Vengo
etichettato come sindaco campanilista.
Non
è vero; sopratutto perché già da scolaro ero educato, in quegli
anni sessanta, per mia fortuna, a considerarmi un cittadino del
mondo.
Non
è vero perché, grazie all’educazione del Prof. Moroni, mi sono
sempre considerato un abitante della Val Baganza e ho portato, con
piacere, la maglietta che Don Tonino aveva fatto realizzare nel 1986
e che come Sindaco di Berceto ho ripetuto e distribuito nel 2009:
Sono un cittadino della Val Baganza.
Ho
sempre condiviso l’impegno di Don Moroni, supportato anche dalla
bella rivista di Pietro Bonardi: La Val Baganza, di far condividere,
come terra d’origine, lo stesso territorio, della vallata, dalle
sorgenti del Baganza (Berceto) alla foce (Via Varese Parma), a tutti
i suoi abitanti.
E’
proprio per essere coerente a questa educazione e a questi
insegnamenti che non posso considerare la vasca d’espansione,
presentata il 15 marzo, a un folto pubblico, nel Teatro di Felino,
dall’assessore regionale Paola Gazzolo, come un fatto che puo’
interessare unicamente al Comune di Parma ed eventualmente, per
l’impatto e la vicinanza, al Comune di Felino, Sala e Collecchio.
Come
cittadino della Val Baganza ritengo d’avere titolo per fare alcune
considerazioni e non limitarmi solo al mio ruolo di sindaco di
Berceto che mi porterebbe, giustamente, a richiedere soltanto,
indipendentemente dal progetto della vasca d’espansione di Parma,
interventi anche nel tratto del Torrente che attraversa, per alcune
decine di chilometri, il Comune di Berceto.
Sempre
come Sindaco, volendo essere previdente e cogliere la buona pratica
di altri Paesi Europei, debbo continuare ad insistere, inoltre, con
la Regione, perché attui, finalmente, il Patto di Fiume (Torrente
Baganza) che è inserito, dal 2009, nel PSC (Piano Strutturale
Comunale) come progetto strategico.
Il
Patto di fiume e un accordo tra tutte le Amministrazioni interessate
dal Torrente Baganza (Berceto, Corniglio, Terenzo, Calestano, Felino,
Sala Baganza, Collecchio e Parma) oltre la Regione, il Governo e
l’Unione Europea per salvaguardare e sviluppare, correttamente, la
valle ritenuta la piu’ bella e selvaggia del Nord Italia.
Un
Patto che non riguarda solo questioni ambientali e idrogeologiche ma
che coinvolge anche il settore produttivo, la promozione e il
turismo.
Ovviamente
queste richieste legittime e doverose, indipendentemente dal giudizio
sulla cassa d’espansione, vengono, ancora una volta, rimarcate
presso gli uffici competenti della Regione e sollecitati ai nostri
Consiglieri Regionali.
Il
progetto della vasca d’espansione, che dovrebbe, ben presto,
trovare i finanziamenti ed essere avviato, con molta dovizia di
particolari ed eccellente capacità comunicativa, è stato illustrato
dall’ing. Mirella Vergnani, dirigente Aipo.
Per
riflesso condizionato, e forse“ingiusto” retaggio politico,
ritengo che spesso un pessimo progetto, inteso come scelta
progettuale, viene presentato ottimamente da un ottimo tecnico.
Proprio
per questo, forse sbagliando, non mi sono lasciato suggestionare da
un’infinità di dati e verifiche, oltre che da foto dei luoghi in
cui sono state inserite le foto finzioni dell’immane opera.
E’
un progetto che come Sindaco mi spiazza avendo ragionato, sempre,
anche con altri sindaci, sul progetto e idea progettuale
dell’amministrazione provinciale che abbiamo anche approvato in
Consiglio Comunale
Un
progetto, quello della Provincia, realizzato quando l’Ente era
governato seriamente da amministratori scelti dal Popolo Sovrano e
non dalla piccola e infima casta dei Sindaci e Consiglieri Comunali.
Un
progetto meno impattante e con una logica che mi pareva e ritenevo
razionale visto che con meno risorse, rispetto a quelle previste
attualmente, tutelava la città di Parma da eventuali alluvioni ma
cercava d’intervenire anche a monte iniziando da Calestano e poi
Felino e Sala.
Nessuno,
fino ad oggi, con motivazioni tecniche reali, ha spiegato il perché
il progetto della Provincia non andava piu’ bene.
Si
basava, infatti, su dati, misure di portata, livelli di pioggia,
modalità della piovosità, che abbracciavano oltre un secolo.
