No,
non è l'ode di Thomas Eliot, ma la Pianura Padana che rischia di
diventare terra desolata.
In
tante città del Nord siamo ormai ben oltre la soglia dei 35
sforamenti annui oltre i 50 microgrammi per metro cubo di polveri
PM10, che è il limite massimo consentito.
In
realtà si tratta di PM 2,5, il particolato fine che veicola
benzopirene e diossine, sostanza ancora più pericolosa.
I
blocchi del traffico in centro servono solo a battere un colpo, a
dire che le istituzioni sono consapevoli della situazione.
In
realtà sono colpevolmente responsabili.
La
cappa di piombo che ci sovrasta è carica di innumerevoli fattori di
inquinamento.
Quello
industriale, degli inceneritori di rifiuti, della combustione di
biomasse, del traffico veicolare,
della
green economy e dei cogeneratori (500 centrali a biogas solo in
Lombardia), del riscaldamento domestico (soprattutto da stufe a
legna, a pellet e caminetti) ed infine l'inquinamento originato dalla
dagli allevamenti zootecnici.
L'ammoniaca
che si sprigiona dalle deiezioni animali e dai digestati sparsi sul
terreno, si combina con l'azoto e lo zolfo presenti nell'aria
originando particolato secondario, piccole particelle di nitrato e
solfato d'ammonio. L'azoto ammoniacale, insieme al riscaldamento da
legna ed al traffico veicolare, è quindi uno dei principali
inquinanti dell'aria.
Ma
lo è anche per i suoli e le falde acquifere.
L'eccesso
di spandimenti di letame e digestati da biogas nei terreni agrari
finisce per dare concentrazioni tali di ammoniaca da infertilizzare i
suoli.
Tale
eccesso scende poi verso la falda acquifera inquinandola attraverso
la lisciviazione dei nitrati.
E'
proprio la stessa green economy a riempire il vaso di Pandora degli
inquinanti.
Green
che diventa quasi una sottile, mortale presa in giro.
I
PAES (piani attivazione energie sostenibili) sono pieni di
cervellotiche applicazioni dell'energia verde, ma sono poi le lobby
finanziarie a cavalcarne la concretizzazione.
Sono
i cogeneratori che bruciano il biogas delle mille e più centrali,
spuntate come funghi velenosi in questa nostra desolata campagna, in
quelle terre alte abbandonate ai camini.
Alimentate
con mais e triticale, sottraggono terreni agricoli alle coltivazioni
alimentari, impestandoli con ancor più diserbanti e pesticidi.
E'
la lobby dei combustori a propinarci la favola triste che bruciare è
bello. A raccontarci che centrali a cippato e stufe a pellet si
servono della migliore tecnologia esistente, senza aggiungere che
hanno emissioni di polveri almeno 300 volte maggiori del metano e del
GPL.
Mentono,
approfittandosi della crisi e spingendo il governo a concedere loro
incentivi.
Cosa
fare allora?
Eliminare
gli incentivi alla lobby dei combustori.
Limitare
il taglio selvaggio della legna in montagna, demandando le quote di
taglio ai consorzi di proprietari in modo che i soldi restino in
montagna.
Imporre
alle istituzioni di togliere gli incentivi a chi alimenta le centrali
con coltivazioni dedicate.
Incentivare
solo impianti alimentati da reflui zootecnici e di taglia
proporzionata alle dimensioni dell'allevamento, senza alcun
bruciatore o cogeneratore.
Favorire,
con lo strippaggio dell'ammoniaca e la sua neutralizzazione in
solfato d'ammonio, la produzione di biometano da mettere in rete o da
autotrazione.
Ne
guadagnerebbero in qualità e pubblicità tutte le eccellenze
alimentari della Pianura Padana.
Cosa
pensano di fare i consorzi delle nostre eccellenze alimentari della
pedemontana?
Far
finta di niente e tacere ancora?
A
furia si stare tutti zitti, perderanno l'uso della parola.
E
sarà troppo tardi quando ne avranno coscienza.
Giuliano
Serioli
2
marzo 2016
Rete
Ambiente
Parma
per
la
salvaguardia
del
territorio
parmense