità e incentivi pubblici che non produrre mangimi.
Produrre sta diventando secondario. Principale è far soldi, accrescere il budget finanziario.

Rossano Ercolini, di ambientefuturo, ha stilato una lista di centrali a biomassa per produrre elettricità che costellano tutto il nostro paese, ma che hanno infarcito in modo particolare la Puglia e la Calabria.
Centrali funzionanti a Cutro, Rossano,Laino, Strongoli,Crotone, Rende (in Calabria) per più di 1.200.000 tonnellate di biomasse bruciate. A Casarano, Monopoli, Massafra, Molfetta, Manfredonia( in Puglia) per più di 700.000 tonnellate di biomasse bruciate.
Tutte di proprietà di aziende del Nord o straniere, come ENEL, MACCAFERRI, MARCEGAGLIA, ERIDANIA, attirate dalla massa di soldi facili degli incentivi.
Ma altre decine di progetti di centrali tra i 10 e i 50 Mw sono già presentati ai comuni del Sud per la VIA, per bruciare olio di palma e scarti di legname da deforestazione fatti arrivare da oltreoceano via nave nei porti di Taranto e Crotone.
Pare proprio che il Pdl abbia spianato la strada a Confindustria per l'accaparramento degli incentivi pubblici, i certificati verdi, i soldi delle nostre bollette.
Anche al Nord sono sorte centrali a biomassa di grossa taglia, tipo quella da 38 Mw a Brunico, ma quasi tutte sono concentrate in Alto Adige e in Trentino. Sono nate per bruciare scarti di segheria  (segatura) e ricavarne calore ad uso industriale o da riscaldamento, come quasi tutte quelle presenti nei paesi alpini o nella scandinavia. Ma dopo gli accordi di KYOTO (1997) e la loro adozione da parte della Comunità Europea (2002), gli stati le hanno dotate di incentivi per produrre energia elettrica.
Da allora fanno cogenerazione, cioè producono anche energia elettrica. 
Hanno raggiunto una potenza complessiva di 150 Mw e bruciano circa 250.000 tonnellate di cippato annue. Ma quasi niente viene dal taglio dei boschi, se non segatura dal taglio dell'industria del legno che importa anche molto legname dall'estero. Il resto del cippato viene dall'Appennino o addirittura da Rotterdam via nave. Così le abetaie non 
vengono tagliate e il preziosissimo turismo non ne risente. I soldi ricavati li hanno investiti nel teleriscaldamento recuperando il calore prodotto nelle centrali e sostituendo così il gasolio da riscaldamento.
Furbi, hanno messo soldi anche nei filtri, non limitandosi a quelli meccanici a ciclone, ma introducendo quelli a maniche ed elettrostatici, molto più costosi, per ovviare il più possibile alle emissioni nocive. 
Hanno potuto farlo perchè, come afferma Federico Valerio, le centrali a cogenerazione diventano economiche sopra i 20 Mw, quando il loro rendimento diventa più efficiente.
Sulla base dell'esperienza dell'Alto Adige, Spinelli e Seknus, rispettivamente del CNR e dell'università di Friburgo, hanno fatto una ricerca nel Nord-est per cercare di costruire un mercato del cippato che permettesse  l'approvigionamento di centrali per il teleriscaldamento.
La conclusione cui sono giunti è che il mercato della legna da ardere è più conveniente di quello del cippato, per cui sarebbe  necessario far nascere da zero delle cooperative di taglio industriale che, oltre al tondame, fossero in grado di utilizzare anche le ramaglie e i cimali, in pratica tutto quello che i boscaioli lasciano sul posto a marcire. In pratica, secondo loro, le regioni dovrebbero finanziare tali cooperative 
dotandole di harwester a bracci allungabili per il taglio a pianta intera, di trattori con rimorchi e di cippatrici.  Strumenti che permetterebbero loro di fare il taglio industriale. Questo consisterebbe nel diradamento al 50% dei boschi, ricavando circa 50 tonnellate per ettaro.
Attualmente i boscaioli applicano il taglio raso nel ceduo con rilascio di matricine ed ottengono circa 100 t. per ettaro.
In pratica costoro teorizzano che i boschi delle Prealpi e dell'Appennino potrebbero essere dimagriti del 50% per dar vita a piccole centrali sotto il Mw, a filiera corta, per produrre teleriscaldamento ed elettricità.
Il Pd del Piemonte ha adottato in pieno tale studio, formulando nel 2009 il progetto Bresso che prevedeva il diradamento dei boschi per alimentare decine di centrali a cogenerazione a filiera corta per produrre da biomasse almeno il 10% dell'energia necessaria alla Regione.
Il WWF si oppose fermamente.
La regione Toscana, l'Emilia R. e il Pd seguono la stessa strada dei finanziamenti per sviluppare il taglio industriale, il diradamento dei boschi e la costruzione di un mercato del cippato.
Parlano, però, solo di filiera corta e di centrali per il teleriscaldamento. Certo che, a differenza dei paesi prealpini popolosi e con un'industria turistica fiorente, il teleriscaldamento in borghi appenninici semiabbandonati sembra proprio un controsenso : 3/4 delle case sono chiuse quasi tutto l'anno e la gente ha la legna da bruciare 
gratis.
Eppure ne vogliono costruire a decine.
Proprio Dall'Olio, il competitor di Bernazzoli alle primarie del Pd a Parma è quello che in un documento della Provincia afferma che nella nostra montagna se ne potrebbero costruire una trentina.
Finanziate coi fondi FAS (fondi aree sottoutilizzate : 3/4 dalla UE e 1/4 dalla Regione), tali centrali si stanno diffondendo nei paesi semiabbandonati della montagna.
Sono considerate virtuose perchè non si propongono di fare cogenerazione per produrre anche energia elettrica e quindi non accedono agli incentivi per trarne profitto. Sono considerate sostenibili perchè a filiera corta (rifornite nell'ambito locale, massimo 70 Km).

