Un
piano
per
la
montagna
Mercoledì
14 maggio
ore
11
presso Circolo
Baccoverde
Via Cavallotti
33
SARANNO PRESENTI
Angelo
Lusuardi
candidato sindaco a
Felino con la lista civica "FELINO CAMBIA"
Giorgio
Zani
candidato sindaco a
Langhirano con la lista civica "FARE LANGHIRANO"
Corrado
Mansanti
candidato sindaco a
Monchio con la lista civica "UNITA', IMPEGNO, DEMOCRAZIA"
Renzo
Valloni
docente di geologia
applicata – università degli studi di Parma
simpatizzante di
Reteambiente
Giuliano
Serioli,
Rete Ambiente
Parma
presenta
il
manifesto
per
la
montagna
ai
candidati
alle
amministrative
del
25
maggio
Un
voto utile
per le
terre alte
La
S.V. è
invitata
*
Un
progetto industriale per la montagna
Il manifesto di Rete
Ambiente Parma in vista delle amministrative del 25 maggio
L'oggi desolante
La montagna parmense è un corollario
di disastri.
Frane, frazioni abbandonate, strade
interrotte e quasi sempre sfondate.
La frana di Capriglio, quella di
Boschetto, quella di Pietta, sono lì a suggerirci che la nostra
montagna è per sua struttura molto franosa.
Alla franosità si somma sempre più il
cambiamento climatico, che oggi alle alte quote ha portato la la
pioggia a sostituirsi alla neve.
La neve per la montagna ha un effetto
benefico fondamentale. Con la percolazione lenta all'interno della
roccia permette la ricarica delle sorgenti ma, allo stesso modo,
ricoprendo tutto e sciogliendosi lentamente, impedisce il dilavamento
violento e massiccio causato dalle piogge limitando così l'innesco
delle frane.
Con la crisi economica si va a sommare
a tutto questo il taglio massiccio dei boschi causato dalla
speculazione sulla legna da ardere, che determina le quantità di
ettari di bosco da tagliare, che certo non sono per l'autoconsumo
delle genti dei borghi.
Pesanti camion percorrono le strade
delle valli, per portare chissà dove la legna tagliata, contribuendo
significativamente anche allo sfondamento della viabilità.
La devastazione in atto ricorda certe
foto di inizio Novecento.
Il taglio generalizzato di interi
versanti boschivi e la loro denudazione provoca dilavamento e
asportazione del soprasuolo, innescando frane e accrescendo
enormemente il trasporto solido dei torrenti, capace a sua volta di
innescare altre frane lungo il corso dei rii.
La politica di prevenzione degli
smottamenti messa in atto dalle amministrazioni è praticamente
inesistente.
Un esempio significativo è stato il
rifacimento della Massese.
Dei 20 milioni di euro spesi la quasi
totalità è andata ad opere di immagine ad uso della rielezione
degli amministratori. Di tutte le varianti e correzioni di curve
effettuate, la sola variante di Ranzano ha visto la sistemazione
della frana dei Tre Laghi con opere di canalizzazione.
In sostanza la metà di quei 20 milioni
poteva essere utilizzata per mettere in sicurezza la strada da frane
storiche e da punti pericolosi come Boschetto e Antognola.
In tal modo si sarebbe evitata
l'interruzione attuale della provinciale a Boschetto.
Senza un'economia è impossibile fare
prevenzione.
Tutta la nostra montagna, tranne la
Valtaro, non ha più un'economia che tale si possa chiamare.
In questi trent'anni l'industria ha
distrutto l'artigianato e l'agricoltura di sussistenza, costringendo
le genti a trovare occupazione altrove.
Oggi l'80% degli abitanti delle terra
alte sono anziani, mentre i giovani lavorano nella pedemontana.
Prato Spilla, con l'impianto di
risalita e l'albergo, è la testimonianza lampante degli errori fatti
in passato dalle amministrazioni, dei soldi buttati al vento per un
progetto turistico impossibile.
Ora invece tutti i finanziamenti si
concentrano sulla legna.
Soldi per finanziare centrali a
cippato, teleriscaldamento e produzione di energia elettrica e soldi
per finanziare cooperative di taglio per rifornirle.
Questo nuovo filone si aggiunge alla
devastazione causata dalla speculazione sulla legna da ardere.
Si finge che il taglio della risorsa
bosco crei un'economia, inondi di soldi i borghi e impedisca che
negozi e servizi chiudano.
I soldi invece sciamano lontano, come i
camion verso la pianura, per giungere nelle tasche di chi commercia
la legna.
Ancor meno economia creano le centrali
a cippato, né lavoro.
Sono solo soldi per la lobby degli
inceneritori e i soliti interventi di immagine degli amministratori.
Centrali che sono veri e proprio
impianti industriali, senza filtri, molto inquinanti, di cui solo i
residenti nei capoluogo possono usufruire, mentre le frazioni sono
totalmente escluse.
L'economia necessaria
Per contrastare i disastri e fermare
l'abbandono della montagna occorre creare un'economia.
Canalizzare tutti i finanziamenti
nell'edilizia per il recupero
dei borghi col risparmio
energetico, capace di costruire una ricezione dignitosa,
oggi inesistente, per un turismo diffuso.
Un turismo
basato su una serie
di piccole strutture nei
borghi capaci di supportare a livello di
accoglienza e logistica i percorsi turistici della alte vie,
coordinati ai rifugi esistenti e
soprattutto a quelli
abbandonati e da
ripristinare.
Un turismo
collegato ai parchi e
alla possibilità che questi si facciano portavoce della
praticabilità della natura nelle scuole e nell'università.
Lo scoutismo è un'esperienza positiva
che va allargata alla scuola dell'obbligo, con una leva di guide
volontarie capaci di organizzare e condurre i
ragazzi, anche dal punto di vista descrittivo e culturale.
Tramite le unioni di comuni occorre
costruire le condizioni infrastrutturali (ad esempio macelli
intercomunali), gli incentivi finanziari e locativi e la
disponibilità bancarie ad iniziative per la produzione e
la stagionatura artigianali
di eccellenze alimentari
che l'aria pulita e l'elevata
umidità possono garantire con un
livello superiore di qualità rispetto alla loro produzione
industriale.
E' pensabile trasformare dei
giovani senza lavoro in
artigiani di montagna, dei
laureati senza occupazione in
imprenditori di se stessi
con idee giuste per un agroalimentare di eccellenza.
Di
questo
vogliamo
discutere
con
chi
si
propone
oggi
agli
elettori
come
futuro
amministratore.
Giuliano
Serioli
Rete
Ambiente
Parma
14
maggio 2014