"Non ho paura della cattiveria dei malvagi, ma del silenzio degli onesti". (Martin Luther King JR)

lunedì 2 giugno 2014

Il valore del bosco

Nel 2013 è stata intaccata la riserva verde nazionale

Il valore del nostro bosco non può essere circoscritto ad una mera valutazione economica, come se fossimo ancora negli anni '60, quando era fonte di legna da ardere per scaldare le case dei residenti.

Oggi, con lo spopolamento della montagna, l'autoconsumo decresce continuamente e la funzione del bosco è cambiata.


Oggi le grandi famiglie di fusti hanno un ruolo paesaggistico, ma soprattutto di presidio idrogeologico, in una montagna che strutturalmente è soggetta a frane, come gli episodi recenti non smettono di ricordarci.
Il bosco ed il sottobosco sono la spugna con cui la montagna si difende dalle calamità.
A partire dal 2009 la speculazione sulla legna da ardere ha colpito anche la nostra provincia, con evidenti denudamenti di interi versanti e, come a Pietta, diventando una concausa diretta delle frane.

Il dissesto idrogeologico, dovuto anche ai tagli, è evidente a tutti, ma dati provinciali o regionali non ce ne sono.
I numeri sono esclusivamente nazionali e provengono, guarda caso, dalle aziende che producono stufe e caldaie per la combustione della legna e che oggi vivono il loro magic moment.
Dal resoconto di un convegno promosso a Verona da AIEL (Azienda Italiana Energia dal Legno), si evince che la quantità di legna consumata nel 2013 è stata di 19,3 milioni di tonnellate. Considerando che la quantità importata è di 3,5 milioni, si deduce che la produzione nazionale sia stata di 15,8 milioni.
Una cifra che supera la sostenibilità del ceduo del nostro Paese, che arriva ad una disponibilità totale di 14,62 milioni di tonnellate.
I relatori del convegno sostengono che solo il 24% della riserva bosco è intaccata, ma il loro calcolo include tutto il patrimonio boschivo, 11 milioni di ettari, e non solo il ceduo.
Una follia, perché il patrimonio boschivo oltre il ceduo è macchia mediterranea, boschi ripariali e parchi, in cui non si può tagliare.
Se i tagli nazionali hanno superato la sostenibilità di ben 1,2 milioni di tonnellate, in provincia di Parma, dove il ceduo è l'80% dei boschi, sarà andata anche peggio, trovandoci a ridosso all'area di maggior sviluppo del mercato della legna da ardere, la pianura padana.

Giuliano Serioli
Rete Ambiente Parma


2 giugno 2014