Regione
Emilia Romagna - servizio Ambiente, viale della Fiera 8 – 40127
Bologna
Comandante Gruppo Carabinieri Forestali Parma, Via
Macedonio Melloni 4 – 43121 Parma
Unione Montana Appennino Parma Est, Piazza Ferrari 5 – 43013 Langhirano
Sindaco di Neviano Degli Arduini, P.zza IV Novembre 1 – 43024 Neviano degli Arduini
Sindaco di Palanzano, Piazza Cardinal Ferrari 1 – 43025 Palanzano
Sindaco di Tizzano Val Parma, Piazza Roma 1 – 43028 Tizzano Val Parma
Unione Montana Appennino Parma Est, Piazza Ferrari 5 – 43013 Langhirano
Sindaco di Neviano Degli Arduini, P.zza IV Novembre 1 – 43024 Neviano degli Arduini
Sindaco di Palanzano, Piazza Cardinal Ferrari 1 – 43025 Palanzano
Sindaco di Tizzano Val Parma, Piazza Roma 1 – 43028 Tizzano Val Parma
Oggetto:
Monte Fuso e zone limitrofe – Segnalazioni varie.
La
presente, in qualità Coordinatore dell’Associazione Rete Ambiente
Parma. L’associazione, nella sua attività di salvaguardia del
territorio, ha raccolto tra i cittadini segnalazioni relative
alla zona del Monte Fuso ingeneranti dubbi e preoccupazioni tra i
cittadini riguardo i tagli boschivi.
In particolare, si vuole portare alla attenzione delle competenti Autorità, le seguenti situazioni anomale.
La
prima segnalazione è relativa ad irregolarità nei tagli perpetrati
nel versante nord. In primis, creazione e stato di conservazione di
recinti e carraie del versante in oggetto.
Negli anni scorsi, al fine di valorizzare l’antica tradizione della coltivazione del marrone, sono stati effettuati, anche con finanziamenti comunitari e regionali, vari interventi per apportare migliorie. Gli interventi, di fatto, si sono risolti nella costruzione di recinti a protezione dai caprioli, nonché una fitta rette di carraie per il trasporto del legname (…foto…). I disboscamenti paiono indiscriminati. Addirittura risulta realizzata una strada in cemento, cui fa seguito una ghiaiata, in apparenza al solo servizio dei due immobili posti al loro termine (…foto…). Gli interventi di disbosco così realizzati, a nostro parere, ingenerano un rischio idrogeologico per la forte pendenza ed esposizione. Alcune recinzioni ed i cancelli sono addirittura in stato di abbandono e risultano pericolosi. Si chiede di valutarne lo smantellamento definitivo, fattore che potrebbe risultare positivo anche per gli spostamenti della fauna selvatica.
Negli anni scorsi, al fine di valorizzare l’antica tradizione della coltivazione del marrone, sono stati effettuati, anche con finanziamenti comunitari e regionali, vari interventi per apportare migliorie. Gli interventi, di fatto, si sono risolti nella costruzione di recinti a protezione dai caprioli, nonché una fitta rette di carraie per il trasporto del legname (…foto…). I disboscamenti paiono indiscriminati. Addirittura risulta realizzata una strada in cemento, cui fa seguito una ghiaiata, in apparenza al solo servizio dei due immobili posti al loro termine (…foto…). Gli interventi di disbosco così realizzati, a nostro parere, ingenerano un rischio idrogeologico per la forte pendenza ed esposizione. Alcune recinzioni ed i cancelli sono addirittura in stato di abbandono e risultano pericolosi. Si chiede di valutarne lo smantellamento definitivo, fattore che potrebbe risultare positivo anche per gli spostamenti della fauna selvatica.
Si invita infine a verificare la conformità alla normativa forestale delle vie di accesso al bosco realizzate, in particolare per quanto riguarda le pavimentazioni e le larghezze (…foto…).
A
questa situazione volevamo aggiungere anche alcune anomalie
riscontrate nei due immobili che si trovano poco dopo il termine
della strada cementata e a poche centinaia di metri da cui inizia
quella ghiaiata.