In realtà sono antieconomiche, inquinanti e non producono lavoro.

Ne sono una prova le 3 centrali funzionanti nella nostra montagna.
In quella di Borgotaro-ospedale (700 Kw, costo 500.000 euro) hanno dovuto smettere di bruciare cippato fresco perchè bruciava male, aveva un basso rendimento calorifico e produceva grandi quantità di fumo e di  ceneri.
Hanno dovuto rifornirsi di cippato di legna stagionata ( meno umida) e ricorrere alla centrale a metano, ancora esistente nell'ospedale, per abbattere i bassi termici di quella a cippato ed evitare così di appestare l'aria di un  ospedale.
In quella di Monchio (923 Kw, costo 650.000 euro) hanno già speso altri 100.000 euro in teleriscaldamento ( costo 500 euro al metro) solo per allacciare 5 edifici comunali. Funziona solo al 20% della sua capacità e brucia il 50% in più di cippato perchè l'umidità di questo ne abbassa il rendimento e ne aumenta di molto le emissioni e le ceneri. Queste arrivano in pratica al 5% della massa bruciata (150 q. su 3.000 q.).
Dove smaltirle? Nei boschi, naturalmente. Ma in un ettaro di bosco, stando alla normativa, ce ne possono andare solo 8 o 10 q. e poi per 30 anni non se ne parla più.
Finirà che riempiranno i boschi di cenere, che non è solo composta di di K, Ca e Mg, macroelementi della fertilità, ma anche di metalli pesanti in quantità tossica per il sottobosco.
Nella centrale di Palanzano (700 Kw, suddivisa in 2 caldaie da 350 Kw, costo 426.000 euro) di fronte agli stessi problemi di Monchio nel bruciare cippato fresco (50% di umidità, con forti emissioni nocive e grosse quantità di ceneri) hanno pensato di bruciare pellet di provata tracciabilità (10% di umidità e dieci volte in meno di emissioni e ceneri).
A quel punto devono essersi anche detti che la centrale era inutile e costosa.
Sarebbe bastato dotare i 5 edifici di caldaie automatiche a pellet da 60 Kw di potenza, capaci di riscaldare fino ad 800 m2 di superficie e dal costo di 36.000 euro (iva e installazione comprese), detraibili al 55% in 10 anni. In tal modo il costo reale di ognuna di loro sarebbe stato di 16.000 euro e quello complessivo di 80.000
In sostanza, la centrale di Borgotaro, pur inquinante e fuori luogo all'interno di un ospedale, dal punto di vista della combustione del cippato costituisce un'anomalia irripetibile e costosa.
La centrale di Palanzano ha dimostrato che bruciare cippato fresco ricavato dal taglio industriale a pianta intera è un'assurdità in termini di rendimento e di emissioni, al punto da ridursi a bruciare pellet, combustibile costoso e tipico delle caldaie famigliari.
La centrale di Monchio, con il suo basso rendimento, le emissioni nocive e l'alta percentuale in peso di ceneri costituisce l'effettivo prototipo di resa delle altre quattro centrali di cui è già stato stanziato il finanziamento nella nostra provincia : Neviano, Calestano, Berceto e Varano Melegari.

