Si fa un gran
parlare di dighe nel nostro Appennino. Quella di Armorano
come alternativa alla cassa d'espansione sul Baganza, quella di Vetto soprattutto come
come alternativa alla cassa d'espansione sul Baganza, quella di Vetto soprattutto come
scorta
di acqua per i periodi siccitosi. Le dighe nella nostra montagna sono
minime ed in alto,
Verde,
Ballano,lagastrello.
Ci
sarà un motivo!
Le
formazioni rocciose,prevalentemente argillitiche e marnose, fanno si
che
i
torrenti scavino a più non posso quella roccia friabile producendo
un elevato trasporto solido a valle.
Un
esempio è la diga del Piacentino sul Trebbia, degli anni ’30, che
ha creato un lago grigiastro per l’apporto di sedimenti e che tende
ad interrarsi sempre più.
Poi
l'abbiamo già detto, le fondamenta di una diga bloccherebbero la
corrente di subalveo
del
torrente e la conoide dell'alta pianura resterebbe asciutta.
Che
senso ha costruire un manufatto da cui far scendere l'acqua che
verrebbe a mancare
in
pianura proprio a causa della diga stessa?
Una
cosa da Sisifo e Tantalo.
Si dice, inoltre, che si avrebbe da esse energia elettrica, ma nel caso ci vorrebbe un salto notevole
per produrla, cioè il livello dell'acqua dentro la diga dovrebbe essere sufficientemente elevato.
Si dice, inoltre, che si avrebbe da esse energia elettrica, ma nel caso ci vorrebbe un salto notevole
per produrla, cioè il livello dell'acqua dentro la diga dovrebbe essere sufficientemente elevato.
Quindi
pericoloso, in caso di piogge concentrate in breve tempo ed
improvvise, cui il cambiamento climatico ci ha già ampiamente dato
prova con la piena del Baganza dell’ottobre 2014.
Si
parla anche di uso plurimo delle stesse, cioè di trattenere acqua,
produrre energia e fare in qualche
modo
anche da cassa d’espansione per eventuali copiose ed improvvise
precipitazioni.
Siamo
davvero convinti che una cosa così complessa come un uso plurimo sia
adatto a piccoli invasi
su
una montagna come la nostra che, per sua struttura, provoca grandi
piene improvvise?
E
poi un altro manufatto, un'altra cementificazione costosa ad
imbrigliare
il torrente.
il torrente.
E
la zona SIC? Andrà a farsi benedire, così come migliaia di piante
della valle.
Un non senso. Quando c'è una vera alternativa :
TRACIMAZIONI CONTROLLATE E RICARICA NATURALE DELLE FALDE
Un modo economico ed efficace di ricarica naturale delle falde acquifere è l'inondazione
Un non senso. Quando c'è una vera alternativa :
TRACIMAZIONI CONTROLLATE E RICARICA NATURALE DELLE FALDE
Un modo economico ed efficace di ricarica naturale delle falde acquifere è l'inondazione
di
aree estese in occasione delle piene.
Alle
falde acquifere delle conoidi dei torrenti appenninici non manca
l'acqua solo
nelle
estati siccitose, manca già in piena primavera quando i coltivi ne
abbisognano.
Per
trovarla si arriva a pescare nei pozzi fino a 100 metri di
profondità.
La
logica suggerirebbe di ricaricare tali falde sotterranee durante le
piene
autunnali,allagando le campagne con esondazioni controllate e
sfioratoi
appositamente
dedicati lungo le aste dei torrenti.
Servirebbero
anche traverse per convogliare parte dell'acqua torrentizia
in
vasche di sedimentazione e di ricarica, usando cave estinte.
Ma
il principio da utilizzare è di conservare l'acqua di alluvioni
controllate
per ricaricare con la stessa le falde sotterranee.
Si
eviterebbe così la necessità di manufatti costosi ed insufficienti,
come
dighe montane e casse d'espansione in pianura,
che
porterebbero ad una ulteriore, nefasta cementificazione del regime
acquifero
e del nostro territorio.
In
più l'estensione della falda sotterranea potrebbe essere rimpinguata
da pozzi
a
dispersione e da gallerie di infiltrazione a fianco dell'asta
torrentizia.
In
pratica, c’è da aver chiaro che una cassa d'espansione non è
altro che un innalzamento
abnorme
degli argini di un torrente in un determinato sito.
Quello
dell'innalzamento degli argini è una via senza sbocco per diversi
fiumi
già troppo antropizzati.
Alcuni
tecnici, come Berselli, dicono che una cassa d'espansione è
necessaria ma non
sufficiente.
E'
un'affermazione che ha poco senso : se non è sufficiente, una spesa
così gravosa
come
quella di una cassa d’espansione non è neanche necessaria.
E
l'alternativa esiste : AREE ALLUVIONABILI.
Di
fatto, esistono zone allagabili nelle nostre campagne e il periodo
stesso
autunnale
delle piene corrisponde alla messa a riposo della terra dopo i
raccolti.
Eventuali
danni ai coltivi ed alle case isolate di agricoltori sono molto meno
gravosi
di
quelli di interi paesi sott'acqua o addirittura di quartieri della
città e sicuramente
più
facilmente e rapidamente rifondibili.
Si
tratta in molti casi di vecchie golene strappate ai corsi d'acqua che
potrebbero
gradualmente tornare al loro antico ruolo.
Di
fatto, sono casse d'espansione naturali,
le
antiche aree golenali fa ripristinare in parte.
Serioli
Giuliano
ReteambienteParma