Constatiamo che la Comunità Montana invece di mettere un freno ai tagli, continua ad autorizzarne su forti pendenze, addirittura su torrenti.
Come si può vedere dalla cartina, sono stati fatti altri nuovi tagli nella valle del "Rio del Faino" a circa quota 820 metri, come dalle foto stesse.
Hanno tagliato proprio il giorno martedì 8 maggio (il verde delle piante tagliate ne è testimonianza) che è ben oltre il limite massimo, il 15 Aprile.
Inoltre hanno tagliato, come dalle foto, su forte pendenza, ostruendo addirittura il torrente con il legname tagliato, oltre ad aver creato una strada con la ruspa proprio sul torrente del Faino per passare con mezzi pesanti (zona 1 della mappa).
Oltre a questo, hanno fatto un nuovo taglio sul sentiero Cai 761A sempre sul Faino, in quello che fino all'anno scorso era un bellissimo sentiero immerso nei boschi in cui insiste una carraia segnalata per il trekking a cavallo, proprio per la bellezza di transitare per quel (ex) verde bosco (zona 2 della mappa).
Infine, hanno fatto un altro taglio proprio a pochi metri a nord della cima del Monte Faino scendendo poi nel versante ovest non molto sopra al taglio precedente (zona 3 della mappa).
Di seguito le foto.
Rete Ambiente Parma
La carraia costruita addirittura sul torrente del Faino per poter accedere coi mezzi pesanti sull'altro versante appena disboscato
Ben visibile è il torrente completamente ostruito sia destra che a sinistra
Il disboscamento sopra alla suddetta carraia
La pendenza su cui è stato fatto l'esbosco è notevole, anche se la foto non rende molto
Evviva i tagli meccanizzati industriali...
Da come si evince dal verde delle piante tagliate in foto, i tagli sono stati appena fatti e si è andati ben oltre al limite di data consentito dalla legge
Le piante verdissime appena tagliate e quelle tagliate tempo addietro, hanno completamente ricoperto il torrente del Faino
Guardando a valle rispetto alle foto precedenti, si vede che a destra (lato ovest) sono andati a tagliare le piante fino al limite massimo, in terreno estremamente delicato a ridosso del torrente.
Il taglio prosegue poi in maniera molto più ampia verso ovest, dove nella foto non è visibile la carraia da cui sono scesi nella valle e che hanno aperto.
Qui siamo nella zona 2 della mappa, dove il sentiero Cai in oggetto era immerso in un bellissimo bosco lussureggiante...
Qui invece siamo nella zona 3 della mappa, appena sotto alla cima del monte Faino.
Il taglio prosegue poi in modo molto ampio scendendo a destra nel versante ovest (verso il Rio del Faino).
Regione
Emilia Romagna - servizio Ambiente, viale della Fiera 8 – 40127
Bologna
Comandante Gruppo Carabinieri Forestali Parma, Via
Macedonio Melloni 4 – 43121 Parma
Unione Montana Appennino
Parma Est, Piazza Ferrari 5 – 43013 Langhirano
Sindaco di
Neviano Degli Arduini, P.zza IV Novembre 1 – 43024 Neviano degli
Arduini
Sindaco di Palanzano, Piazza Cardinal Ferrari 1 –
43025 Palanzano
Sindaco di Tizzano Val Parma, Piazza Roma 1 –
43028 Tizzano Val Parma
Oggetto:
Monte Fuso e zone limitrofe – Segnalazioni varie.
La
presente, in qualità Coordinatore dell’Associazione Rete Ambiente
Parma. L’associazione, nella sua attività di salvaguardia del
territorio, ha raccolto tra i cittadini segnalazioni relative
alla zona del Monte Fuso ingeneranti dubbi e preoccupazioni tra i
cittadini riguardo i tagli boschivi.
In particolare, si vuole
portare alla attenzione delle competenti Autorità, le seguenti
situazioni anomale.
La
prima segnalazione è relativa ad irregolarità nei tagli perpetrati
nel versante nord. In primis, creazione e stato di conservazione di
recinti e carraie del versante in oggetto.
