Nel
2015 il numero di morti nel nostro Paese è salito dell'11,3%.
Come
durante la guerra.
In
un anno ci sono stati 67mila decessi in più rispetto al 2014.
«Si
è passati cioè da una media di meno di 50 mila al mese a una di
oltre 55 mila. Il numero è impressionante. Ma ciò che lo rende del
tutto anomalo è il fatto che per trovare un’analoga impennata
della mortalità, con ordini di grandezza comparabili, si deve
tornare indietro sino al 1943 e, prima ancora, occorre risalire agli
anni tra il 1915 e il 1918», scrive il professor Blangiardo.
Nel
2013 e nel 2014, tra l’altro, il numero dei morti era calato, ma
sempre di poco: mai si erano raggiunte percentuali in doppia cifra.
Pare
che gli incrementi maggiori siano in gennaio-febbraio-marzo:
rispettivamente 6.000-10.000-7.000 in più. Una correlazione,
quindi, tra mesi freddi e crescita dei numeri. Mesi in cui ci si
riscalda di più nelle abitazioni.
Qualcuno
ha ipotizzato come causa l'influenza per gli anziani per il fatto che
molti non si sono vaccinati causa un allarme infondato sui vaccini.
Ma
tutti convengono sia impossibile che una malattia stagionale abbia
prodotto quei numeri.
I
dati regione per regione ci diranno di più.
Se
i numeri si riferissero in gran parte al Nord Italia, sarebbe
evidente l'influenza del grave inquinamento atmosferico della Pianura
Padana.
Ma,
anche fosse, perché quest'anno e non anche i precedenti?
Un
bel mistero, ancora più fitto se i numeri fossero sparsi un po' in
tutte le regioni.
Come
Rete Ambiente Parma arriviamo ad ipotizzare che tra le cause ci sia
l'accumulo di benzopirene ed ossidi di azoto dovuti al ritorno
massiccio al riscaldamento domestico a legna a partire dal 2008, anno
della crisi economico-finanziaria, ed allo sviluppo abnorme delle
centrali a cippato di legna soggette a finanziamenti ed incentivi
pubblici.
La
scorsa estate avevamo mandato una richiesta all'Usl. Volevamo
conoscere i dati delle morti per tumore o per malattie polmonari
della nostra fascia montana. Ci erano arrivate, infatti, notizie di
rilevanti decessi per tumore dai paesi della fascia più elevata del
nostro Appennino
Il
dott. Impallomeni ci aveva risposto così. "Le rispondo per dire
che non abbiamo ignorato la sua sollecitazione, che contiene alcuni
spunti interessanti da approfondire. Per questo stiamo controllando i
dati sui consumi di combustibile disponibili nei censimenti
periodici, i dati sulla qualità dell'aria disponibili (ARPA) e
quelli di mortalità. Come sempre suggerisco cautela nel fare
valutazioni sull'associazione tra esposizioni ambientali e dati di
salute perché nascondono insidie interpretative che devono essere
affrontate usando metodi di analisi dati consolidate. Ci siamo quindi
presi un po' di tempo (purtroppo non ne abbiamo molto dovendolo
dedicare alle attività di routine del Servizio di Igiene e Sanità
Pubblica) per fornire una risposta sufficientemente corretta e
completa, con l'aiuto di una collega borsa di studio, che legge per
conoscenza”
L'incontro
con la borsista si è rivelato una inutile formalità.
E'
di questi giorni la decisione della giunta Pisapia a Milano di
interdire l'uso dei caminetti a legna in città. Dichiarando che il
loro effetto è di produrre il 22% del totale di polveri sottili.
Stante
la situazione gravissima dell'aria nel nostro paese e gli sforamenti
continui dal limite massimo di 50 milionesimi di grammo per m3,
urgono provvedimenti decisi ed urgenti, simili a quelli presi a
Milano da Pisapia. Sappiamo che a produrre le polveri sottili nei
mesi invernali sono per 1/3 il riscaldamento delle abitazioni, per
1/3 il traffico automobilistico e per 1/3 le emissioni industriali.
Sarebbe necessario un provvedimento governativo atto ad incentivare
l'acquisto di auto a GAS, metano e gpL. Sarebbe urgente cambiare il
parco nazionale dei mezzi pubblici, rottamando quelli a benzina e
gasolio. Incentivare l'acquisto di auto elettriche è un mantra ormai
rituale, trova poco riscontro negli investimenti delle case
automobilistiche ed è destinato ad un futuro non immediato. Ma
soprattutto si impone la disincentivazione dei cogeneratori a
biomasse, cippato di legna, grasso animale e colza, che sono i
maggiori produttori di particolato carbonioso e di ossidi di azoto.
Occorre
ripensare quindi la sostenibilità ambientale delle fonti rinnovabili
di energia, sviluppando di più le pompe di calore ed il risparmio
energetico delle abitazioni che darebbe maggior impulso all'edilizia.
Giuliano
Serioli
28
dicembre 2015
Rete
Ambiente
Parma
per
la
salvaguardia
del
territorio
parmense