L'appuntamento è per giovedì 25
I
tagli boschivi, il saccheggio delle risorse naturali da parte del
mercato e della politica miope delle Regioni nascono dal guazzabuglio
dei programmi della UE, che sostiene di voler accrescere la
superficie forestale e nel contempo sviluppare energia da biomasse
boschive.
La
Ue, dopo Kyoto, ha adottato il programma 20-20-20, da raggiungere
entro il 2020.
Ridurre
le emissioni di CO2 del20%, accrescere del 20% l'energia da fonti
rinnovabili, incrementare del 20% l'efficienza energetica.
In
realtà è solo la crisi ad aver fatto ridurre le emissioni
inquinanti, mentre l'efficientamento è ancora molto basso e lontano
dal traguardo, e solo l'energia prodotta da fonti rinnovabili ha
incrementato nettamente il suo valore attestandosi al 65%.
La
direttiva europea Aria invece (no ad altre emissioni oltre la soglia
esistente) è di fatto inapplicata.
In
altre parole, un'economia liberista non è in grado di sviluppare
l'energia da fonti rinnovabili senza penalizzare l'ambiente e l'aria
che respiriamo.
E'
la stessa Ue che ha prodotto lo sviluppo speculativo dell'energia da
fonti rinnovabili, la cosiddetta green economy, che di verde ha molto
poco se non niente.
La
politica degli incentivi, slegati da qualsiasi grado di efficienza,
spinta dai governi del nostro Paese, dalle Regioni e dalle altre
istituzioni locali, ha fatto il resto: si costruiscono impianti non
per usare in loco l'energia prodotta, ma con il solo scopo di
incamerare soldi pubblici, i famosi incentivi.
Per
dare una parvenza di progettualità alle fonti rinnovabili gli enti
locali hanno promosso i Paes,
progetti molto astratti redatti da docenti universitari che mescolano impianti speculativi già esistenti e future applicazioni locali, frutto di cervellotiche farneticazioni di burocrati comunali.
Gli incentivi dovrebbero invece andare ad impianti promossi dalle istituzioni locali con la partecipazione ed il consenso dei cittadini, allo scopo di migliorare la qualità dell'aria, delle falde acquifere e dei terreni agricoli.
progetti molto astratti redatti da docenti universitari che mescolano impianti speculativi già esistenti e future applicazioni locali, frutto di cervellotiche farneticazioni di burocrati comunali.
Gli incentivi dovrebbero invece andare ad impianti promossi dalle istituzioni locali con la partecipazione ed il consenso dei cittadini, allo scopo di migliorare la qualità dell'aria, delle falde acquifere e dei terreni agricoli.
Non
più soldi dal pubblico ai privati, ma dal pubblico al pubblico.
Se
ne parlerà giovedì 25 settembre, alle ore 21, presso il circolo
Zerbini di Parma (vicolo S.Caterina 1) in una serata di dibattito con
Roberto Cavanna, esponente del Centro Studi Monte Sporno, Renzo
Valloni, geologo, docente al Dicatea dell'Università di Parma,
Giuliano Serioli, geologo, coordinatore di R ete Ambiente Parma.
Rete
Ambiente Parma
per
la salvaguardia del territorio parmense
Aderiscono : Associazione Lesignano Futura, Commissione Audit, Associazione Gestione Corretta Rifiuti e Risorse GCR