L'impressione è che questi inceneritori costosi e sottoutilizzati finiranno per fare anche cogenerazione. Una volta installati e fallito il collegamento del teleriscaldamento coi privati, le amministrazioni diranno che è uno spreco non ricavare anche energia elettrica e stupido non intascare i soldi degli incentivi.
A quel punto, però, il problema emissioni nocive e volume di ceneri diventerà molto più grosso.
Infatti il rendimento delle centrali nel fare cogenerazione è così basso (15- 18%) che occorrerà bruciare 5 volte più cippato che non per produrre solo calore.
Occorrerà, come del resto era stato preventivato in Piemonte, un diradamento massiccio dei boschi, già fortemente intaccati dalla speculazione della legna da ardere.

Le centrali a biomassa del nostro Appennino diventeranno così un'ulteriore fattore di degrado della montagna, contribuendo al rimaneggiamento dei boschi, al consumo di acqua (raffreddamento delle caldaie), all'infertilità dei suoli (ceneri), all'inquinamento dell'aria.
Il tutto senza minimamente creare occupazione o traino per la già disastrata economia locale.
Soldi buttati, che andrebbero diversamente investiti nella ristrutturazione dei borghi per il risparmio energetico e per lo sviluppo turistico di qualità.


Serioli Giuliano

giovedì 8 marzo 2012

Cave ofiolitiche, rischio negato

Le recenti notizie di stampa relative alle dichiarazioni dell’assessore regionale alla sanità Carlo Lusenti ci offrono l’ opportunità di ritornare a riflettere sul significato dei dati forniti, correlati alla questione "Cave ofiolitiche"

Numeri e percentuali
Premesso che l'epidemiologia è una scienza statistica con finalità di prevenzione e non può essere usata a posteriori per mettere in dubbio realtà scientifiche già accertate, lasciamo agli epidemiologi le analisi e le interpretazioni approfondite dei dati e soffermiamoci soltanto su quella che appare l’ anomalia più evidente ovvero il tasso di incidenza del mesotelioma maligno nel sesso femminile che, sulla base dei dati aggiornati al dicembre 2011, risulterebbe in provincia di Parma pari a 1,9 casi ogni 100.000 residenti e quindi quasi il doppio rispetto alla media regionale pari all’ 1%. Questo dato non è una novità infatti l’anomalia risultava già evidente nel terzo rapporto ReNaM. Sulla base di quei dati, nelle osservazioni al PAE ( protocollo il 12 aprile 2011 ) nel Comune di Bardi, contrarie alla riapertura delle cave ofiolitiche in quanto fonti di disseminazione di nuove fibre di amianto, ISDE Parma affermava:
"Dal Registro Nazionale Mesoteliomi (ReNaM) risulta che a Parma il tasso nel sesso femminile, nell' ambito di una preoccupante tendenza alla crescita dell’ incidenza, sia attualmente il più alto della regione Emilia Romagna."
E ancora più avanti
"Sottolineiamo un altro dato: nelle statistiche nazionali i morti per mesotelioma sono più frequenti nei maschi che nelle donne, con un rapporto di tre a uno circa, significativo per esposizione lavorativa ( per la ragione che fra i lavoratori si contano molti più maschi rispetto alle femmine), mentre per i Comuni con cave ofiolitiche questo rapporto è quasi di uno a uno, dato questo da ritenersi indice di esposizione ambientale."
Dunque se abbiamo ben interpretato il dato, oggi possiamo dire che in provincia di Parma i casi osservati tra le donne sono pari al 90% in più dei casi attesi e quindi interpretiamo questo dato come conferma di una prevista quanto preoccupante tendenza. Una anomalia a cui nessuno ancora oggi ha ritenuto di dover dare una interpretazione seria.


