La
combustione di biomasse produce emissioni nocive ed emissioni di CO2
ma, in quanto fonti rinnovabili, si dice siano a saldo zero, tali da
emettere in atmosfera la stessa CO2 catturata durante la crescita.
Per
la combustione di legna, cippato e pellet non è la verità.
La
legna, se proviene dall'estero, è prodotta dagli scarti dei tagli
della foresta pluviale che ogni anno viene rimaneggiata. Un disastro
ecologico proprio dal punto di vista della mancata cattura di CO2.
Se
proviene dai nostri boschi cedui, si deve considerare che se non si
perde superficie boschiva, si perde quella fogliare che impiega circa
3 anni a raggiungere la stessa capacità di cattura della CO2 di
prima.
Non
solo, il taglio industriale meccanizzato, che ha sostituito del tutto
quello artigianale dei vecchi boscaioli, smuove il terreno ed il
carbonio in esso contenuto da secoli, ributtandolo in aria,
nell'atmosfera.
Quantificarlo
come saldo zero è assurdo oltre che ridicolo.
Per
la combustione di olio di colza o olio di palma, fonti rinnovabili,
c'è lo stesso problema del mancato saldo zero di emissioni di CO2.
Intere
foreste vengono tagliate per far posto a tali coltivazioni, la cui
superficie fogliare è nettamente inferiore alla capacità di cattura
delle foreste tagliate.
Per
la combustione di grasso animale che sta sostituendo la colza,
diventata troppo cara per l'aumento della domanda di mercato e
anch'esso fonte rinnovabile, si pone sempre il problema del mancato
saldo zero.
Se
dagli scarti di macellazione animale si sottrae grasso da bruciare,
con emissioni di CO2, si dovrà accrescere la produzione animale o la
sua importazione dall'estero per compensare il loro mancato utilizzo
nell'industria del pet e della cosmetica, e quindi con ulteriore
emissioni di CO2.
Le
emissioni nocive della cogenerazione di biomasse sono inversamente
proporzionali alla potenza degli impianti stessi. Più un impianto è
piccolo, più inquina.
Non
avendo gli stessi numeri e valori di spesa di quelli grandi, non ha
nemmeno filtri capaci ma solo cicloni per far precipitare solo le
ceneri volanti.
Il
problema emissivo è già però grave per i grandi impianti, perchè
il benzopirene non può essere fermato dai filtri. I suoi valori
sono già oltre i massimi in Trentino ed Alto Adige. Gli
amministratori che hanno promosso quegli impianti non sanno più che
fare.
In
sostanza le biomasse, su cui oggi il governo punta, sono si fonti
rinnovabili ma per niente a saldo zero. La loro combustione in
cogeneratori produce emissioni nocive.
Tali
impianti sono tanto più nocivi quanto più sono piccoli e numerosi,
soprattutto in una Pianura Padana già gravata da polveri sottili e
che deve già sopportare l'inquinamento da ossidi di azoto di un
migliaio di centrali a biogas, simili a funghi velenosi che spuntano
un pò dappertutto.
In
tutti i PAES dei cosiddetti "comuni virtuosi" c'è il
progetto di impiantare cogeneratori condominali ed aziendali sia a
cippato che a grasso animale.
Una
follia dal punto di vista del saldo zero di CO2, ma soprattutto
dell'inquinamento dell'atmosfera del nostro territorio.
Giuliano
Serioli
26
aprile 2016
Rete
Ambiente
Parma
per
la
salvaguardia
del
territorio
parmense