"Non ho paura della cattiveria dei malvagi, ma del silenzio degli onesti". (Martin Luther King JR)

sabato 26 ottobre 2013

Montagna: tagli e centrali


Il paesaggio della nostra montagna cambia in peggio, comincia ad allarmarci.
Boschi come groviere, strade sfondate dai camion che portano via legna, frane, interruzioni di strade, sempre meno turisti e sempre meno gente nei paesi.
Non si tratta più di autoconsumo, come la burocrazia si ostina ancora a chiamare i tagli.
Che il fabbisogno della gente rimasta nei borghi è irrisorio rispetto a quanto tagliato.
E' un'altra cosa, vero e proprio taglio industriale, speculazione economica.

Soldi che restano in montagna?
Ben pochi. La gran parte vanno a chi commercia legna in pedemontana.
Altri vanno ai proprietari dei boschi, in gran parte da tempo residenti in città.
Altri ancora vanno a remunerare l'acquisto di macchinari per il taglio ed il trasporto.
Certo, tanti tagliano e qualcosa si mettono in tasca. Ma la gran massa dei tagli viene fatta da imprese nate dal nulla e che utilizzano gente dell'est europa pagandola in nero e a resa. Soldi, di cui praticamente niente resterà in montagna.
Versanti spogliati e strade sfondate, quindi, cui non corrisponde un'economia.
Nessun giovamento alla vita dei paesi, nè lavoro per trattenere i giovani.

La legge c'è, permette ai proprietari dei boschi di tagliare fino ad un massimo di 6 ettari.
Ma è una legge che non tiene conto della speculazione sulla legna da ardere.
Se il mercato inducesse la gran parte di chi possiede boschi a tagliarli per far soldi, complice una ulteriore recrudescenza della crisi economica, e tutti tagliassero, chi li potrebbe fermare? Questa legge?
Sicuramente no.
Occorre preoccuparsi di non intaccare la rinnovabilità dei boschi e di non accrescere il degrado idrogeologico.
Occorre un piano annuale dei tagli che ne tenga conto e che non possa essere eluso e superato.

Molti amministratori sostengono le tesi dei tagliatori.

“L'abbandono dei boschi è palese e non è positivo. Una politica delle comunità montane che possa permettere la nascita di qualche centrale a biomassa che permetta la produzione di elettricità e di teleriscaldamento non farebbe male e permetterebbe di monitorare e tenere puliti i boschi, garantendo la giusta turnazione delle piante, la pulizia del sottobosco ed in ultimo ma non meno importante garantire lavoro a territori che continuano a spopolarsi a causa di mancanza di lavoro”.
Finanziamenti di Regione e Provincia per la montagna sono, infatti, solo finalizzati dotare di macchinari di taglio le comunalie e soprattutto ad impiantare centrali termiche a cippato.
Non si comprende cosa voglia dire creare posti di lavoro nel taglio dei boschi. Il lavoro lo crea già il taglio speculativo e selvaggio, lo crea il mercato della legna da ardere.
Dotare di mezzi meccanici di taglio una comunalia significa dare man forte a tale mercato senza regole,
incentivare le comunalie a far parte di tale meccanismo perverso.
D'altronde, la cosa è del tutto coerente alle affermazioni di funzionari  ed amministratori :
qualcuno ha detto che 'siamo seduti su un nuovo petrolio e neanche ce ne accorgiamo';
altri dice che potremmo anche tagliare tutto quello che è ricresciuto nei boschi da quarant'anni a questa parte senza preoccupazione alcuna per la rinnovabilità.
Anche se la rinnovabilità annuale, il 4% di tutta la massa boschiva, è decretata dalla Regione come non superabile.

Ormai chi abita in montagna per riscaldarsi non usa più il gpl, nè tantomeno il gasolio, entrambi carissimi. La gente è tornata a bruciare legna nei camini, nelle stufe, dotandosi anche di moderne stufe a pellet o stufe miste pellet-legna. In montagna, da sempre, si usa legna che brucia bene, legna stagionata due anni : un anno all'aperto ed uno al chiuso, in modo che il suo tenore di umidità sia inferiore al 20% ed abbia un alto rendimento di calore.
Perchè allora impiantare centrali a cippato per produrre calore per il teleriscaldamento?
Centrali da 500 Kw a 1.000 Kw di potenza?
Dicono, per fare economia. Non ha senso, non certo rispetto alla legna e al pellet!
Dicono, per avere meno emissioni nocive rispetto alle vecchie stufe a legna.
Ma le centrali bruciano cippato fresco, con umidità elevata, basso rendimento,
senza alcun filtro per abbattere le emissioni nocive!
Dicono, il filtro c'è, è il multiciclone. Ma no, serve solo a raccogliere le ceneri volanti!
Dicono, la maggioranza della gente sono anziani che non ce la fanno più a ricaricare la stufa.
Non è vero, un anziano che non ce la fa più viene accolto nella casa protetta.
Dicono, per creare posti di lavoro. Non è vero,le centrali sono completamente automatizzate!

Parchè buttare tutti quei soldi nelle centrali termiche e non nel risparmio energetico?
Perchè non avviare la ristrutturazione dei borghi per un'accoglienza turistica diffusa che creerebbe subito posti di lavoro nell'edilizia?

Forse perchè l'intento inconfessato delle amministrazioni è di produrre poi elettricità con le centrali, come sta facendo Monchio?
Ma sarebbe una follia! La legna ha un rendimento bassissimo.
Bruciare i boschi per produrre un po di elettricità? Davvero pazzesco!
Però, badate bene, era ciò che teorizzava nel 2009 Mercedes Bresso, ex governatore Pd del Piemonte:
centrali elettriche a legna dal diradamento di tutti i boschi della regione.

Serioli Giuliano