"Non ho paura della cattiveria dei malvagi, ma del silenzio degli onesti". (Martin Luther King JR)

venerdì 9 maggio 2014

La montagna e la sostenibilità delle rinnovabili

L'Ente Parco scende in città a promuovere eccellenze e meraviglie dell'Appennino, ma neanche una parola sui disastri che decorano la nostra montagna, tra strade sfondate e imponenti frane.
Non una parola sul taglio generalizzato dei boschi e sulla speculazione della legna da ardere.
Non una parola sui progetti regionali e provinciali che prevedono l'impianto di centrali a cippato in ogni borgo di ogni valle.
Non una parola sulla sostenibilità dei finanziamenti alle rinnovabili che vengono convogliati verso la combustione delle biomasse e della legna.
Non una parola sulla necessità di prevenire, per impedire che la montagna rimanga sola e avulsa dall'economia del paese e da progetti industriali in grado di rilanciarla.
Il Patto dei Sindaci è un’iniziativa che parte dall’Unione Europea nel 2008 per coinvolgere le città europee nel percorso verso la sostenibilità energetica e ambientale e per ridurre le emissioni inquinanti del 20% entro il 2020.


I Paes, piani di azione delle energie sostenibili, sono degli elenchi di progetti con cui le amministrazioni intendono perseguire l’obiettivo.
Diversi comuni della nostra provincia hanno già presentato il Paes, infilandoci un po’ di tutto.
Sia perché si è arrivati tardi, dopo che la speculazione si era già fatta in quattro per ottenere via libera a inceneritori e incentivi, sia perché quelli contenuti nei Paes non sono progetti concreti, ma voli pindarici destinati a rimanere tali.
Del fotovoltaico non parla più nessuno, perché gli incentivi ormai sono finiti.
Dell'eolico meglio non parlare più, perché la gente di montagna si è giustamente ribellata alla cementificazione delle vette e dei crinali, con le finanziarie che farebbero man bassa degli incentivi.
Restano il risparmio energetico e le bioenergie, cioè centrali a combustione di biomasse e centrali a biogas.
Ci si riempie la bocca di risparmio energetico, ma le detrazioni fiscali non bastano.
Occorre un piano industriale per finanziare l’edilizia di recupero al netto del consumo di suolo, in modo che intere aree vengano restituite a suolo agricolo.
Il biogas che finora ha preso piede in centinaia di centrali è il biogas da coltivazioni dedicate, da mangimi animali insilati, contenenti clostridi, e per questo motivo bloccati nel parmense.
Si tratta di pura speculazione che ha inquinato il mercato dell'affittanza agricola a tutto danno delle produzioni agroalimentari umane ed animali.
Viviamo sotto una cappa di polveri e di inquinanti che copre l'intera valle Padana ed arriva quasi alle cime. Qualsiasi processo industriale di combustione, pur piccolo, che si aggiunga a quelli già esistenti, è un'assurdità, perché aggiunge altri inquinanti ad una zona a rischio salute.
La Regione, la Provincia e alcuni sindaci vogliono impiantare in montagna una serie di centrali a combustione di cippato, senza alcun filtro per le emissioni.
Produrre energia elettrica bruciando legna è un'assurdità energetica perché l'efficienza va dal 10%(come a Monchio) ad un massimo del 15%.
C'è una lobby di industriali che investe e fa ricerca solo nella combustione dei rifiuti e delle biomasse: Hera, A2a e Iren con i loro inceneritori, Termoindustriale con i motori endotermici per i cogeneratori, Aiel con le sue caldaie industriali a cippato e poi gassificatori, pirogassificatori e altre diavolerie tutt'atro che rinnovabili.
Si è scelta così una strada a senso unico, indipendente dall'opinione della gente e dall'esigenza di rispettare l'ambiente.
E' la lobby stessa a dettare i progetti regionali sulle rinnovabili e gli stessi limiti delle emissioni nocive ben superiori a quelli europei.
I progetti di taglio generalizzato per la produzione di cippato e la combustione vanno fermati.
La pianura padana è costellata da una quantità enorme di allevamenti industriali di animali.
Le loro deiezioni costituiscono un grave problema per i suoli e per le falde acquifere.
Centrali a biogas che trattino tali liquami produrrebbero energia rinnovabile davvero sostenibile, il biometano.
Biometano da autotrazione, ma soprattutto da mettere in rete, collegata a quelle già esistenti del metano.
Centrali il cui digestato, depurato dell'ammoniaca in eccesso, potrebbe sostituire i concimi di sintesi, i concimi ricavati chimicamente dal petrolio e dai suoi derivati.

Giuliano Serioli

Rete Ambiente Parma
9 maggio 2014


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