La
sala del Centro Giovani del Montanara è piccola e infelice, r molti
sono costretti a seguire da fuori.
Ai
tecnici, all'assessore Regionale Gazzolo ed ai politici accorsi a far
mostra di sé interessa poco, c'è solo da sbrigarsi per poter dire
di aver ottemperato alla VIA, di aver dialogato con la gente e
sentito le osservazioni.
Il
solito trittico di ingegneri AIPO, già ascoltati al cinema di
Felino, propinano slides e dati "scientifici" sul manufatto
mastodontico del Casale di Felino, che a valle ha argini alti come un
palazzo di 5 piani: 16 metri.
Lo
scavo, a detta dell'ing. Vergnani, produrrà 1,4 milioni di metri
cubi di ghiaia, che non verrà utilizzata e dovrà essere portata
altrove e venduta.
Ovvio
che ci penserà la grande impresa che avrà l'appalto. Pizzarotti?
Chi
solleva dubbi non viene ascoltato, né chi propone alternative in
base alla direttiva UE, che prescrive di non fare più opere simili
ma di mettere in sicurezza tutta l'asta del torrente con opere
minori.
I
sostenitori del progetto fanno leva sull'emergenza, sul pericolo per
la città capoluogo, anche se occorreranno 7 anni per completare i
lavori. Per loro il progetto della Provincia del giugno 2016 delle
tre casse in linea lungo l'asta del torrente neanche è da prendere
in considerazione.
Sostengono
che sia solo un'ipotesi di lavoro e non un progetto scientifico vero
e proprio, anche se in realtà è corredato da studi dell'università.
L'opposizione
al progetto dell'intero consiglio comunale di Felino neanche viene
presa in considerazione. D'altra parte il sindaco di Felino si è ben
guardato dall'esprimere la contrarietà del consiglio, mentre si
arrende alla competenza degli ingegneri, non capendo che è un
problema di scelte e non di conoscenze tecniche.
Le
scelte tecniche sono la conseguenza di orientamenti generali, e
quindi politici, come insegna la UE.
Non
riusciamo a capire perché AIPO non ha ritenuto di partire dallo
studio di fattibilità della Provincia del giugno 2015, che prevedeva
di mettere in sicurezza l'intera asta del torrente da Calestano a
Colorno, al costo di 31 milioni circa di euro.
Forse
perché la scelta di AIPO è quella di fare grandi casse in pianura,
come in tutta l'Emilia, a prescindere dagli impatti ambientali ed
economici?
La
cassa di Casale nello studio della Provincia non è una diga e non è
alta 16 metri, in quanto è previsto che l'invaso abbia una capienza
esattamente della metà di quello progettato da AIPO.
Il
Comitato del Casale ha sollevato preoccupazioni per l'impatto
ambientale dell'opera. Rileva, nelle sue osservazioni, i rischi per
l'abbassamento delle falde e la precarizzazione delle fondamenta
delle abitazioni nelle zone immediatamente circostanti il manufatto.
Il
comitato, con le osservazioni inviate all'ente, ha chiesto che il
progetto AIPO sia integrato con la messa in sicurezza di tutta l'asta
del torrente Baganza.
Giuliano
Serioli
Rete
Ambiente
Parma
salvaguardia
e sostenibilità del
territorio
locale