L'intervento
di una imprenditrice all'assemblea di Felino
Il
mio nome è Margherita Folzani, sono nata a Felino e qui vivo.
La
mia famiglia possiede uno stabilimento di stagionatura di prosciutti
da oltre 50 anni.
Sul
significato e l’impatto che l’impianto di trattamento rifiuti di
categoria 3, ossia ossa e residui dalle attività di disossatura e
affettamento del prosciutto, e del collegato impianto di
cogenerazione a olio animale che la ditta Citterio ha impiantato al
Poggio di S.Ilario, ho già avuto modo di esprimermi circa 2 anni fa.
Dissi
che la nostra vallata, la cosiddetta food valley, poteva diventare un
campo di pentoloni che bollono ossa, con relativa puzza e ovviamente
alterazione e inquinamento dell’aria che respiriamo, noi e
soprattutto i nostri figli.
Da
allora l'amministrazione comunale di Felino, appoggiata evidentemente
da quella provinciale e regionale e, leggendo i giornali, anche
dall’indirizzo del governo nazionale, ha allargato la possibilità
di realizzare questi impianti. Senza riprendere i dettagli già
presentati, diciamo che ha aperto non solo una via ma una autostrada
alla loro realizzazione.
Come
se il nostro futuro, nonché destino, fosse nei rifiuti.
Noi
sulle colline parmensi abbiamo costruito negli ultimi 100 anni un
sistema economico unico, in cui le attività agricole si sono
integrate in un sistema industriale che non è solo alimentare, ma è
intrecciato all’industria meccanica e a tutto ciò che vi ruota
intorno.
Siamo
aziende di piccola-media dimensione, che hanno saputo crescere dal
distretto locale e integrarsi in una economia europea e mondiale:
esportiamo ovunque prosciutti, salami, macchine per lavorazioni
alimentari, ma anche pomodori, vini, e altro.
L’ultima
nostra sfida è la globalizzazione, che ci mette davanti prodotti e
macchine stranieri a prezzi bassi, ma la qualità con cui realizziamo
i nostri prodotti, la nostra flessibilità, la nostra creatività:
questo è la carta vincente, la nostra eccellenza.
Sembra
invece che l'unico interesse siano i rifiuti.
Ma
la nostra non era la food valley? La culla delle eccellenze
alimentari? Sbandierate dai nostri politici locali quando si
esibiscono davanti a qualche platea? Come possono convivere le
cosiddette eccellenze alimentari con più o meno contigui impianti di
trattamento rifiuti? Anche se sono rifiuti alimentari, sempre di
rifiuti si tratta, e nel loro trattamento si sprigiona puzza, fumo
inquinato, e l’immagine dell’ambiente non è particolarmente
impreziosita.
Ho
pensato a quello che le nostre amministrazioni pubbliche, con
l’appoggio poco lungimirante delle varie associazioni di
industriali e produttori, hanno progettato per noi della food valley;
ho pensato al rischio delle nostre eccellenze, al rischio delle
nostre aziende, a quale futuro per i nostri giovani che crescono in
questa vallata: non più un futuro da operai specializzati a salare
con sapienza i prosciutti di Parma o a conciare carni macinate per il
salame Felino, ma a spalare residui carnei nei bollitori di ossa, non
più un futuro da ragionieri negli uffici commerciali per spedire
negli Stati Uniti o in Giappone, ma a registrare bollette di scarico
di rifiuti negli impianti; e quante attività non più necessarie
sparirebbero; quante imprese che già esportano potranno pensare a
delocalizzare alla prima occasione in ambienti meno a rischio.
Tutto
il territorio si impoverirebbe.
E’
logico pensare che non tutti i comuni apriranno le braccia a questo
tipo di impianti, così se solo Felino li accoglie arriverebbero
tutti qui.
Felino
sarà non più la “capitale dei salami” come citava tanti anni fa
un cartello all’entrata del paese, ma sarà la “capitale del
rifiuto”.
Forse
tra 20 anni la nostra amministrazione comunale sostituirà la statua
del porcello nel parco qui accanto, testimonianza dell’origine
della nostra economia locale e del nostro benessere, con un osso
fumante.
Rete
Ambiente
Parma
per
la
salvaguardia
del
territorio
parmense