Negli anni scorsi,
al fine di valorizzare l’antica tradizione della coltivazione del
marrone, sono stati effettuati, anche con finanziamenti comunitari e
regionali, vari interventi per apportare migliorie. Gli interventi,
di fatto, si sono risolti nella costruzione di recinti a protezione
dai caprioli, nonché una fitta rette di carraie per il trasporto del
legname (…foto…). I disboscamenti paiono indiscriminati.
Addirittura risulta realizzata una strada in cemento, cui fa seguito
una ghiaiata, in apparenza al solo servizio dei due immobili posti al
loro termine (…foto…). Gli interventi di disbosco così
realizzati, a nostro parere, ingenerano un rischio idrogeologico per
la forte pendenza ed esposizione. Alcune recinzioni ed i cancelli
sono addirittura in stato di abbandono e risultano pericolosi. Si
chiede di valutarne lo smantellamento definitivo, fattore che
potrebbe risultare positivo anche per gli spostamenti della fauna
selvatica.
Si invita infine a verificare la conformità alla
normativa forestale delle vie di accesso al bosco realizzate, in
particolare per quanto riguarda le pavimentazioni e le larghezze
(…foto…).
A
questa situazione volevamo aggiungere anche alcune anomalie
riscontrate nei due immobili che si trovano poco dopo il termine
della strada cementata e a poche centinaia di metri da cui inizia
quella ghiaiata.
A detta di alcuni escursionisti che bazzicano
spesso la zona, parrebbe che l’edificio che si trova a valle di
essa e di recentissima costruzione (…foto…), in apparenza sarebbe
stato eretto con la motivazione di un “deposito attrezzi”,
mentre parrebbe eretto solo per “uso privato”, in quanto invece
che di attrezzi da lavoro, esso sembra essere fornito di una serie di
tavoli e panche per l’organizzazione di feste, insieme ad un forno
per barbecue e tanto di illuminazione notturna per l’esterno.
Inoltre, sempre a detta di alcuni escursionisti che hanno
visitato la zona durante la costruzione del fabbricato, sembrerebbe
siano state predisposte anche tubazioni idrauliche ed alcuni presidi
sanitari interni con relativo scarichi delle acque nere, che dai
progetti non sarebbero dovute esistere. Si invita quindi a verificare
la fondatezza di tali segnalazioni che ci sono state pervenute.
Per
quanto riguarda invece l’immobile che si trova a monte della strada
ghiaiata e vicinissimo al precedente (…foto…), anche in questo
caso alcuni escursionisti ci hanno riferito di aver visto una fonte
intubata 15 metri a monte dal cortile ovest della casa in oggetto,
nel cui cortile sarebbe sito anche un tombino con dei rubinetti di
recentissima costruzione.
Chiediamo quindi che venga verificata
anche la veridicità di quest’altra situazione anomala che ci è
stata comunicata.
L’ultima
grossa irregolarità riscontrata nel versante nord e più
precisamente sopra a Campora nei pressi del cippo del Monte Fuso, è
stata il consistente allargamento di una zona di crinale adibita al
decollo per alianti e deltaplani, che ha causato una frana di
dimensioni notevoli. E’ opportuno far presente che in realtà la
zona non ha mai ricevuto un reale apprezzamento per queste pratiche
sportive, dato che gli appassionati preferiscono fare i decolli dal
più comodo e altrettanto vicino Monte Caio. Infatti, è già tanto
se dal monte Fuso viene fatto un lancio all’anno. Insensato quindi
il recente allargamento di quest’area che pare solo un pretesto per
disboscare ulteriormente, senza contare che l’acclività della zona
avrebbe dovuto suggerire di evitare qualsiasi taglio boschivo.
Da
qui l’innesco di una frana lunga quasi un chilometro, danneggiando
i boschi e gli essiccatoi dei proprietari sottostanti, i quali,
quando hanno chiesto un risarcimento per il danno subito, si sono
visti chiudere la porta in faccia e pare che come unico “ripiego”
sia stato fatto il posizionamento di una rete sull’intera area allo
scopo di contenere ulteriori frane, quando però il danno era già
stato fatto (…foto…).
