due realtà non confrontabili
La
Gazzetta per pubblicizzare i mirabolanti benefici che la diga di
Armorano porterebbe ha proposto come esempio virtuoso la diga di
Ridracoli realizzata negli anni ’80 in Romagna. Tuttavia la
Gazzetta dimentica e non a caso alcuni particolari che rendono il
paragone alquanto improponibile. Cerchiamo dunque di comprenderne le
ragioni.
La
diga di Ridracoli si
trova a ridosso del crinale appenninico
(circa 4 km, nella testata del fiume Bidente) in
un luogo completamente disabitato;
in questo modo non disturba nessuno ma soprattutto viene alimentata
da un breve tratto fluviale, con un
minimo trasporto di detriti al bacino.
La
diga di Armorano si troverebbe invece nel bel mezzo della val Baganza
a più di 25 km dal crinale tra i centri abitati di Calestano e
Ravarano e farebbe
completamente sparire il borgo di Tavolana
con le relative attività agricole. Ma c’è un’altra questione
molto importante. Dal tratto di valle che alimenta il bacino scendono
diversi rii in prevalenza dal crinale della sponda destra
(Montagnana, Cavalcalupo, Cervellino, ecc.). “Bene!”,
dirà qualcuno “così
avremo più acqua”.
Beh … non è proprio così. In realtà questi rii, molto ripidi,
precipitano a valle in pochissimi chilometri da quote superiori ai
1.300 metri e hanno comportamenti piuttosto bizzarri: per gran parte
dell’anno sono ridotti a miseri rigagnoli spesso completamente
asciutti mentre nei periodi di forti piogge diventano molto violenti
e trascinano a valle enormi quantità di detriti. Tanto per fare un
esempio gli abitanti di Ravarano hanno visto con i loro occhi i
disastri causati da rio D’Arso durante l’alluvione del 2014 che
addirittura mise in pericolo le prime case del Borello e tutti gli
abitanti della val Baganza hanno avuto modo di constatare l’enorme
quantità di materiale che scese rovinosamente dalle nostre fragili
montagne.
Ma
non ci sono soltanto i rii; la fragilità delle nostre montagne causa
moltissime frane e fra tutte queste ve ne sono tre particolarmente
insidiose. Quelle di Chiastre, Casaselvatica e Cervellino sono delle
enormi lingue di fango simili a colate laviche che scendono nel
Baganza vomitando anch’esse enormi quantità di melma e detriti.
Il torrente da innumerevoli millenni è abituato a portare a valle
tutto questo materiale senza particolari problemi e chi frequenta il
Baganza vede, dopo ogni piena, il letto completamente modificato con
enormi spostamenti da un punto all’altro di grandi quantità di
materiali. Se si
costruisse uno sbarramento questo flusso si arresterebbe e in poco
tempo riempirebbe il bacino.
Tralasciamo,
per il momento, le questioni non secondarie della sicurezza
idrogeologica e dei flussi idrometrici e cerchiamo di comprendere le
conseguenze di questa situazione: la diga avrebbe dunque una vita
operativa piuttosto breve (pochi
decenni a fronte di investimenti faraonici)
e per mantenerla efficiente occorrerebbe eseguire costantemente
costosissimi e invasivi interventi di manutenzione che nel
caso migliore, si trasformerebbero in un debito per le future
generazioni ma che, più comunemente, nessuno realizza! Del resto,
dove mai si potrebbero stoccare i milioni di mc di detrito
intrappolati da un invaso realizzato nel bel mezzo della valle?
Ma
perché in questi mesi è stato proposto un progetto così folle???
Le
vere ragioni sono piuttosto subdole: se alcuni influenti personaggi
non avessero la casa e i capannoni nei pressi dell’area destinata
alla cassa di espansione non si sarebbe mai sentito parlare della
diga di Armorano; qualcun altro ha colto l’occasione proponendo
un’opera la cui realizzazione creerebbero ottime occasioni
business.
E’
incredibile vedere come l’Unione Industriali che ha proposto un
progetto così invasivo sull’ambiente e sulla vita delle persone vi
abitano non abbia fatto nessuna studio di impatto ambientale.
Legittimamente essa è tenuta a tutelare l’interesse dei suoi
associati mentre è compito e responsabilità della politica valutare
le scelte che impattano sul territorio. La sola costruzione della
diga porterebbe lauti guadagni alle imprese coinvolte e se poi le
cose andassero diversamente da come previsto non è più un loro
problema. Il
problema resterà sulle spalle dei cittadini e della comunità che ne
ha sostenuto il costo come troppo spesso succede nel nostro paese.
La
diga di Ridracoli in Romagna si trova a solo quattro chilometri dal
crinale in un luogo completamente disabitato a solo 4 km dal crinale.
La
diga di Armorano si troverebbe nel centro di una valle abitata in un
perenne stato di emergenza idrogeologica (in rosso sono state
evidenziate le grandi frane di Chiastre, Casaelvatica e Cervellino).