"Non ho paura della cattiveria dei malvagi, ma del silenzio degli onesti". (Martin Luther King JR)

domenica 14 luglio 2019

QUANDO NON SI VOGLIONO IMPARARE LE LEZIONI DELLA STORIA.


Esiste un filo conduttore che unisce la diga del Vajont con quella di Armorano. Non voglio fare terrorismo e non mi riferisco al rischio che l’invaso di Armorano, una volta realizzato, possa provocare immani tragedie: non ho alcuna competenza per fare valutazioni del genere e le due realtà sono molto diverse e probabilmente incomparabili. Mi riferisco invece allo STESSO IDENTICO METODO con cui sono stati realizzati i due progetti.
Alla fine degli anni ’50 un abile ingegnere, osservando la gola del Vajont, pensò che costruendo una diga alta quasi 300 metri si potesse produrre tantissima energia elettrica; aveva ragione ma si dimenticò di prendere in considerazione la geologia della valle; la natura fece il suo corso e tutti noi sappiamo come andò a finire. La diga, una straordinaria opera ingegneristica, è ancora là in tutta la sua imponenza a ricordarci e a insegnarci che non basta l’ingegneria per realizzare opere del genere mentre sono molteplici i fattori che devono esser presi in considerazione primo fra tutti una valutazione seria, rigorosa e inconfutabile del rischio idrogeologico che deve garantire l’assoluta sicurezza dell’opera.
Ad Armorano sta succedendo la stessa identica cosa: a qualcuno viene in mente di costruire un invaso ed ingaggia un abile ingegnere per realizzare il progetto di una diga alta 100 metri senza che si faccia la ben che minima considerazione del rischio idrogeologico ne alcuna valutazione dell’impatto ambientale. I numerosi articoli della Gazzetta e le slide mostrate alla presentazione del progetto non dicono nulla al riguardo e si limitano a decantarne le straordinarie qualità.
C’è però una differenza che rende grottesca la vicenda di Armorano: i progettisti idearono la diga del Vajont per fornire energia elettrica all’Italia animati dal desiderio (pur sbagliando) di contribuire allo sviluppo economico del paese mentre la diga di Armorano è stata pensata nel chiuso delle mura domestiche di qualche ricca e potente famiglia parmigiana semplicemente per evitare la cassa di espansione nei pressi della propria abitazione e dei propri capannoni riesumando un vecchio progetto che, guarda caso, venne definitivamente abbandonato proprio dopo la tragedia del Vajont.
Anche la politica ha preso posizione rispetto a questa vicenda e dal grottesco si passa al paradosso. Sulla Gazzetta sono comparsi diversi articoli a sostegno dell’opera a firma della Lega e di Fratelli d’Italia. Tuonano i politici: “non bisogna dar retta ai fanatici ambientalisti che non sanno cogliere le occasioni!!! Bisogna costruire la diga di Armorano per dare acqua alla popolazione!!!”. Ma che ne sa un politico di dove debba essere costruita una diga??? Un politico serio che legittimamente ritiene, in base alla sua visione del mondo, si debbano costruire le dighe dirà semplicemente “Bisogna costruire le dighe!” dopo di che recluterà un team di scienziati che a seguito di seri e approfonditi studi indicheranno il sito ideale dove costruirla garantendo l’assoluta sicurezza dell’opera e il minimo impatto ambientale. Perché la Lega vuole costruire la diga proprio ad Armorano e non a Berceto o a Marzolara? E perché proprio in Val Baganza (dove l’acqua non è tantissima) e non in Val Taro o in Val Ceno?
Lo sappiamo tutti che la diga costruita proprio ad Armorano renderebbe superflua la cassa d’espansione di Sala Baganza che infastidisce la vita di alcuni ricchi e potenti imprenditori.
Non sarà forse che la politica anziché essere al servizio dei propri elettori è in realtà al servizio dei potenti???
E’ importante trovare una risposta a questa domanda.


L’invaso del Vajont completamente riempito dai detriti e la diga intatta. Si osservi l’estrema franosità dell’area.



La diga della Val d’Aveto, distante in linea d’aria 50 km da Armorano. Anch’essa è stata riempita dai detriti ma in maniera molto meno violenta che nel Vajont e fortunatamente non causò vittime. Questo fatto tuttavia ci dimostra che il rischio di un disastro va sempre preso in seria considerazione e che è sempre necessario fare tutte le valutazioni del caso prima di proporre un’opera simile.


La mappa del dissesto idrogeologico del luogo in cui si vuole realizzare il bacino di Armorano. Le zone colorate indicano le aree a rischio idrogeologico e i colori i diversi livello di rischio. I progettisti non hanno fatto alcun riferimento a questa mappa disponibile sul sito della regione Emilia-Romagna.