"Non ho paura della cattiveria dei malvagi, ma del silenzio degli onesti". (Martin Luther King JR)

lunedì 23 aprile 2012

Biomasse a Palanzano: una tresca tra sindaci?

Il comitato contro le biomasse di Palanzano ha contatto Rete Ambiente Parma cercando solidarietà.

Tutti devono sapere dell’ulteriore scempio che stanno per fare alla montagna: boschi tagliati e trasformati in cippato e un costante via e vai di letame per le strade delle valli (300 tonnellate al giorno). Il comitato ha denunciato da tempo a Provincia e Regione l’iter delle autorizzazioni comunali, ma pare che, oltre a generici attestati di solidarietà, le istituzioni non possano vietare ciò che proprio le loro normative autorizzano. Si teme che quanto prima il sindaco Maggiali conceda la Dia anche per l’impianto a biogas a Nacca di Vaestano. (la Dia per l’impianto che brucerebbe cippato di legna e resti di digestato è già stata concessa dal sindaco di Palanzano il 16 gennaio scorso).

Il comitato di Palanzano è riuscito ad ottenere un fac-simile dell’atto notarile con cui 8 o 9 allevatori si sono costituiti quali richiedenti l’autorizzazione degli impianti.

Da questo atto si evince che le loro stalle spaziano come dislocazione dal crinale alla collina: praticamente mezza montagna. Alla faccia della sostenibilità e degli impianti a Km 0.

A detta del comitato metà di tali stalle sono già chiuse o stanno per fallire.

In ogni caso nessuno dei richiedenti si è mai presentato con un piano industriale che spieghi come si intenda costruire i due impianti, il cui costo è stimato grosso modo in 8 milioni di euro.

Il comitato è convinto che gli allevatori siano solo dei prestanome e che dietro ci sia l’ex sindaco di Palanzano Carlo Montali, che si era già espresso a loro favore quando era sindaco.

Sarà vero?

L’ex sindaco, una volta ottenuti i permessi, sarebbe disponibile a cedere agli effettivi speculatori tutta la partita. Illazioni o realtà?

Il comitato è altresì convinto che l’attuale sindaco Maggiali, per patti pregressi tra politici della stessa area politica, non possa rifiutare a Montali queste Dia

Questo è il fatto che viene suggerito, in attesa delle eventuali smentite: un accordo tra il sindaco attuale ed il sindaco uscente per portare a termine tutto il progetto.

Perfino Legambiente di Reggio Emilia ha espresso la sua reprimenda su questo indirizzo che va contro la sostenibilità: “Qui si sta esagerando. Due impianti, l’uno vicino all’altro ed entrambi da 999 Kw di potenza, sono solo un modo per eludere le autorizzazioni delle istituzioni preposte (Provincia e Regione). In un posto come Nacca, dove la strada è una carraia e con l’Enza lì a due passi, il rischio idrogeologico è troppo alto”.

Tutto vero, badate.

Ma non una parola Legambiente la dice sui 40.000 quintali di legna tagliata dai boschi ogni anno per alimentare la centrale a biomassa e niente neppure sul via vai di camion di letame tra Albazzano e Miscoso, tra Tizzano e Ramiseto, tra Neviano e Palanzano.

Tutto questo per Legambiente è sostenibile, visto che per loro la montagna può essere predata delle sue risorse in nome delle energie rinnovabili, diventate il nuovo mantra con cui la speculazione intasca i nostri soldi.

Gabriella Meo, consigliere regionale, ha fatto un’interrogazione sulle due centrali di Palanzano.

E’ arrivata anche a domandarsi come mai la Regione stanzi soldi per centrali a cippato quando bruciarlo è così inquinante. Non basterebbe, si chiede, che gli edifici comunali si dotassero di caldaie a pellet come già fatto dalla gente di montagna a casa propria?

E’ proprio quello che Rete Ambiente Parma va dicendo da tempo. Tutti soldi buttati che non creano lavoro e che aprono la strada ad un ulteriore disboscamento.

Ma soprattutto che aprono la strada a speculatori che vogliono mettersi in tasca i soldi delle nostre bollette, devastando la montagna e predando le sue risorse naturali.

Giuliano Serioli

sabato 14 aprile 2012

Coincenerimento a Rubbiano quali prospettive?

Venerdì 13 ore 21, Fornovo. Sala civica stracolma. Gente in piedi.

