"Non ho paura della cattiveria dei malvagi, ma del silenzio degli onesti". (Martin Luther King JR)

domenica 6 marzo 2016

TerremoTriv

La rovina sale dagli abissi

Trivellare si o no, si chiede Leonardo Maugeri.
Lui è l'esperto che tre anni fa aveva predetto la capacità di sviluppo del fracking.
700 gli additivi chimici utilizzati nelle operazioni di fracking per l’estrazione di shale oil e shale gas secondo l’Agenzia per la protezione ambientale degli Stati Uniti (EPA).


"In linea generale no, quando la trivellazione ha per oggetto formazioni dalle prospettive modeste o incerte e rischia di diventare una sorta di accanimento terapeutico contro il sottosuolo e l'ambiente. Certamente no, se le attività di esplorazione e sviluppo non seguono le migliori pratiche ambientali e sia possibile un costante ed effettivo monitoraggio pubblico".
La risposta di un tecnico come Maugeri ha un sapore chiaro e definitivo. Le trivelle nel nostro Paese, al di là di qualsiasi giudizio di valore sull'uso di carburanti fossili, costituisce un accanimento contro l'ambiente.
Mister terremoti, il professor Leonardo Seeber, è uno dei più noti sismologi mondiali, docente al Lamont-Doherty Earth Observatory della Columbia University.
Afferma: “L’Italia si profila lungo un contatto tra placche tettonicamente attive. Di recente, si è anche capito che le attività ingegneristiche possono alterare lo stato meccanico della crosta terrestre in maniera sufficiente da triggerare terremoti. Triggerare significa anticipare un terremoto che senza l’intervento umano sarebbe accaduto più tardi. Quindi, rispondo di sì, l’attività estrattiva di idrocarburi è ben conosciuta come un agente che può alterare lo stato meccanico crostale in maniera sufficiente da triggerare terremoti”.
Le trivellazioni in pianura padana.
Le numerose trivellazioni avvenute nel corso degli anni avrebbero modificato l'equilibrio geologico dell'area compresa tra le province di Modena e Ferrara. A conferma di questo collegamento ci sarebbe l'epicentro di quasi tutte le scosse tra Finale dell'Emilia, Cento e San Felice sul Panaro.
Uno dei vertici di questo triangolo, Finale dell'Emilia, è all'interno di una concessione mineraria per l'estrazione sia di petrolio che di gas: la concessione Mirandola, ex Eni ceduta da qualche anno alla controllata di Gas Plus Padania Energia.
Questa concessione è attiva, con otto pozzi, da nove anni.
Esiste anche la possibilità di inquinamento di falde acquifere. Quest'ultima un'ipotesi è “purtroppo assolutamente realistica “, si legge nel documento in cui si fa riferimento l'incidente del lago del Pertusillo in Basilicata, dichiarato “senza vita” a causa di inquinamento da idrocarburi. “Incidenti che purtroppo possono sempre verificarsi, laddove si lavora con sostanze pericolose, infiammabili, inquinanti, tossiche”.
La zona della pianura padana più vicina la Po, il cui substrato è formato da limo misto a sabbie, è soggetta a liquefazione, cioè alla perdita di resistenza. Si ha cioè il cedimento di un terreno sottoposto a pressioni o vibrazioni. Alla liquefazione si possono associare lesioni negli edifici, subsidenza e altri effetti meno devastanti che tuttavia possono produrre gravissimi danni.

Giuliano Serioli
6 marzo 2016

Rete Ambiente Parma

per la salvaguardia del territorio parmense