Leggere gli indirizzi del piano
regionale forestale è una sfida di resistenza.
Uno slalom interminabile di 23 pagine,
dove è un continuo rimandare a codici, sigle, allegati, acronimi...
In sostanza il piano forestale
regionale si ammanta in modo etereo e vago di principi ecologici,
paesaggistici, sociali, idrogeologici, di crescita della biodiversità
per puntare poi principalmente alla valorizzazione della legna da
ardere, alla sua commercializzazione ed alle bioenergie, cioè alla
combustione di cippato.
Nel piano regionale si possono
individuare questi principi.
Il "riconoscimento dei servizi
ecosistemici resi dalle foreste".
Ma se i versanti vengono denudati in
tutto o in parte, alle prime forti piogge crescerà il dilavamento
del suolo, diminuirà l'effetto spugna del bosco e del sottobosco e
l'acqua, non più trattenuta, asporterà suolo e humus che dovrebbero
permettere la ricrescita del bosco medesimo.
E' così che si intende la funzione
ecosistemica del bosco?
Il "contributo delle foreste alla
resilienza verso il cambiamento climatico".
Il taglio generalizzato dei boschi non
fa diminuire la superficie boschiva, ma fa diminuire la superficie
fogliare complessiva.
Che non può più catturare la stessa
quantità di CO2 precedente.
Il taglio speculativo, poi, trasforma
sentieri in carraie per fare spazio a mezzi meccanici di taglio che,
movimentando il suolo, dissequestrando il carbonio ivi trattenuto.
E' questo il contributo alla resilienza
che intende la Regione?
La "valorizzazione dei prodotti
della foresta, legnosi e non, e loro commercializzazione".
Questo è l'unico principio che la
Regione fa diventare fattivo.
Tutti i possibili fondi europei,
regionali e provinciali vengono convogliati dalla Regione sul
finanziamento di cooperative di taglio e sul finanziamento di
centrali a cippato.
Il progetto regionale sulla foresta si
va a saldare al mercato speculativo della legna da ardere.
Non c'è alcuna differenza.
Gli effetti della "valorizzazione
della foresta" saranno il disvalore della stessa.
L'ecosistema bosco verrà degradato e
sarà accelerato il cambiamento climatico.
Un De Profundis per le nostre
(sopravvissute) foreste.
Giuliano Serioli
Rete Ambiente Parma
15 marzo 2014