Parla per primo, in collegamento Skype, Marco Caldiroli, chimico, esponente di medicina democratica. Disanima tecnica approfondita, la sua, dei problemi da combustione degli oli esausti d'acciaieria, conferiti e bruciati nello stabilimento Laterlite di Rubbiano.
A suo avviso i limiti fissati nell'autorizzazione di impatto ambientale ( AIA ) sono poco cautelativi specie il valore annuo che è spropositato.
Dal suo discorso si evince che ogni provincia è autonoma nel determinare i valori dell'AIA, cioè che è necessario adeguarli alle caratteristiche del territorio e dell'impianto stesso.
Caldiroli invita le autorità a considerare in modo più restrittivo tali valori.
Occorre ricordare che in Ottobre scade l'autorizzazione dell'autorità provinciale a Laterlite per lo smaltimento termico degli oli.
Segue l'intervento di Stefano Raccanelli, chimico esperto di microinquinanti e direttore del laboratorio INCA di Venezia che sviluppa una minuziosa analisi del processo di formazione delle diossine, collegandole ai risultati significativi di analisi condotte in loco su alcune matrici biologiche ( latte materno e carne di avicoli ).
Gli esiti delle analisi rilevano presenza di diossina ed elevata possibilità di fattori mutagenetici.
Gianluca Ori del Comitato Rubbiano per la Vita ( aderente a RETEAMBIENTEPARMA), rende noto che l'osservatorio ambientale, cui dovrebbero partecipare i sindaci di Solignano, Fornovo, Varano e Medesano, nonchè Provincia ed Ausl ed il comitato stesso, non è ancora stato convocato.
A ravvivare la serata è la presenza del sindaco di Medesano, Bianchi.
Alla precisa domanda di cosa farebbe se Laterlite continuasse a boicottare l'osservatorio e ad ottobre riottenesse l'AIA per continuare a bruciare gli oli, risponde in politichese col solito cerchiobottismo.
Cioè non dice assolutamente niente.
La cosa fa inviperire una ragazza di Rubbiano che accusa tutte le varie autorità locali di totale inadempienza dai loro doveri verso la gente e la sua salute. E reiteratamente gli chiede se è disposto, in quanto sindaco e quindi massima autorità sanitaria in loco, a chiedere la chiusura di Laterlite se questa dovesse continuare ad essere sorda ad
ogni richiesta della gente.
Il dibattito si allarga sull'effettiva volontà degli enti preposti ad effettuare controlli sanitari efficaci soprattutto in relazione agli allevamenti zootecnici intensivi del nostro territorio e al grave inquinamento del suolo e delle falde
acquifere che determinano.

Serioli Giuliano

lunedì 9 aprile 2012

BREVE NOTA INFORMATIVA SULL'IMPIANTO EOLICO DEL PASSO S. DONNA (BORGOTARO)