Come se questo non fosse bastato, è
stato deciso di aprire una nuova area per i decolli in un’altra
zona del crinale del Monte Fuso, più precisamente sopra al paese di
Vezzano nella parte nord del Fuso e di Rusino a sud. Siccome a
differenza dell’altro caso non si tratta di un allargamento ma di
una creazione, è stata disboscata una zona molto vasta, la quale è
ben visibile da Vezzano e addirittura fin dal paese di Boschetto
(…foto…).
A detta degli escursionisti che hanno bazzicato la
zona, pare che anche qui ci siano stati problemi di dissesto.
Una
seconda segnalazione, è relativa al versante nord-nord/ovest nei
pressi di Rusino. Anche qui sono stati tagliati alberi secolari, sono
state allargate carraie e aperte vie nel bosco. Per arrivare in quel
punto, si supera in auto l’abitato di Rusino e dopo qualche
centinaia di metri, andando in direzione di Scurano, si vede sulla
sinistra una carraia che sale. La carraia, inizialmente di pietrato,
diventa poi in terra battuta e coincide con quello che dovrebbe
essere il sentiero Cai 763°.
La carraia è stata oltremodo
ampliata e resa percorribile da mezzi 4x4 e, seguendone il corso
sulla sinistra, si giunge all’area disboscata. Come ben si può
vedere dalle foto, la dimensione delle carraie boschive è inusitata;
la scarsa qualità costruttiva ha lasciato un sostrato cedevole ed a
rischio frana. Anche la metodologia di esbosco è tutta da
verificare: numerosi sono i ceppi sradicati e le buche create non
ricoperte.
La
terza segnalazione è relativa al versante sud del Fuso, coincidente
col versante est del monte Faino da un lato e dal versante ovest del
monte Lavacchio dall’altra parte del torrente sottostante.
In
auto nei pressi dell’abitato di Ruzzano si sale alla chiesetta del
Querceto; da qui si prende il sentiero 761sud che arriva al “Centro
Turistico Monte Fuso” e quando si è a circa metà percorso, se
prima si era immersi in verdi boschi, ora ci si trova in una vasta
radura. Anche in questo caso, oltre ai tagli sono state aperte
carraie nel bosco per favorire il transito dei mezzi pesanti. I tagli
sono attualmente in corso e la consistenza dell’intervento è ben
visibile in lontananza ed addirittura dal satellite (---foto---).
L’apertura di nuove carraie per il transito di mezzi pesanti unito
ad un disboscamento massiccio, ha dato origine per la prima volta
all’instaurarsi di una frana proprio in quello che sarebbe il
sentiero Cai 761sud (---foto---).
Recentissimo
e dalla parte opposta della vallata in cui sono stati fatti questi
disboscamenti, ovvero sul versante occidentale del monte Lavacchio, è
stato fatto un altro grande disboscamento su un terreno in forte
pendenza e proprio a ridosso di un torrente.
In tutti questi
esboschi non si è tenuto conto del rischio di dissesto
idrogeologico, cui si aggiunge anche in questo caso la costruzione di
nuove larghe carraie laddove prima esisteva solo il bosco fitto
(---foto---).
Un
altro taglio di vaste proporzioni è stato eseguito nei pressi della
cresta che dal monte Faino porta a nord sulla strada provinciale alta
che collega Rusino a Scurano. Il taglio è proprio adiacente ad essa
(---foto---).
La
quarta segnalazione concerne invece diversi tagli boschivi
prevalentemente sempre nel versante sud del Fuso, di cui uno dei più
vistosi è quello coincidente con la parte meridionale del monte
Castellaro.
Sulla strada bassa che da Lagrimone va verso
Scurano e più precisamente poco dopo la località “La Massagna”,
sono stati fatti due grandi disboscamenti nel versante sud del monte
Castellaro, in forte pendenza, arrivando addirittura a coprire
un’area che va dalle pendici del monte alla sua cresta sommitale.
