"Non ho paura della cattiveria dei malvagi, ma del silenzio degli onesti". (Martin Luther King JR)

lunedì 27 maggio 2013

Speciale boschi



Pubblicato il sito "speciale boschi" con contenuti curati da Roberto Cavanna.

San Vitale



Egregio Direttore,
Questa bellissima immagine della nostra frazione fino al 1980 il paesaggio è rimasto presso ché invariato.
Dall'800 alla fine del 900 il paesaggio inizia a mutare con un paio di stabilimenti di prosciutti e qualche casa.
Dal 2000 costruiscono nella piccola piazza un condominio molto alto rispetto al profilo delle abitazioni esistenti. in compenso nella parte alta del paese grazie al recupero dei privati una parte del paese è stata ristrutturata senza grosse variazioni rispetto all'esistente. Resta lo stabile più antico che versa in condizioni pietose e pericolanti. la parte naturalistica nonostante l'incuria fino ad un mese fa è rimasta immutata,  dalla fotografia, alle spalle del paese possiamo vedere "Il Montirolo" coltivato a vigneto fino agli anni  60, sulla sommità e lungo la strada si possono intravedere dei cipressi secolari e due stabili di piccole dimensioni a servizio del vigneto.  La scorsa settimana passando da San Vitale per andare a Neviano Rossi  resto basito nel vedere uno sbancamento enorme sulla sommità del "Montirolo", non ci sono cartelli che indichino cosa stanno facendo. Con tutti i posti che ci sono ma devono proprio costruire li! Tanti, troppi. si riempiono la bocca con citazioni del tipo "salviamo il paesaggio" e nessuno si accorge che si sta cambiando un paesaggio storico. Per fare una pista nel fiume ho dovuto chiedere autorizzazione al Ministrero dei Beni Culturali, qua sbancano una collina cambiano un paesaggio e nessuno dice niente. Guastare il "Montirolo"  è cancellare la storia di un paese, è stato il parco giochi di tante generazioni, è stato fonte di sostentamento per chi lo ha coltivato, è stato un' avamposto durante la guerra e molte altre cose. nessuno fino ad ora neanche la pista di motocross si erano permessi di distruggerlo. Oggi qualcuno lo ha fatto. Perché?

Roberto Reverberi
Circolo ValBaganza

domenica 19 maggio 2013

Incenerimento, combustione e cogenerazione

La combustione di rifiuti solidi urbani, di biomasse solide (legna), di olio grezzo vegetale ( colza e altri) o di olio da grasso animale, è a tutti gli effetti incenerimento, cioè trasformazione di materia in gas nocivi per il clima, l'ambiente e la salute. Tale combustione produce direttamente energia termica, utilizzabile per uso riscaldamento o industriale. Tale energia termica, poi, se applicata ad una turbina, può produrre anche energia elettrica. In tal caso si ha cogenerazione, cioè doppia produzione di energia, termica ed elettrica.

Ma non è la cogenerazione ad essere sbagliata, è la combustione di rifiuti solidi o di biomasse ad esserlo.

Infatti se con un impianto a biogas produciamo biometano, cioè trasformiamo la materia organica in gas naturale e poi lo bruciamo per produrre energia termica ed elettrica non è la stessa cosa che produrla da un inceneritore.
E' a tutti gli effetti produzione di energia da fonti rinnovabili in modo sostenibile per l'ambiente.

E allora, la lotta dei comitati contro le centrali a biogas, direte voi?