LA DITTA EOLICA PARMENSE srl HA PRESENTATO UN PROGETTO DI PARCO EOLICO SUL SANTA DONNA DALLE DIMENSIONI TALI DA ESSERE DEFINITO, A RAGIONE, UNA "CALAMITA' INNATURALE". ESSO PREVEDE L'EREZIONE DI TRE GIGANTESCHE PALE DELL'ALTEZZA COMPLESSIVA DI 150 METRI L'UNA E DELLA POTENZA DI 3,37MW. PER DARE L'IDEA DELLE DIMENSIONI SI FA PRESENTE CHE RISULTERANNO PIU' ALTE DEL GRATTACIELO PIRELLI DI MILANO. L'IMPATTO SUL PAESAGGIO SARA' DEVASTANTE ED IL VALORE DELLE TERRE E DELLE CASE CHE SI AFFACCERANNO SU QUEST'IMPIANTO SUBIRANNO, A SECONDA DELLA DISTANZA DA ESSO, UN CONSEGUENTE DEPREZZAMENTO, IN NESSUN MODO COMPENSATO, PER QUANTO RIGUARDA LA COMUNITA' DELLA VAL NOVEGLIA. A BORGOTARO SI PARLA DI UNA COMPENSAZIONE DICIRCA 100.000 EURO L'ANNO PER LE CASSE COMUNALI. BRICIOLE IN CONFRONTO AL VALORE CHE MOLTE FRAZIONI PERDERANNO IN APPETIBILITA' RESIDENZIALE. ESISTE ANCHE IL PROBLEMA IMPATTO LAVORI. SEMPRE DAL PROGETTO SI LEGGE CHE IL "BILANCIO TOTALE MOVIMENTI TERRA" SARA' DI 41.172 METRI CUBI ( UN VOLUME SUFFICIENTE PER RIEMPIRE 3166 CAMION, TENENDO CONTO CHE LA TERRA, SE "MOVIMENTATA" AUMENTA DEL 20% IL PROPRIO VOLUME. ESISTE ANCHE IL PROBLEMA SALUTE.; DA NUMEROSI STUDI FATTI ALL'ESTERO EMERGE CHE ABITARE NEI PRESSI DI QUESTI MEGA IMPIANTI (IN MONTAGNA LA DISTANZA DI SICUREZZA SUPERA  I TRE CHILOMETRI IN LINEA D'ARIA) PUO' PROVOCARE LA "SINDROME DA TURBINA EOLICA" CON SINTOMI CHE VARIANO DALLA SENSAZIONE DI INSTABILITA', VERTIGINE, RONZIO AURICOLARE, NAUSEA, DISTURBI DEL SONNO SINO ALL'EMICRANIA E TACHICARDIA ( DA "VIA DAL VENTO, SINOPSI DEI PROBLEMI DI SALUTE DALLA VICINANZA DI TURBINE EOLICHE: A.B.RODRIGUEZ).  SEMPRE SECONDO I DATI FORNITI DALLA DITTA STESSA IL RUMORE GENERATO DALLE TURBINE SI AGGIRERA' SUI 106 Db CHE CORRISPONDONO IN POTENZA A QUELLO GENERATO DA UN MARTELLO PNEUMATICO O AL RUMORE PERCEPITO NEL TROVARSI AD ESSERE IN PRIMA FILA AD UN CONCERTO POP. CON TRE ROCK STARS DI QUEL GENERE CHE NOTTE E GIORNO DARANNO CONCERTO SUL SANTA DONNA. SARA' POI DURO PER I CACCIATORI TROVARE SELVAGGINA NELLA ZONA PER MOLTI CHILOMETRI ATTORNO. PER QUANTO RIGUARDA LE CASE PIU' VICINE, COSTA DI SOPRA E PRATO DELLE FEMMINE, AVREMO "SOLO” 60 DB, PARI AL SUONO EMESSO DA UNA PERSONA CHE PARLA A VOCE ALTA: BELLA COMPAGNIA! SOPRATUTTO DI NOTTE. MA QUELLO CHE NUOCE ALLA SALUTE NON E' TANTO IL FRACASSO UDIBILE (CHE COMUNQUE E' UNO BELLO STRESS) MA LE COSI' DETTE ONDE A BASSA FREQUENZA, PROPRIO QUELLE CHE NON SI SENTONO MA CHE CAUSANO I DISTURBI SOPRA RICORDATI. E' QUANTO MENO  AUSPICABILE CHE GLI ABITANTI DELLA VAL NOVEGLIA  SI ATTIVINO PRESSO L'AMMINISTRAZIONE COMUNALE DI BARDI, AFFINCHE' PONGA IL PROPRIO PARERE NEGATIVO ALLA REALIZZAZIONE  DI QUEST'OPERA . PRIMA CHE SIA TROPPO TARDI!

