Il
piano della regione per fare cassa con il grande falò
La
Regione Emilia Romagna sta redigendo il nuovo piano forestale per gli
anni 2014-2020.
Dopo
il solito rituale retorico, “gli interventi nel bosco devono essere
all'insegna di una selvicoltura naturale, accostandosi il più
possibile a come il bosco si sviluppa naturalmente per conto suo”,
si
arriva al sodo: “E' in atto una forte tendenza all’abbandono
delle attività gestionali del bosco... Per questo, pur riconfermando
la primaria funzione protettiva e di conservazione della biodiversità
svolta dalle nostre foreste, si rende necessario introdurre sul piano
programmatico, alcune rilevanti novità tese a favorire la
ricostruzione, in chiave di moderna imprenditoria forestale, della
filiera produttiva, soprattutto a fini energetici, della risorsa
boschiva”.
E'
la dichiarazione formale di voler favorire tramite finanziamenti il
taglio industriale del bosco.
Il
fine principale è quello di costruire centrali a cippato che
sfruttino la legna a fini energetici.
Saranno
solo centrali termiche per il teleriscaldamento, come dichiarato
finora?
No
di certo.
Qui
si stanno mettendo le carte in tavola come ha fatto molto più
esplicitamente la Regione Toscana, che ha esplicitamente espresso la
volontà di ottenere 70 Mw/h elettrici dalla legna con piccole
centrali sotto il Mw. (http://www.greeneconomytoscana.it/)
La
Regione Toscana vuole produrre energia elettrica, con efficienza del
10%, (è il livello dichiarato dal sindaco del comune di Monchio, per
la sua caldaia a cippato). Non crediamo che le centrali toscane siano
differenti, perché utilizzeranno cippatura di ramaglie, sfalci lungo
le strade e scarti di disbosco e non certo legna da ardere, che ha un
prezzo di vendita al dettaglio doppio rispetto al cippato: 12 euro
la legna, 6 euro il cippato.
Monchio
per fare funzionare la sua turbina da 100 Kwe brucia ogni anno 1.000
tonnellate di cippato. Per capire i numeri, i 70 Mw elettrici
proposti dalla Toscana corrispondono a 700 volte la potenza elettrica
della turbina di Monchio.
Quindi
per produrre quella miseria di elettricità la Regione Toscana vuol
bruciare 700.000 tonnellate di legna ogni anno.
Proprio
una bella idea.
70
Mwe di potenza per 7.000 ore utili all'anno producono circa 500.000
Mwe, cioè 500 milioni di Kw/h.
Produrli
con il cippato costa 42 milioni di euro (700.000 tonnellate di
cippato per 60 euro).
In
una moderna centrale a gas per produrre la stessa energia servono 90
milioni di metri cubi di metano che, a 30 centesimi di euro a metro
cubo, fa 27 milioni di euro.
L'energia
elettrica prodotta col metano costa il 35% in meno.
Ecco
che però a coprire l'inefficienza entrano in gioco gli incentivi
pubblici per le biomasse.
Produrremo
energia elettrica come a fine '800 e la pagheremo carissima, con la
scusa della riduzione di emissioni di CO2.
Ma
è vero?
Dopo
che si è fatto il taglio raso in un bosco ceduo, la superficie
fogliare ci mette 2,5 anni per ricrescere e catturare la stessa CO2
di prima del taglio.
Dalla
pubblicistica selvicolturale si sa che un albero cattura in un anno
20 Kg di CO2.
In
un ettaro di bosco ceduo ci sono mediamente 400 alberi che
moltiplicati per 20 kg danno 8 tonnellate di CO2.
Gli
ettari da tagliare sarebbero 7.000 (700.000 t./100 tonnellate per
ettaro) e quindi la CO2 che non verrebbe catturata, che resterebbe in
aria, se tagliassimo tutti quegli alberi, sarebbe la modica cifra di
56.000 tonnellate.
Ma
non è finita.
Occorre
moltiplicare quelle 56.000 t. di CO2 per i 2,5 gli anni che impiega
il bosco ad avere la superficie fogliare sufficiente a catturare la
stessa quantità di CO2 di prima.
Quindi
le tonnellate di CO2 diventano139.000.
Occorre
tener presente che il bosco ci mette 30 anni a ricrescere, tempo in
cui le sue funzioni idrogeologica e paesaggistica restano degradate e
debilitate.
La
nostra Regione sta seguendo le orme di quella toscana, elettricità
dalla legna.
Ma
non pare proprio una idea sostenibile.
Giuliano
Serioli
26
agosto 2014
Rete
Ambiente Parma
per
la salvaguardia del territorio parmense