I comitati si battono contro le centrali a biogas speculative, quindi sovradimensionate rispetto agli scarti organici.
Contro le centrali a biogas che utilizzano coltivazioni dedicate( mais, sorgo etc.) sottraendo suolo agricolo alla produzione di alimenti per l'uomo e gli animali. Le stesse che inquinano il mercato dell'affittanza agricola perchè, avendo bisogno di molti ettari su cui spandere il digestato, possono permettersi di offrire più soldi di un normale coltivatore.
Quelle stesse centrali che utilizzano solo in parte deiezioni animali e invece soprattutto insilati di mangimi vegetali con grave pregiudizio ( formazione dei clostridi) per le produzioni alimentari di eccellenza come il grana.
Centrali speculative e sovradimensionate hanno anche emissioni odorigene e di ossidi di azoto lesive per l'ambiente.
Ma centrali a biogas dimensionate agli effettivi scarti agricoli, alle reali deiezioni degli allevamenti e agli scarti delle aziende agroalimentari possono costituire una soluzione di molti problemi del nostro territorio,sia dal punto di vista dello smaltimento che da quello dell'autoproduzione di energia sostenibile in loco.
Se Citterio ha circa 1170 tonnellate annue di scarti dalla lavorazione del prosciutto è assurdo che voglia costruire un impianto di rendering per colare il grasso ed un inceneritore per bruciarlo, costosi ed inquinanti. Basterebbe una centrale a biogas da 100 Kw per biodigestare quel materiale organico, ricavarne biogas, trasformarlo in biometano, bruciarlo in un piccolo cogeneratore ed ottenere circa 700 Mw annui di elettricità, superiori al suo fabbisogno che è di 300 Mw, ed altresì circa 2.000 Mw termici per abbattere i suoi consumi di metano.

E' bruciare biomasse che è nocivo. Ma bruciare biometano al posto del metano permette di sostituire una fonte fossile con una rinnovabile. Permette di risparmiare, perchè lo si ricava dagli scarti. Può far parte sul serio di un PAES che rispetti l'ambiente in cui viviamo.

Per questo, a margine dell'assemblea di Sala, mi sono permesso di dire che il PAES andava approvato.
Pur non essendo d'accordo con tante cose che vi erano scritte, non ultimo il teleriscaldamento condominiale da combustione di cippato, mi è parso che dovessimo sottolineare il grosso fatto politico che in quel PAES si parlasse solo di rinnovabili da biogas e non fosse indicato quale processo energetico virtuoso, come invece in quello di Felino, l'incenerimento degli scarti tipo Citterio.
In tutte le cose c'è un fondamentale ed un secondario. Qui il fondamentale è rilevare quel fatto, associarlo alla presa di posizione della giunta di Langhirano per poterlo usare politicamente contro l'amministrazione di Felino e la Provincia, contro il loro dettato.
Diversamente, non si fa politica, ma solo testimonianza del proprio minoritarismo o, peggio, ideologismo ad ogni costo.


Giuliano Serioli

venerdì 3 maggio 2013

Recyclass, meno discarica più riciclo

Un indice di efficienza anche per il packaging

http://www.comunivirtuosi.org/video/rifiuti/rifiuti-news-dal-mondo/meno-discarica-e-pi-riciclo-per-la-plastica-con-recyclass

Il consumo di plastica ha avuto nei decenni un trend in costante crescita in virtù delle caratteristiche di versatilità e durabilità del materiale e dei suoi costi contenuti. Secondo l'ultima edizione di “Plastics – the Facts 2012", report statistico sull'industria europea delle materie plastiche riferito al 2011, la produzione di materie plastiche a livello mondiale è aumentata di quasi 10 milioni di tonnellate (+3,7% ) rispetto al 2010 arrivando a toccare i 280 milioni di tonnellate.

L'Europa ha contribuito con 58 milioni di tonnellate (+2%), con un volume trasformato di 47 milioni di ton (+1,1%).

Secondo il Libro verde “Una strategia europea per i rifiuti di plastica nell’ambiente” - pubblicato dalla Commissione UE il 7 marzo 2013 - , troppa plastica finisce in discarica con uno spreco enorme di risorse che dovrebbe essere evitato potenziando il riciclaggio che ad oggi si attesta mediamente al 24%.

A finire in discarica è infatti il 48,7% della plastica raccolta nell'UE, soprattutto imballaggi, mentre il 51,3% viene incenerito per produrre energia. Sulla base dei dati diffusi da Plastic Europe riferiti al 2012 si legge che su un totale di 25,1 milioni di tonnellate di rifiuti plastici raccolte sono state circa 10,3 milioni di tonnellate a finire in discarica e 14,9 milioni recuperate (con riciclo meccanico o recupero energetico).

«Modalità più sostenibili di produzione della plastica e una migliore gestione dei rifiuti, in particolare, tassi di riciclo più alti – si legge nel capitolo 3 del Libro Verde - , offrono un potenziale significativo per il miglioramento dell'efficienza delle risorse. Allo stesso tempo, esse contribuirebbero a ridurre le importazioni di materie prime, nonché le emissioni di gas serra».