giovedì 5 aprile 2012

Un problema per la città: falde acquifere e deiezioni animali

La disinfezione rappresenta il trattamento più diffuso nella depurazione degli acquedotti e, nella maggior parte dei casi, è anche l’unico realizzato sull’acqua prima della sua distribuzione. 
Lo scopo della disinfezione è quello di abbattere la carica batterica e virale,  mantenendo un minimo di agente disinfettante nell’acqua per impedire la formazione e lo sviluppo di microrganismi endogeni (es. ferrobatteri) o esogeni da liquami animali introdotti nella rete idrica. 
Gli agenti disinfettanti utilizzati nelle reti acquedottistiche sono l’ipoclorito di sodio (NaClO)ed il biossido di cloro (ClO2), più largamente utilizzato. 
L'acqua pescata dall'acquedotto cittadino in falda è carica di nitrati.
Le maggiori fonti di nitrati per le acque sono rappresentate dall'inquinamento biologico degli agglomerati urbani e dai liquami provenienti dai suoi rifiuti, dai fertilizzanti in agricoltura, dagli scarichi di automobile, dai processi di combustione, ma soprattutto dai liquami di stalla.
Le procedure di smaltimento dei liquami sono regolate dalla legge, ma è molto difficile verificare il rispetto delle diverse capacità di assorbimento dei terreni, perché la superficie necessaria all'azienda può essere affittata o asservita. 
E' questo il modo con cui le aziende che non dispongono del terreno necessario in rapporto agli animali allevati (caso frequente negli allevamenti industrializzati o intensivi, detti "senza terra"), possono stipulare dei contratti di affitto o asservimento con diversi proprietari di terreni. 
Questo sistema si presta facilmente a frodi. 
Lo stesso terreno potrebbe essere utilizzato per più allevamenti; le attività di controllo rispetto a questa eventualità sono oggi tanto scarse quanto difficili. 
A tal proposito Mutti, titolare dell'omonima azienda agroalimentare, afferma categoricamente che le attività di controllo, sia sanitario che delle normative DOP, sono solo formali, mirate all'apparenza esteriore o alle risultanze meramente cartacee.
Tali difficoltà nei controlli rendono inoltre possibile l'effettuazione di svuotamenti irregolari, purtroppo frequenti, anche nei corsi d'acqua, in momenti in cui è improbabile subire un controllo, come nei giorni festivi o nelle ore notturne, oppure in occasione di piogge intense e durature; il tutto con danni difficilmente quantificabili per l'ecosistema dei corsi d'acqua superficiali.
Un altro punto negativo è la pratica frequente di utilizzare per lo spandimento le coltivazioni arboree, come i pioppeti, perché, anche se l'eventuale eccesso di liquami non crea conseguenze negative per le piante, esso favorisce il ruscellamento e la confluenza dei liquami nei corsi d'acqua superficiali proprio per l'impossibilità fisica del terreno ad assorbirli.
In condizioni di concimazione normale, il materiale organico nei sistemi di lavorazione naturale del terreno viene decomposto dai microrganismi presenti nel terreno e convertito in un complesso di composti organici. In altre parole viene trasformato in humus. 
Quest'ultimo è essenziale alla ritenzione ed al movimento dell'acqua nel terreno contenendo così le strutture stesse del suolo e le tracimazioni di fiumi e canali.
In condizione di concimazione normale i microrganismi mineralizzano le sostanze organiche con produzione di nitrati, fosfati e sali di potassio. Per la complessità del meccanismo in essere, il complesso minerale nutritivo è rilasciato gradualmente, secondo le naturali richieste delle piante.
Quando invece il contenuto in sostanza organica è basso, come nel caso tipico del trattamento con liquami, la concimazione con i liquami apporta facilmente minerali in eccesso (azoto, fosforo e potassio) rispetto alle richieste fisiologiche delle piante ed alle capacità di ritenzione del terreno.

Il conseguente inquinamento determina serie conseguenze per la qualità delle acque potabili, con rischi per la salute umana.


Elevati contenuti di azoto nel suolo possono tradursi in eccessive concentrazioni di nitrati nei vegetali, soprattutto ortaggi, con conseguenti rischi per i consumatori; infatti i nitrati si possono unire alle ammine a livello dello stomaco e formare nitrosammine, riconosciute come sostanze cancerogene. 
Infine, non si deve dimenticare che, attraverso i reflui, passano nell'ambiente anche i resti dei farmaci assunti dagli animali che influiscono sulla vita dei vegetali, del suolo e dei consumatori stessi.
Al riguardo la normativa recita:
"La ns. Regione ha adottato col r.r. 6/95 una disciplina specifica per l’utilizzo dei reflui zootecnici.
Viene ribadito il principio dell’utilizzazione agronomica, ossia l’e. z. deve essere usato su di una superficie potenzialmente suscettibile di coltivazione, e per scopi agricoli.
La concimazione attraverso l’apporto di refluo zootecnico al terreno costituisce normale pratica agricola, tuttavia essa soggiace al limite del carico massimo di azoto, posto a protezione delle falde acquifere sotterranee, pari a 340 kg. per ettaro, calcolato come media annuale dell’azienda agricola. E’ data inoltre facoltà di sfruttare fondi non appartenenti all’azienda, dietro scambio di fieno per letame."
Proprio per questo, significativa al riguardo è l'ordinanza che prevede il dimezzamento del carico massimo di azoto, 174 kg invece dei 340 Kg della normativa, per una estesa area della nostra provincia : dalla linea collinare Pastorello-Neviano Arduini fino alla città. Provvedimento reso noto da Confagricoltura su un'intera pagina della Gazzetta di Parma circa 15 giorni orsono, a testimonianza di un aggravamento dello stato delle falde acquifere, del loro inquinamento. 
Senza che l'istituzione accennasse minimamente a tali conseguenze.
Era proprio tale silenzio ed i numeri ad essere estremamente significativi.
Inquinamento, peraltro, ulteriormente comprovato dalle più recenti bollette Iren per la città, in cui la spesa per la depurazione è ormai arrivata a circa la metà di quella per l'acqua medesima.

