L'assemblea
del 25 maggio sarà un’occasione di informazione e dibattito sul
progetto della cassa d'espansione del Baganza, un momento dove tutte
le osservazioni critiche fatte al progetto AIPO possano trovare
espressione ed avviare un serio confronto.
La
necessità di una cassa d'espansione che metta in sicurezza la città
è fuori discussione, soprattutto dopo l'alluvione dell'ottobre 2014.
Ma
serviva una corretta comunicazione ai soggetti interessati e
contestualità tra consultazione e avanzamento della progettualità,
con un esame approfondito dell'impatto ambientale dell'opera, come
prevede la UE e la Regione.
Una
SIA effettiva, cioè uno studio di impatto ambientale in cui il
progetto dell'opera sia comparato a studi alternativi esistenti.
Nel
progetto di cassa di AIPO invece è stato sostanzialmente disatteso
lo studio di impatto ambientale, comparando il progetto in atto con
lo studio preliminare del progetto stesso.
E’
mancato il confronto con lo studio della Provincia del giugno 2015,
quello delle tre casse in serie lungo l'asta del torrente.
Un
progetto ingegneristico, quello di AIPO, che tratta il nodo di
Colorno e disattende completamente la parte montana del torrente, un
progetto disorganico e disomogeneo.
L'impatto
dell'opera va considerato per tutta l'asta e soprattutto per la sua
parte a monte.
Non
si può glissare sull'abbassamento dell'alveo di 1,5 metri per
l'eccesso di prelievo di ghiaia.
Occorre
anche prendere in esame la conseguente diminuita capacità di
alimentazione degli acquiferi, con formazione di terrazzi pensili e
perdita di piane inondabili da cui dipende la capacità di
laminazione naturale del torrente.
Come
va valutata con attenzione la diminuzione dei tempi di corrivazione
dell'acqua piovana lungo i versanti per perdita di manto boschivo
dovuta a tagli matricinati sconsiderati.
C’è
la necessità indifferibile di introdurre traverse per trattenere
sedimenti in alveo contribuendo così al suo rialzo.
L’opera
deve prevedere l'uso plurimo: non solo laminazione delle piene, ma
anche ricarica degli acquiferi e uso irriguo dell'acqua invasata.
Infine
da non dimenticare l'impatto dell'opera sulle abitazioni e
costruzioni adiacenti, per il pericolo di crepe dovuto al
compattamento delle argille.
Riteniamo
disattesa la direttiva UE, nonché della Regione Emilia Romagna, del
2000/2006 sull'impatto ambientale di ogni opera idrica.
Appare
più confacente alle esigenze di impatto ambientale lo studio della
Provincia del 2015 che, prevedendo una serie di casse lungo l'alveo
stesso, teneva conto direttamente dei punti sopra considerati.
Tre
casse in alveo, una a Calestano, la seconda al Casale di Felino e la
terza in zona Beneficio, nel comune di Collecchio.
Argini
perimetrali di contenimento della cassa di Calestano di 9 metri, per
limitare l'impatto sulle acque sotterranee. Capacità di invaso di
625.000 metri cubi.
Argini
della cassa del Casale di 5 metri, mentre la capacità di invaso è
di 2.300.000 metri cubi.
Quindi
parte della cassa è in ipogeo, cioè ricavabile da bacini di cava
già esistenti.
Stessa
quota degli argini a Beneficio, con capacità di invaso di 700.000
metri cubi, utilizzando in parte bacini di cava già esistenti.
Il
problema del nodo di Colorno con cui AIPO ha motivato la necessità
di un'opera mastodontica al Casale di Felino, con argini di 16 metri,
è più facilmente risolvibile con una piccola cassa in area
golenale
nel corso della Parma, a valle della città.
Anche
considerando che tutta l'area a valle della stessa è a rischio
esondazione, per l'eccesso di cementificazione che rende una area
molto vasta praticamente impermeabile a fronte di un evento piovoso
particolarmente intenso, come si prevede per il futuro.
Rete
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e sostenibilità del
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