«La necessità di salvaguardare le risorse naturali e migliorare l'efficienza delle risorse, - continua il Libro Verde - potrebbe essere uno stimolo per incrementare la sostenibilità della produzione di materie plastiche. Idealmente tutti i prodotti di plastica dovrebbero essere completamente riciclabili. Il riciclaggio inizia già nella fase di progettazione del prodotto.

Pertanto, la progettazione del prodotto può diventare uno degli strumenti essenziali per l'attuazione della Roadmap sull'efficienza delle risorse recentemente adottata».

Purtroppo la situazione europea attuale è sintetizzata in questo passo della pubblicazione: «Bassi tassi di riciclaggio ed esportazione dei rifiuti di plastica per il ritrattamento in altri Paesi rappresentano per l'Europa una perdita importante di risorse non rinnovabili, nonché di posti di lavoro. Il potenziale di riciclaggio della plastica viene ancora sfruttato in minima parte”.

In Italia secondo i dati forniti da Corepla vengono immesse annualmente al consumo poco più di 2 milioni di tonnellate di imballaggi. Considerando quella parte legata ai consumi domestici che finisce nella raccolta differenziata - quantificabile in 1.400.000 tonnellate - si arriva a raccoglierne non più della metà.

Nel 2012 sono state riciclate 773.410 ton, pari al 37,3% dell'immesso al consumo. La percentuale include il contributo proveniente dal circuito del riciclo indipendente al Conai che ha gestito il 46% del totale riciclato.

Restando nell'ambito dei rifiuti urbani il nostro paese ha una percentuale media di rifiuti avviati al recupero pari al 33%, che ci colloca a quasi dieci punti al di sotto della media europea (la metà di Austria, Belgio e Germania). E' pertanto evidente che abbiamo ancora parecchia strada da fare per arrivare al traguardo del 50% di riciclo di materia al 2020.

Questo è infatti l'obiettivo di riciclaggio che la direttiva UE 2008/98, già recepita nel nostro ordinamento, pone ai paesi membri entro il 2020: "la preparazione per il riutilizzo e il riciclaggio di rifiuti quali, come minimo, carta, metalli, plastica e vetro provenienti dai nuclei domestici, e possibilmente di altra origine (...) sarà aumentata complessivamente almeno al 50 % in termini di peso".

E' necessario riciclare maggiori quantità di plastica

Il lancio di Recyclass è avvenuto il 25 aprile scorso da parte dell'associazione Plastics Recyclers Europe, l'associazione europea dei riciclatori di materie plastiche.

La progettazione attuale del packaging - denuncia l'associazione - minaccia il raggiungimento dei target di riciclo europei. La chiave di volta per un effettivo riciclo del packaging in plastica sta nel suo design.

La raccolta differenziata non può garantire il riciclo del packaging quando il suo design impedisce un completo svuotamento del contenuto o quando le combinazioni tra polimeri o altri componenti impediscono o compromettono processi di riciclo eco-efficienti.

Per deviare gli ingenti quantitativi di materie plastiche dalle discariche o termovalorizzatori verso gli impianti di riciclaggio, nel rispetto della gerarchia di gestione dei rifiuti dell'UE, la riciclabilità deve diventare uno dei criteri guida prioritari nel design del packaging.

Recyclass è lo strumento che Plastics Recyclers Europe ha sviluppato per guidare i progettisti verso un design che non sia solamente orientato alla riciclabilità ma alla scelta delle migliori opzioni possibili per un riciclo eco-efficiente.

Si tratta di un sistema di classificazione valido per tutta Europa che attribuisce una classe di riciclabilità a un qualsiasi packaging in plastica tramite lettere dalla A alla G, sulla falsariga delle sette classi di efficienza energetica dell'UE per gli elettrodomestici.

"E' da parecchi mesi che lavoriamo a questo progetto. Siamo in una fase preparatoria di test del nostro modello che sta avvenendo in diversi paesi europei con il coinvolgimento di diversi Partner Tecnici. Il nostro obiettivo è arrivare a presentare Recyclass alla Fiera di settore Interpack 2014 di Duesseldorf ,a maggio, con un evento speciale dedicato", dice Paolo Glerean coordinatore del progetto.


Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse di Parma - GCR