"Non ho paura della cattiveria dei malvagi, ma del silenzio degli onesti". (Martin Luther King JR)

martedì 24 maggio 2011

Piano energetico di utilizzo dei boschi: la provincia dà i numeri

"Il bosco come risorsa energetica" è la definizione di Ferrari, vicepresidente della amministrazione provinciale. Queste le sue parole nel presentare lo studio di Zanzucchi-Dall'Olio che stima in 393.948 tonnellate la disponibilità ritraibile dei boschi cedui. Disponibilità potenziale, si dece nel documento di analisi, da cui detrarre i volumi relativi ai boschi con pendenza maggiore dell'80% e ai boschi a quota maggiore di 1300 m. Ma è sufficiente tale detrazione, vien subito da chiedersi ? Nell'ottica di taglio industriale dei boschi degli estensori del documento ( parlano infatti di esbosco a pianta intera, significativo in tal senso) dovrebbero spiegarci come farebbero degli harvester da 11 tonnellate e delle cippatrici a lavorare su pendenze comprese tra il 40% e l'80%. La dottoressa Frattini infatti, estensore di un documento del settembre 2010 sulla biomassa legnosa nella comunità montana est, afferma espressamente che è necessario detrarre dalla
biomassa potenziale quella situata sopra pendenze del 45%, perchè andando oltre "la meccanizzazione delle utilizzazioni industriali non è più possibile"; ma afferma inoltre che "la sua convenienza diminuisce sensibilmente per pendenze superiori al 35%, acclività che richiede il ricorso a strumenti di esbosco via cavo". Altri fattori di riduzione, prosegue la Frattini, sono l'estrema frammentarietà delle proprietà e le limitazioni per la conversione all'alto fusto, per cui, conclude che la disponibilità potenziale di biomassa della comunità montana est dal
valore teorico di 157.292 m3 si riduce ad una disponibilità detraibile di 103.000 m3, corrispondenti a 82.400 t. (800 Kg/m3). 
Non si capisce, quindi, perchè per Zanzucchi-Dall'Olio tale disponibilità debba essere di 117.731 m3, come da loro documento. Ma tali discrepanze sono irrisorie se paragonate agli effetti falsanti
del criterio da loro usato per calcolare le utilizzazioni forestali. Per arrivare all'effettiva disponibilità detraibile di biomasse, infatti, occorre naturalmente togliere le utilizzazioni forestali in atto. Tutti sanno che a partire dalla crisi del 2008 sono enormemente aumentati i tagli perchè si è sviluppato notevolmente il mercato della
legna da ardere. C'è, quindi, una sorta di cesura rispetto a prima e quella data segna un grosso cambiamento sull'utilizzazione dei boschi a livello energetico. Dai dati della Frattini per la comunità montana est, infatti, se negli anni che vanno dal 2005 al 2008 gli ettari soggetti a taglio si sono mantenuti attorno alla cifra di 400, nel solo 2009 la richiesta di taglio è balzata a 730 ettari, cioè 73.000 t. (calcolando in circa 1.000 q. la resa di esbosco per ettaro, cioè 100 t.).
I nostri due estensori, invece, non tengono conto del cambiamento in atto fortemente pregiudizievole per la sostenibilità, fanno semplicemente la media statistica degli ultimi 5 anni, come d'uso nei documenti di routine delle istituzioni. E in tal modo fanno risultare nella comunità montana est un utilizzo boschivo di 50.089 t. e non
quello realmente in atto che è molto maggiore e che per il 2009 è di 73.000 t.( quasi il 50% in più).
Se La dott.ssa Frattini calcolava in 82.400 tonnellate il massimo retraibile dai boschi perchè fosse garantita la sostenibilità e la loro rinnovabilità, con le 73.000 t. del 2009 ci siamo molto vicini, non c'è proprio spazio per altri tagli. D'altra parte tutte le informazioni arrivate direttamente dai tagliaboschi dei vari borghi confermano che i tagli nel 2010 hanno abbondantemente superato tale soglia di sostenibilità, come confermato anche dal sindaco Bovis di Langhirano. E' già in atto, quindi, un grave pregiudizo per la rinnovabilità dei boschi
nella comunità montana est a causa della speculazione massiccia sulla legna da ardere.
Se i dati dello studio Zanzucchi-Dall'Olio fanno a pugni con la realtà dei tagli nella comunità montana est e con gli stessi dati da questa emessi, è presumibile che lo stesso avvenga per la realtà e i dati della
comunità montana ovest.
Questo perchè fin dall'inizio il calcolo della massa potenziale è fatto moltiplicando la totalità di ettari del ceduo per l'incremento corrente annuo del faggio, che è di 7,4 m3 all'ettaro. Da questo criterio loro ricavano una disponibilità potenziale per la comunità est di 157.292, mentre per la Frattini è di 137.472 perchè considera l'incremento corrente per il faggio di 7,4 e invece per tutte le altre latifoglie del ceduo di 5,3 m3 per ettaro, facendo giustamente una media tra gli incrementi correnti dei querceti mesofili, delle cerrete, dei querceti
xerofili e degli ostrieti.
Seguendo il criterio della Frattini, nella comunità ovest non risulterebbero allora 448.132 m3 di disponibilità potenziale, ma, considerando che gli ettari di altre latifoglie sono circa il doppio di quelli a faggio e che gli ettari a castagno sono circa 1/20 del totale, se ne avrebbero 370.000 circa, da cui detraendo il 25% per i tre noti fattori di riduzione ( acclività, frammentazione delle proprietà e vincoli al taglio per la conversione del ceduo invecchiato) si arriverebbe a circa 278.000 m3 di disponibilità detraibile, vale a dire circa 222.000 t.
Da questi occorre detrarre l'utilizzo reale per l'anno 2009 che risulta di circa 1200 ha richiesti al taglio, vale a dire circa 120.000 t. Infine occorrerà valutare di quanto è cresciuto il taglio nel 2010.
Mentre quindi per i comuni della comunità montana est con i tagli siamo già ai limiti della sostenibilità, se non è addirittura già stata superata; nei comuni della comunità montana ovest il prelievo è già del 60% ( 120.000 t. su 222.000 ) a causa della speculazione della legna da ardere che sta continuando a crescere.
C'è, però, da chiedersi addirittura un'altra cosa. Se hanno considerato l'incremento corrente per le altre latifoglie pari a quello del faggio è possibile che anche tutta la massa disponibile al 2005 l'abbiano
conteggiata con lo stesso criterio. A quel punto la massa prelevabile si ridurrebbe ancora e saremmo vicini ai limiti di sostenibilità che si hanno già nella comunità montana est.

In conclusione. Confrontando i conti ed i criteri di contabilità, le tanto strombazzate 393.000 t. di disponibilità detraibile di legname si sono ridotte a 304.000 e le utilizzazioni forestali per l'anno 2009 sono state 193.000 t. Tali utilizzazioni sono ulteriormente cresciute nel 2010 e c'è da quantificare addirittura la loro sostenibilità.
Non si vede, quindi, dove si possa trovare tutto quel cippato per decine di centrali, come detto dai due estensori, e per la produzione di 60 Mw termici come da loro sostenuto.

Parma 30 / 3 / 2011

Serioli Giuliano