A detta di alcuni escursionisti che bazzicano spesso la zona, parrebbe che l’edificio che si trova a valle di essa e di recentissima costruzione (…foto…), in apparenza sarebbe stato eretto con la motivazione di un “deposito attrezzi”, mentre parrebbe eretto solo per “uso privato”, in quanto invece che di attrezzi da lavoro, esso sembra essere fornito di una serie di tavoli e panche per l’organizzazione di feste, insieme ad un forno per barbecue e tanto di illuminazione notturna per l’esterno.
Inoltre, sempre a detta di alcuni escursionisti che hanno visitato la zona durante la costruzione del fabbricato, sembrerebbe siano state predisposte anche tubazioni idrauliche ed alcuni presidi sanitari interni con relativo scarichi delle acque nere, che dai progetti non sarebbero dovute esistere. Si invita quindi a verificare la fondatezza di tali segnalazioni che ci sono state pervenute.
A detta di alcuni escursionisti che bazzicano spesso la zona, parrebbe che l’edificio che si trova a valle di essa e di recentissima costruzione (…foto…), in apparenza sarebbe stato eretto con la motivazione di un “deposito attrezzi”, mentre parrebbe eretto solo per “uso privato”, in quanto invece che di attrezzi da lavoro, esso sembra essere fornito di una serie di tavoli e panche per l’organizzazione di feste, insieme ad un forno per barbecue e tanto di illuminazione notturna per l’esterno.
Inoltre, sempre a detta di alcuni escursionisti che hanno visitato la zona durante la costruzione del fabbricato, sembrerebbe siano state predisposte anche tubazioni idrauliche ed alcuni presidi sanitari interni con relativo scarichi delle acque nere, che dai progetti non sarebbero dovute esistere. Si invita quindi a verificare la fondatezza di tali segnalazioni che ci sono state pervenute.
Per
quanto riguarda invece l’immobile che si trova a monte della strada
ghiaiata e vicinissimo al precedente (…foto…), anche in questo
caso alcuni escursionisti ci hanno riferito di aver visto una fonte
intubata 15 metri a monte dal cortile ovest della casa in oggetto,
nel cui cortile sarebbe sito anche un tombino con dei rubinetti di
recentissima costruzione.
Chiediamo quindi che venga verificata anche la veridicità di quest’altra situazione anomala che ci è stata comunicata.
Chiediamo quindi che venga verificata anche la veridicità di quest’altra situazione anomala che ci è stata comunicata.
L’ultima
grossa irregolarità riscontrata nel versante nord e più
precisamente sopra a Campora nei pressi del cippo del Monte Fuso, è
stata il consistente allargamento di una zona di crinale adibita al
decollo per alianti e deltaplani, che ha causato una frana di
dimensioni notevoli. E’ opportuno far presente che in realtà la
zona non ha mai ricevuto un reale apprezzamento per queste pratiche
sportive, dato che gli appassionati preferiscono fare i decolli dal
più comodo e altrettanto vicino Monte Caio. Infatti, è già tanto
se dal monte Fuso viene fatto un lancio all’anno. Insensato quindi
il recente allargamento di quest’area che pare solo un pretesto per
disboscare ulteriormente, senza contare che l’acclività della zona
avrebbe dovuto suggerire di evitare qualsiasi taglio boschivo.
Da qui l’innesco di una frana lunga quasi un chilometro, danneggiando i boschi e gli essiccatoi dei proprietari sottostanti, i quali, quando hanno chiesto un risarcimento per il danno subito, si sono visti chiudere la porta in faccia e pare che come unico “ripiego” sia stato fatto il posizionamento di una rete sull’intera area allo scopo di contenere ulteriori frane, quando però il danno era già stato fatto (…foto…).
