Un
danno
enorme e forse irreversibile per le nostre montagne
Pensate
ad un albero, inserito in una entità unica, quale può essere un
bosco, o una foresta.
Non
è semplicemente un pezzo di legno che, se tagliato, produce energia
e può essere sostituito (dopo almeno trent'anni) da un altro “pezzo
di legno", un'altra pianta.
Non
è così.
Un
albero è soprattutto un essere complesso, necessario alla nostra
respirazione, al nostro esistere.
Pensate
ad un bosco, esso agisce come un pompa naturale, alimentata
dall'energia del sole, che permette la circolazione dell'acqua sulla
Terra.
Il
bosco è un polmone, aiuta a filtrare e rinnovare l'aria fissando il
carbonio contenuto nell'anidride carbonica e liberando ossigeno
durante il giorno.
Vi
siete mai chiesti perchè d'estate in città non piove mai ed invece
in montagna agiscono frequenti temporali locali?
Proprio
ci sono i boschi. Che determinano microclimi che ci permettono di
respirare meglio e di vivere al fresco.
Attraverso
microscopiche aperture presenti sulle foglie, le piante respirano e
traspirano, cioè rilasciano vapore acqueo che va a formare nubi, da
cui l'acqua tornerà al bosco coi temporali.
Medicina
Democratica ha inviato un appello, sotto forma di lettera aperta, al
Presidente della Repubblica, per la difesa delle foreste dalla loro
“valorizzazione energetica" che costituisce in realtà un loro
impoverimento, in nome della produzione di energia attraverso
combustione.
Sono
le cosidette biomasse, già sottoposte a critiche scientifiche da
associazioni ambientaliste e da numerosi scienziati.
La
lettera aperta si oppone al decreto riguardante “Disposizioni
concernenti la revisione e l’armonizzazione della normativa
nazionale in materia di foreste e filiere forestali” che viola la
Costituzione Italiana e rappresenta un danno all’ambiente, alla
salute e all’economia del paese.
È
nostra convinzione, supportata da dati scientifici, che tale
provvedimento contrasti con alcuni punti fondanti della Costituzione,
in particolare con l’articolo 9 dove la carta recita “La
Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico
della Nazione”.
E
poi all’artcolo 32 dove si legge “La Repubblica tutela la salute
come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della
collettività”.
Ed
anche all’articolo 41. L’iniziativa economica…“non può
svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare
danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”.
Il
nuovo dispositivo porterebbe danni enormi all’ambiente,
all’economia e alla salute dei cittadini. Promuovendo la
“valorizzazione energetica” del bosco, verrebbe in realtà
promossa una fonte energetica inefficiente, favorendo il taglio del
bosco in modo incondizionato e massiccio.
Ciò
si tradurrebbe in danni al patrimonio ambientale, come consumo e
degradazione del territorio, offesa al patrimonio boschivo e
ambientale italiano, già incentivato dallo smantellamento del Corpo
Forestale, degrado di fondamentali servizi ambientali quali la
depurazione dell’aria, la regolazione del regime idrico, la
conservazione del suolo e della biodiversità, l’aumento delle
emissioni nette di gas a effetto serra, aumento dell’inquinamento
atmosferico anche per il venir meno dell’azione depurativa
dell’aria operata dalle piante, oltre che per l'aumento di
combustione di biomassa.
Il
nostro Paese è sotto procedura di infrazione da parte dell’UE per
la cattiva qualità dell’aria.
Il
rischio è che il proliferare incontrollato di impianti a biomassa
porti alla combustione di materiale pericoloso per la salute
pubblica.
Le
centrali a biomassa portano con sé uno spreco di prezioso denaro
pubblico. Quasi sempre sono in parte finanziate dalle Regioni, le
stesse che finanziano la produzione di cippato perchè il mercato
della legna da ardere, stante i suoi prezzi, non accetta di rifornire
le centrali.
Le
centrali a cippato di legna nel Parmense sono già cinque: ospedale
di Borgotaro, Monchio delle Corti, Neviano Arduini, Calestano, Varano
Melegari. Un totale di circa 3,5 megawatt di potenza termica e di
circa 5.000 tonnellate di consumo annuo di cippato, corrispondenti a
circa 50 ettari di bosco annui.
In
sostanza il “Testo Unico sulle foreste e sulle filiere forestali”
considera i boschi principalmente come fonte di energia rinnovabile,
cioè legna da ardere e cippato per le centrali a biomassa.
Tale
interpretazione del Testo Unico è avvalorata ancor più dal fatto
che per conseguire gli obiettivi 2020 in materia di fonti
rinnovabili, la legge finanziaria 2018 ha prorogato gli incentivi
pubblici a favore degli esercenti di impianti per la produzione di
energia elettrica alimentati da biomasse.
Risulta
evidente che, a causa del combinato disposto di Testo Unico e Legge
Finanziaria 2018, le nostre foreste subiranno una pressione molto
forte da parte dei gruppi industriali che vogliono lucrare sugli
incentivi.
Un
danno enorme e forse irreversibile per le nostro montagne.
Giuliano
Serioli
Rete
Ambiente
Parma
salvaguardia
e sostenibilità del
territorio