Prescrizioni e deliberazioni
Focalizziamo ora la nostra attenzione sugli eventi locali ricordando ad improvvidi, quanto inadeguati amministratori, che ad ognuno dei soggetti coinvolti nelle determinazioni di rilevanza pubblica compete un ruolo suo proprio e in questa divisione dei compiti non si può chiedere agli organi tecnici di supporto di sostituirsi nel momento decisionale, così come si è maldestramente tentato di fare nel comune di Bardi.
Cerchiamo di spiegarci meglio.
Le attività estrattive su matrice ofiolitica sono normate dall’ allegato 4 del D.M. 14.05.1996.
ARPA e Ausl nel rilascio dei propri pareri si dovranno attenere esclusivamente al dettato normativo ovvero verificare, in fase preventiva, la conformità dei progetti alle norme, e, ad attività avviata, il rispetto delle prescrizioni di legge; dunque sulla carta un "parere favorevole" preventivo è praticamente obbligato.
Vediamo allora nei dettagli cosa dicono i documenti.

Arpa :
- Il PAE recepisce correttamente il PIAE 2008
- Si procederà successivamente alla verifica degli obbiettivi di sostenibilità "prefissati/ipotizzati",… restano da definirsi/concordarsi puntualmente le misure, modalità di controllo …..monitoraggio …. Dati "condivisi e convalidati"… nonché eventuali puntuali prescrizioni formali ed operative…. (premesso questo) si esprime
parere favorevole.
Dunque l’organo tecnico di riferimento dice molto chiaramente : il piano è correttamente inserito in quello provinciale; come fare i controlli e dare prescrizioni lo vedremo successivamente.
Cosa ci si poteva aspettare di più di quanto ARPA aveva già detto nel più volte richiamato "Progetto regionale pietre verdi" del 2005, dove senza giri di parole, inequivocabilmente, così si esprime:
"L’assenza di risposta alla Regione Emilia-Romagna da parte della Commissione Nazionale Amianto circa l’ applicazione pratica del D.M. 14.05.1996, riferita alla valutazione del rischio attraverso il calcolo dell’ Indice di rilascio (I.r.), lascia purtroppo invariati tutti i dubbi sulla concreta applicabilità del Decreto alle realtà dell’Appennino emiliano, sia rispetto alle "azioni preventive", sia rispetto alla valutazione del rischio.
Vediamo ora come si pronuncia l’Ausl
Il documento si divide sostanzialmente in due parti. La prima parte è una riassunto storico del lavoro svolto con il richiamo alle norme, leggi, controlli effettuati e disposizioni ecc.
La seconda parte è il lungo elenco prescrittivo a cui viene subordinato il parere favorevole; per i suoi contenuti merita di essere riportato integralmente all’interno del presente testo:
"…… per quanto di competenza dei Servizi PSAL ed Igiene Pubblica si esprime in merito alle cave di materiale ofiolitico denominate "ID1 Il Groppo" e "AC 26 Il Groppo di Gora"
PARERE FAVOREVOLE con le seguenti prescrizioni, formulate anche in accordo con quanto previsto dal DM 14/05/96 e adottato nel PIAE 2008 provinciale, nonché nell’ emananda circolare regionale predisposta per regolamentare l’ attività estrattiva nelle cave ofiolitiche

1)- In funzione della variabilità dei dati di esposizione ottenuti, dovranno essere eseguiti "campionamenti personali e ambientali periodici, al fine di verificare l’esposizione dei lavoratori a fibre di amianto e individuare, per ogni mansione nella cava in oggetto" 
- le misure di prevenzione e protezione specifiche adatte a limitare il rischio legato alla presenza di fibre di amianto;
- l'esatta periodicità dei campionamenti successivi da eseguire secondo quanto previsto nell‘appendice F della Norma UNI EN 689/97, e cioè:
  • - 64 settimane se la concentrazione di esposizione professionale non supera 1/4 del valore limite.
  • - 32 settimane se la concentrazione di esposizione professionale supera 1/4 del valore limite ma non supera 1/2 dello stesso.
  • - 16 settimane se la concentrazione di esposizione professionale supera 1/2 del valore limite ma non supera il valore limite stesso.
Quanto sopra dovrà essere opportunamente registrato e documentato quale aggiornamento del DSS/ VDR.
Si prescrive tuttavia che, trattandosi di campionamenti finalizzati a stabilire l'esposizione professionale ad un agente riconosciuto da tempo come cancerogeno, gli stessi vengano comunque eseguiti almeno annualmente, anche qualora la concentrazione di esposizione professionale dovesse risultare inferiore ad 1/10 del valore limite
I risultati del monitoraggio dell'esposizione dovranno essere trasmessi al Servizio P.S.A.L..