Come se questo non fosse bastato, è stato deciso di aprire una nuova area per i decolli in un’altra zona del crinale del Monte Fuso, più precisamente sopra al paese di Vezzano nella parte nord del Fuso e di Rusino a sud. Siccome a differenza dell’altro caso non si tratta di un allargamento ma di una creazione, è stata disboscata una zona molto vasta, la quale è ben visibile da Vezzano e addirittura fin dal paese di Boschetto (…foto…).
A detta degli escursionisti che hanno bazzicato la zona, pare che anche qui ci siano stati problemi di dissesto.
Da qui l’innesco di una frana lunga quasi un chilometro, danneggiando i boschi e gli essiccatoi dei proprietari sottostanti, i quali, quando hanno chiesto un risarcimento per il danno subito, si sono visti chiudere la porta in faccia e pare che come unico “ripiego” sia stato fatto il posizionamento di una rete sull’intera area allo scopo di contenere ulteriori frane, quando però il danno era già stato fatto (…foto…).
Come se questo non fosse bastato, è stato deciso di aprire una nuova area per i decolli in un’altra zona del crinale del Monte Fuso, più precisamente sopra al paese di Vezzano nella parte nord del Fuso e di Rusino a sud. Siccome a differenza dell’altro caso non si tratta di un allargamento ma di una creazione, è stata disboscata una zona molto vasta, la quale è ben visibile da Vezzano e addirittura fin dal paese di Boschetto (…foto…).
A detta degli escursionisti che hanno bazzicato la zona, pare che anche qui ci siano stati problemi di dissesto.
Una
seconda segnalazione, è relativa al versante nord-nord/ovest nei
pressi di Rusino. Anche qui sono stati tagliati alberi secolari, sono
state allargate carraie e aperte vie nel bosco. Per arrivare in quel
punto, si supera in auto l’abitato di Rusino e dopo qualche
centinaia di metri, andando in direzione di Scurano, si vede sulla
sinistra una carraia che sale. La carraia, inizialmente di pietrato,
diventa poi in terra battuta e coincide con quello che dovrebbe
essere il sentiero Cai 763°.
La carraia è stata oltremodo ampliata e resa percorribile da mezzi 4x4 e, seguendone il corso sulla sinistra, si giunge all’area disboscata. Come ben si può vedere dalle foto, la dimensione delle carraie boschive è inusitata; la scarsa qualità costruttiva ha lasciato un sostrato cedevole ed a rischio frana. Anche la metodologia di esbosco è tutta da verificare: numerosi sono i ceppi sradicati e le buche create non ricoperte.
La carraia è stata oltremodo ampliata e resa percorribile da mezzi 4x4 e, seguendone il corso sulla sinistra, si giunge all’area disboscata. Come ben si può vedere dalle foto, la dimensione delle carraie boschive è inusitata; la scarsa qualità costruttiva ha lasciato un sostrato cedevole ed a rischio frana. Anche la metodologia di esbosco è tutta da verificare: numerosi sono i ceppi sradicati e le buche create non ricoperte.
La
terza segnalazione è relativa al versante sud del Fuso, coincidente
col versante est del monte Faino da un lato e dal versante ovest del
monte Lavacchio dall’altra parte del torrente sottostante.
In auto nei pressi dell’abitato di Ruzzano si sale alla chiesetta del Querceto; da qui si prende il sentiero 761sud che arriva al “Centro Turistico Monte Fuso” e quando si è a circa metà percorso, se prima si era immersi in verdi boschi, ora ci si trova in una vasta radura. Anche in questo caso, oltre ai tagli sono state aperte carraie nel bosco per favorire il transito dei mezzi pesanti. I tagli sono attualmente in corso e la consistenza dell’intervento è ben visibile in lontananza ed addirittura dal satellite (---foto---). L’apertura di nuove carraie per il transito di mezzi pesanti unito ad un disboscamento massiccio, ha dato origine per la prima volta all’instaurarsi di una frana proprio in quello che sarebbe il sentiero Cai 761sud (---foto---).
