"Non ho paura della cattiveria dei malvagi, ma del silenzio degli onesti". (Martin Luther King JR)

martedì 7 agosto 2018

No al decreto brucia foreste

Un danno enorme e forse irreversibile per le nostre montagne

Pensate ad un albero, inserito in una entità unica, quale può essere un bosco, o una foresta.
Non è semplicemente un pezzo di legno che, se tagliato, produce energia e può essere sostituito (dopo almeno trent'anni) da un altro “pezzo di legno", un'altra pianta.
Non è così.
Un albero è soprattutto un essere complesso, necessario alla nostra respirazione, al nostro esistere.
Pensate ad un bosco, esso agisce come un pompa naturale, alimentata dall'energia del sole, che permette la circolazione dell'acqua sulla Terra.


Il bosco è un polmone, aiuta a filtrare e rinnovare l'aria fissando il carbonio contenuto nell'anidride carbonica e liberando ossigeno durante il giorno.
Vi siete mai chiesti perchè d'estate in città non piove mai ed invece in montagna agiscono frequenti temporali locali?
Proprio ci sono i boschi. Che determinano microclimi che ci permettono di respirare meglio e di vivere al fresco.
Attraverso microscopiche aperture presenti sulle foglie, le piante respirano e traspirano, cioè rilasciano vapore acqueo che va a formare nubi, da cui l'acqua tornerà al bosco coi temporali.
Medicina Democratica ha inviato un appello, sotto forma di lettera aperta, al Presidente della Repubblica, per la difesa delle foreste dalla loro “valorizzazione energetica" che costituisce in realtà un loro impoverimento, in nome della produzione di energia attraverso combustione.
Sono le cosidette biomasse, già sottoposte a critiche scientifiche da associazioni ambientaliste e da numerosi scienziati.
La lettera aperta si oppone al decreto riguardante “Disposizioni concernenti la revisione e l’armonizzazione della normativa nazionale in materia di foreste e filiere forestali” che viola la Costituzione Italiana e rappresenta un danno all’ambiente, alla salute e all’economia del paese.
È nostra convinzione, supportata da dati scientifici, che tale provvedimento contrasti con alcuni punti fondanti della Costituzione, in particolare con l’articolo 9 dove la carta recita “La Repubblica tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”.
E poi all’artcolo 32 dove si legge “La Repubblica tutela la salute come fondamentale diritto dell’individuo e interesse della collettività”.
Ed anche all’articolo 41. L’iniziativa economica…“non può svolgersi in contrasto con l’utilità sociale o in modo da recare danno alla sicurezza, alla libertà, alla dignità umana”.
Il nuovo dispositivo porterebbe danni enormi all’ambiente, all’economia e alla salute dei cittadini. Promuovendo la “valorizzazione energetica” del bosco, verrebbe in realtà promossa una fonte energetica inefficiente, favorendo il taglio del bosco in modo incondizionato e massiccio.
Ciò si tradurrebbe in danni al patrimonio ambientale, come consumo e degradazione del territorio, offesa al patrimonio boschivo e ambientale italiano, già incentivato dallo smantellamento del Corpo Forestale, degrado di fondamentali servizi ambientali quali la depurazione dell’aria, la regolazione del regime idrico, la conservazione del suolo e della biodiversità, l’aumento delle emissioni nette di gas a effetto serra, aumento dell’inquinamento atmosferico anche per il venir meno dell’azione depurativa dell’aria operata dalle piante, oltre che per l'aumento di combustione di biomassa.
Il nostro Paese è sotto procedura di infrazione da parte dell’UE per la cattiva qualità dell’aria.
Il rischio è che il proliferare incontrollato di impianti a biomassa porti alla combustione di materiale pericoloso per la salute pubblica.
Le centrali a biomassa portano con sé uno spreco di prezioso denaro pubblico. Quasi sempre sono in parte finanziate dalle Regioni, le stesse che finanziano la produzione di cippato perchè il mercato della legna da ardere, stante i suoi prezzi, non accetta di rifornire le centrali.
Le centrali a cippato di legna nel Parmense sono già cinque: ospedale di Borgotaro, Monchio delle Corti, Neviano Arduini, Calestano, Varano Melegari. Un totale di circa 3,5 megawatt di potenza termica e di circa 5.000 tonnellate di consumo annuo di cippato, corrispondenti a circa 50 ettari di bosco annui.
In sostanza il “Testo Unico sulle foreste e sulle filiere forestali” considera i boschi principalmente come fonte di energia rinnovabile, cioè legna da ardere e cippato per le centrali a biomassa.
Tale interpretazione del Testo Unico è avvalorata ancor più dal fatto che per conseguire gli obiettivi 2020 in materia di fonti rinnovabili, la legge finanziaria 2018 ha prorogato gli incentivi pubblici a favore degli esercenti di impianti per la produzione di energia elettrica alimentati da biomasse.
Risulta evidente che, a causa del combinato disposto di Testo Unico e Legge Finanziaria 2018, le nostre foreste subiranno una pressione molto forte da parte dei gruppi industriali che vogliono lucrare sugli incentivi.
Un danno enorme e forse irreversibile per le nostro montagne.

Giuliano Serioli

Rete Ambiente Parma
salvaguardia e sostenibilità del territorio