Aveva
coinvolto se non addirittura tratto ispirazione da luminari, forse
gli stessi, che ora propongono un progetto completamente diverso.
Ho
l’impressione che il progetto della grande vasca d’espansione non
abbia padri e nel caso li avesse non è chiaro il loro ruolo.
Gli
amministratori, di contro, se sentiti in camera caritatis, dicono
tutti d’essere fortemente perplessi se non contrari, ma poi, forse,
presi dallo sfinimento, non fanno nessuna azione per contrastarlo,
discuterlo per davvero.
Pare
un progetto imposto ma nessuno sa dire da chi.
Escludono
perfino, i beni informati, che possa essere sponsorizzato da quanti
desiderano realizzare solo le grandi opere visto che garantiscono
maggiori guadagni.
Resta
il fatto che contrastare questo progetto dopo, che dal 1963,
commissione Marchi, si parla, facendo poco o nulla, di opere per
difendere la città dalle alluvioni, è difficile.
Contrastare
il progetto, ormai definito, sarebbe ritenuto come parlare male di
Garibaldi.
Siamo,
insomma, tutti inviluppati in questa situazione Kafkiana in cui
arriva un progetto dal nulla che annulla tutte le precedenti ipotesi
e che costa quasi il doppio ma i soldi che prima non c’erano adesso
possono esserci. Ci saranno.
Chi
s’è adoperato per avere i soldi: il Presidente della Regione e
l’Assessore Regionale Gazzolo, invece di venire osannati, come
sarebbe giusto, vengono posti nelle condizioni di sgolarsi per farlo
accettare e soprattutto lo debbono imporre ai sindaci del territorio
ad esclusione del Sindaco di Parma il quale pur di non rivivere,
giustamente, giornate come quella del 13 ottobre 2014, sarebbe
disponibile ad accettare tutto.
Accetta
tutto e sembra non porsi nessun problema. Come Sindaco di Berceto non
mi sentirei, ad esempio, tranquillo, ad avere un “invaso” di
quelle dimensioni a monte del centro abitato di Berceto.
Avrei
perfino paura, nonostante la bravura italiana a costruire dighe
(eravamo i migliori del mondo), che l’argine crollasse e milioni di
metri cubi d’acqua, con un’irruenza paurosa, spazzassero via
interi quartieri della città.
E’
pur vero che sono quartieri che Parma, da sempre, non ama e infatti
in passato aveva scelto quelle zone, che io ritengo bellissime, per
farvi costruire i capannoni di memoria fascista e tanto altro mai
ritenuto di pregio ad iniziare dal nome di un quartiere: Montanara,
che richiama, seppur allegramente, l’insulto bonario rivolto, dai
cittadini, a noi montanari: “ve montaner”.
In
tutti i modi Parma non ha mai apprezzato la zona, che per me, ripeto,
è bellissima, che scorre da Via Milazzo verso il Baganza, Felino e
Sala.
Da
tutta questa vicenda, un montanaro, trae insegnamenti negativi che
provocano scoramento.
I
Torrenti, anche se provocano, come il 13 ottobre 2014, disastri anche
in montagna, cambiano l’aspetto delle montagne stesse, possono
essere sistemati, anche negli anni duemila, solo alle periferie delle
città.
I
soldi non si trovano mai per fare manutenzione, prevenire
razionalmente i disastri, ma li si trovano solo per grandi opere.
Immaginare
d’avere finanziamenti adeguati, per il Torrente, anche per la
tratta vasca d’espansione/sorgenti, visto i costi, diventerà
velleitario.
Basterebbe,
alla fin fine, che lo Stato, su queste opere, visto i motivi per cui
vengono realizzate, non chiedesse, l’immediata restituzione del 22%
dell’IVA (per gli Enti locali è un costo) che è una ragguardevole
somma, oltre 9.000.000 (novemilioni) per avere tutto il tratto del
Baganza e la strada di Calestano SP 15, sicuri.
Prima
d’essere intruppato in un sogno è bene che mi dica, ancora una
volta, che siamo in Italia.
Ecco
il progetto della grande vasca d’espansione, alle porte della
città, ha come padre la logica italiana: solo emergenza, grandi
opere e tutto dopo le disgrazie annunciate addirittura dal 1963.
Nonostante
questo mio giudizio, non lusinghiero, debbo dare atto dell’impegno
del Presidente della Regione e dell’assessore Gazzolo nel far
giungere, come pare imminente, i finanziamenti
Luigi Lucchi Sindaco di Berceto