2) Contestualmente ai campionamenti di cui al punto 1, dovranno essere eseguiti campionamenti ambientali nei centri abitati collocati nelle vicinanze delle cave, in posizioni strategiche e rappresentative, possibilmente concordate con e/o il Servizio di Igiene Pubblica, al fine di valutare il corretto mantenimento delle misure di prevenzione e protezione messe in atto dal Titolare di cava per l' abbattimento di polveri e fibre.


3) a prescindere dagli esiti dei campionamenti suddetti, durante le diverse fasi lavorative (coltivazione della cava, carico e trasporto dei materiale) dovranno essere seguite le indicazioni seguenti:
a). utilizzare acqua per una sistematica bagnatura di piste, piazzali e cumuli di materiale depositato, anche con impianti fissi per la dispersione; dotare le macchine operatrici e i mezzi di cantiere di cabina a protezione del conducente con impianto di condizionamento e filtrazione dell'aria.
b). Dotare le macchine operatrici e i mezzi di cantiere di cabina a protezione del conducente con impianto di condizionamento e filtrazione dell’aria
c). Differenziare, quando possibile, la viabilità per i conferimenti della materia prima da quella per la distribuzione dei prodotti finiti e istituire regole per la circolazione dei mezzi all' interno dell'area, attraverso la predisposizione di opportuna segnaletica (percorsi obbligati e i più brevi possibili);
d). utilizzare mezzi di trasporto con cassone chiuso e telonato per evitare la dispersione delle polveri durante il trasporto del materiale;
e). predisporre un'area attrezzata deputata all‘ idoneo lavaggio delle ruote (e all’ occorrenza di altre parti) dei mezzi di trasporto in uscita dall' area di cava


4) infine, si ricorda che allo scopo di ridurre gli impatti negativi sui centri abitati limitrofi alla cava, è buona norma valutare una viabilità alternativa che escluda i centri abitati nelle vicinanze della cava nonché la possibilità di limitare il numero di viaggi degli autocarri.


5) gli interventi precedentemente indicati dovranno essere opportunamente integrati con le misure organizzative e gestionali contenute nel succitato PIAE provinciale 2008 e nei documento tecnico regionale in corso di emanazione concordato e condiviso dagli stessi organi di vigilanza‘


Specificamcnte per l’ambito estrattivo: denominato "ID 1 - Il Groppo" il parere favorevole è subordinato anche al rispetto delle seguenti indicazioni aggiuntive;
Come già riportato dall'Azienda USL su un documento trasmesso a codesta Spettabile Amministrazione (prot. n.49716 del 11/06/2010), si propone che il rinnovo dell’ autorizzazione sia subordinato alla realizzazione delle misure di prevenzione già indicate dal Servizio PSAL a seguito di specifico intervento ispettivo e riguardanti:


a). la predisposizione nell'area di cantiere di adeguati locali adibiti a spogliatoio/riposo con particolare attenzione all’ identificazione dei percorso sporco/pulito;
b). la predisposizione di WC con acqua corrente;
c). la predisposizione di cartellonistica adeguata;
d). la predisposizione di provvedimenti atti a impedire/ridurre lo sviluppo e la diffusione di polveri e fibre nell'ambiente, in funzione della loro natura e quantità, con particolare riferimento a:
  • "vasca di lavaggio" all' ingresso/uscita della cava per lavaggio ruote degli automezzi. al fine di non inquinare le strade provinciali;
  • sistematica e periodica umidificazione del fronte di scavo e delle zone pertinenziali;
  • predisposizione di idonea strumentazione (anemometro) atta a rilevare le condizioni metereologiche per le quali va interrotta l'attività di cava;
  • evidenziazione delle vie di circolazione degli automezzi che permettano il loro passaggio con facilità e in sicurezza
  • aggiornamento del Documento di Salute e Sicurezza (DSS) sulla base degli interventi effettuati, consegnandone copia al Servizio P.S.A.L.
  • adeguata formazione e informazione dei lavoratori circa i rischi legati all'attività presso tale cava, le misure di prevenzione da utilizzare e i comportamenti da adottare per contenerli;
Oltre a quanto già prescritto in merito alla periodicità dei campionamenti ambientali e personali nel rispetto dell’appendice F della Norma UNI EN 689/97, il controllo dell'esposizione a fibre di amianto relativo alla mansione "escavatorista", dovrà con essere ripetuto alla ripresa dell'attività, con trasmissione dei dati al Servizio P.S.A.L, in quanto per tale mansione i campionamenti avevano mostrato il raggiungimento di 1/2 del valore limite di esposizione (soglia di attenzione)
Si rende infine opportuno valutare d’intesa con ARPA un intervento finalizzato al ripristino della delimitazione e alla predisposizione di una durevole protezione dalle intemperie del cumulo di materiale posto sotto sequestro.
Anche per l’ambito estrattivo "Il Groppo di Gora" si formulano le seguenti prescrizioni aggiuntive relative ad indicazioni già espresse in fase ispettiva
  • dovrà essere redatto ed aggiornato in tutte le sue parti il Documento di Salute e Sicurezza di cui all’art. 6 comma 2 e 3 del D. lgs. 624/96 e dovranno essere adottati provvedimenti atti a impedire e ridurre per quanto possibile lo sviluppo e la diffusione di polveri e fibre presenti nell’ ambiente di lavoro, in particolare si deve strutturare per quanto tecnicamente possibile, e mantenere il luogo di lavoro in modo tale che gli addetti siano protetti dagli agenti atmosferici e da agenti esterni pericolosi (tra cui fibre di amianto). Allo scopo il luogo di lavoro dovrà essere dotato di locali appositamente destinati a spogliatoi, servizi igienici e riposo/riparo facilmente accessibili, arredati, illuminati e dotati di acqua potabile, regolarmente puliti e con temperatura conforme alla destinazione specifica degli stessi.
  • dovranno essere mantenuti attivi ed efficaci i necessari provvedimenti adottati in materia di Primo Soccorso tenendo conto delle diverse persone presenti a vario titolo nel luogo di lavoro."
Ovviamente anche per l’Ausl valgono le considerazioni già espresse per Arpa, ovvero che, trattandosi di attività consentita per legge, il parere favorevole corredato da prescrizioni era atto dovuto. Alla luce di quanto sopra riportato, ed escludendo che i responsabili Ausl siano improvvisamente e collettivamente impazziti, mi sento autorizzato a ripetere agli amministratori comunali che hanno confermato i poli estrattivi ofiolitici di Pietranera e Groppo di Gora quanto già dichiarato a commento dell’adozione del piano:
"….nessuna prescrizione Arpa, Ausl sarà in grado di eliminare la contaminazione ambientale conseguente alla ripresa delle attività di scavo; dunque oggi, Lei e i consiglieri che hanno votato il piano, minate la salute delle giovani generazioni e a nulla varranno, ai fini delle responsabilità individuali, i pareri di organi tecnici o peggio "politici", di supporto."

La politica, il grande accusato
E’ dai primi anni 50 che viene accertata la relazione medico-scientifica tra il mesotelioma maligno e l’amianto, ma perché la politica italiana ne prendesse atto sono dovuti passare 40 anni. La legge 257 è del 1992; perché diventi pienamente operativa bisogna attendere altri 4 anni. Quattro anni che per le lobby non sono passati infruttuosamente, infatti con un colpo di mano da manuale, nel D.M. 14 maggio 1996, contravvenendo al principio generale della legge, si consente la prosecuzione dell’escavazione di quelle matrici minerali dalle quali veniva estratto l’amianto. Uno sberleffo che, con il concorso attivo di Comuni, Province e Regioni, ha consentito sino ad oggi, nel silenzio generalizzato, di continuare ad avvelenare cittadini e territorio. Oggi al vecchio insulto si aggiunge quello nuovo del censimento ARPA 30 settembre 2011 che inserisce fra i siti contaminati da amianto naturale le cave ofiolitiche ma ancora una volta i tre livelli decisionali si fanno giuoco del senso comune e della logica, non adottando provvedimenti coerenti con la finalità della legge 257. Ancora in questi giorni, a livello politico assistiamo all’indegno gioco delle "tre carte" che preannuncia nuovi trucchi ovvero nuovi studi, nuove indagini, un congruo numero di anni per accertare quello che è già chiaro da decenni, nuove regole, "controlli ferrei", nel frattempo è importante che la cave ofiolitiche restino in attività e i cittadini non si allarmino. A Bardi qualcuno sussurra che l’amianto delle cave non è pericoloso e che il solo problema amianto è dato dai tetti in eternit; tragicamente qualcuno ci crede, e poi, diciamola tutta, in fondo 3000 - 4000 morti all’anno non sono dei grandi numeri: è il progresso, Signori!

Fabio Paterniti