In auto nei pressi dell’abitato di Ruzzano si sale alla chiesetta del Querceto; da qui si prende il sentiero 761sud che arriva al “Centro Turistico Monte Fuso” e quando si è a circa metà percorso, se prima si era immersi in verdi boschi, ora ci si trova in una vasta radura. Anche in questo caso, oltre ai tagli sono state aperte carraie nel bosco per favorire il transito dei mezzi pesanti. I tagli sono attualmente in corso e la consistenza dell’intervento è ben visibile in lontananza ed addirittura dal satellite (---foto---). L’apertura di nuove carraie per il transito di mezzi pesanti unito ad un disboscamento massiccio, ha dato origine per la prima volta all’instaurarsi di una frana proprio in quello che sarebbe il sentiero Cai 761sud (---foto---).
Recentissimo
e dalla parte opposta della vallata in cui sono stati fatti questi
disboscamenti, ovvero sul versante occidentale del monte Lavacchio, è
stato fatto un altro grande disboscamento su un terreno in forte
pendenza e proprio a ridosso di un torrente.
In tutti questi esboschi non si è tenuto conto del rischio di dissesto idrogeologico, cui si aggiunge anche in questo caso la costruzione di nuove larghe carraie laddove prima esisteva solo il bosco fitto (---foto---).
In tutti questi esboschi non si è tenuto conto del rischio di dissesto idrogeologico, cui si aggiunge anche in questo caso la costruzione di nuove larghe carraie laddove prima esisteva solo il bosco fitto (---foto---).
Un
altro taglio di vaste proporzioni è stato eseguito nei pressi della
cresta che dal monte Faino porta a nord sulla strada provinciale alta
che collega Rusino a Scurano. Il taglio è proprio adiacente ad essa
(---foto---).
La
quarta segnalazione concerne invece diversi tagli boschivi
prevalentemente sempre nel versante sud del Fuso, di cui uno dei più
vistosi è quello coincidente con la parte meridionale del monte
Castellaro.
Sulla strada bassa che da Lagrimone va verso Scurano e più precisamente poco dopo la località “La Massagna”, sono stati fatti due grandi disboscamenti nel versante sud del monte Castellaro, in forte pendenza, arrivando addirittura a coprire un’area che va dalle pendici del monte alla sua cresta sommitale. Anche in questo caso, sono state aperte e abbandonate grandi carraie per il trasporto dei mezzi pesanti (---foto---).
Sulla strada bassa che da Lagrimone va verso Scurano e più precisamente poco dopo la località “La Massagna”, sono stati fatti due grandi disboscamenti nel versante sud del monte Castellaro, in forte pendenza, arrivando addirittura a coprire un’area che va dalle pendici del monte alla sua cresta sommitale. Anche in questo caso, sono state aperte e abbandonate grandi carraie per il trasporto dei mezzi pesanti (---foto---).
Mentre
a sud di Ruzzano e precisamente alle pendici del “Monte di Ruzzano”
proprio sopra al torrente Bardea e di fronte al monte “Poggio della
Torre”, sono stati fatti due grandi tagli boschivi in zona di
calanchi e quindi a rischio frane (---foto---).
Esattamente
di fronte a questi tagli, ne sono stati fatti altri due molto
consistenti sul versante nord del monte Guido, sull’altro lato
della val Bardea (---foto---).
Poi
nell’abitato di Scurano, è ben visibile anche da grande distanza
il taglio vasto fatto su un intero versante del monte che sovrasta a
nord il lago di Scurano (---foto---).
Altre
deforestazioni sono state effettuate sui versanti ovest del monte
Faino (di cui abbiamo già parlato prima per alcuni tagli imponenti
nel lato sud) (---foto---), poi nei pressi dei paesi di Trinità e
Bottazzo vicino a Moragnano (---foto---) e nella zona adiacente al
paese di Pignone (---foto---).
Infine
sono da segnalare notevoli tagli boschivi proprio sul crinale
principale ovest-est del monte Fuso, che dal cippo va verso la Pieve
di Sasso. Tra l’altro questa zona è una delle più frequentate a
livello turistico in quanto vi transita il sentiero Cai 763° che è
uno di quelli principalmente frequentati dagli escursionisti
(---foto---).
