"Non ho paura della cattiveria dei malvagi, ma del silenzio degli onesti". (Martin Luther King JR)

domenica 13 ottobre 2013

Lesignano e la pollina

Un impianto di cogenerazione da combustione di pollina da 150 Kwe, come  quello che vogliono impiantare a S. Maria in Piano (Lesignano), prevede di bruciare e gassificare circa 400 kg/h, cioè 9,5 t. al giorno, quindi 3.000 t. annue per produrre 150 Kw/he.
Infatti ha un rendimento bassissimo, circa del 13%. Circa 3.000 Nm3/h sono i gas emessi, vale a dire circa 22 milioni di Nm3 annui. Produrrà circa 1.100 Mwe bruciando pollina per 7800 ore annue.
Accederà a più di 250.000 euro di incentivi pubblici. ( 257 euro a Mwe ).
L'allevamento in questione ha 75.000 tacchini che producono circa 2.66o t. annue di pollina.

Avrebbe un sistema di depurazione fumi composto da : 1- un depolveratore a ciclone per la raccolta della fuliggine 2- un reattore a secco per l'abbattimento di sostanze acide ed adsorbimento di metalli pesanti tramite l'immissione ed il mescolamento nei fumi di calce idrata, Ca(OH2), e carboni attivi. Le reazioni chimiche di abbattimento producono dei sali : CaCl, CaF, Ca2SO4, Ca2CO3 che verranno recuperati dal filtro successivo. 3- un filtro a maniche in PTFE, un materiale microporoso sintetico ( politetrafluoroetilene) che trattiene polveri(anche PM2,5) e i sali che si diceva prima, che verrebbe pulito con aria compressa in contropressione.

Naturalmente la ditta proponente dichiara che le emissioni rientrano nei limiti previsti dalle normative, è ormai una filastrocca che raccontano tutti. Di fatto si avranno ulteriori emissioni di monossido di carbonio, di ossidi di azoto, di anidride solforosa, di ossidi di metalli pesanti.
In pratica sia il ciclone che il filtro a maniche raccolgono ceneri fini ( ben 180 t.) che dovranno essere portate in discarica, anche se ditta dichiara addirittura che faranno da concime per il terreno.
Ma tali filtri non sono sufficienti a trattenere le polveri sottili e le nanopolveri, cui si attaccano le diossine e che finiranno in atmosfera.
Occorrerebbe un elettrofiltro,ma è troppo costoso e allora niente.

La pollina è un ottimo concime naturale, ma uno degli effetti collaterali della pur sacrosanta "direttiva nitrati", cioè della necessità di diminuire la quantità di azoto per ettaro, è che si sta favorendo la termogassificazione della pollina per produrre energia elettrica anche se con un rendimento ridicolo ( 13%) e con emissioni nocive per l'ambiente.

In gran parte, la concimazione dei terreni è ormai fatta con fertilizzanti chimici, sovraccarichi di azoto e privi di sostanza organica.
I fertilizzanti agricoli sono ormai un optional : vicino ad allevamenti industriali sono sparsi in eccesso, da altre parti in misura anche nulla.
Fare a meno o diminuire la concimazione chimica vuol dire mettere un freno alla lisciviazione dell'azoto di sintesi o minerale, il primo a finire nella falda acquifera,inquinandola, rispetto all'azoto organico.
Se si riduce ulteriormente la concimazione da reflui animali e l'azoto di origine organica i terreni diventano infertili, polverosi, perchè privi di struttura humica.
Il carico di azoto degli avicoli è inferiore a quello degli altri animali da allevamento.

Perchè, allora, bruciare pollina ed avere emissioni nocive e ceneri dell'ordine del 7% del combusto, come nell' impianto di cogenerazione da combustione di pollina da 150 Kwe, che vogliono impiantare a S. Maria in Piano( Lesignano) ?

Semplice. Perchè è la soluzione più facile,anche se la più impattante sull'ambiente, per accedere agli incentivi.

MOLTO MEGLIO SAREBBE FARE UNA CENTRALE A BIOGAS PER DIGESTARE LA POLLINA.

La digestione anaerobica della pollina è di particolare importanza dato l'elevato potenziale energetico della matrice.
Problematica, però, per la biodigestione è l'elevato contenuto di azoto minerale ( acido urico) che in quelle proporzioni inibirebbero sviluppo batterico da cui prende avvio il processo.
Tale contenuto di azoto deve essere ridotto attraverso un pretrattamento volto alla formazione di un sale, il solfato d'ammonio, recuperabile come concime al posto di quelli sintetici, come si diceva più sopra.
Il pretrattamento della pollina consiste nello strippaggio dell'ammoniaca con acido solforico e con recupero del solfato d'ammonio con uno scrubber.
In tal modo può essere digestata anche pollina fino al 100%.

Con gli insilati la resa di metano è di 100 m3/t, con le deiezioni animali è il doppio.

La tecnica dello strippaggio con aria a pressione prevede il passaggio dell’ammoniaca, presente nel liquame in soluzione acquosa, in forma gassosa nell'aria. Il flusso gassoso così prodotto viene intercettato da uno scrubber( torre di lavaggio) che cattura l’ammoniaca presente, per contatto con una soluzione acida, in modo da produrre un sale di ammonio stabile.
Si tratta di un processo che necessita di quantità notevoli di energia termica; la sua applicazione, quindi, non può fare a meno della disponibilità di una fonte energetica a basso costo, come quella che potrebbe essere fornita da un impianto di digestione anaerobica, il cui biogas venga utilizzato per produrre anche energia termica necessaria allo strippaggio.

Dove finisce l'Ammoniaca strippata?

Nella maggior parte dei casi l'Ammoniaca che viene prodotta dall'impianto di strippaggio viene assorbita tramite un processo che utilizza come liquido di lavaggio una soluzione di Acido Solforico: per ogni kg di Ammoniaca occorrono 3 kg di acido solforico.
In questo modo si ottiene un sale, il Solfato d'Ammonio, che può essere gestito come un inerte.

Il Solfato di Ammonio è un ottimo fertilizzante.

Giuliano Serioli