Anche in questo caso, sono state aperte e abbandonate grandi carraie
per il trasporto dei mezzi pesanti (---foto---).
Mentre
a sud di Ruzzano e precisamente alle pendici del “Monte di Ruzzano”
proprio sopra al torrente Bardea e di fronte al monte “Poggio della
Torre”, sono stati fatti due grandi tagli boschivi in zona di
calanchi e quindi a rischio frane (---foto---).
Esattamente
di fronte a questi tagli, ne sono stati fatti altri due molto
consistenti sul versante nord del monte Guido, sull’altro lato
della val Bardea (---foto---).
Poi
nell’abitato di Scurano, è ben visibile anche da grande distanza
il taglio vasto fatto su un intero versante del monte che sovrasta a
nord il lago di Scurano (---foto---).
Altre
deforestazioni sono state effettuate sui versanti ovest del monte
Faino (di cui abbiamo già parlato prima per alcuni tagli imponenti
nel lato sud) (---foto---), poi nei pressi dei paesi di Trinità e
Bottazzo vicino a Moragnano (---foto---) e nella zona adiacente al
paese di Pignone (---foto---).
Infine
sono da segnalare notevoli tagli boschivi proprio sul crinale
principale ovest-est del monte Fuso, che dal cippo va verso la Pieve
di Sasso. Tra l’altro questa zona è una delle più frequentate a
livello turistico in quanto vi transita il sentiero Cai 763° che è
uno di quelli principalmente frequentati dagli escursionisti
(---foto---).
L’ultima
segnalazione in zona riguarda invece quella del paese di Pietta, che
era agli onori della cronaca poco tempo fa proprio per un taglio
selvaggio avvenuto nei boschi che fiancheggiavano i ripidi pendii a
ovest sotto al paese stesso, i quali hanno fatto avanzare la frana
già preesistente rendendo inagibile parte del paese
(---foto---).
Nelle vicinanze di questo, sono stati effettuati
altri due nuovi e notevoli tagli boschivi (---foto---).
Siamo
convinti che danneggiare a livello idrogeologico questo territorio ed
eliminarne quasi del tutto il patrimonio boschivo non sia
“valorizzarlo”, ma solo una speculazione a danno dello
stesso.
Altresì riteniamo che per valorizzare un ambiente come
quello del Monte Fuso, sia più opportuna una politica come era in
essere negli anni ’70 e ’80 in cui invece di tagliare foreste
senza sosta, si facevano investimenti per rimboschire. Infatti si era
creata sul monte Fuso una grande zona di “Parco” che era il fiore
all’occhiello ad un passo da Parma ammirato da tutti. Non a caso
arrivavano corriere anche da lontano, ad esempio da Reggio Emilia e
da Modena, per ammirarne le bellezze naturali. Bellezza che oggi la
si sta quasi completamente annientando.
Riteniamo
necessario che l’Unione Montana Appennino Parma Est non sia sempre
così disponibile al rilascio di permessi di taglio a chiunque voglia
disboscare in questa zona.
Ci sono “imprenditori”
forestieri che vengono a prendere in affitto i boschi per poi
letteralmente ripulirli (come nel caso del versante est del monte
Faino in cui si sono originate preoccupanti frane).
Senza
contare il fatto che tutti questi permessi vengono dati senza nemmeno
assicurarsi che i terreni da disboscare siano su ripidi acclivi, in
zone calanchive o adiacenti a torrenti.
Le autorità che
dovrebbero vigilare su tutto questo, pare lo facciano un tanto al
chilo. In tal modo vengono costruite abusivamente nuove carraie ed
allargate le preesistenti con tutti i rischi idrogeologici che ne
conseguono. Per non parlare del fatto che ormai in quasi tutto il
nostro territorio, è utilizzata mano d’opera Est Europea a basso
costo ed in nero, senza alcun controllo da parte di qualsiasi
autorità.