Sono ancora i tagli a caratterizzare gli scenari delle terre alte
Il
tratto della Val Baganza che va da Calestano a Tavolana, tra il Monte
Croce e il Monte Castello, e uno dei più suggestivi e spettacolari
la cui bellezza è dovuta soprattutto all’integrità del manto
boschivo. Ma è anche un luogo ad alto rischio idrogeologico per la
presenza di diverse frane attive e, in particolare, quella della Riva
dei Preti.
Il
Monte Castello; la foto è stata scattata un anno fa.
Purtroppo anche in questa zona è
iniziata l’attività di taglio che in breve porterà un forte
degrado paesaggistico e, allo stesso tempo, aumenterà ulteriormente
il già alto rischio idrogeologico privando questo territorio della
sua naturale protezione.
In
questa
foto,
scattata
nei
giorni
scorsi,
si
può
osservare,
in
alto
a
destra,
l’inizio
di
un
taglio
su
un
ripidissimo
pendio
proprio
sopra
la
frana
della
Riva
dei
Preti.
Al
momento
il
taglio
è
ancora
limitato
ma,
molto
probabilmente
proseguirà,
togliendo
una
naturale
protezione
in
una
delle
zone
più
problematiche
del
nostro
territorio.
Se
i
tagli
continueranno
in
questa
zona,
oltre
ad
aumentare
il
rischio
idrogeologico,
causeranno
un
grave
degrado
paesaggistico
così
com'è avvenuto
sul
Montagnana.
La
foto sottostante, scattata nello scorso febbraio da Canesano, mostra
la condizione in cui si trova attualmente il Monte Montagnana.
Questa foto, scattata nei giorni
scorsi, mostra il taglio effettuato di recente sotto la strada
provinciale in un luogo (il castello di Ravarano) tra i più
caratteristici della nostra valle. Si osservi la fortissima pendenza
e l’estrema precarietà del territorio da un punto di vista
idrogeologico.
Si
è
poi
provveduto
con
un
escavatore
a
realizzare
una
strada
al
solo
scopo
di
trasportare
la
legna.
Questa
strada
resterà
nei
prossimi
anni
priva
di
manutenzione
e
modificherà
il
deflusso
delle
acque
piovane
con
effetti
del
tutto
imprevedibili.
La
costruzione di questa strada è stata autorizzata dall'ufficio
tecnico del comune?
È
stata fatta una valutazione dell’impatto che una simile opera ha
sull'integrità del territorio?
È
mai possibile che chiunque, con un escavatore, possa aprire piste,
sbancare i pendii, ecc., senza alcuna valutazione del rischio che ciò
comporta?
Come
è possibile consentire la realizzazione di queste opere che
sfregiano la bellezza del nostro territorio e aumentano il rischio
del dissesto al solo scopo di trasportare poche migliaia di euro di
legna?
Il
Monte Scaletta e il Castello di Ravarano una delle zone più
suggestive della nostra valle fortemente minacciata da un
sfruttamento predatorio delle risorse boschive.
Cosa prevede la
normativa
I
boschi
documentati
in
queste
pagine,
come
la
stragrande
maggioranza
dei
boschi
del
nostro
territorio,
non
sono
boschi
cedui
(tagliati
regolarmente
ogni
20/25
anni)
ma
bensì
cedui
invecchiati
(cedui
semplici
che hanno
saltato
uno
o
più
turni
di
ceduazione)
o
cedui
composti
(boschi
in
cui
si
trovano
contemporaneamente
piante
d’alto
fusto
e
polloni
originati
dalle
ceppaie).
Per
questa
tipologia
di
boschi
l’art.
59
delle
PM
e
PF
(Prescrizioni
di
Massima
e
di
Polizia
Forestale
della
Regione
Emilia
Romagna)
prevede
che
venga
favorita
la
conversione
ad
alto
fusto.
L’art.
15
prevede
inoltre
che
nelle
aree
forestali
aventi
una
pendenza
superiore
al
100%
e
nelle
frane
attive
e
recenti
venga
favorita
l’evoluzione
naturale
della
vegetazione.
I
boschi
in
questione
presentano
entrambi
queste
caratteristiche.
Infine
per
ciò
che
riguarda
l’apertura
di
strade
per
l’esbosco
l’art.
20
prevede
quanto
segue:
L'apertura
e
l'allargamento
nonché
la
manutenzione
ed
il
ripristino
che
comportino
movimento
di
terreno
di
strade
e
piste
forestali
e
mulattiere
possono
essere
effettuati
solamente
previa
autorizzazione
ai
sensi
dell'art.
34
della
L.R.
n.
47/1978
e,
laddove
esistenti,
nel
rispetto
delle
previsioni
dei
Piani
economici
vigenti
(art.
10
della
L.R.
n.
30/1981).
L'
Ente
delegato
competente
per
territorio
al
fine
di
contenere
fenomeni
erosivi
a
carico
delle
scarpate
può
imporre
l'
inerbimento
delle
stesse
o
comunque
la
loro
stabilizzazione
attraverso
interventi
di
ingegneria
naturalistica.
Analogamente,
l'Ente
delegato,
al
fine
di
ridurre
l'eventuale
dissesto
idrogeologico
o
fenomeni
erosivi,
può
imporre
il
ripristino
della
vegetazione,
mediante
impianto
artificiale,
nei
luoghi
adibiti
all'asportazione
dei
prodotti
boschivi,
qualora
non
si
valuti
opportuna
la
conservazione
per
le
utilizzazioni
future
delle
vie
di
esbosco
e
dei
piazzali
di
deposito
e
di
prima
lavorazione
aperti
temporaneamente.
La
strada in questione, come tutte le altre, vengono tracciate con
brutali sbancamenti dagli escavatori e poi abbandonate a se stesse
senza alcun intervento di manutenzione.
La
normativa
vigente,
se
propriamente
applicata,
consente
uno
sfruttamento
sostenibile
delle
risorse
forestali
senza
mettere
a
repentaglio
l’integrità
del
territorio
e
le
sue
bellezze
naturalistiche.
Ci
domandiamo
come
mai
le
nostre
amministrazioni
e
in
particolare
l’Unione
Montana
(ex
Comunità
Montana)
a
cui
è
delegato
il
rilascio
delle
autorizzazioni
di
taglio,
non
abbiano
a
cuore
l’integrità
e
la
salvaguardia
del
nostro
territorio?