Serioli Giuliano

lunedì 2 aprile 2012

Salute e Ambiente: un convegno scientifico di alto livello organizzato da Isde Parma

Era gremita di medici questa mattina la sala convegni dell'hotel Villa Ducale di Moletolo, in  occasione del convegno scientifico organizzato dall'Isde sull'interazione tra ambiente e salute, con il patrocinio dell'Ordine dei Medici di Parma.

Una mattinata intensa e fitta di interventi che ha permesso agli oltre cento medici presenti di approfondire tematiche troppo spesso tenute in disparte nell'iter di aggiornamento tradizionale.

Dopo il saluto di Pierantonio Muzzetto, presidente dell'Ordine, la parola è passata ai relatori.

“I fattori di rischio ambientali come determinanti della salute umana” è stato il tema affrontato da Manrico Guerra, di ISDE Parma, il quale ha sottolineato la importante relazione tra la qualità ambientale e lo stato di salute di una popolazione.

Alle 9,30 è stata la volta di Paolo Crosignani, epidemiologo dell'Istituto Tumori di Milano e responsabile del Registro Tumori ed Epidemiologia Ambientale, che ha affrontato gli “Effetti a breve e a lungo termine dell'inquinamento atmosferico sulla salute umana”, un secondo scalino per illustrare le conseguenze sulla salute umana dell'esposizione a fattori inquinamenti

E' stata poi data la parola a Pier Anselo Mori, dirigente medico di pneumologia-endoscopia toracica dell'azienda ospedaliero-universitaria di Parma. Nel suo intervento è stato fatto il punto sulla salute dei parmigiani, in particolare per quanto riguarda l'apparato respiratorio. La relazione aveva come titolo: “Inquinamento e patologie respiratorie; la situazione di Parma”.

L'oncologa Patrizia Gentilini, Isde Forlì, ha trattato invece gli “Effetti sulla salute umana, in particolare infantile, da emissioni di industrie insalubri: Inceneritori e impianti a Biomasse”, focalizzando l'attenzione sulla tipologia di sostanze, e sulla loro pericolosità, tipica di alcune industrie insalubri, che spesso vengono celate dietro presentazioni fuorvianti.

“Inquinamento e salute umana: dalla Genetica all’Epigenetica” è stata la relazione presentata da Ernesto Burgio, presidente Scientific Office ISDE - International Society of Doctors for the Environment, che ha sviluppato il tema della nuove scoperte sugli effetti a lungo termine dell'inquinamento, capace di portare modificazione anche a livello di codice genetico, e quindi sviluppando modificazioni che si trasmettono alle generazioni future.

E' seguito l'intervento di Lorenzo Brambilla, cardiologo e direttore sanitario della Fondazione Don Carlo Gnocchi di Parma, che ha parlato di “Inquinamento urbano e patologie cardiovascolari”.

Maria Cirelli, dirigente Medico Ausl di Parma Responsabile di LDPARE dell'Ospedale di Borgo val di Taro ha poi affrontato il tema “Cave ofiolitiche e amianto: alle origini del problema”, mettendo in evidenza come il problema sia ancora sottovalutato nonostante questo materiale sia ormai fuori legge da anni.

Ultima importante relazione quella di Ruggero Ridolfi, direttore U.O. Immunoterapia e Terapia Cellulare Somatica I.R.S.T. Istituto Scientifico Romagnolo per lo Studio e la Cura dei Tumori di Meldola, Forlì, dal titolo “Progetto Ambiente e Tumori AIOM: come riconsiderare la Prevenzione Primaria", uno stimolante approfondimento su quanto ancora non si fa per la salute primaria,.

Alle relazioni è seguita la discussione e gli interventi dei medici presenti, uno scambio importante e proficuo che ha favorito un aggiornamento complessivo sulla relazione tra ambiente e salute secondo gli studi più recenti pubblicati dalla comunità scientifica.

Per Parma la mattinata di studi ha costituito una “prima” molto importante nella direzione del riconoscimento del ruolo sempre più importante del medico nella prevenzione delle malattie e nella individuazione di tutti quegli elementi di disturbo e di rischio presenti in ambiente, spesso frutto di scelte sbagliate e non pienamente consapevoli da parte dei decisori e dalle amministrazioni locali.


Associazione Medici per l'Ambiente Isde Italia – Sezione di Parma