L’ultima
segnalazione in zona riguarda invece quella del paese di Pietta, che
era agli onori della cronaca poco tempo fa proprio per un taglio
selvaggio avvenuto nei boschi che fiancheggiavano i ripidi pendii a
ovest sotto al paese stesso, i quali hanno fatto avanzare la frana
già preesistente rendendo inagibile parte del paese
(---foto---).
Nelle vicinanze di questo, sono stati effettuati altri due nuovi e notevoli tagli boschivi (---foto---).
Nelle vicinanze di questo, sono stati effettuati altri due nuovi e notevoli tagli boschivi (---foto---).
Siamo
convinti che danneggiare a livello idrogeologico questo territorio ed
eliminarne quasi del tutto il patrimonio boschivo non sia
“valorizzarlo”, ma solo una speculazione a danno dello
stesso.
Altresì riteniamo che per valorizzare un ambiente come quello del Monte Fuso, sia più opportuna una politica come era in essere negli anni ’70 e ’80 in cui invece di tagliare foreste senza sosta, si facevano investimenti per rimboschire. Infatti si era creata sul monte Fuso una grande zona di “Parco” che era il fiore all’occhiello ad un passo da Parma ammirato da tutti. Non a caso arrivavano corriere anche da lontano, ad esempio da Reggio Emilia e da Modena, per ammirarne le bellezze naturali. Bellezza che oggi la si sta quasi completamente annientando.
Altresì riteniamo che per valorizzare un ambiente come quello del Monte Fuso, sia più opportuna una politica come era in essere negli anni ’70 e ’80 in cui invece di tagliare foreste senza sosta, si facevano investimenti per rimboschire. Infatti si era creata sul monte Fuso una grande zona di “Parco” che era il fiore all’occhiello ad un passo da Parma ammirato da tutti. Non a caso arrivavano corriere anche da lontano, ad esempio da Reggio Emilia e da Modena, per ammirarne le bellezze naturali. Bellezza che oggi la si sta quasi completamente annientando.
Riteniamo
necessario che l’Unione Montana Appennino Parma Est non sia sempre
così disponibile al rilascio di permessi di taglio a chiunque voglia
disboscare in questa zona.
Ci sono “imprenditori” forestieri che vengono a prendere in affitto i boschi per poi letteralmente ripulirli (come nel caso del versante est del monte Faino in cui si sono originate preoccupanti frane).
Senza contare il fatto che tutti questi permessi vengono dati senza nemmeno assicurarsi che i terreni da disboscare siano su ripidi acclivi, in zone calanchive o adiacenti a torrenti.
Le autorità che dovrebbero vigilare su tutto questo, pare lo facciano un tanto al chilo. In tal modo vengono costruite abusivamente nuove carraie ed allargate le preesistenti con tutti i rischi idrogeologici che ne conseguono. Per non parlare del fatto che ormai in quasi tutto il nostro territorio, è utilizzata mano d’opera Est Europea a basso costo ed in nero, senza alcun controllo da parte di qualsiasi autorità.
Ci sono “imprenditori” forestieri che vengono a prendere in affitto i boschi per poi letteralmente ripulirli (come nel caso del versante est del monte Faino in cui si sono originate preoccupanti frane).
Senza contare il fatto che tutti questi permessi vengono dati senza nemmeno assicurarsi che i terreni da disboscare siano su ripidi acclivi, in zone calanchive o adiacenti a torrenti.
Le autorità che dovrebbero vigilare su tutto questo, pare lo facciano un tanto al chilo. In tal modo vengono costruite abusivamente nuove carraie ed allargate le preesistenti con tutti i rischi idrogeologici che ne conseguono. Per non parlare del fatto che ormai in quasi tutto il nostro territorio, è utilizzata mano d’opera Est Europea a basso costo ed in nero, senza alcun controllo da parte di qualsiasi autorità.
Giuliano
Serioli
Dimitri
Bonani
Rete
Ambiente
Parma
salvaguardia
e sostenibilità del
territorio