"Non ho paura della cattiveria dei malvagi, ma del silenzio degli onesti". (Martin Luther King JR)

mercoledì 10 luglio 2019

La diga di Ridracoli e quella di Armorano


La diga di Ridracoli e quella di Armorano: 
due realtà non confrontabili
La Gazzetta per pubblicizzare i mirabolanti benefici che la diga di Armorano porterebbe ha proposto come esempio virtuoso la diga di Ridracoli realizzata negli anni ’80 in Romagna. Tuttavia la Gazzetta dimentica e non a caso alcuni particolari che rendono il paragone alquanto improponibile. Cerchiamo dunque di comprenderne le ragioni.
La diga di Ridracoli si trova a ridosso del crinale appenninico (circa 4 km, nella testata del fiume Bidente) in un luogo completamente disabitato; in questo modo non disturba nessuno ma soprattutto viene alimentata da un breve tratto fluviale, con un minimo trasporto di detriti al bacino.
La diga di Armorano si troverebbe invece nel bel mezzo della val Baganza a più di 25 km dal crinale tra i centri abitati di Calestano e Ravarano e farebbe completamente sparire il borgo di Tavolana con le relative attività agricole. Ma c’è un’altra questione molto importante. Dal tratto di valle che alimenta il bacino scendono diversi rii in prevalenza dal crinale della sponda destra (Montagnana, Cavalcalupo, Cervellino, ecc.). “Bene!”, dirà qualcuno “così avremo più acqua”. Beh … non è proprio così. In realtà questi rii, molto ripidi, precipitano a valle in pochissimi chilometri da quote superiori ai 1.300 metri e hanno comportamenti piuttosto bizzarri: per gran parte dell’anno sono ridotti a miseri rigagnoli spesso completamente asciutti mentre nei periodi di forti piogge diventano molto violenti e trascinano a valle enormi quantità di detriti. Tanto per fare un esempio gli abitanti di Ravarano hanno visto con i loro occhi i disastri causati da rio D’Arso durante l’alluvione del 2014 che addirittura mise in pericolo le prime case del Borello e tutti gli abitanti della val Baganza hanno avuto modo di constatare l’enorme quantità di materiale che scese rovinosamente dalle nostre fragili montagne.
Ma non ci sono soltanto i rii; la fragilità delle nostre montagne causa moltissime frane e fra tutte queste ve ne sono tre particolarmente insidiose. Quelle di Chiastre, Casaselvatica e Cervellino sono delle enormi lingue di fango simili a colate laviche che scendono nel Baganza vomitando anch’esse enormi quantità di melma e detriti. Il torrente da innumerevoli millenni è abituato a portare a valle tutto questo materiale senza particolari problemi e chi frequenta il Baganza vede, dopo ogni piena, il letto completamente modificato con enormi spostamenti da un punto all’altro di grandi quantità di materiali. Se si costruisse uno sbarramento questo flusso si arresterebbe e in poco tempo riempirebbe il bacino.
Tralasciamo, per il momento, le questioni non secondarie della sicurezza idrogeologica e dei flussi idrometrici e cerchiamo di comprendere le conseguenze di questa situazione: la diga avrebbe dunque una vita operativa piuttosto breve (pochi decenni a fronte di investimenti faraonici) e per mantenerla efficiente occorrerebbe eseguire costantemente costosissimi e invasivi interventi di manutenzione che nel caso migliore, si trasformerebbero in un debito per le future generazioni ma che, più comunemente, nessuno realizza! Del resto, dove mai si potrebbero stoccare i milioni di mc di detrito intrappolati da un invaso realizzato nel bel mezzo della valle?
Ma perché in questi mesi è stato proposto un progetto così folle???
Le vere ragioni sono piuttosto subdole: se alcuni influenti personaggi non avessero la casa e i capannoni nei pressi dell’area destinata alla cassa di espansione non si sarebbe mai sentito parlare della diga di Armorano; qualcun altro ha colto l’occasione proponendo un’opera la cui realizzazione creerebbero ottime occasioni business.
E’ incredibile vedere come l’Unione Industriali che ha proposto un progetto così invasivo sull’ambiente e sulla vita delle persone vi abitano non abbia fatto nessuna studio di impatto ambientale. Legittimamente essa è tenuta a tutelare l’interesse dei suoi associati mentre è compito e responsabilità della politica valutare le scelte che impattano sul territorio. La sola costruzione della diga porterebbe lauti guadagni alle imprese coinvolte e se poi le cose andassero diversamente da come previsto non è più un loro problema. Il problema resterà sulle spalle dei cittadini e della comunità che ne ha sostenuto il costo come troppo spesso succede nel nostro paese.
La diga di Ridracoli in Romagna si trova a solo quattro chilometri dal crinale in un luogo completamente disabitato a solo 4 km dal crinale.
 
La diga di Armorano si troverebbe nel centro di una valle abitata in un perenne stato di emergenza idrogeologica (in rosso sono state evidenziate le grandi frane di Chiastre, Casaelvatica e Cervellino).