Esiste un filo conduttore che
unisce la diga del Vajont con quella di Armorano. Non voglio fare
terrorismo e non mi riferisco al rischio che l’invaso di Armorano,
una volta realizzato, possa provocare immani tragedie: non ho alcuna
competenza per fare valutazioni del genere e le due realtà sono
molto diverse e probabilmente incomparabili. Mi riferisco invece allo
STESSO IDENTICO METODO con cui sono stati realizzati i due progetti.
Alla fine degli anni ’50 un
abile ingegnere, osservando la gola del Vajont, pensò che
costruendo una diga alta quasi 300 metri si potesse produrre
tantissima energia elettrica; aveva ragione ma si dimenticò di
prendere in considerazione la geologia della valle; la natura fece il
suo corso e tutti noi sappiamo come andò a finire. La diga, una
straordinaria opera ingegneristica, è ancora là in tutta la sua
imponenza a ricordarci e a insegnarci che non basta l’ingegneria
per realizzare opere del genere mentre sono molteplici i fattori che
devono esser presi in considerazione primo fra tutti una valutazione
seria, rigorosa e inconfutabile del rischio idrogeologico che deve
garantire l’assoluta sicurezza dell’opera.
Ad Armorano sta succedendo la
stessa identica cosa: a qualcuno viene in mente di costruire un
invaso ed ingaggia un abile ingegnere per realizzare il progetto di
una diga alta 100 metri senza che si faccia la ben che minima
considerazione del rischio idrogeologico ne alcuna valutazione
dell’impatto ambientale. I numerosi articoli della Gazzetta e le
slide mostrate alla presentazione del progetto non dicono nulla al
riguardo e si limitano a decantarne le straordinarie qualità.
C’è però una differenza che
rende grottesca la vicenda di Armorano: i progettisti idearono la
diga del Vajont per fornire energia elettrica all’Italia animati
dal desiderio (pur sbagliando) di contribuire allo sviluppo
economico del paese mentre la diga di Armorano è stata pensata nel
chiuso delle mura domestiche di qualche ricca e potente famiglia
parmigiana semplicemente per evitare la cassa di espansione nei
pressi della propria abitazione e dei propri capannoni riesumando un
vecchio progetto che, guarda caso, venne definitivamente abbandonato
proprio dopo la tragedia del Vajont.
Anche la politica ha preso
posizione rispetto a questa vicenda e dal grottesco si passa al
paradosso. Sulla Gazzetta sono comparsi diversi articoli a sostegno
dell’opera a firma della Lega e di Fratelli d’Italia. Tuonano i
politici: “non bisogna dar retta ai fanatici ambientalisti che non
sanno cogliere le occasioni!!! Bisogna costruire la diga di Armorano
per dare acqua alla popolazione!!!”. Ma che ne sa un politico di
dove debba essere costruita una diga??? Un politico serio che
legittimamente ritiene, in base alla sua visione del mondo, si
debbano costruire le dighe dirà semplicemente “Bisogna costruire
le dighe!” dopo di che recluterà un team di scienziati che a
seguito di seri e approfonditi studi indicheranno il sito ideale dove
costruirla garantendo l’assoluta sicurezza dell’opera e il minimo
impatto ambientale. Perché la Lega vuole costruire la diga proprio
ad Armorano e non a Berceto o a Marzolara? E perché proprio in Val
Baganza (dove l’acqua non è tantissima) e non in Val Taro o in Val
Ceno?
Lo sappiamo tutti che la diga
costruita proprio ad Armorano renderebbe superflua la cassa
d’espansione di Sala Baganza che infastidisce la vita di alcuni
ricchi e potenti imprenditori.
Non sarà forse che la politica
anziché essere al servizio dei propri elettori è in realtà al
servizio dei potenti???
E’ importante trovare una
risposta a questa domanda.
L’invaso del Vajont
completamente riempito dai detriti e la diga intatta. Si osservi
l’estrema franosità dell’area.
La diga della Val d’Aveto,
distante in linea d’aria 50 km da Armorano. Anch’essa è stata
riempita dai detriti ma in maniera molto meno violenta che nel Vajont
e fortunatamente non causò vittime. Questo fatto tuttavia ci
dimostra che il rischio di un disastro va sempre preso in seria
considerazione e che è sempre necessario fare tutte le valutazioni
del caso prima di proporre un’opera simile.
La mappa del dissesto
idrogeologico del luogo in cui si vuole realizzare il bacino di
Armorano. Le zone colorate indicano le aree a rischio idrogeologico e
i colori i diversi livello di rischio. I progettisti non hanno fatto
alcun riferimento a questa mappa disponibile sul sito della regione
Emilia-Romagna.