Tra
due progetti, si sceglie il peggiore
Rete
Ambiente Parma si è schierata da tempo contro la cassa d'espansione
sul torrente Baganza a Casale di Felino progettata da progetto AIPO,
l'Autorità di Bacino competente.
Troppa
cementificazione, inutili lavori invasivi sul territorio, argini a
valle alti 16 metri, costi elevati (55 milioni di euro) che
diventeranno sicuramente di più in corso d'opera.
Ma
soprattutto un'opera mastodontica, sproporzionata, simile a quella di
Marano, che resterà vuota ed inutilizzata.
Assolutamente
necessario dare sicurezza alla città, ma per questo esisteva già un
progetto della Provincia con dati messi a disposizione
dall'università.
Tre
casse in linea lungo l'asta del torrente e soprattutto su aree
demaniali dell'alveo, senza l'esborso di 5 milioni di euro per
l'esproprio dei 50 ettari di privati,come previsto da progetto AIPO.
Una
cassa sotto Calestano con capacità di circa 600.000 metri cubi,
l'altra al Casale con capacità di 2.300.000 metri cubi e la terza in
zona Collecchio di circa 700.000 metri cubi.
In
totale, circa 3,6 milioni di metri cubi di capacità di invaso.
Quella
di AIPO è solo un milione in più.
Con
il progetto della Provincia ci sarebbe anche la metà degli inerti da
scavo, che per AIPO sono 3,2 milioni di metri cubi.
Ghiaie
e sabbie tutte utilizzate nella messa in opera dei tre manufatti,
mentre AIPO dice di avere 1,2 milioni di inerti in sovrannumero che
dovranno essere piazzati e venduti, con ulteriore perdita di tempo e
via vai di camion.
Alla
messa in sicurezza della città deve accompagnarsi quella di tutta
l'asta del torrente, soprattutto della sua parte collinare e montana,
in cui l'alveo è stato fortemente cementificato e quindi a rischio.
Tra
le alternative che AIPO prende in esame non nomina mai tale progetto
esistente, accampando come motivazione definitiva quella di mettere
in sicurezza l'abitato di Colorno.
Ma
per tale obiettivo basterebbe un'altra piccola cassa a valle della
città.
In
sostanza, la spesa sarebbe poco più della metà di quella prevista
da AIPO e i vantaggi sarebbero molteplici.
Tranne
la cassa sotto Calestano che dovrebbe restare sempre vuota, le altre
potrebbero trattenere l'acqua delle piene primaverili e fornirla
d'estate ad un territorio che ne è già gravemente carente al punto
di servirsi delle acque reflue per la campagna.
La
soluzione della Provincia permetterebbe di dare un assetto al sistema
idrologico della valle Baganza tale da sistemare una volta per tutte
la viabilità della provinciale sempre soggetta a frane ed
interruzioni.
Riteniamo
infine che il patrimonio boschivo dovrebbe costituire il maggior
presidio al ruscellamento lungo i versanti ed ai tempi di
corrivazione.
In
una valle stretta e con versanti ripidi, come quella del Baganza, non
si dovrebbe fare il taglio raso del ceduo, ma trasformarlo in fustaia
in modo da assestare al meglio con l'apparato radicale delle piante
un terreno oltremodo franoso.
Il
bosco ha la funzione di una spugna: trattiene l'acqua e la rilascia
poco alla volta.
Giuliano
Serioli
Rete
Ambiente
Parma
salvaguardia
e sostenibilità del
territorio
locale